lunedì 27 maggio 2013

Fuggì con i risparmi dei correntisti scomparsi due milioni di euro condannata ex direttrice delle Poste


ROMA - È stata condannata in appello a 4 anni e 8 mesi con rito abbreviato per truffa e peculato Daniela P., 57enne ex direttrice dell'Ufficio postale di Castel San Pietro Romano. 

La donna, che da 15 anni lavorava come direttrice e unica impiegata nel piccolo ufficio postale a pochi chilometri da Palestrina era riuscita nel tempo a conquistare la fiducia di tutti. Poi dal 5 maggio maggio 2011 se ne persero le tracce e alcuni parenti ne denunciarono la scomparsa. Una decina di giorni dopo la fuga cominciarono ad arrivare le prime denunce dei correntisti che si ritrovarono con il loro conto prosciugato. 

La donna, si scoprì, era infatti sparita con un «bottino» di circa due milioni di euro sottratti a pensionati e risparmiatori attraverso piccoli trucchi e spericolate manovre contabili. 

Una somma che per lo più fu sperperata tentando accanitamente la fortuna al gioco. Al termine di una complessa serie di operazioni di coordinamento ed ad un proficuo raccordo investigativo che ha visto in campo la Compagnia Carabinieri di Palestrina, che ha condotto sin dall'inizio le indagini sotto la direzione della Procura di Tivoli, l'Interpol e le Autorità elvetiche, l'ex direttrice, originaria della provincia de l'Aquila, ma residente a Zagarolo, dopo nove mesi di latitanza, fu arrestata nel febbraio 2012 in Svizzera. 

La donna fu individuata dagli investigatori a Samnaun, antico paradiso dei contrabbandieri nel triangolo formato da Svizzera, Austria e Italia.

Giovedì 23 Maggio 2013

Roma - Il Messaggero.it 

venerdì 24 maggio 2013

Addetti alle pulizie alle Poste. Cgil: “Ribassi contro lavoro”



BRESCIA  -  
Nel 2008 Poste Italiane bandisce una gara d’appalto per il rinnovo del servizio di pulizia e igiene ambientale per gli immobili in uso a Poste Italiane Spa ubicati nella Regione Lombardia comprese le strutture presenti a Brescia e provincia con un contratto di quattro  anni rinnovabile di anno in anno. Vince l’appalto il Consorzio Stabile Prisma con sede legale a Genova, per il periodo dall’1 dicembre 2008 al 30 novembre 2012. Il valore complessivo dell’appalto è, nei quattro anni, di 2.215.361 euro con rinnovi annuali confermati alla capogruppo mandataria Iprams spa, che vince la gara in base al meccanismo del massimo ribasso.
Poste Italiane fotoFino al 14 novembre 2011 il Consorzio assegna alla sua consorziata C.P.A. Services srl l’esecuzione del servizio di pulizia, questa società viene costituita immediatamente a ridosso dell’inizio dell’appalto. Successivamente l’appalto viene assegnato alla New Multiservices Global srl, sempre del Consorzio Prisma, anch’essa viene costituita pochi giorni prima dell’assegnazione dell’appalto. Poste Italiane risolve anticipatamente l’appalto (due mesi prima nel frattempo sono trascorsi 3 anni e 10 mesi) a causa probabilmente delle gravi irregolarità riscontrate in capo alle due aziende aderenti al Consorzio Prisma. Da molti anni come sindacato abbiamo chiamato le aziende coinvolte – si legge in una nota diffusa dalla Cgil – e Poste Italiane a rispondere delle gravi irregolarità contrattuali ed è di questi giorni la decisione di Poste Italiane di riconoscere una soluzione economica nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti.
Poste Italiane riconosce la responsabilità in solido ma solo perché chiamata a risponderne davanti ad un tribunale, eppure la legge è chiara, non lascia interpretazioni, ma è meglio scaricare e procrastinare questi costi su coloro che lavorano che non risolvere le questioni tra appaltanti e appaltatori. Nel frattempo, gli oltre 100 lavoratori e lavoratrici di Brescia coinvolti pagano un prezzo altissimo, retribuzioni non corrisposte, Tfr non riconosciuti, orari di lavoro sempre più ridotti hanno portato a una situazione insostenibile trasformando la loro condizione di vita da dignitosa a una situazione di povertà. Diventa inevitabile interrogarsi sulla sensatezza e legalità di questi appalti al massimo ribasso: Poste Italiane ha presentato nei mesi scorsi un risultato di bilancio invidiabile (superiore al miliardo di euro), si tratta di una società pubblica che ha ottenuto riconoscimenti per la “Responsabilità sociale d’impresa” e per “L’Etica d’impresa”, diretta dal dott. Massimo Sarmi, il quale percepisce una busta paga annua da 1.580.000 euro.
Purtroppo – continua la nota – da anni la responsabilità sociale di Poste Italiane pare non raggiungere i lavoratori e le lavoratrici. Questa vicenda, come tante altre, interroga tutti se il sistema, ormai consolidato, degli appalti pubblici garantisce legalità in questo paese o se invece si assiste impotenti davanti al proliferare di illegalità diffuse e frodi non solo ai danni dei lavoratori e lavoratrici, ma all’insieme della collettività. I primi a pagarne il conto sono i lavoratori e le lavoratrici, soggetti fragili che pur di lavorare accettano condizioni inaccettabili, che nell’arco di tre anni hanno visto impoverire il loro lavoro, il loro salario e le condizioni di vita. Ne paga poi le conseguenze l’intera  collettività in quanto per vedere riconosciute le spettanze di questi lavoratori diventa necessario avviare un lungo iter giudiziale che intasa le nostre aule di giustizia per ottenere un diritto sacrosanto che non dovrebbe essere in discussione.
Inoltre, il Paese nel suo insieme, dove troppo spesso le regole ci sono ma non sono applicate, l’appaltatore che ha l’obbligo di vigilare e non lo fa, i professionisti che insegnano come poter aggirare le leggi e le regole e non il contrario, la macchina pubblica che non riesce a frenare queste frodi e irregolarità e tutto questo diventa sistema e quotidianità. Oggi oltre ad esprimere soddisfazione per il buon esito, ancorché parziale della vicenda – termina la nota – siamo a intraprendere nuovi ricorsi che vedono coinvolti gli stessi lavoratori e che in questo momento hanno la consapevolezza che c’è ancora qualcuno che cerca di dare risposta alla richiesta che siano rispettati i loro diritti.
Pubblicato da Redazione l'Eco delle Valli
il 24 maggio 2013

