lunedì 3 novembre 2014

Poste Italiane, interrogazione rivolta anche al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali sul piano industriale "lacrime e sangue" di 20 mila esuberi

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06630
presentato da


BALDASSARRE Marco
testo di
Mercoledì 29 ottobre 2014, seduta n. 320
  BALDASSARRE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come si evince da articoli di stampa di questi giorni, la società Poste Italiane spa avrebbe predisposto un piano industriale «lacrime e sangue» con un allarmante indicazione in merito a circa 20 mila esuberi;
   il fattoquotidiano.it confermerebbe tali indiscrezioni, indicando criticità per quanto concerne il numero dei dipendenti e un'ondata di demansionamenti finalizzati a contenere i costi in vista della quotazione in borsa del gruppo pubblico;
   Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale e altresì, con la direttiva europea 6/2008, le viene riconosciuto un ruolo importante nel contributo alla coesione sociale, disponendo di reti postali in zone rurali e scarsamente popolate;
   a parere dell'interrogante – stando anche alle ultime audizioni dell'amministratore delegato in Commissione trasporti alla Camera dei deputati – emergerebbero notevoli criticità sulla capacità del gruppo Poste Italiane nel mantenere standardminimi di qualità del servizio universale e nel garantire i livelli occupazionali e altresì, notevoli criticità per i numerosi disservizi verificatesi negli ultimi mesi –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, possano attivarsi per fare chiarezza su eventuali esuberi e le soluzioni alle criticità espresse in premessa e se altresì intendano attivarsi al fine di mantenere gli standard minimi di qualità del servizio universale;
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, reputino necessario intervenire affinché Poste Italiane spa attui strategie per la sostenibilità dell'attività dei lavoratori e altresì, ogni iniziativa volta alla tutela della salute degli stessi.
(4-06630)

Interrogazione rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico sul taglio di 17-20 mila unità di personale considerato in esubero in Poste Italiane



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06673
presentato da
BRUGNEROTTO Marco
testo di
Giovedì 30 ottobre 2014, seduta n. 321
  BRUGNEROTTO e D'INCÀ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da diversi organi di stampa si apprende che secondo il nuovo piano industriale, che sarà presentato entro novembre prossimo, la ristrutturazione aziendale di Poste Italiane prevede il taglio di 17-20 mila unità di personale considerati in esubero;
   in seguito alla diffusione della notizia pubblicata dall'agenzia di stampa Radiocor, l'azienda ha replicato nel giro di poche ore affermando che le notizie che si stavano diffondendo, relative al piano industriale di Poste riportassero «numeri immaginari che creano solo inutili incertezze e allarmismi all'interno dell'azienda» e che quando il piano, orientato alla crescita e allo sviluppo del gruppo in un momento di forte competitività dei mercati, sarà definito nei dettagli verrà presentato ai sindacati per un confronto sereno e costruttivo;
   ma da quanto riportato da ilfattoquotidiano.itfonti interne all'azienda riferiscono che nel piano industriale, del gruppo, ancora in fase di elaborazione, c’è una riduzione importante del numero di dipendenti non precisamente quantificata ed anche un'ondata di demansionamenti finalizzai a contenere i costi in vista della quotazione in Borsa del gruppo pubblico;
   Poste italiane Spa è una società per azioni il cui capitale sociale è attualmente posseduto per il 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che in base al contratto di programma stipulato con lo Stato, è tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
   tale servizio disciplinato dall'articolo 3, decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, prevede che «è assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutto il territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali montane, a prezzi accessibili all'utenza e che, «il servizio universale risponde alla necessità di assicurare alla generalità dei cittadini, su tutto il territorio nazionale, il diritto di fruire dei servizi postali in esso ricompresi, sulla base di determinati standard di  qualità e di tariffe orientate ai costi, sottoposti al controllo dell'Autorità di regolamentazione»;
   in molte zone del paese i piccoli uffici postali lavorano a giorni alterni per carenza di organico e Poste italiane non assume personale a tempo indeterminato preferendo utilizzare i lavoratori precari assunti a ciclo continuo allo scopo di non interrompere un servizio essenziale come quello del recapito della corrispondenza;
   già nel luglio del 2012 Poste italiane spa annunciava la chiusura di 1.156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
   nella direttiva europea 6/2008 si riconosce che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti;
   se il Ministro interrogato non ritenga che, i tagli del personale previsti e le chiusure di uffici postali periferici in atto in tutta Italia da parte di Poste italiane, non comportino una limitazione di diritti dei cittadini di alcune aree del Paese e non limitino la capacità di mantenere degli standard minimi di qualità per il servizio universale, e quali azioni intenda intraprendere per far sì che Posteitaliane garantisca i suddetti standard minimi.
(4-06673)

