venerdì 30 agosto 2013

Sentenza TAR Salerno che annulla il provvedimento del Direttore di Filiale di Sala Consilina per la chiusura degli Uffici Postali di Caprioli e Marina di Pisciotta



N. 00547/2013 REG.PROV.COLL.
N. 01879/2012 REG.RIC.



REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania
sezione staccata di Salerno (Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
ex art. 60 cod. proc. amm.;
sul ricorso numero di registro generale 1879 del 2012, proposto da:
Comune di Pisciotta, in persona del Sindaco p.t., rappresentato e difeso dall'avv. Pasquale D'Angiolillo, con domicilio eletto in Salerno, largo Dogana Regia n.15, presso l’avv. Brancaccio; 
contro
Poste Italiane s.p.a., rappresentata e difesa dagli avv. Angelo Clarizia, Cesare Graniero e Marco Filippetto, con domicilio eletto in Salerno, via Paradiso di Pastena;
Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell'Economia e delle Finanze, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura distrettuale dello Stato, domiciliata in Salerno, corso Vittorio Emanuele n. 58; 
per l'annullamento
della nota del 16.11.2012, con la quale il Direttore della Filiale di Sala Consilina di Poste Italiane s.p.a. ha disposto la chiusura degli uffici postali di Caprioli e Marina di Pisciotta, delle successive note di differimento, nonché di tutti gli atti presupposti e connessi


Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio di Poste Italiane s.p.a., del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero dell'Economia e delle Finanze e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 24 gennaio 2013 il dott. Ezio Fedullo e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.;
Considerato preliminarmente, in punto di giurisdizione, che quella esclusiva del giudice amministrativo, ai sensi dell'art. 133, comma 1, lett. c) cod. proc. amm., abbraccia anche "le controversie in materia di pubblici servizi relative a concessioni di pubblici servizi, escluse quelle concernenti indennità, canoni ed altri corrispettivi";
Ritenuto che la controversia in esame, pur non inerendo direttamente al rapporto tra ente concedente e soggetto concessionario, presenti uno stretto collegamento con la concessione in forza della quale la società resistente eroga il servizio postale universale, avendo ad oggetto le modalità organizzative di erogazione dello stesso e la loro conformità alla disciplina regolatrice del rapporto concessorio;
Ritenuto altresì che, a sostegno dell'attrazione della controversia de qua nel perimetro giurisdizionale esclusivo del giudice amministrativo, possano essere utilmente invocati, in via analogica, gli artt. 1 ss. del d.lgs. 20 dicembre 2009, n. 198 (Attuazione dell'articolo 4 della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici), i quali, ugualmente affidandone la cognizione al giudice amministrativo in sede esclusiva (art. 1, comma 7), delineano un rimedio i cui connotati tipologici presentano strette affinità con quelli caratterizzanti l'azione esercitata con il ricorso in esame, ovvero:
- la finalizzazione al ripristino della corretta erogazione del servizio pubblico interessato (art. 1, comma 1);
- la valenza rappresentativa ed esponenziale - equiparabile a quella di una associazione o comitato (art. 1, comma 4) - del Comune ricorrente, titolare "mediato" degli interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei degli utenti residenti nel relativo territorio;
- la veste di concessionario del servizio pubblico postale della società evocata in giudizio (art. 1, comma 1);
- la derivazione, dall'atto impugnato, di una lesione diretta, concreta ed attuale degli interessi degli utenti del servizio postale, identificabile nelle nuove e più gravose condizioni di accesso al servizio medesimo conseguenti alla soppressione degli uffici con lo stesso disposta (art. 1, comma 1);
Evidenziato peraltro che il ricorso in esame non è compiutamente riconducibile allo schema normativo delineato dalle disposizioni appena citate (e quindi si sottrae alla verifica della sussistenza delle relative condizioni processuali, a cominciare dall'assolvimento dell'obbligo del soggetto leso di notificare, preliminarmente al ricorso, una diffida al concessionario del pubblico servizio, ex art. 3, comma 1, d.lvo cit.), afferendo esso alla legittimità di un atto che, per la sua natura organizzativa, si colloca a monte della concreta erogazione del servizio, la conformità del quale alla carta dei servizi ed agli standards qualitativi ed economici stabiliti dall'Autorità di vigilanza costituisce, invece, l'oggetto precipuo del giudizio ex art. 1 d.lvo n. 198/2009;
Rilevato anzi che l'attribuzione alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, ex art. 1 d.lvo n. 198/2009, delle questioni attinenti alla fase della erogazione del servizio (rectius, alla sua conformità ai relativi standards qualitativi), investenti diritti soggettivi degli utenti, giustifica, a fortiori, l'attribuzione al medesimo giudice delle controversie inerenti alla legittimità delle scelte organizzative dei soggetti concessionari, siccome tendenzialmente incidenti su posizioni di interesse legittimo degli utenti;
Ritenuta a tale riguardo l'irrilevanza, ai fini della determinazione del perimetro giurisdizionale amministrativo, della connotazione formale - pubblica o privata - del soggetto nei cui confronti venga presentata l'istanza di tutela, assumendo invece carattere decisivo la natura - privatistica o pubblicistica,rectius amministrativa - della funzione esercitata, la quale prescinde dalla veste formale del soggetto agente, come si evince dai seguenti univoci dati normativi:
- art. 133, comma 1, lett. c) cod. proc. amm., cit., laddove estende la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo alle controversie "relative a provvedimenti adottati dal gestore di un pubblico servizio in un procedimento amministrativo";
- art. 1, comma 1 ter, l. n. 241/1990, ai sensi del quale "i soggetti privati preposti all'esercizio di attività amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei princìpi di cui al comma 1, con un livello di garanzia non inferiore a quello cui sono tenute le pubbliche amministrazioni in forza delle disposizioni di cui alla presente legge";
- art. 29, comma 1, l. cit., ai sensi del quale "le disposizioni della presente legge si applicano, altresì, alle società con totale o prevalente capitale pubblico, limitatamente all’esercizio delle funzioni amministrative";
Rilevato in proposito che il proprium della funzione amministrativa consiste nella regolazione di interessi plurimi, eterogenei e tendenzialmente confliggenti, in vista del perseguimento prioritario di un interesse di carattere generale o collettivo, e quindi nella funzionalizzazione a quest'ultimo, ad opera di fonti normative sovraordinate, della medesima attività regolatrice, sulla scorta di norme e principi atti ad assicurare il contemperamento tra i suddetti molteplici e variegati interessi, caratterizzandosi la contrapposta area dell'autonomia privata per la "libertà nel fine" che ne connota le estrinsecazioni;
Evidenziato altresì che, su di un piano generale, la titolarità in capo ad un ente, pubblico o privato, di una funzione amministrativa è compatibile con la contestuale gestione, da parte dello stesso, di un pubblico servizio, pur se a carattere imprenditoriale, identificandosi la prima nell'attività - di carattere organizzativo o latamente normativo - intesa a disciplinare, in via generale, le modalità di erogazione del servizio, distinta in quanto tale dalla seconda, avente invece carattere meramente materiale e/o esecutivo;
Ritenuto pertanto necessario verificare la presenza nel caso in esame, accanto ad una attività organizzativa (quindi intrinsecamente regolatrice di interessi molteplici), dell'ulteriore requisito concorrente al riconoscimento di una funzione amministrativa di ordine pubblicistico, ovvero la sua prioritaria finalizzazione al perseguimento di un interesse di carattere generale e/o collettivo;
Ritenuto che siffatta finalizzazione sia in primo luogo evincibile, con riguardo al servizio postale universale, dall'art. 1, comma 1, d.lgs 22 luglio 1999, n. 261 (Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio), ai sensi del quale "la fornitura dei servizi relativi alla raccolta, allo smistamento, al trasporto ed alla distribuzione degli invii postali nonché la realizzazione e l'esercizio della rete postale pubblica costituiscono attività di preminente interesse generale";
Ritenuto inoltre che sia individuabile, nel tessuto normativo, la soggezione dell'attività organizzativa del soggetto concessionario del servizio postale universale ai principi generali del diritto amministrativo, quale garanzia di contemperamento del suddetto interesse generale con gli altri interessi compresenti, a cominciare dal principio di ragionevolezza, il quale, sebbene indicato come criterio informatore dell'attività di regolamentazione dell'Autorità di vigilanza ai fini della "individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio", "incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane" (ex artt. 2, comma 4, lett. c), e 3, comma 5, lett. c) d.lgs cit.), non può non fungere, in mancanza (o nell'attesa) di siffatti criteri, quale parametro di valutazione, anche in sede giurisdizionale, dell'attività organizzatrice del concessionario medesimo;
Rilevato altresì, ad ulteriore dimostrazione della necessità di contemperare, nella gestione del servizio postale universale, le esigenze di economicità gestionale, proprie dello schema societario, e quelle di carattere pubblicistico, insite nel carattere universale del servizio (ed ulteriormente declinate, sul piano normativo, nelle sue finalità di "garantire il rispetto delle esigenze essenziali", di "offrire agli utenti, in condizioni analoghe, un trattamento identico", di "evolvere in funzione del contesto tecnico, economico e sociale, nonché delle esigenze dell'utenza", ex art. 3, comma 8, lett. a), b) ed e) d.lvo n. 261/1999, nonché di svolgere "un ruolo fondamentale nella funzione di coesione sociale ed economica sul territorio nazionale", ai sensi del contratto di programma), che è prevista la possibilità del concorrente finanziamento pubblico degli oneri per la fornitura del servizio universale (art. 3, comma 12, d.lvo cit.);