Interrogazione alla Camera per salvaguardare i duemila posti di lavoro nelle aziende degli appalti postali




Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00516
presentato da
MICCOLI Marco
testo di
Martedì 21 maggio 2013, seduta n. 20
  MICCOLI e PIAZZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da circa novant'anni operano nel mercato dei servizi postali le agenzie di recapito meglio note come imprese private di appalti postali, le quali, sino all'anno 1999, hanno operato in regime di concessione dell'allora Ministero delle poste;
   successivamente al recepimento della direttiva comunitaria 97/67/CE, mediante l'emanazione del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, che poneva fine a tali concessioni, il Governo invitava le Poste italiane a stipulare accordi di collaborazione con le agenzie di recapito al fine di salvaguardare le stesse imprese e i livelli occupazionali;
   tali accordi si traducevano in affidamenti di corrispondenza ordinaria e raccomandata e servizi accessori di Poste italiane prorogati sino al 2007, anno in cui con un documento sottoscritto da agenzie di recapito, Poste italiane e Ministero delle comunicazioni – meglio noto comememorandum 11 dicembre 2007 – venivano definite le linee guida del processo di liberalizzazione dei servizi postali;
   nell'anno 2008 Poste italiane affidava i servizi di consegna della propria corrispondenza ordinaria raccomandata e servizi accessori con appositi bandi di gara, determinando una contrazione considerevole del valore affidato alle imprese che da circa 70 milioni del 2000 si riduceva a 58 milioni nel 2008, a 40 milioni nel 2011 e infine a 28 milioni nell'ultimo bando del 2012; tale contrazione di fatturato ha comportato rilevanti riduzioni di personale nelle imprese private; solo nell'ultimo anno i livelli occupazionali a rischio ammontano a circa 2000 unità, di cui il 30 per cento già compromesse;
   in alcune realtà come Roma e Napoli la dimensione del problema ha assunto livelli socialmente preoccupanti;
   nel predetto memorandum si stabiliva che tra le parti sarebbero state avviate iniziative e soluzioni idonee a salvaguardare l'occupazione delle agenzie di recapito e di Poste italiane; quanto esposto si realizzava di fatto solo per Poste italiane a seguito dell'accordo sulla riorganizzazione dei servizi postali del 28 febbraio 2013 firmata con le organizzazioni sindacali in cui si scongiuravano 9000 esuberi dichiarati dalla stessa azienda;
   purtroppo, per le agenzie di recapito in appalto nessun intervento sino a oggi ha garantito la tenuta dei livelli occupazionali;
   nel citato accordo sulla riorganizzazione dei servizi postali del 28 febbraio 2013 veniva sottoscritto tra le parti l'apertura di un tavolo entro il mese di aprile 2013 per la discussione delle problematiche legate alla contrazione dei volumi e dei livelli occupazionali delle aziende in appalto;
   a tutt'oggi nessuna trattativa nel merito si è mai instaurata, mentre aumenta lo stato di crisi economica e occupazionale delle imprese in appalto;
   Poste italiane – ente a totale partecipazione statale, il cui ruolo e risultato economico assumono rilevante importanza per ciò che attiene alla responsabilità sociale del nostro Paese – chiude da diversi anni bilanci con profitti in costante crescita, che si evidenziano con il risultato di un miliardo e trentadue milioni di utile ottenuto nel 2012 –:
   quali urgenti iniziative intenda adottare allo scopo di salvaguardare i duemila posti di lavoro nelle aziende degli appalti postali, anche mediante la convocazione di un tavolo di concertazione tra le parti interessate, le organizzazioni sindacali e gli organi istituzionali competenti, volto a garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. (4-00516)

martedì 21 maggio 2013

Interrogazione in Commissione alla Camera sull'Ufficio Postale di Ghedi (Brescia)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00144
presentato da
CAPARINI Davide
testo di
Venerdì 17 maggio 2013, seduta n. 18
  CAPARINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   si apprende che nell'ufficio postale del comune di Ghedi (BS) si verificano soventemente evidenti ed ormai insostenibili ed inaccettabili disagi subiti dai cittadini;
   gli utenti sono costretti a tempi di attesa estremamente lunghi anche per lo svolgimento delle più semplici operazioni, gli spazi sono inadeguati sia sotto l'aspetto distributivo che igienico, si riscontrano disguidi con la corrispondenza ed i servizi sono carenti;
   l'amministrazione comunale di Ghedi ha inoltrato, negli ultimi anni, a Poste Italiane spa innumerevoli solleciti senza mai aver avuto risposte esaustive ed allo stato attuale la condizione dei servizi erogati dall'ufficio postale non è affatto migliorata;
   il servizio reso dall'ufficio postale è di fondamentale importanza sia per i cittadini che per il tessuto economico del paese. I cittadini del comune di Ghedi hanno il diritto di godere di un servizio efficace ed efficiente, in grado di rispondere alle esigenze di una comunità che nel corso degli anni si è trasformata ed ampliata;
   Poste italiane spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che deve garantire l'espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità;
   i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale, e il gruppo Poste italiane offre inoltre prodotti e servizi integrati di comunicazione, logistici e finanziari su tutto il territorio nazionale;
   la direttiva 97/67/CE del 15 dicembre 1997 inserisce le prestazioni postali tra i servizi di interesse di economia generale e stabilisce specifici obblighi comunitari per la tutela dei servizi universali a garanzia della piena efficienza a favore degli utenti, dando la possibilità al cittadino-utente non soddisfatto del servizio postale di appellarsi, in prima istanza, all'operatore postale responsabile, in seconda istanza, all'autorità nazionale competente e, da ultimo, alla Commissione europea –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere nei confronti di Poste italiane spa per porre fine alle problematiche oramai croniche inerenti alla gestione dell'ufficio postale di Ghedi allo scopo di migliorare il servizio per adeguarlo alle esigenze della cittadinanza. (5-00144)

lunedì 20 maggio 2013

«Se te ne vai, assumiamo tuo figlio»