martedì 21 ottobre 2014

INTERPELLANZA URGENTE SU POSTE ITALIANE E ALITALIA


ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00721

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 313 del 20/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: MINNUCCI EMILIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/10/2014
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 20/10/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00721
presentato da
MINNUCCI Emiliano
testo di
Lunedì 20 ottobre 2014, seduta n. 313
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il trasporto aereo costituisce un elemento significativo per il sistema economico nazionale con un impatto diretto sull'economia, tale da renderlo determinante per lo sviluppo ed il rilancio del Paese;
il traffico aereo internazionale, nonostante la congiuntura economica globale, già nel 2011, è tornato a crescere del 6,5 per cento (circa 150 milioni di passeggeri) e secondo le previsioni della IATA (fine 2012) negli anni a venire si dovrebbe avere un incremento annuo del 5,3 per cento;
l'Italia, con circa 800 mila passeggeri settimanali, si pone come uno dei più grandi mercati all'interno dell'Unione europea; tuttavia, nel 2012 ha subito una decrescita del 4,7 per cento di passeggeri;
i passeggeri movimentati nel 2012 dal traffico aereo negli aeroporti romani è pari a 36 milioni per Fiumicino e di 5 milioni per Ciampino. Roma da sola movimenta circa il 30 per cento del traffico nazionale;
nel nostro Paese la crisi economica ed industriale ha determinato un aggravio della già incerta situazione del trasporto aereo nazionale a causa della carenza di specifiche ed efficienti politiche industriali e gli attuali investimenti strutturali appaiono frammentari e non all'interno di un organico ed efficace sistema coordinato da una cabina di regia dalla quale avere una visione complessiva;
per quanto concerne la società Alitalia-CAI, l'intesa con Poste italiane ed Etihad, che apre uno scenario nuovo e di sviluppo per tutto il sistema aeroportuale italiano, non ha però avuto l'epilogo sperato sulla gestione degli esuberi. L'accordo separato del 13 luglio 2014 tra Alitalia-CAI e le organizzazioni sindacali pone infatti in mobilità circa 2000 unità; di queste circa 681 verranno ricollocate con «possibili» processi di esternalizzazione, altre 616 con ricollocazione interne alla nuova Alitalia per circa 900 unità è stata prevista la sola mobilità con la sperimentazione dei «contratti di ricollocazione» di cui manca tutta la parte attuativa e organizzativa;
la vertenza Groundcare che vede il fallimento della società di handler e che coinvolge 850 lavoratori, è un ulteriore segnale delle possibili conseguenze di un'implosione del sistema di trasporto aereo italiano –:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di:
a) continuare il confronto sul trasporto aereo riattivando, al più presto, il tavolo nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per affrontare le principali questioni riguardanti il settore, ossia regole, authority, politiche industriali, indirizzi di sistema, investimenti infrastrutturali e, in particolare, insieme alla regione Lazio, per aprire un particolare confronto sul sistema aeroportuale romano;
b) esplicitare le esternalizzazioni annunciate dall'accordo ministeriale tra Alitalia – CAI e organizzazioni sindacali del 13 luglio 2014 in tutte le loro parti all'interno di una logica industriale, dando finalmente delle certezze ai tanti lavoratori coinvolti su tempi, azienda di trasferimento e condizioni contrattuali;
c) definire il ruolo di Poste Italiane nell'acquisizione di servizi e infrastrutture ICT di Alitalia e nel relativo e auspicato passaggio di personale – 77 unità – da Alitalia a Poste, come indicato dall'accordo del 13 luglio 2014 e come si evince da dichiarazioni dello stesso Ministro interpellato;
d) chiarire, in particolare, il ruolo di Atitech nell'acquisizione di attività di manutenzione a medio e lungo raggio di Alitalia nel relativo e auspicato passaggio di personale, 200 unità, in Atitech, come indicato dall'accordo del 13 luglio 2014 e dallo stesso Ministro interpellato con dichiarazioni alla stampa;
e) dare delucidazioni e rassicurazioni sul futuro del polo manutentivo dell'aeroporto di Fiumicino;
f) definire i tempi della concretizzazione dei contratti di ricollocazione,chiarendo il ruolo dell'ENAC e della regione Lazio.
(2-00721) «MinnucciGiulianiBoccadutriMiccoliVenittelliMelilliTariccoPrinaPaolo RossiBenamatiChaoukiPetitti,D'OttavioMazzoliCausiTideiMarroniGregoriPlanggerCatalanoMarco Di StefanoCosciaSimoniArgentinCassano,CardinaleZoggiaBonaccorsiTarantoMassaGrassiFassinaBoccuzzi».