Ritenuto in conclusione che l'atto organizzativo impugnato sia espressivo di una funzione amministrativastricto sensu intesa, pur se affidata ad un soggetto societario, e che quindi sia infondata l'eccezione di difetto di giurisdizione formulata dall'ente resistente;
Ritenuto che ad identica conclusione debba pervenirsi quanto alla ulteriore eccezione da questo formulata, di inammissibilità del ricorso per carenza di interessa in capo al Comune ricorrente, in quanto l'azione proposta da quest'ultimo, quale ente esponenziale degli interessi dei cittadini residenti, non sarebbe rivolta al mantenimento del servizio pubblico postale, ma dei servizi di riscossione delle pensioni e di pagamento dei bollettini postali, estranei all'ambito dell'attività pubblica postale;
Evidenziato infatti che, pur così impostata la connotazione teleologica del ricorso (fermo restando che la stessa non trova alcun riscontro oggettivo, tenuto anche conto che il servizio postale strettamente inteso è normativamente diretto alla salvaguardia delle esigenze essenziali dei cittadini, di cui l'ente locale è istituzionalmente portatore), ben può ammettersi che il Comune ricorrente, facendo valere la violazione di principi propri ed esclusivi del servizio postale universale, intenda strumentalmente perseguire la conservazione (anche) di servizi a questo connessi ed accessori;
Ritenuta, nel merito, la fondatezza della censura con la quale viene lamentata la violazione dei "criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica" di cui al D.M. 7 ottobre 2008;
Premesso che il contratto di programma 2009-2011 tra il Ministero dello Sviluppo Economico e Poste Italiane s.p.a. espressamente richiama i citati criteri, alla stregua dei quali (cfr. art. 2, comma 6) deve essere redatto il piano annuale degli interventi per la razionalizzazione della gestione degli uffici postali che non garantiscono condizioni di equilibrio economico;
Rilevato altresì che lo stesso atto impugnato, così come quelli preparatori e presupposti (cfr. la nota del 16.2.2012, di invio del piano degli interventi all'Autorità di vigilanza, nonché lo stesso piano degli interventi in attuazione del quale il primo è stato adottato) assicurano che la decisione di sopprimere gli uffici postali oggetto di controversia è conforme ai criteri recati dal citato D.M.;
Rilevato invece che, come emerge dallo stesso provvedimento impugnato, il conservato ufficio postale di Pisciotta dista km. 7,9 dal luogo di residenza della popolazione della frazione di Marina di Pisciotta e km. 9 dal luogo di residenza della popolazione della frazione di Caprioli, interessate dal provvedimento di soppressione, ovvero è ubicato ad una distanza superiore a quella massima, di km. 6, prevista dall'art. 2, comma 2, D.M. cit. per il 97,5 % della popolazione nazionale (senza che sia dimostrato dalla parte resistente che tale percentuale sia già soddisfatta dalla restante rete pubblica postale);
Rilevata inoltre la discordanza tra i dati relativi alla distanza dall'ufficio postale più vicino indicati nel provvedimento impugnato e quelli risultanti dal piano degli interventi prodotto in giudizio dalla società resistente;
Considerato - specialmente con riferimento alla distanza di km. 5,5 tra la frazione di Caprioli e l’ufficio postale di Palinuro, rispettosa del limite suindicato - che non viene fornito alcun elemento dimostrativo del fatto che la soppressione del predetto uffici sia conforme agli ulteriori parametri di distanza di cui all’art. 2, comma 2, D.M. cit., ovvero che sia coerente con l’obbligo della concessionaria di assicurare, con riferimento all'intero territorio nazionale:
- un punto di accesso entro la distanza massima di 3 chilometri dal luogo di residenza per il 75% della popolazione;
- un punto di accesso entro la distanza massima di 5 chilometri dal luogo di residenza per il 92,5% della popolazione;
Ritenuto in proposito che non rilevi che, per ipotesi, siffatti limiti di distanza, riferiti all’intero territorio nazionale, già non siano rispettati, non potendo ammettersi che, per effetto del provvedimento impugnato, si determini l’aggravamento dell’eventuale violazione già in atto degli stessi;
Rilevato altresì che l'atto impugnato, per la sua laconicità motivazionale, non consente di verificare, quale presupposto per l’esplicazione del suddetto sindacato di ragionevolezza, i dati sui quali lo stesso si fonda, con particolare riferimento al risparmio conseguibile con la chiusura degli uffici postali oggetto di controversia (ovvero, di riflesso, agli oneri che il loro mantenimento comporta), onde confrontarli con il pregiudizio per le esigenze degli utenti derivante dalla chiusura;
Ritenuta, invece, l’infondatezza delle ulteriori censure, ed in particolare di quella intesa a lamentare che la società resistente ha omesso di fatto di subordinare "l'effettiva implementazione del piano agli esiti della consueta interlocuzione con le istituzioni locali", alle quali si è invece limitata a comunicare la decisione, già formata e di fatto irreversibile, di procedere alla soppressione degli uffici postali oggetto di controversia;
Considerato che effettivamente la società resistente si era auto-vincolata a porre in essere, come avvenuto in occasione dell'attuazione dei piani degli interventi relativi agli anni precedenti (cfr. la citata nota dell'Amministratore Delegato del 16.2.2012), un’attività di confronto con gli enti pubblici interessati in vista dell’attuazione del processo di razionalizzazione ( cfr., sul punto, la stessa pag. 5 del piano degli interventi, prodotto in giudizio dai difensori della società resistente, laddove si afferma che "come per gli scorsi anni, la chiusura effettiva di ogni ufficio postale sarà subordinata ai consueti confronti che saranno avviati sul territorio con le autorità e con gli altri interlocutori istituzionali e associativi a livello locale");
Ritenuta altresì la rilevanza non meramente formale, alla luce dell'esperienza pregressa, della suddetta eventuale omissione, atteso che, con lo stesso citato piano degli interventi (punto 3), si ammette che "alla luce del confronto intervenuto con le realtà locali, per ragioni di opportunità il piano 2011 ha subito una significativa riduzione degli interventi programmati";
Considerato tuttavia che, alla luce della documentazione prodotta in giudizio, siffatta attività di confronto risulta essere stata attuata, con la mediazione del Prefetto di Salerno, seppur con esiti diversi da quelli auspicati dalla parte ricorrente;
Ritenuto del resto che non sia predicabile, in capo alla società resistente e quale presupposto del processo di riorganizzazione, l’acquisizione del consenso dell’ente locale interessato;
Evidenziato infatti che è bensì vero che l'art. 2, comma 8 del contratto di programma, nel prevedere che la società concessionaria, nella "ridefinizione della propria articolazione base del servizio secondo parametri più economici", può "concordare eventualmente con le autorità locali una presenza più articolata nelle singole aree territoriali, i cui costi non siano a carico della società stessa", prevede la possibilità di attuare, con il concorso delle amministrazioni locali, una articolazione della struttura organizzativa non perfettamente in linea con i parametri di economicità, ma meglio rispondente alle esigenze degli utenti;
Rilevato tuttavia che siffatta possibilità, per il suo carattere eventuale, non può condizionare la legittima attuazione del processo di razionalizzazione, considerato anche che nessuna concreta iniziativa in tal senso è stata assunta dal Comune ricorrente, una volta venuto a conoscenza dell’avvio dell’attività di riorganizzazione;
Ritenuto quindi che la proposta domanda di annullamento sia meritevole di accoglimento, alla luce degli accertati vizi di illegittimità, mentre può dichiararsi l'assorbimento delle censure non esaminate;
Ritenuto infine che la novità caratterizzante l'oggetto della controversia giustifichi la statuizione di compensazione delle spese di giudizio sostenute dalle parti, fermo il diritto della parte ricorrente al rimborso del contributo unificato;
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, Sezione Staccata di Salerno, Sezione Prima, definitivamente pronunciando sul ricorso n. 1879/2012, lo accoglie ed annulla per l’effetto il provvedimento impugnato.
Spese compensate, fermo il diritto della parte ricorrente al rimborso del contributo unificato.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Salerno nella camera di consiglio dei giorni 24 gennaio e 7 febbraio 2013 con l'intervento dei magistrati:
Antonio Onorato, Presidente
Francesco Mele, Consigliere
Ezio Fedullo, Consigliere, Estensore
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 05/03/2013
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)