Il Secolo XIX/Genova
di Bruno Viani
Genova - Se vai via, ti assumo il figlio. La rivoluzione delle Poste passa anche attraverso una proposta che può essere difficile da respingere per un genitore. In questi giorni l’offerta (figlia dell’accordo nazionale dello scorso anno e già collaudata altrove e indirizzata a tutti i 5mila dipendenti) sta arrivando ai dipendenti del Cmp , il centro meccanizzato di smistamento dell’aeroporto dove il personale sarà decurtato.
Ma anche per un centinaio di portalettere che oggi lavorano con contratto trimestrale a tempo, le speranze di vedere una stabilizzazione sembrano destinate a tramontare: i numeri dell’azienda dicono che il traffico postale è diminuito del 27%. A fronte di questa realtà, oggi i portalettere sono 670 per 601 “zone”, ovvero tasselli del mosaico che compone il territorio della Liguria. E (nell’era delle mai le della libera concorrenza) sono considerati troppi.
A livello nazionale, i sindacati delle poste hanno ottenuto un risultato considerato positivo dagli interessati: da una richiesta iniziale di 9mila esuberi si è scesi a 5mila e il taglio dovrà avvenire senza alcun nessun licenziamento, ma attraverso una riorganizzazione dei servizi. Di fatto, si tratta di comporre un mosaico complesso che prevede la ricollocazione di chi oggi presta servizi sempre meno necessari, incrementando all’opposto i settori emergenti. Meno lettere e meno bollettini agli sportelli e più servizi bancari e offerte diverse che spaziano dalle consegne personalizzate al pagamento a domicilio dei conti correnti. La proposta aziendale prevede un taglio di circa 188 “zone” (l’area dove opera ogni portalettere) su Genova, Imperia, La Spezia, Savona.
Il confronto tra i sindacati e l’azienda è arrivato in Liguria al momento cruciale, entro la fine della settimana verranno definite la caselle della ristrutturazione delle attività, come dire uffici e servizi. La prossima settimana si inizierà invece a parlare di numeri e persone. Obiettivo: rendere quanto più possibile indolore la ristrutturazione per il personale e contenere i disagi di un’utenza che (secondo i sindacati) potrebbe pagare con maggiori ritardi della corrispondenza tradizionale il taglio dei portalettere. E già oggi è costretta ad affrontare lunghe code per il pagamento dei bollettini postali e il ritiro delle raccomandate inevase, servizi sempre più marginali in un’azienda che fa anche la banca e accorcia l’attesa in coda a chi è correntista a scapito di chi non lo è, vende libri e gadget e invita a sfidare la sorte con i gratta e vinci
I primi a cadere saranno i trimestrali. Ma non solo.
«Ci sono 159 persone, tra quelle che oggi lavorano al Centro meccanizzato dell’aeroporto , che certamente non saranno più utilizzate in quella sede - dice Claudio Donatini per la Cisl- una trentina di posti potrebbero essere liberati con forme di prepensionamenti e la proposta di assumere al loro posto i figli, per le altre non si sa se saranno destinate a nuovi servizi o agli sportelli».
Le proposte di assunzione “in famiglia” partono dall’azienda ai singoli lavoratori, fuori da una intesa generale che su questo punto i sindacati non sono riusciti a raggiungere. Si va avanti con accordi individuali che (per incentivare l’uscita di dipendenti a fine carriera o impiegati in settori non più strategici) fanno leva sul cuore di mamma e di papà: prevedono un pensionamento anticipato, o anche le dimissioni, rinunciando a una parte del trattamento di fine rapporto.in cambio dell’assunzione part-time del figli con un contratto di apprendistato che può durare anche 36 mesi prima del passaggio al tempo indeterminato. Ovviamente, la collocazione sarà in posti che rispondono alle nuove esigenze di Poste italiane.
Daniele Gadaleta, Cgil: «L’assunzione dei figli dei dipendenti, che devono avere i requisiti di studio e di età necessari per la qualifica che andranno a coprire, avviene all’interno di un accordo nazionale molto articolato che tenta di gestire un numero di esuberi che è stato quasi dimezzato rispetto al piano iniziale». Da “esuberi”, con una finezza lessicale, sono diventati “ eccedenze”. Di fatto, si parla di prepensionamenti con un incentivo a costo zero.
14 maggio 2013

sabato 18 maggio 2013

Poste italiane a domicilio



Grazie al postino telematico le operazioni allo sportello si potranno effettuare direttamente dalla propria abitazione
Nuovi servizi da Poste Italiane volti a migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso l’utilizzo di tecnologie al passo con i tempi. 
Grazie alle nuova professionalità del portalettere,  capace di garantire a domicilio l’incasso delle bollette, il pagamento delle spedizioni in contrassegno, le ricariche telefoniche, l’acquisto delle carte prepagate.  E’ dunque la figura familiare del portalettere la protagonista di questa rivoluzione epocale che riesce a coniugare il passato con il presente. Il postino continua a svolgere il suo classico lavoro di recapito ma, ecco la novità, grazie al suo computer palmare portatile consente ai cittadini di poter ottenere dei servizi offerti dagli uffici postali senza muoversi da casa. 
I portalettere delle città di Udine, Codroipo, San Giovanni al Natisone, Gemona e Tolmezzo sono ora forniti di un terminale mobile associato a una stampante, ovvero un computer palmare in grado di rendere più rapide le operazioni di consegna della corrispondenza e di aumentare ulteriormente la loro capacità operativa. In questo modo il cliente privato, il professionista, le imprese e le associazioni possono ottenere dei servizi di corrispondenza “su misura”. 
Oppure pagare bollettini di conto corrente senza muoversi da casa o dal proprio ufficio utilizzando le carte postali (Postepay e Postamat) o le carte bancomat dei circuiti internazionali. In questa fase di lancio del progetto è anche possibile prenotare la visita del portalettere senza costi aggiuntivi chiamando il numero gratuito 803.160. E’ evidente come questi servizi vadano a incidere su di un consistente risparmio di tempo, evitando alla clientela di recarsi agli sportelli, consentendole di ottenere il servizio tra le mura domestiche in caso di infortunio o altro inconveniente.
La messa a punto del “Postino telematico” viene resa possibile grazie alla realizzazione di una nuova piattaforma tecnologica che consente a Poste Italiane di sviluppare nuove opportunità di business, con un’attenzione particolare a servizi dedicati a specifici segmenti del mercato postale e finanziario.
18 maggio 2013