venerdì 17 ottobre 2014

Poste Italiane: risposta del governo sulla società Kipoint srl


Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 15 ottobre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-02112
La Società Kipoint srl, interamente partecipata da Poste Italiane Spa, nasce alla fine del 2002, quale franchisor di una rete di negozi per la fornitura di servizi di spedizione (urbani, nazionali ed internazionali), di gestione documentale (dai servizi di fotocopisteria alla stampa digitale), di domiciliazione postale e di rivendita di prodotti nel settore della telefonia, della cancelleria, della cartoleria e di prodotti per ufficio.
La società Poste Italiane al riguardo ha comunicato che tra il 2002 ed il 2005 la Società Kipoint srl ha sottoscritto 112 contratti difranchising. Prima della fine del 2005, Kipoint srl confluisce, tramite fusione per incorporazione, in PosteShop Spa, interamente controllata da Poste Italiane Spa.
La Divisione Franchising Kipoint di Poste Shop ha sottoscritto, tra il 2005 ed il 2010, altri 70 ulteriori contratti di franchising che si aggiungono ai 112 e, in tale arco di tempo, le chiusure anticipate rispetto alla data di scadenza sono state 81.
Nel corso del 2010, Poste Shop spa cede il ramo d'azienda Divisione Franchising Kipoint alla neo costituita Kipoint Spa che, fino al mese di marzo 2014, ha firmato 43 nuovi contratti, a fronte di 16 chiusure avvenute prima della scadenza e di 6 avvenute alla regolare scadenza dei relativi contratti.
A tal riguardo. Poste Italiane ha rappresentato che la motivazione delle citate chiusure, concordate consensualmente con il franchisor Kipoint, è da ricercare nella maggior parte dei casi, nell'insorgenza di problemi a carattere personale ed imprenditoriale del singolo franchise.
Ciò premesso, in merito a quanto richiesto dagli On.li interroganti circa i requisiti che hanno consentito alla società Kipoint di figurare tra i franchisor convenzionati con l'allora Sviluppo Italia, si rappresenta quanto comunicato dall'Agenzia Invitalia al riguardo.
La valutazione cui è sottoposta una rete in franchising si basa sulle informazioni che vengono fornite dal franchisor al momento della presentazione della domanda di accreditamento, al fine di verificare la coerenza della rete con i parametri di valutazione adottati dall'Agenzia e comunicati sul proprio sito, nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge 129/2004 sull'affiliazione commerciale.
Kipoint è stata accreditata con convenzione sottoscritta nell'aprile 2006 e, pertanto, la valutazione ha riguardato le seguenti aree:
1 – Valutazione del patrimonio di conoscenze possedute dal franchisor. Nel caso in oggetto Kipoint ha prodotto 2 diversi manuali operativi (Manuale operativo ed il Kipoint starter kit) ritenuti entrambi sufficientemente analitici e nel rispetto di quanto previsto dalla legge 129/2004, Al momento della sottoscrizione della convenzione, inoltre, la società aveva realizzato una organizzazione interna in grado di garantire il presidio territoriale e di dare attuazione all'affiancamento al franchisee beneficiario delle agevolazioni.