Cilento, il Tar riapre gli uffici postali. I sindaci: «Resta in vita servizio più longevo del territorio»

Giornale del Cilento - Quotidiano di informazione locale

Lucia Cariello • 29 agosto 2013 

«Una grande vittoria - dichiarano Andrea Salati e Nicola Parisi, rispettivamente sindaci di Gioi e Buccino - che premia la tenacia degli amministratori e delle comunità amministrate nonchè le professione dei legali che hanno prestato la loro assistenza. Resta così in vita - concludono - il servizio più longevo del territorio». Questo il primo commento che fa seguito alla notizia che conferma l'apertura dei 19 sportelli che il Tar della Campania aveva escluso dalla chiusura il cinque marzo scorso dopo aver accolto il ricorso dei Comuni contro il piano chiusura voluto da Poste Italiane.
L'azienda, infatti, aveva fatto richiesta d'appello per sospendere la decisione presa in primo grado e ribaltandone così il giudizio, ma poi nel corso dell'udienza del 27 agosto comunica di rinunciare all'istanza. La sentenza di marzo accoglie, quindi, i ricorsi per gli uffici di Buccino, Fonte di Roccadaspide, Cardile di Gioi, Foria e San Nicola di Centola, Mandia e Terradura di Ascea, Pattano di Vallo della Lucania, Villa Littorio di Laurino, Piano Vetrale di Orria, Lentiscosa di Camerota, Arenabianca di Montesano sulla Marcellana, Abatemarco e Massicelle di Montano Antilia, Sicilì di Morigerati, Perrazze di Palomonte, Santa Marina, Caprioli e Marina di Pisciotta.
In particolare di quest'ultima (Pisciotta) così commenta l'avvocato Pasquale D'Angiolillo sul social Facebook: «Poste Italiane - scrive D'Angiolillo -  ha rinunciato all'istanza di sospensione avanzata contestualmente all'appello proposto dinanzi al consiglio di Stato contro la sentenza n. 547/2013, con la quale il Tar Campania Salerno, accogliendo il ricorso presentato dal Comune di Pisciotta, ha annullato i provvedimenti di chiusura degli uffici postali di Caprioli e Marina di Pisciotta. Come si ricorderà, infatti, il 5 marzo scorso, il Tar salernitano aveva condiviso le doglianze contenute nei ricorsi dell'ente locale pisciottano e di 14 Comuni del Cilento (respingendone diversi altri), i quali erano insorti contro i provvedimenti soppressivi degli sportelli ubicati nelle frazioni e nelle zone periferiche dei rispettivi territori. Il Comune di Pisciotta - continua il legale - si è costituito nel giudizio di appello e, unico fra tutti gli altri enti cilentani che hanno resistito al gravame, ha articolato un appello incidentale. Nella camera di consiglio svoltasi martedì, 27 agosto, l'azienda postale ha manifestato l'intento di desistere dalla domanda cautelare e di rinviare la trattazione della causa in data da stabilirsi. Resta, pertanto, confermata - conclude - l’apertura dei punti di accesso al servizio postale già 'salvati' dalla decisione del tribunale amministrativo regionale. Bene così».

lunedì 26 agosto 2013

Il telegramma regge in Ciociaria 21 mila invii nel primo semestre


FROSINONE - Nell’epoca di internet e della posta elettronica, il telegramma continua a piacere agli abitanti della Ciociaria. In provincia di Frosinone sono oltre 21mila gli invii nel primo semestre del 2013. E' quanto comunica Posteitaliane.

«Mentre dagli Stati Uniti all’India le aziende postali hanno deciso di dismettere il servizio, gli italiani sembrano ancora molto affezionati all’utilizzo del telegramma con ben 9,1 milioni di invii nel 2012 e 4,1 milioni nel solo primo semestre 2013», si legge nella nota.

«Il telegramma - spiega Posteitaliane - si conferma un mezzo di comunicazione ancora in voga in provincia di Frosinone, con oltre 21mila telegrammi recapitati nel primo semestre 2013 di cui circa il 4% accettati tramite il canale web, il 60% tramite il call center di Poste Italiane e circa il 35% tramite l’ufficio postale. Se un tempo il telegramma si usava prevalentemente per affari, oggi in 7 casi su 10 è una comunicazione privata: resta il mezzo più diffuso per condoglianze, ringraziamenti o congratulazioni formali», continua la nota.

Il Messaggero.it/Frosinone
24 agosto 2013

sabato 24 agosto 2013

Poste Italiane e China Post assieme nell'e-commerce

Il Sole 24 Ore 23 agosto 2013 di Valerio Castronovo
La gamma sempre più ampia di prodotti e servizi innovativi ad alto valore aggiunto, con cui Poste Italiane ha compiuto negli ultimi dieci anni una sorta di "rivoluzione silenziosa", si è arricchita recentemente di un altro importante tassello dopo il suo esordio, con un proprio brand, nel versante dell'e-commerce. Su questo nuovo percorso essa ha accelerato il passo nell'intento di acquisire posizioni di rilievo e interessanti prospettive nella competizione a livello internazionale.
Un primo risultato importante a tale riguardo è senz'altro l'accordo siglato, alla fine dello scorso luglio, dall'amministratore delegato Massimo Sarmi con i dirigenti di China Post, l'operatore postale di Pechino, e di Union Pay International, principale società cinese di servizi interbancari e terza rete per numero di carte di credito al mondo dopo Visa e Master Card.
L'intesa firmata con i due gruppi cinesi si tradurrà nella creazione, in esclusiva, di un canale di e-commerce nel segmento "business to consumer", attivo entro il prossimo novembre e dedicato al made in Italy. Di conseguenza Poste Italiane potrà selezionare e includervi le aziende tricolori interessate a promuovere in Cina i loro marchi, collocati negli scaffali virtuali del "Padiglione Italia", un'insegna che aveva riscosso molto successo all'Expo di Pechino nel 2008.
Le nostre aziende avranno così a disposizione la chiave d'accesso a un enorme mercato, valutato oggi a 265 miliardi di dollari e le cui potenzialità sono destinate a crescere ulteriormente con l'emergere di una middle class abbiente.
Si tratta di un'opportunità tanto più rilevante in quanto, attraverso il portale Ule (una grande "vetrina" di shopping on line) gestito da China Post e da Tom Group, e con l'assistenza di Poste Italiane sia nella definizione dell'offerta sia in tutte le operazioni per la parte tecnica e logistica, anche le Pmi avranno la possibilità di far conoscere meglio e più largamente i loro prodotti. Altrimenti, agendo da sole e in ordine sparso, avrebbero continuato a incontrare notevoli problemi per affacciarsi in modo adeguato sulle piazze cinesi, a causa non solo degli onerosi investimenti necessari a tal fine, ma anche per varie difficoltà collaterali di ordine fiscale, amministrativo e linguistico.
Finora i prodotti italiani che vanno per la maggiore in Cina, e che hanno registrato nel 2012 un fatturato di nove miliardi di euro, sono stati oggetti in pelle, capi d'abbigliamento e gioielleria. Ma, in considerazione della molteplicità di articoli che caratterizzano con forti tratti distintivi il paniere del made in Italy, c'è più di un motivo per ritenere che il nostro export manifatturiero verso il "Dragone rosso", possa divenire ora più consistente e differenziato. Grazie alla piattaforma e-commerce di Poste Italiane volta soprattutto ad agevolare il business delle piccole e medie imprese, esse saranno in grado di aprire un "negozio on line" senza aggravi burocratici e altre pastoie, dato che l'intesa stipulata da Poste prevede che la ragione sociale in loco, richiesta dalle normative cinesi per poter vendere merci sul posto, sarà quella di Ule e China Post penserà al pagamento delle tasse doganali e di quella equivalente alla nostra Iva (ma pari colà soltanto al 7 per cento).
In sostanza, quest'iniziativa dovrebbe contribuire, dal modo con cui è stata congegnata nella trama e nell'ordito, a dare impulso al made in Italy, le cui chances sono legate appunto, come ben sappiamo, sia all'adozione di soluzioni e di strumenti efficaci sia alla capacità di fare sistema.