Pubblicato Sabato, 18 Maggio 2013 15:18

ilFriuli.it

giovedì 16 maggio 2013

Iniziativa FILP con Mozione al Senato per evitare che i concessionari della riscossione (Equitalia) possano aggredire i conti correnti dei pensionati



Atto Senato

Mozione 1-00032
presentata da
ALDO DI BIAGIO
martedì 7 maggio 2013, seduta n.019
DI BIAGIO, ROMANO, ESPOSITO Stefano, SCAVONE, GIBIINO, BARANI, MICHELONI, RAZZI - Il Senato,
premesso che:
la crisi economica che sta scuotendo il Paese sta assumendo dei tratti particolarmente drammatici in termini di riverberi sociali, tanto da legittimare gesti estremi da parte di lavoratori, rimasti senza lavoro e privi di riferimenti e di risorse economiche, e di imprenditori incapaci di far fronte alla gestione della propria attività;
in tale scenario, che assume i tratti di una vera e propria emergenza sociale, appare auspicabile procedere con una revisione degli aspetti maggiormente limitativi delle disposizioni introdotte dal Governo attraverso le misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria, tra cui il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, recante "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici" varato nel dicembre 2011;
in tale scenario appare opportuno evidenziare che l'articolo 12 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, introducendo la riduzione del limite per la tracciabilità dei pagamenti a 1.000 euro al fine di ridimensionare l'uso del denaro contante, ha previsto - tra l'altro - l'obbligo in capo ai lavoratori e ai pensionati di aprire un conto corrente postale o bancario per l'accredito delle somme percepite superiori ai 1.000 euro, riformando di fatto la disciplina vigente in materia di pignoramenti presso terzi, compresa quella del prelievo del quinto dello stipendio;
considerato che:
l'articolo 72-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, introdotto dal decreto-legge n. 16 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2012, con l'obiettivo di modificare i limiti di pignorabilità da parte dei concessionari della riscossione, ha previsto che il creditore o l'agente della riscossione possa procedere al pignoramento di stipendi, salari o altre indennità relative al rapporto di lavoro o dovute a causa del licenziamento nella misura di un decimo per importi fino a 2.500 euro e di un settimo per importi da 2.500 a 5.000 euro, mentre, per quanto riguarda gli importi superiori a 5.000 euro, il prelievo operato dal pignoramento esattoriale ritorna a configurarsi come quello previsto dalla normativa previgente nella misura di un quinto;
malgrado la riformulazione della disposizione, sussiste il rischio che il creditore o il concessionario della riscossione aggredisca direttamente l'intera capienza del conto corrente del debitore, piuttosto che avviare una procedura coattiva di pignoramento dello stipendio o della pensione dello stesso, aggirando nei fatti i citati limiti di pignorabilità introdotti dal legislatore;
nei fatti il creditore o concessionario della riscossione può aggredire tutti i risparmi di precedenti mensilità presenti sul conto corrente del pensionato o del lavoratore, bloccando anche le somme che confluiscono nel conto fino alla data dell'udienza di assegnazione;
in merito a quanto indicato, Equitalia SpA, concessionario pubblico di riscossione, avrebbe affermato: "Equitalia non può conoscere a priori quello che viene depositato sul conto corrente, però adotta gli eventuali correttivi del caso, in presenza di una richiesta da parte del contribuenti che comprovi che sul conto corrente confluisca solo la pensione, lo stipendio o altra indennità" (si veda l'articolo pubblicato su "Investireoggi.it" il 18 aprile 2013, in cui si legge, tra l'altro, che tale "difesa da parte di Equitalia (...) è stata prontamente smentita dal direttore dell'Agenzia delle Entrate"). L'affermazione di Equitalia appare non fondarsi su presupposti normativi validi in considerazione del fatto che emolumenti confluiti sul conto del pensionato o lavoratore perdono la loro configurazione originaria, rendendo di fatto impraticabile la proposta di Equitalia;
l'attuale configurazione della disposizione, permettendo l'aggressione dell'intera capienza dei conti correnti dei debitori, lavoratori e pensionati già vessati e spesso in oggettive difficoltà economiche, permette che rimangano privi di tutela e di qualsivoglia garanzia economica, poiché restano inapplicabili le disposizioni di salvaguardia in materia di tutela delle risorse;
quanto evidenziato rischia di violare in maniera vistosa la previsione di cui all'art. 38 della Costituzione in materia di assicurazione dei mezzi adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria;
sarebbero state già avviate procedure giudiziarie finalizzate al pignoramento e al blocco dei conti correnti di pensionati e lavoratori che risultano debitori, le cui conseguenze in termini sociali rischiano di essere seriamente preoccupanti;
appare opportuno evidenziare che la Corte di cassazione, con la sentenza n. 17178 del 9 ottobre 2012, ha sancito che le somme erogate a titolo di retribuzione e di trattamento di fine rapporto possano essere pignorate e quindi sequestrate nella forma del pignoramento presso terzi sul conto corrente intestato al dipendente, considerando il denaro versato sul conto del debitore come bene fungibile per eccellenza;
in occasione dell'audizione svoltasi presso la Camera dei deputati il 17 aprile 2013 nell'ambito dell'esame del decreto-legge n. 35 del 2013, cosiddetto decreto salva imprese, il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, ha evidenziato la sussistenza di una "lacuna normativa" in materia che impone una soluzione urgente,
impegna il Governo:
1) a prevedere in tempi celeri, anche con iniziative a carattere di urgenza, la revisione delle richiamate disposizioni, attraverso l'abrogazione della lettera c) del comma 2 dell'art. 12 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011;
2) a rafforzare, anche con iniziative a carattere di urgenza, i limiti di pignorabilità introdotti dal decreto-legge n. 16 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2012, al fine di riconoscere ai debitori delle garanzie minime, esorcizzando l'acuirsi di un disagio che rischia di configurarsi come una vera e propria emergenza sociale;
3) a varare, attraverso la decretazione d'urgenza, un pacchetto di interventi volti ad assicurare - nel pieno rispetto del principio costituzionale indicato - adeguati strumenti di garanzia e di tutela per le fasce sociali più colpite dalla gravosa crisi economica, anche attraverso una revisione della normativa afferente alle disposizioni urgenti per la crescita e il consolidamento dei conti pubblici introdotte negli ultimi due anni.
(1-00032)