2 – Valutazione del franchisor e dello sviluppo della rete commerciale. Kipoint, come già detto, è una società costituita nell'ambito del Gruppo Poste Italiane quale divisione di PTSHOP S.p.A. che aveva registrato una crescita del fatturato nel biennio 2003/2004. Presentava un discreto equilibrio della liquidità nel triennio 2002/2004 e dopo un primo anno di indebitamento contenuto, la società ne ha incrementato il valore attenendosi su livelli caratteristici del settore.
3 – Valutazione del mercato di riferimento. All'epoca dell'accreditamento risultava con un trend crescente. Kipoint è una rete in franchising attiva nel campo dei servizi alle spedizioni e il mercato di riferimento era sia quello connesso con le imprese (BtoB) che il mercato consumer. Kipoint, del Gruppo Poste Italiane poteva beneficiare di significative economie di scala e soprattutto di accesso a forniture di spedizionieri a prezzi concorrenziali. Non ultimo si stava avviando la liberalizzazione dei servizi postali con l'ingresso di operatori privati nel campo delle spedizioni postali (direttiva 97/67/CE).
4 – Valutazione del piano di sviluppo presentato e impregno del franchisor. A fronte del numero di punti vendita in franchising già attivi obiettivo della rete era di realizzare nel triennio 2006/2009 ulteriori 120 punti vendita di cui 13 in affiliazione con beneficiari della misura agevolativa 185/2000 – Titolo II, in coerenza con il potenziale allora dimostrato ed in linea con i concorrenti del mercato di riferimento (il principale concorrente all'epoca aveva una rete di oltre 250 punti vendita). Si ricorda inoltre che per la specificità del rapporto ed in coerenza con gli obiettivi della legge si richiedeva un impegno fideiussorio ai franchisor per garantire il rispetto dei piani di sviluppo e finalizzato ad evitare proposte di incremento del numero punti vendita non coerenti con le proprie capacità di crescita.
5 – Valutazione del costo di realizzazione del punto vendita. All'epoca il valore complessivo degli investimenti (totalmente finanziato dall'Agenzia) aveva un valore medio di circa euro 70.000 (per un negozio di 70 mq.) comprensivo della fee di ingresso stabilita dalfranchisor in euro 15.000, pertanto coerente con quanto previsto dalla normativa di riferimento ed aderente alla realizzazione di un punto vendita di servizi analoghi.
Secondo quanto comunicato dall'agenzia Invitalia, nel periodo di riferimento sono state presentate e valutate 47 domande di cui 35 non hanno ottenuto il finanziamento; le restanti 12 sono state ammesse per un importo complessivo di fondi stanziati pari ad euro 700.000 per investimenti (con un valore medio di circa euro 59.000 inferiore a quanto previsto per la realizzazione del punto vendita medio).
Il numero dei punti vendita finanziati è risultato coerente con quanto previsto dal piano di sviluppo.
In vista del termine di scadenza della Convenzione conclusa con Kipoint, l'Agenzia ha avviato le operazione per verificare l'opportunità di rinnovare l'accordo con il franchisor. In particolare, la procedura di rinnovo prevede la richiesta di riscontri oggettivi ai franchisee finanziati: a fronte dell'invio di questionari ai franchisee finanziati sono giunte risposte ritenute non adeguate a dar seguito alla Convenzione stipulata a suo tempo.
De Vincenti Claudio - Vice Ministro Sviluppo Economico

sabato 4 ottobre 2014

Poste Italiane, il Governo conferma che i Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura.


Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03579
presentato da
BRUNO BOSSIO Vincenza
testo di
Giovedì 18 settembre 2014, seduta n. 293
BRUNO BOSSIOTULLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
nel contratto di programma che Poste Italiane spa ha stipulato con lo Stato il servizio universale è definito con alcuni criteri minimi che vanno dalla garanzia di recapito della corrispondenza in un massimo di 5 giorni, all'apertura di almeno 18 ore settimanali degli uffici postali, a standard minimi di servizio durante i mesi estivi, alla presenza di almeno un ufficio postale in ogni comune;
con decreto ministeriale del 7 ottobre 2008 il Ministero dello sviluppo economico approvava le condizioni generali per l'espletamento del servizio postale universale i cui criteri di distribuzione degli uffici postali legavano la presenza dei punti di accesso alla rete alla percentuale dei residenti e quindi in evidente contrasto con la direttiva dell'Unione europea 6/2008, recepita nel diritto interno con il decreto legislativo n. 58 del 2011;
nella direttiva europea 6/2008 si riconosce, infatti, che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree;
nel luglio del 2012 Poste Italiane spa annunciava la chiusura di 1156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
le motivazioni della chiusura venivano individuate nella scarsa redditività di questi uffici, per lo più situati in zone montane, rurali o scarsamente popolate al fine di operare una «razionalizzazione» della rete;
successivamente, il piano di razionalizzazione di Poste Italiane spa riduceva il numero degli uffici da sopprimere a 1096 in tutta Italia e ad 89 nella sola Calabria;
il 21 marzo 2013 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emanava una delibera (236/13/CONS) che avviava «un procedimento istruttorio volto a valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica previsti dalla normativa attualmente in vigore»;
con sentenza n. 1117 del 29 gennaio 2014, il TAR del Lazio interveniva su ricorso del comune di San Pietro in Guarano (CS) avverso alla chiusura dell'ufficio postale della frazione di Redipiano;
la sentenza di accoglimento del ricorso recita che «la direttiva comunitaria ed il decreto legislativo (in particolare articolo 3, comma 5, lettera c) del decreto legislativo n. 261 del 1999 come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011), hanno posto un particolare accento anche sulle esigenze degli utenti, in particolare delle zone rurali e di quelle scarsamente popolate; esigenze che non sarebbero rispettate col solo criterio di ragionevolezza basato sull'equilibrio economico come presupposto per la permanenza di uffici postali in territori particolarmente disagiati» e che «è quasi superfluo rilevare come nell'ambito di un servizio pubblico l'equilibrio economico non possa assumere la stessa determinante rilevanza che assume nella gestione di una impresa privata»;
il TAR del Lazio, pertanto, richiamava Poste Italiane spa ad operare scelte organizzative che seguano innanzitutto il principio della garanzia del «pubblico servizio» sottolineando che anche in periodi di spending review gli interessi sociali non possono essere sottomessi all'esasperata ricerca dell'utile;
un altro ricorso al TAR per un caso analogo pare sia stato presentato dal comune di Aprigliano (CS) ed è in attesa di definizione;
per citare un altro esempio nel mese di giugno del 2013 veniva chiuso l'ufficio postale di Rocca Imperiale (CS) situato nel centro del comune;
alla data attuale a Rocca Imperiale è attivo un solo ufficio postale situato nella frazione Marina a 4 chilometri dal centro;
la chiusura è intervenuta nonostante l'ufficio di Rocca Imperiale centro fosse dotato di locali idonei, a norma e di recente costruzione e servisse una popolazione residente composta principalmente da anziani che, allo stato attuale, subiscono notevoli disagi nel recarsi all'ufficio della Marina molto distante dalle loro residenze, anche perché non esistono servizi di trasporto pubblico adeguati a garantire collegamenti con la frazione della Marina –:
se il Ministro interrogato non ritenga che, in seguito alle recenti numerose chiusure di uffici postali in tutta Italia, non si siano, nei fatti, limitati i diritti dei cittadini di alcune aree ad avere un servizio efficace ed efficiente, in evidente contrasto con il contratto di programma sottoscritto da Poste Italiane spa con lo Stato e quali azioni intenda intraprendere per richiamare Poste Italiane spa, società interamente finanziata dallo Stato, alla sua mission fondamentale di erogatrice di un servizio di pubblica utilità, anche alla luce del pronunciamento del TAR del Lazio citato in premessa. (5-03579)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 18 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-03579
Con riferimento alla richiesta formulata dall'onorevole interrogante, sentita anche l'Autorità Garante nelle Comunicazioni, rappresento quanto segue.
Il decreto legislativo del 22 luglio 1999, attribuisce all'Autorità Garante nelle Comunicazioni una competenza specifica nella «determinazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio».
La società Poste Italiane è tenuta, sulla base del Contratto di programma stipulato con il Ministero dello sviluppo economico e in conformità al decreto ministeriale 7 ottobre 2008, a trasmettere all'Autorità, entro l'inizio di ogni anno di riferimento, un elenco delle strutture di recapito «che non garantiscono condizioni di equilibrio economico», un piano di intervento e i relativi criteri per la razionalizzazione della loro gestione.
Ciò premesso, il piano di razionalizzazione 2012, citato nell'atto in esame, risultava conforme ai criteri di distribuzione degli uffici postali che il Ministero dello sviluppo economico, allora competente, aveva stabilito al fine di garantire sul territorio nazionale, un congruo numero di punti di accesso alla rete postale.
Nello specifico della regione Calabria, Poste italiane ha informato che a fronte di n. 89 chiusure di uffici postali previste dal succitato Piano di razionalizzazione, a seguito dei confronti con le organizzazioni sindacali le istituzioni locali interessate, sono state effettivamente attuate, nel periodo 2012-2013, n. 39 chiusure.
Per la chiusura dell'ufficio postale «Rocca Imperiale» sito nell'omonimo comune nella provincia di Cosenza, Poste Italiane ha comunicato che lo stesso fu inserito nel Piano delle chiusure relativo all'anno 2012, a causa dell'esiguità dei flussi di traffico che da tempo presentava e che non permetteva il raggiungimento di una situazione di equilibrio tra domanda e offerta di servizi, nel rispetto dei vincoli normativi previsti dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008.
Nel mese di giugno 2013 l'ufficio è stato definitivamente chiuso. Poste italiane ha assicurato che l'operatività del predetto ufficio è stata assorbita senza criticità di sorta dall'ufficio di «Rocca Imperiale Marina», ubicato nel medesimo Comune, aperto dal lunedì al sabato.
Su tale delicata materia, tuttavia, l'Autorità ha avviato con propria delibera n. 236/13/CONS, un'apposita istruttoria finalizzata a valutare la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti di accesso.
Tale istruttoria si è conclusa con l'adozione di una ulteriore delibera n. 342/14/CONS, da parte dell'Autorità medesima con la quale la stessa ha integrato i criteri di distribuzione degli uffici postali di cui all'articolo 2 del decreto del 7 ottobre 2008, attraverso l'introduzione di specifiche previsioni di garanzia a tutela degli utenti residenti nelle zone remote del Paese, qualificando come tali, da un lato, i comuni rurali che rientrano anche nella categoria di comuni totalmente montani, dall'altro, le isole minori.
Tengo a far presente che gli uffici citati nell'atto, situati nei Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani (secondo l'elenco di Comuni italiani pubblicato dall'lSTAT a giugno 2013) e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura nei limiti di quanto previsto dall'articolo 2 della suddetta delibera.
L'Autorità Garante nelle Comunicazioni ha sottolineato, tuttavia, come tale divieto non abbia, chiaramente, efficacia retroattiva e si applichi a far data dall'entrata in vigore della delibera.
Giacomelli Antonello – Sottosegretario di Stato Sviluppo Economico