martedì 20 agosto 2013

Ravenna: «Da 15 giorni tento di ritirare una raccomandata ma in posta c'è troppa fila»

RAVENNA - LIDO ADRIANO

Vico (Pdl) raccoglie lo sfogo di una cittadino di Lido Adriano: «Carenza di personale inaccettabile». Intanto Poste Italiane registra un aumento del 24 percento delle polizze previdenziali nel Ravennate

fila ufficio postale
«È possibile che in una località di circa settemila residenti che d’estate accoglie una grande quantità di turisti non si debba potenziare l’organico dell’ufficio postale?». Questa la domanda che si pone Francesca Vico, consigliere territoriale del Pdl che punta l'attenzione sul problema dell'ufficio postale di Lido Adriano.

Vico riporta la lamentela di una cittadina: «Sono 15 giorni che tento di ritirare una raccomandata. Dovendo andare al lavoro per le 9 e rientrando alle 14, non riesco a ritirare questa raccomandata; anche recandomi all’ufficio postale alle 8 del mattino trovo già la fila che non viene mai smaltita velocemente sempre per mancanza di organico». La pidiellina ci tiene a sottolineare che non si tratta di scarso impegno dei dipendenti. «È mai possibile un disagio del genere in un paese civile?».
Ma non ci sono solo critiche verso Poste Italiane. «Cresce l’interesse verso soluzioni di previdenza integrativa in provincia di Ravenna». Lo riferisce l'ufficio stampa regionale che nell'ultimo anno registra un incremento del 24 percento nelle sottoscrizioni delle polizze Poste Vita. «Nel Ravennate – riferisce l'azienda in un comunicato stampa – si è passati dalle iniziali 53 polizze sottoscritte nel 2005 alle 2.903 risultanti alla fine del primo semestre di quest’anno, con un trend in costante crescita e una media di sette ogni mille abitanti che sottoscrivono piani di previdenza integrativa. L’età media in ingresso è di 41 anni e il premio annuo medio versato è di circa 900 euro».
20 - 08 - 2013
Ravenna&dintorni.it

sabato 17 agosto 2013

Riorganizzazione/1 Così cambiano i referenti negli ultimi mesi i 9 addetti rimasti hanno dovuto occuparsi di filatelia e Poste shop. Ora diventano 73, ma…



La continua revisione organizzativa di Poste italiane non risparmia le figure dei referenti commerciali di canale di area, come recita la complessa nomenclatura interna. Revisione che -almeno idealmente- potrebbe forse migliorare la percezione della filatelia.
Se negli ultimi mesi i 9 addetti rimasti dovevano conciliare -un obiettivo arduo, come si è dimostrato- il tempo consacrato al collezionismo con quello in favore di Poste shop, ora le carte vengono cambiate un’altra volta. Gli incaricati salgono a 73 e si occuperanno contemporaneamente di posta e appunto filatelia. Sicuramente un abbinamento più coerente, anche se poi occorrerà capire quanto tempo riusciranno a dedicare ad uno piuttosto che all’altro settore.
Premessa, la suddivisione degli uffici postali, ora classificati in muniti di sala, privi di essa, o uffici base. Secondo le attese, i tre ambiti dovrebbero essere affidati nell’ordine a 32, 21 e 20 dipendenti, incaricati appunto di seguire i comparti postale e filatelico. Probabilmente tutti, o in buona parte, saranno da formare.
Quanto alle altre attività, sono confermate nell’attuale impostazione quelle che si occupano di risparmio, investimenti ed assicurazioni vita (a regime, vi opereranno 92 persone); danni (68); transazionali (46). Prestiti e mutui vengono accorpate (78), così come Poste mobile e Poste shop (28).
La rettifica si inserisce in una procedura più ampia, che prevede una nuova articolazione per canali commerciali nonché un ripensamento dei perimetri di lavoro e responsabilità delle figure specialistiche.