mercoledì 15 maggio 2013

ROMA: BONACCORSI (PD), POSTE ITALIANE GRAVE DECISIONE A SCAPITO DEI ROMANI



(AGENPARL) - Roma, 15 maggio 2013 - "Nei giorni scorsi ho ricevuto moltissime segnalazioni da parte di cittadini romani riguardanti una decisione presa da Poste italiane e che ritengo assolutamente inaccettabile. Da alcune settimane, infatti, gli abitanti del I Municipio di Roma subiscono un pesante disagio: l’odissea della posta raccomandata. Nel silenzio generale, con una decisione improvvisa e non condivisa con nessuna istituzione o associazione rappresentativa, le Poste italiane hanno deciso di convogliare tutte le raccomandate del centro in un unico ufficio postale, quello di Via Marmorata, di fronte alla Piramide. Gli abitanti che ricevono l' avviso di raccomandata giacente ora saranno costretti come minimo a mezza giornata di passione. Per arrivare all’ufficio postale, i cittadini sono costretti a prendere, se la possiedono, la macchina oppure impiegare almeno 30-40 minuti di tempo con i mezzi pubblici. Poi c’è l’attesa per il ritiro: avendo convogliato tutto il centro storico su un unico sportello, i tempi medi di attesa sono spesso superiori all’ora di tempo. I disagi maggiori sono, ovviamente, per le persone anziane, che possono avere maggiori difficoltà sugli spostamenti oltre al fatto che si sta andando verso la stagione estiva, con tutti i disagi che questa porta alle persone di una certa età. La prima cosa che ho fatto è stata contattare l'Ufficio comunicazione di Poste italiane. Dalla risposta si evince che i tempi di attesa sarebbero notevolmente inferiori al passato (4/5 min alla mattina, 10 nel pomeriggio) e che a loro modo di vedere il servizio attualmente è molto migliorato. Senza nulla togliere a Poste italiane, io sono una rappresentante dei cittadini in Parlamento e ovviamente devo dar voce alle loro istanze. Ho deciso, quindi, su sollecitazione dei cittadini della mia città, di presentare un'interrogazione urgente in IX Commissione alla Camera (Trasporti, Poste e telecomunicazioni), di cui faccio parte, per sapere le motivazioni che hanno spinto a questa decisione e perché non si siano ascoltate ne' le istituzioni cittadine ne' alcuna associazione rappresentativa. Le Poste italiane sono un servizio di diretta emanazione del Ministero dello Sviluppo Economico, spero che il ministro sappia dare risposte (e possibilmente individuare soluzioni alternative) non tanto a me, ma ai cittadini che come spesso accade sono vittime di disagi senza alcuna motivazione plausibile". Lo afferma in una nota l'on. Lorenza Bonaccorsi (Pd) - Componente IX Commissione permanente.

martedì 14 maggio 2013

POSTE ITALIANE: INTERESSANTE SENTENZA CASSAZIONE DEL 13 MAGGIO 2013 SU CONTRATTO LAVORO TEMPORANEO TRASFORMATO A TEMPO INDETERMINATO