Poste Italiane, risposta del Governo sulla chiusura dell'ufficio di Santa Barbara di Caltanissetta

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 23 settembre 2014
nell'allegato B della seduta n. 296
4-03872
presentata da
CANCELLERI Azzurra Pia Maria
Risposta— Si risponde all'atto in esame sulla base delle informazioni acquisite presso la società Poste Italiane la quale ha rappresentato che l'ufficio postale «Villaggio Santa Barbara», il 20 dicembre 2013, durante l'orario di chiusura, è stato oggetto di un tentativo di effrazione che, come emerso dagli accertamenti effettuati, ha provocato seri danni alla struttura dell'immobile, compromettendone la sicurezza.
Si è pertanto resa inevitabile l'immediata chiusura dello stesso e la ricerca di nuovi locali, peraltro già individuati, e per i quali sono in corso i consueti controlli finalizzati a verificarne l'idoneità alla destinazione d'uso.
Poste Italiane ha assicurato, infine, che per garantire la continuità del servizio alla clientela, l'operatività dell'ufficio è stata inizialmente trasferita presso l'ufficio postale «Caltanissetta Leone», distante circa 5 km da Villaggio Santa Barbara e, dal mese di aprile 2014, in attesa della realizzazione della nuova sede, è stato attivato un ufficio provvisorio di tipo «
container», posizionato in prossimità dell'ufficio postale della citata frazione. 
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economicoAntonello Giacomelli.

mercoledì 1 ottobre 2014

Interrogazione rivolta al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per intraprendere iniziative affinchè l’INPS informi preventivamente agli aventi diritto, che, al raggiungimento dell’età utile per la pensione di vecchiaia o per l’assegno sociale possono avanzare domanda per la liquidazione e l’erogazione mensile della pensione.


ATTO SENATO

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02734

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 320 del 30/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: DI BIAGIO ALDO
Gruppo: PER L'ITALIA
Data firma: 30/09/2014
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 30/09/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02734
presentata da
ALDO DI BIAGIO
martedì 30 settembre 2014, seduta n.320
DI BIAGIO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
la pensione di vecchiaia è una prestazione economica erogata dall'INPS in favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, che ne facciano domanda e che abbiano raggiunto l'età stabilita dalla legge e perfezionato l'anzianità contributiva e assicurativa richiesta;
a decorrere dal 1° gennaio 2012 i soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia esclusivamente in presenza di un'anzianità contributiva minima pari a 20 anni, costituita da contributi versati o accreditati a qualsiasi titolo;
i lavoratori dipendenti del settore privato possono andare in pensione dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 con l'età di 65 anni e 3 mesi e con 66 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2020, requisito adeguato alla aspettativa di vita;
tutti i lavoratori, dipendenti ed autonomi, in mancanza dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ma in condizioni di basso reddito devono fare domanda all'INPS per ricevere l'assegno sociale al compimento dei 65 anni, che viene liquidato dopo una verifica dei requisiti;
ad oggi la misura massima dell'assegno è pari a 447,61 euro per 13 mensilità e il limite di reddito è pari ad 5.818,93 euro annui per soggetto non coniugato e 11.637,86 per coniugato;
al raggiungimento dei 65 anni di età l'interessato deve inoltrare una richiesta all'INPS esclusivamente per via telematica;
dai dati raccolti dal segretario generale dell'organizzazione sindacale Federazione italiana lavoratori postali, Giuseppe Giordano, è notevole il numero delle persone in Italia che pur avendo compiuto i 65 anni ed in presenza dei requisiti di legge non presentano o non hanno presentato la domanda per la pensione in quanto non sono a conoscenza della procedura;
il lavoratore italiano che ha svolto un lungo periodo di lavoro all'estero, invece, riceve, anche nel proprio domicilio in Italia, la comunicazione ufficiale prima del raggiungimento dell'età pensionabile dallo Stato estero dove ha lavorato e dove può presentare la domanda per la pensione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, per quanto di sua competenza, intenda intraprendere iniziative affinché l'INPS informi preventivamente con comunicazione ufficiale gli aventi diritto, che, al raggiungimento dell'età utile per la pensione di vecchiaia o per l'assegno sociale possono avanzare domanda per la liquidazione e l'erogazione mensile della pensione.
(4-02734)