17 Ago 2013 - ore 01:11

VACCARINEWS

NOTIZIE DALL'ITALIA

giovedì 8 agosto 2013

L'Onorevole Adriano Zaccagnini del Gruppo Misto presenta una Interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell'Economia e delle Finanza sulle Poste Italiane spa



Atto Camera

Interpellanza 2-00179
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Lunedì 5 agosto 2013, seduta n. 65
  Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Poste italiane, società capogruppo dell'omonimo gruppo Poste italiane, è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni dal 28 febbraio 1998;
   Poste italiane Spa è un soggetto giuridico privato il cui assetto proprietario vede la partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia e delle finanze una percentuale di proprietà acquisita di recente dopo l'operazione di permuta con la Cassa depositi e prestiti, che deteneva il 35 per cento che qualifica inequivocabilmente Poste italiane un'impresa in pubblico comando;
   in quanto tale, si tratta di un soggetto di proprietà del Popolo Italiano e sono pertanto i cittadini ad essere portatori e destinatari dei principali diritti in tema di erogazione del servizio pubblico relativo ai servizi postali, il cosiddetto servizio universale;
   nel corso degli anni anche le funzioni svolte da Poste italiane sono cambiate e da servizi offerti prevalentemente in ambito postale l'azienda ha iniziato a svolgere attività finanziaria (Banco Posta) e assicurativa (Poste Vita) al fine, soprattutto, di compensare la quota non coperta dal finanziamento pubblico per l'erogazione del Servizio universale prevalentemente erogato in condizioni di underpricing;
   concessione che comunque si è realizzata grazie alle tasse pagate dai cittadini contribuenti e sovrani;
   il decreto legislativo n. 261 del 1999 consente a Poste italiane di stabilire le «condizioni generali di servizio» e al Ministero delle comunicazioni (finché è esistito) la supervisione e la vigilanza sulle stesse. Nei termini esposti i rappresentanti politici eletti dai cittadini nei due rami del Parlamento sono, di fatto, estromessi dalla possibilità di ogni possibile intervento;
   Poste italiane oggi è dunque anche impresa di corrispondenza ma è soprattutto impresa multiservizi, differenziata in molti rami di attività, integrati e fortemente sinergici tra loro;
   nel suo complesso il Gruppo poste italiane è presente nel settore delle assicurazioni (Postevita), dei telefonici (Postemobile), dei serviziinternet (Postecom), della gestione documentale e digitalizzazione (Postel), del settore aziende (Poste impresa), della riscossione dei tributi locali (Poste tributi), fino al trasporto merci (Mistral Air) e alla commercializzazione di vari prodotti (Posteshop); le Poste controllano perfino una società (Poste energia spa) che si occupa dell'approvvigionamento energetico del gruppo;
   ad oggi, i comparti divisionali Banco Posta ePoste italiane vivono di un equilibrio che consente all'uno di mantenere in vita l'altra grazie agli alti proventi realizzati, mantenendo in vita i circa 140 mila dipendenti;
   in altri termini Poste italiane è rappresentata da un'unica complessa piattaforma informatica che gestisce ed integra due tra le maggiori Reti italiane;
   la prima, composta dai centri di raccolta, di smistamento e di consegna, a servizio esclusivo del comparto della corrispondenza;
   la seconda, infrastrutturale, è la rete degli sportelli ove è erogata una complessa e variegata molteplicità di servizi;
   la prima è decisiva nella gestione dei portalettere e della logistica postale;
   la seconda gestisce gli sportellisti e tutto ciò che è connesso alla loro attività;
   entrambe le reti s'interfacciano in una serie di nodi di scambio fortemente connessi tra loro;
   quanto sopra ha determinato una lunga serie positiva di risultati d'esercizio grazie alla strategia, graduale e mai improvvisata, creativa e per nulla scontata, del Gruppo guidato da Massimo Sarmi;
   dati ufficiali dello scorso esercizio (2012) mostrano evidente il brillante risultato di un utile netto pari a 1032 milioni (di cui 343 milioni di euro è il contribuito del patrimonio destinato BancoPosta) nonostante il diffuso contesto di crisi economica;
   utile interamente versato nelle casse dello Stato nonostante la volontà espressa dall'AD Massimo Sarmi Corriere della sera 19 aprile 2012) di voler azzerare entro luglio 2012 il debito di Poste rimborsando i 750 milioni di euro di bond emessi ai tempi di Corrado Passera;
   utile realizzato nonostante un credito vantato verso lo Stato pari a 2,4 miliardi di euro;
   significativi anche i volumi degli investimenti con 477 milioni di euro (in crescita rispetto ai 415 del 2011) caratterizzandosi come uno dei maggioribig spender dell'ITC assumendo il ruolo di traino per l'indotto;
   i ricavi dei servizi postali e commerciali si attestano a 4.657 milioni di euro, con una diminuzione percentuale del 9,8 per cento sul 2011, quale effetto della contrazione strutturale e progressiva dei volumi della comunicazione tradizionale, in un contesto sempre più competitivo, e a seguito della piena liberalizzazione del mercato postale in cui coesistono 3384 operatori dotati di licenza ed autorizzazioni rilasciate dal dipartimento per le comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico;
   il prestigio internazionale acquisito da Posteitaliane e la sua assidua capacità innovativa l'hanno resa l'azienda italiana «più ammirata nel mondo», come stabilito dalla annuale classificaWorld's Most Admired Companies, stilata dalla rivista americana Fortune. Poste italianeconferma inoltre il quarto posto di categoria della classifica mondiale delle aziende più apprezzate nel settore logistico-postale;
   molteplici sono i riconoscimenti internazionali che si susseguono;
   Standard & Poor seleziona il modello dibusiness di Poste italiane come quello che ha maggior futuro tra gli operatori ex postali europei;
   se disaggregato questo dato di bilancio ci rivela la forte crescita del ramo servizi finanziari (ove si evidenzia la leadership di Poste italianenel settore degli strumenti di pagamento) e del ramo vita;
   la crescita complessiva dei ricavi e il diverso mix degli stessi a favore del comparto assicurativo e finanziario, non sono tuttavia tali da compensare gli effetti della flessione che la riduzione dei ricavi postali produce sul risultato operativo. Continuano inoltre a pesare anche su questo esercizio i significativi oneri che Poste italiane sostiene in qualità di fornitore del servizio universale e che, come di consueto, sono compensati dallo Stato solo in parte;