Con la sentenza  depositata il 13 maggio 2013, n. 11411 la Corte di Cassazione ha definito il ricorso riguardante il contratto per prestazioni di lavoro temporaneo, disconoscendone la legittimità -per carenza dei requisiti di legge ed in particolare della  forma scritta, con conseguente conversione in un ordinario contratto di lavoro a tempo indeterminato .
_____________________________________
SENTENZA
Poste Italiane spa chiede l’annullamento della sentenza della Corte d’appello di Milano, pubblicata il 17 luglio 2009, che ha rigettato l’appello contro la decisione con la quale il Tribunale di quella città aveva accolto la domanda di M. S..
Il signor S. ha lavorato in P.I. spa, impresa utilizzatrice di un contratto di fornitura di lavoro temporaneo stipulato con O. spa, per una pluralità di periodi, a cominciare da un primo lavoro a termine iniziato il 12 febbraio 2003 e terminato il 30 aprile di quello stesso anno, per poi essere più volte prorogato.
Tribunale e Corte d’appello, accogliendo la domanda del lavoratore, hanno ritenuto che la causale del contratto di fornitura, “casi previsti dal ccnl”, fosse del tutto generica ed inidonea ad integrare i requisiti di specificità richiesti dalla legge n. 196 del 1997. Né tale inidoneità poteva dirsi superata per il fatto che il contratto di lavoro temporaneo aggiungesse l’inciso “punte di attività”.
Per tali motivi la Corte ha ritenuto, in conformità al Tribunale, che il rapporto si doveva considerare direttamente instaurato tra il lavoratore e l’impresa utilizzatrice, con decorrenza dal giorno dell’assunzione, ed è a tempo indeterminato, condannando la società utilizzatrice a riammettere il lavoratore in servizio e a corrispondergli per il periodo pregresso le retribuzioni maturate dal giorno della messa in mora, detratto l’aliunde perceptum.
P.I. spa articola cinque motivi di ricorso. Il lavoratore si è difeso con controricorso. Entrambe le parti hanno depositato una memoria.
Con il primo motivo la società denunzia “violazione e falsa applicazione degli artt. 3, lett. a) della legge n. 196 del 1997 e dell’art. 12 prel. ex. (art. 360, n. 3, c.p.c.)”. la tesi sostenuta è che il contratto di fornitura può essere sottoscritto solo in presenza di determinati motivi con un onere sostanziale quindi e non di forma, mentre il contratto di lavoro temporaneo non impone alcun obbligo di specificare le ragioni del ricorso al lavoro temporaneo, con la conseguenza che l’onere di specificazione richiesto dalla Corte di Milano sarebbe ‘improprio’. Il quesito è il seguente: se sia o meno errata l’interpretazione che prescriva la specificazione, nel contratto di prestazione, dei motivi di ricorso al lavoro temporaneo e non semplicemente la loro indicazione anche per relationem a quelli previsti dal ccnl”.
L’art. 1, secondo comma, della legge 196 del 1997, consente il contratto di fornitura di lavoro temporaneo solo nelle seguenti ipotesi: “a) nei casi previsti dai ccnl della categoria di appartenenza della impresa utilizzatrice, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi; b) nei casi dì temporanea utilizzazione di qualifiche non previste dai normali assetti produttivi aziendali; c) nei casi di sostituzione dei lavoratori assenti, fatte salve le ipotesi di cui al comma 4″ (che prevede le situazioni in cui è vietata la fornitura di lavoro temporaneo).
La causale indicata nel contratto di fornitura in esame è la seguente: “Casi previsti dal ccnl”. Il contratto, pertanto, invece di specificare la causale all’interno delle categorie consentite dalla legge, si limita a riprodurre il testo della lett. a) dell’art. 1 della legge, senza compiere alcuna specificazione: non si specifica a quali contratti collettivi nazionali applicabili all’impresa utilizzatrice si fa riferimento, né, tanto meno, come sarebbe necessario, a quale delle ipotesi previste dalla contrattazione collettiva si fa riferimento.
La genericità della causale rende il contratto illegittimo, per violazione dell’art. 1, primo e secondo comma, della legge 196 del 1997, che consente la stipulazione solo per le esigenze di carattere temporaneo rientranti nelle categorie specificate nel secondo comma, esigenze che il contratto di fornitura non può quindi omettere di indicare, né può indicare in maniera generica e non esplicativa, limitandosi a riprodurre il contenuto della previsione normativa.
10. L’illegittimità del contratto di fornitura rende superfluo l’esame della legittimità del contratto di lavoro temporaneo conseguente.
11. Il secondo, il terzo ed il quarto motivo sono inammissibili perché non rientrano nella previsione dell’art. 360, n. 5, c.p.c. in quanto quelli indicati come fatti controversi e decisivi per il giudizio, non possono essere considerati tali, secondo la giurisprudenza consolidata di questa S.C. in base alla quale “Il motivo di ricorso con cui – ai sensi dell’art. 360, primo comma, n. 5 c.p.c. così come modificato dall’art. 2 del d.lgs. 2 febbraio 2006, n. 40 – si denuncia omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione, deve specificamente indicare il “fatto” controverso o decisivo in relazione al quale la motivazione si assume carente, dovendosi intendere per “fatto” non una “questione” o un “punto” della sentenza, ma un fatto vero e proprio e, quindi, un fatto principale, ex art. 2697 cod. civ., (cioè un fatto costitutivo, modificativo, impeditivo o estintivo) od anche un fatto secondario (cioè un fatto dedotto in funzione di prova di un fatto principale), purché controverso e decisivo (Cass., ord., 5 febbraio 2011, n. 2805; Cass. 29 luglio 2011, n. 16655). Nel caso in esame quelle poste sono non fatti, ma questioni giuridiche concernenti la valutazione della specificità del motivo di assunzione (secondo motivo), la mancata ammissione di prove (terzo motivo), la valutazione della unitarietà o molteplicità delle causali (quarto motivo).
12. Con il quinto motivo si denunzia violazione dell’art. 10 della legge 196 del 1997, ponendo il problema delle sanzioni.
13. La legittimità del contratto di fornitura costituisce il presupposto per la stipulazione di un legittimo contratto per prestazioni di lavoro temporaneo. Per scelta legislativa i vizi del contratto commerciale dì fornitura tra agenzia interinale e impresa utilizzatrice si riflettono sul contratto di lavoro.
14. L’illegittimità del contratto di fornitura comporta le conseguenze previste dalla legge sul divieto di intermediazione e interposizione nelle prestazioni di lavoro, e quindi l’instaurazione del rapporto di lavoro con il fruitore della prestazione, cioè con il datore di lavoro effettivo. Infatti, l’art. 10, primo comma, collega alle violazioni delle disposizioni di cui all’art. 1, commi 2, 3, 4 e 5 (cioè violazioni di legge concernenti proprio il contratto commerciale dì fornitura), le conseguenze previste dalla legge 1369 del 1960, consistenti nel fatto che “i prestatori di lavoro sono considerati, a tutti gli effetti, alle dipendenze dell’imprenditore che effettivamente abbia utilizzato le loro prestazioni”.
15. In tal senso questa S.C. si è espressa, in modo univoco e costante, con una pluralità di decisioni, a cominciare da Cass. 23 novembre 2010 n. 23684; Cass. 24 giugno 2011 n. 13960; Cass. 5 luglio 2011 n. 14714, alle cui motivazioni si rinvia per ulteriori approfondimenti.
16. Le medesime sentenze hanno precisato che alla conversione soggettiva del rapporto, si aggiunge la conversione dello stesso da lavoro a tempo determinato in lavoro a tempo indeterminato, per intrinseca carenza dei requisiti richiesti dal decreto legislativo 368 del 2001, a cominciare dalla forma scritta, che ineluttabilmente in tale contesto manca con riferimento al rapporto tra impresa utilizzatrice e lavoratore (sul punto, v. anche: Cass. 1148 del 2013 e Cass. 6933 del 2012).
17. L’effetto finale è la conversione del contratto per prestazioni di lavoro temporaneo in un ordinario contratto di lavoro a tempo indeterminato tra l’utilizzatore della prestazione, datore di lavoro effettivo, e il lavoratore.
18. Pertanto, la conclusione cui sono giunti il Tribunale e la Corte d’appello di Milano è pienamente conforme alla legge.
19. Non può essere accolta la richiesta di applicazione dell’art. 32 della legge n. 183 del 2010, formulata da P.I. spa con la memoria difensiva, in quanto il capo della decisione relativo al risarcimento del danno è passato in giudicato, non essendo stato oggetto di impugnazione. Per giurisprudenza costante di questa S.C. l’applicabilità dell’art. 32 cit. ai processi in corso in fase di appello o di legittimità trova il limite costituito dal giudicato.
20. Il ricorso, pertanto deve essere rigettato.
21. Le spese del giudizio di legittimità devono essere poste a carico della parte che perde il giudizio e vengono liquidate secondo i parametri previsti dal D.M. Giustizia, 20 luglio 2012, n. 140 (cfr. Cass. Sez. un. 17405 e 17406 del 2012).
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna la società ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimità al contro ricorrente, liquidandole in 50,00 euro per esborsi e 4.000,00 euro per compensi professionali, oltre accessori come per legge.

venerdì 10 maggio 2013

Poste: al via rivoluzione tecnologica


Inaugurata Isola digitale per gestione elettronica del cartaceo

09 maggio, 13:42
(ANSA) - CAGLIARI, 9 MAG - Parte dalla Sardegna la rivoluzione tecnologica di Poste Italiane. Si chiama "Isola Digitale", è la gestione elettronica del cartaceo, la prima in Italia. Il taglio del nastro oggi al Centro di meccanizzazione postale di Elmas. Il processo permette soprattutto alle aziende di dire addio a carta, archivi documenti, corrispondenza, per avvalersi di un archivio elettronico messo a disposizione dalle Poste. I documenti vengono acquisiti, scannerizzati e resi fruibili per via informatica.

POSTE: PETITTO (CISL), SIAMO INDIETRO IL FUTURO E' AZIENDA MULTI–SERVICE


(AGENPARL) - Milano Marittima (Ra), 09 mag -"Il futuro di Poste Italiane è sempre più quello di una azienda multi–service con un allargamento delle attività verso nuovi segmenti di mercato a partire dalla 'Direct - Mail', la spedizione della comunicazione pubblicitaria ed il marketing commerciale. In Italia siamo purtroppo ancora molto indietro. Ma questa è la "posta" che tiene ancora sul mercato". Lo ha sostenuto oggi il Segretario Generale della Slp Cisl, Mario Petitto, aprendo a Milano Marittima il Congresso nazionale del più rappresentativo sindacato di categoria di Poste Italiane, con oltre 65 mila iscritti su 140 mila dipendenti del gruppo Poste. "In Germania il direct-mail vale già oltre la metà dei volumi complessivi della posta, sei volte in più dei volumi italiani - ha sottolineato Petitto - Occorre che in Italia, le Poste aggrediscano con determinazione la catena decisionale dell' investimento pubblicitario, potenziando la rete commerciale di Poste con un insieme di partnership mirate". Dai dati forniti oggi dal Slp Cisl, il valore del mercato postale italiano è strutturalmente inferiore a quello degli altri paesi europei: circa 100 invii per abitante contro una media di 300-400 dei paesi competitori. Nell'ultimo quinquennio, il volume di traffico postale in Italia ha registrato un calo del 26 %, dovuto alla bassa crescita economica ed alla perdita di quote di mercato a favore delle aziende concorrenti. "Poste Italiane dovrebbe puntare oltre che sui servizi finanziari ed assicurativi anche sull' e-commerce, ancora sotto dimensionato rispetto alla media europea e sul mercato legato alla modernizzazione della pubblica amministrazione (in particolare il segmento delle notifiche degli atti amministrativi) riconvertendo il personale con massicci interventi formativi", ha spiegato nella sua relazione Petitto. Secondo il leader della Cisl Poste, il declino del settore, a causa della sostituzione della posta tradizionale con le diverse forme di comunicazione elettronica (Email, pec, social networking ), si può contrastare diversificando il business di Poste italiane verso nuovi segmenti di mercato e con un quadro normativo orientato alla difesa del settore postale. "Con la nascita del nuovo governo è necessario far riaccendere i riflettori sulle Poste per farle uscire dal cono d'ombra in cui sono finite", ha attaccato polemicamente Petitto. "E' un paradosso constatare come all'estero la nostra azienda sia considerata uno dei migliori operatori postali al mondo, mentre in Italia ci sono tante ostilità da parte di finanza, banche, persino dell' Antitrust". Infine la stoccata al management di Poste Italiane. "Nessuno pensi di governare la trasformazione di Poste Italiane senza la partecipazione attiva dei lavoratori e senza il sindacato che più di ogni altro li rappresenta da sempre", ha ammonito Petitto, che ha anche rilanciato la partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa. "Ciò non vuol dire sostituirsi al management ma ricordare che poste italiane è una azienda assai complessa per essere governata in solitudine. Il confronto deve svolgersi sulla base dei principi dichiarati nel codice etico dell'azienda in un clima di reciproco riconoscimento di legittimità e dignità. Nelle relazioni industriali vogliamo un 'patto'e lo vogliamo ora. I migliori successi e le migliori performance di Poste, sono avvenuti quando le scelte manageriali avevano il pieno e convinto sostegno dei lavoratori”.
È quanto si apprende da Slp Cisl.

martedì 7 maggio 2013

Messina, Poste Italiane : assunzioni a tempo indeterminato per i figli degli ex dipendenti


poste italianePossono tirare un sospiro di sollievo i nuovi dipendenti delle poste che tanto hanno atteso la notizia, incerti fino all’ultimo sul proprio destino. Si tratta di tutti quei giovani che negli scorsi anni, grazie ad un accordo fra Poste Italiane e sindacati hanno ottenuto un posto di lavoro presso gli uffici dove in precedenza lavorava un genitore che aveva posticipato il momento in cui avrebbe percepito la pensione, in favore dell’assunzione del proprio congiunto.
Espressa grande soddisfazione da parte dei sindacati che hanno così ottenuto il passaggio contrattuale da part time a full time per 150 dipendenti entro il 2013; l’inquadramento avverrà seguendo il criterio dell’anzianità, primi fra tutti gli assunti nel 2010; saranno firmati 50 contratti a giugno, altrettanti a luglio e infine 50 entro dicembre. Si discute già anche di un numero imprecisato di assunzioni nel 2014.
Questo permette di ristabilire un equilibrio e facilitare l’organizzazione del lavoro fra il personale assunto a tempo pieno e quello part time. Una consolazione per tutti coloro che hanno abbandonato il posto di lavoro in favore dei figli a pochi anni dalla pensione che però, con l’attuale riforma Fornero sono cresciuti notevolmente.


7 maggio 2013
strettoweb

Interrogazione alla Camera dei Deputati e rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri sulla trasparenza delle forme di sostegno pubblico in favore delle imprese editoriali