   tuttavia Poste italiane oltre ad essere rete informatica è anche molto altro poiché rappresenta un pezzo di storia della coesione sociale del Paese e di tutela del risparmio. È partner naturale della PA (e-governing, sportello amico, certificati anagrafici, CUD, e altro), è fornitore del SU (servizio universale) relativo alla corrispondenza, èpartner naturale e potenziale di Ferrovie per lo sviluppo interno ed internazionale nel settore della logistica;
   tuttavia il Gruppo poste italiane non è scevro da criticità aziendali e scelte politiche che stridono fortemente con i diritti dei lavoratori (in netto contrasto con le leggi ordinarie) e dei cittadini sovrani detentori del diritto di fruire del «SU» (servizio universale) a parità di condizioni e senza discriminazioni di sorta;
   ci riferiamo alla partecipazione diretta di Poste alla vendita delle lotterie istantanee (gratta & vinci) da sportello con le connesse pressioni commerciali conseguenti ai Budget giornalieri di vendita;
   si fa riferimento ai 1156 uffici postali dei piccoli comuni a serio rischio di chiusura ed all'incomprensibile accordo sul recapito, tra azienda e organizzazioni sindacali del 28 febbraio 2013 con cui sono stati tagliati 6000 posti di lavoro, in un momento drammatico per il Paese;
   in altri termini è venuta meno la norma che prevedeva il ritiro della posta inesitata (lettere fino a 2 chilogrammi e pacchi fino a 30 chilogrammi) presso i circa 10.000 uffici postali concentrandola presso i circa 1000 CPD (centri primari di distribuzione) estendendo tale modello già in uso nei grandi centri urbani anche ai comuni delle province;
   in questo modo si realizza, de facto, una nuova definizione del «Servizio universale» che vuole una concentrazione geografica dei centri di recapito con diseconomie e disagi per i cittadini appartenenti alle fasce sociali più deboli (anziani, disoccupati e disabili);
   nel 2011 con il decreto «Milleproroghe» è stata recepita da Poste italiane una versione più ampia della riforma del diritto societario (articolo 2447 del codice civile) introducendo la disciplina dei «patrimoni destinati», il criterio di divisione contabile, patrimoniale e divisionale delle singole attività di business, ciò è avvenuto per disposizione di legge e non per volontà delmanagement;
   quanto sopra essenzialmente al fine di trasformare l'attività dell'azienda (di proprietà totalmente pubblica) in uno specifico strumento di politica economica finalizzata al rilancio dello sviluppo dell'economia;
   una novità assoluta che consente una nuova e diversa modalità di intervento pubblico nell'economia reale in un contesto comunitario ove la quantità degli strumenti di manovra ed intervento si sono drasticamente ridotti nel rispetto dei trattati siglati;
   in tutto ciò sono perfettamente distinti e individuati gli elementi di costo per l'OSU (Onere del servizio universale) dalle attività di Bancoposta, ciò permette a Bancoposta di adeguarsi alle recenti e più rigide regole della Banca d'Italia (Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, circolare n. 263 del 27 dicembre 2006, aggiornata il 15 gennaio 2009 proprio in merito al patrimonio di vigilanza) senza che si renda necessario un vero e proprio, scorporo (Spin-Off) societario;
   questa nuova visione del ruolo di Posteitaliane come strumento attuativo di politica economica consente di utilizzare il patrimonio di Banco Posta al fine di sostenere l'economia reale tramite la costituzione della banca del Mezzogiorno e di giungere a salvare istituti creditizi in significativa sofferenza a causa dell'acuirsi della crisi internazionale;
   nel maggio 2013, il settimanale l'Espresso ha ipotizzato l'entrata in questa delicata partita del Monte Paschi di Siena. L'idea potrebbe essere quella di unire in una joint venture Monte Paschi e Banco Posta, così da salvare la banca senese che in questo momento verte in gravi difficoltà, acuite dagli scandali di qualche mese fa;
   in altri termini l'operazione potrebbe svilupparsi per gradi: in una prima fase l'accordo sarebbe di carattere commerciale con la selezione di alcune agenzie postali dove vendere anche prodotti del Monte, in seguito la partnershipverrebbe rafforzata attraverso la costituzione di una società ad hoc – partecipata sia da MPS che da Poste italiane – che avrebbe il compito di gestire una rete comune di sportelli;
   la preoccupazione è che, in una fase successiva, si potrebbe determinare un disimpegno, totale o parziale, dello Stato dalla proprietà di Poste italiane, con la Cassa depositi e prestiti che assumerebbe un ruolo chiave nella ricapitalizzazione del Monte Paschi attraverso il suo braccio finanziario, il fondo strategico italiano;
   in questo caso, vi sarebbe un sostegno pubblico meno invadente dell'impegno diretto dello Stato e dunque più digeribile per le autorità europee;
   l'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, ha negato che l'idea dell'accordo con MPS appartenga a Poste italiane, sembrando prendere le distanze da quello che, appare come un progetto politico a tutti gli effetti, ma non nega che questa idea ci sia e sia più concreta di quanto sembri;
   decidere di separare Banco Posta da Posteitaliane significherebbe, a parere dell'interpellante, annientare un servizio pubblico fondamentale al servizio dei cittadini, con conseguenze negative che investirebbero sia i risparmiatori italiani sia i dipendenti di poste italiane, i primi perché non vedrebbero più garantiti i servizi di comunicazione essenziali garantiti da Poste italiane, i secondi perché inevitabilmente diminuirebbero di numero non potendo più offrire tutti i servizi che ad oggi sono in grado di garantire;
   infatti attuare lo spin-off tra Poste e Banco Posta significa trascinare nuovamente Poste ad una condizione di impresa in perdita che, come immediata conseguenza, legata anche alla congiuntura, si vedrebbe costretta a procedere alla chiusura di sportelli ed ai licenziamenti sia nel recapito che nel settore Banco Posta;
   nel 2015 la Commissione europea renderà operativa la normativa che sancirà la fine dell'intervento della fiscalità generale a favore delBail In;
   tale dispositivo potrebbe essere causa di rischio sistemico per l'intero settore creditizio europeo;
   in caso di crisi debitoria con il Bail-in dovranno essere convertiti gli asset debitori degli istituti creditizi (obbligazioni, immobilizzazioni, crediti) in capitale ordinario (azioni), al fine di evitare il salvataggio con la fiscalità generale. Ciò pur avendo un intento prudenziale dettato dal buonsenso potrà causare una fuga degli investitori consapevoli che i loro crediti potranno essere trasformati senza preavviso in azioni ordinarie dall'incerto valore;
   la Commissione europea individua con la sua direttiva le autorità preposte a commissariare, di fatto, gli istituti creditizi in crisi;
   tale Autorità, Association for Financial Markets in Europe (AFME) che corrisponde all'articolazione dei banchieri mondiali operanti nell'Unione Europea, avrà il compito di redigere i piani di rientro dei livelli d'indebitamento(Deleveraging) sostanzialmente mediante piani di aumenti (d'imperio) di capitale che si traduce nella sostanziale trasformazione dei titoli obbligazionari in azioni;
   presentare all'appuntamento del 2015 (inizio del «Cannibalismo creditizio globale») un'azienda solida come Poste italiane con una significativa esposizione in un contesto generale di possibile rischio sistemico significa esporre a gravi pericoli azienda ed asset occupazionali –:
   se ed eventualmente in che modo, s'intenda utilizzare Poste italiane e CdP quali strumenti d'intervento governativo orientati al deleveragingdi MPS che si trova in una grave crisi causata non da una globale congiuntura negativa, ma da un'incontrollata e costante azione di spregiudicato rilancio del rischio speculativo connesso ai contratti derivati sottoscritti;
   se si ritenga che la mission di CdP debba tornare ad essere quella tenuta durante i suoi 150 anni di storia (raccolta del risparmio postale dei cittadini e di utilizzarlo per il finanziamento a tassi agevolati degli investimenti degli enti locali) ribadita, tra l'altro, dopo la privatizzazione del 2003, dall'articolo 10 del decreto ministeriale Economia del 6 ottobre 2004 che stabilisce i suoi finanziamenti «servizi di interesse economico generale», tenuto conto che dopo la trasformazione del 2003 CdP ha smesso di erogare finanziamenti agevolati agli enti locali spingendo enti locali e municipalizzate che si occupano dei servizi pubblici essenziali (trasporti, acqua e rifiuti) verso la morsa degli istituti creditizi che erogano i prestiti a tassi di mercato nella migliore delle ipotesi;
   se, per quanto sopra, non si ritiene che si debba aprire, un confronto pubblico nelle istituzioni sul tema della democrazia partecipativa in CdP in cui cittadini e lavoratori possano finalmente esprimere la loro voce vincolante circa le finalità collettive, sociali ed ambientali, cui indirizzare gli investimenti di Cassa depositi e prestiti, visto che milioni di famiglie con oltre 220 miliardi di risparmi raccolti costituiscono l'unico azionista di cui si dovrebbe veramente tener conto;
   se, nella disponibilità del Governo, per quanto di competenza, sia in essere o in previsione, riguardo a Poste italiane, un progetto industriale che mantenga e tuteli la necessità, sociale ed economica, dell'unicità aziendale e degli standard dei livelli occupazionali visto che Poste italiane, allo stato, è l'unica azienda in grado di consentire la capillarità dell'accesso alla rete postale per l'intera popolazione ed in quanto tale il controllo deve restare in ambito pubblico;
   se, per quanto immediatamente sopra, non si ritenga che si dovrebbe mettere definitivamente la parola fine alle pubblicazioni delle liste di uffici postali minori di comuni e territori marginali a rischio chiusura e razionalizzazione poiché ritenuti al di sotto dei parametri di economicità, stante la necessità di mantenerli per ragioni di pubblico interesse;
   se si è a conoscenza che con l'accordo sul recapito del 28 febbraio 2013 sono stati dichiarati 6.000 esuberi nel recapito e tagli per altrettante zone di consegna e che il concomitante accordo, relativo a mercato privati di poste italianedefinito «Progetto di semplificazione Rete», prevedendo la riduzione e la divisione degli organici al proprio interno ne impedisce la completa riallocazione;
   se s'intende intervenire, per quanto di competenza, per porre un argine ai continui accordi con le parti sociali ove la costante è il taglio di posti di lavoro e di standard qualitativi del servizio erogato;
   se siano previsti interventi su Poste italianeper garantire il ripristino del rispetto delle norme di legge in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro eluse da accordi in peius tra Azienda ed organizzazioni sindacali (es. Accordo video terminalisti 10 marzo 2010);
   se siano al vaglio azioni di verifica presso i nuovi operatori operanti nel mercato postale dopo la liberalizzazione volte alla tutela degli standard di legge per condizioni retributive e di lavoro;
   se esista la volontà di dare un nuovo impulso istituzionale volto a rafforzare il rapporto commerciale tra Poste e Ferrovie (per il quale è già in essere una Newco) allo scopo di dare un assetpiù solido al settore della logistica capace di intercettare i trasporti dagli hub aeroportuali ai centri urbani, prevedendo la programmazione d'investimenti in loco in strutture note come Distripark ma concepite nella loro versione più evoluta rispetto alla mera gestione dei containercon lo sviluppo di servizi e lavorazioni di trasformazione di semilavorati su misura per soddisfare le richieste dei clienti finali, al fine di favorire nuovi posti di lavoro;
   se, vista l'insistente volontà di realizzare il contratto di settore per il comparto postale, si ritiene doveroso porre rimedio ad uno dei degli errori maggiori in relazione alla natura codicistica che regola la nozione di controllo e di gruppo, visto che la scelta di mantenere l'autonomia giuridica nei rapporti infragruppo nega la norma circa la possibilità di intervenire riconoscendo l'unidirezionalità del gruppo e quindi la responsabilità in capo alla controllante anche in caso di controllo «forte», con il risultato che tale latitanza normativa comporta in buona sostanza la totale assenza di tutele per gli azionisti di minoranza e per i lavoratori favorendo, specialmente nel secondo caso, comportamenti opportunistici, di sfruttamento e speculativi da parte della capogruppo che esercita, direttamente o indirettamente, il controllo.
(2-00179) «Zaccagnini».