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00350
presentato da
BOCCADUTRI Sergio
testo di
Lunedì 6 maggio 2013, seduta n. 12
  BOCCADUTRI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   le forme di sostegno pubblico in favore dell'editoria sono riconducibili a due tipologie fondamentali: gli aiuti economici diretti in favore di determinate imprese editoriali; gli aiuti economici indiretti, di tipo generalizzato, a loro volta distinguibili in riduzioni tariffarie, agevolazioni fiscali e credito agevolato;
   la principale forma di contributo all'editoria di tipo indiretto per molti anni è stata rappresentata dalle tariffe postali agevolate per le spedizioni in abbonamento di prodotti editoriali;
   in particolare, Poste italiane ha applicato agli editori condizioni agevolate per la consegna dei prodotti editoriali presso gli abbonati La differenza rispetto alla normale tariffa è stata compensata a Poste italiane dallo Stato;
   il valore complessivo delle agevolazioni tariffarie riconosciute all'editoria, secondo le quantificazioni effettuate a consuntivo dalla società Poste italiane, è stato pari a 303 milioni di euro nel 2005 e a 299 milioni di euro nel 2006;
   la ripartizione tra i diversi beneficiari, nel 2005, è stata la seguente: le imprese editrici iscritte al Registro degli operatori di comunicazione hanno ricevuto circa 174 milioni di euro, mentre alle associazioni e organizzazioni no profit sono stati assegnati 104 milioni di euro; i restanti 25 milioni di euro corrispondono a riduzioni riconosciute per spedizioni di libri;
   sempre secondo i dati del 2005, gli unici ad oggi resi disponibili da un'indagine conoscitiva dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, tre gruppi editoriali assorbono quasi un terzo delle agevolazioni complessive, ricevendo un contributo medio di quasi 17 milioni di euro ciascuno. Una seconda categoria, composta da 19 imprese, beneficia poi del 25 per cento dei contributi, con un valore medio di quasi 2,3 milioni di euro. Infine, meno della metà del totale dei contributi postali erogati dallo Stato viene ripartita tra quasi 5.000 editori, che ricevono in media una compensazione nell'ordine dei 16 mila euro;
   in particolare, limitatamente alle compensazioni postali, nel 2005 queste sono state le somme liquidate dallo Stato ai principali editori: Arnoldo Mondadori Editore s.p.a. 18.877.876, Il Sole 24 ore S.p.a. 17.822.223, R.C.S. Quotidiani S.p.a. 13.763.592, Periodici San Paolo 6.966.300, Gruppo Editoriale L'Espresso 4.689.442, Avvenire Nuova Editoriale Italiana 3.603.599, Conquiste del Lavoro S.r.l. 2.996.742, De Agostini Editore 2.581.004, Athesia Druck 2.536.023, Edizioni La Stampa 2.415.521, Erinne S.r.l. 2.319.132, Hachette Rusconi S.p.a. 2.304.336, Mondolibri S.p.a. 2.106.761;
   dal 4 gennaio 2006 è possibile trovare sul sito del Governo i contributi pubblici all'editoria; i contributi indiretti e le compensazioni postali, nel caso di specie, non sono tuttavia pubblicati –:
   quali misure la Presidenza del Consiglio intenda assumere per rendere pubblici, trasparenti e consultabili dai cittadini anche i dati relativi ai contributi indiretti e alle compensazioni postali avvenute dopo il 2006, ove liquidate.
(4-00350)

Arrivano i postini telematici






















VALCAMONICA (Brescia)  -  
Grazie alla possibilità di effettuare pagamenti on line già c’era stato l’addio alle code degli sportelli postali, ma ora non è più necessario nemmeno accendere il pc: in 37 Comuni del bresciano sono arrivati i postini telematici attraverso i quali i cittadini possono ricevere a domicilio alcuni servizi di Poste Italiane.
La novità è già stata introdotta ad Artogne, Angolo Terme, Gianico, Incudine, Malonno, Monno, Piancamuno, Piancogno, Ponte di Legno, Temù, Esine, Darfo Boario Terme, Edolo Corteno Golgi, Vione e Vezza d’Oglio. In modo particolare, il nuovo servizio prevede che i postini siano dotati di palmari e pos ambulante, di guisa che l’utenza può avvalersi dell’opportunità di pagare direttamente al postino le bollette, le ricariche telefoniche, le spedizioni in contrassegno e le ricariche su carte prepagate. In Lombardia sono già 3.100 i portalettere che offrono tale servizio.
L'Eco delle Valli
Scritto da  il 6 maggio 2013 e pubblicato in Notizie Brevi.

Fondo Immobiliare Europa 1, A.E.C.I: c’è la responsabilità dei collocatori



Sono molti i risparmiatori che nel 2004 hanno investito Fondo Immobiliare Europa 1 e che adesso si ritrovano a dover fronteggiare pesanti perdite di denaro. Si tratta di piccoli risparmiatori e pensionati, il target degli investitori di Poste Italiane da cui il Fondo è stato prevalentemente collocato. A dare notizia dell’ennesimo episodio di ‘risparmio tradito’ l’associazione A.E.C.I. che nell’ultimo periodo ha ricevuto diverse segnalazioni.
E’ successo, infatti, che il Fondo ha perso oltre l’82% del valore delle sue quote, quasi il 65%, tenendo conto dei dividendi distribuiti nel corso degli anni (fonte:www.tradingsystems.it): nel 2004 le quote sono state pagate 2.500 euro e oggi sono scambiate in Borsa a circa 438,00 euro.
Il Fondo Immobiliare Europa 1 è un fondo comune di investimento di tipo chiuso, il cui patrimonio è gestito collettivamente e nello stesso modo per tutti i partecipanti dalla Società di Gestione del Risparmio Vegagest Immobiliare. Il Fondo è stato collocato nel 2004 principalmente attraverso Poste Italiane S.p.A. e la Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A., banca depositaria del Fondo. Il valore unitario delle quote del Fondo, all’esito del collocamento, era di Euro 2.500 e la durata del Fondo di dieci anni con scadenza il 31 dicembre 2014.L’attività del fondo, come chiarita nel prospetto informativo, è costituita dall’acquisizione e successiva rivendita, in misura rilevante, di immobili e diritti reali di godimento sugli stessi ed all’assunzione di partecipazioni, anche di controllo, in società immobiliari quotate e non quotate, in strumenti finanziari e società immobiliari che svolgono attività di costruzione.
L’Associazione avanza una serie di dubbi sull’operato dei collocatorila sottoscrizione di quote del fondo costituiva  un’operazione rischiosa, in quanto si trattava di un investimento a lungo termine, nel quale subentrano tutta una serie di fattori, quali, ad esempio, l’andamento del mercato immobiliare, la non agevole liquidabilità dei beni immobili. Risultava evidente, quindi, che non è un tipo di investimento adatto ad una platea di piccoli investitori, quali i pensionati, che costituiscono una larga fetta dei clienti di Poste, poco, o per nulla, propensi al rischio, tanto meno ad impegnarsi in investimenti a medio o lungo termine.
L’A.E.C.I. invita coloro che hanno investito i loro risparmi  nel  Fondo Europa Immobiliare 1 a rivolgersi allo sportello operativo di Roma, telefonicamente al numero 06 4510914, per email (helpdesk@euroconsumatori.eu) e tramite la CHAT ON LINE su www.euroconsumatori.eu.