lunedì 3 novembre 2014

Poste Italiane, interrogazione rivolta anche al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali sul piano industriale "lacrime e sangue" di 20 mila esuberi

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06630
presentato da


BALDASSARRE Marco
testo di
Mercoledì 29 ottobre 2014, seduta n. 320
  BALDASSARRE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come si evince da articoli di stampa di questi giorni, la società Poste Italiane spa avrebbe predisposto un piano industriale «lacrime e sangue» con un allarmante indicazione in merito a circa 20 mila esuberi;
   il fattoquotidiano.it confermerebbe tali indiscrezioni, indicando criticità per quanto concerne il numero dei dipendenti e un'ondata di demansionamenti finalizzati a contenere i costi in vista della quotazione in borsa del gruppo pubblico;
   Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale e altresì, con la direttiva europea 6/2008, le viene riconosciuto un ruolo importante nel contributo alla coesione sociale, disponendo di reti postali in zone rurali e scarsamente popolate;
   a parere dell'interrogante – stando anche alle ultime audizioni dell'amministratore delegato in Commissione trasporti alla Camera dei deputati – emergerebbero notevoli criticità sulla capacità del gruppo Poste Italiane nel mantenere standardminimi di qualità del servizio universale e nel garantire i livelli occupazionali e altresì, notevoli criticità per i numerosi disservizi verificatesi negli ultimi mesi –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, possano attivarsi per fare chiarezza su eventuali esuberi e le soluzioni alle criticità espresse in premessa e se altresì intendano attivarsi al fine di mantenere gli standard minimi di qualità del servizio universale;
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, reputino necessario intervenire affinché Poste Italiane spa attui strategie per la sostenibilità dell'attività dei lavoratori e altresì, ogni iniziativa volta alla tutela della salute degli stessi.
(4-06630)

Interrogazione rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico sul taglio di 17-20 mila unità di personale considerato in esubero in Poste Italiane



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06673
presentato da
BRUGNEROTTO Marco
testo di
Giovedì 30 ottobre 2014, seduta n. 321
  BRUGNEROTTO e D'INCÀ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da diversi organi di stampa si apprende che secondo il nuovo piano industriale, che sarà presentato entro novembre prossimo, la ristrutturazione aziendale di Poste Italiane prevede il taglio di 17-20 mila unità di personale considerati in esubero;
   in seguito alla diffusione della notizia pubblicata dall'agenzia di stampa Radiocor, l'azienda ha replicato nel giro di poche ore affermando che le notizie che si stavano diffondendo, relative al piano industriale di Poste riportassero «numeri immaginari che creano solo inutili incertezze e allarmismi all'interno dell'azienda» e che quando il piano, orientato alla crescita e allo sviluppo del gruppo in un momento di forte competitività dei mercati, sarà definito nei dettagli verrà presentato ai sindacati per un confronto sereno e costruttivo;
   ma da quanto riportato da ilfattoquotidiano.itfonti interne all'azienda riferiscono che nel piano industriale, del gruppo, ancora in fase di elaborazione, c’è una riduzione importante del numero di dipendenti non precisamente quantificata ed anche un'ondata di demansionamenti finalizzai a contenere i costi in vista della quotazione in Borsa del gruppo pubblico;
   Poste italiane Spa è una società per azioni il cui capitale sociale è attualmente posseduto per il 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che in base al contratto di programma stipulato con lo Stato, è tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
   tale servizio disciplinato dall'articolo 3, decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, prevede che «è assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutto il territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali montane, a prezzi accessibili all'utenza e che, «il servizio universale risponde alla necessità di assicurare alla generalità dei cittadini, su tutto il territorio nazionale, il diritto di fruire dei servizi postali in esso ricompresi, sulla base di determinati standard di  qualità e di tariffe orientate ai costi, sottoposti al controllo dell'Autorità di regolamentazione»;
   in molte zone del paese i piccoli uffici postali lavorano a giorni alterni per carenza di organico e Poste italiane non assume personale a tempo indeterminato preferendo utilizzare i lavoratori precari assunti a ciclo continuo allo scopo di non interrompere un servizio essenziale come quello del recapito della corrispondenza;
   già nel luglio del 2012 Poste italiane spa annunciava la chiusura di 1.156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
   nella direttiva europea 6/2008 si riconosce che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti;
   se il Ministro interrogato non ritenga che, i tagli del personale previsti e le chiusure di uffici postali periferici in atto in tutta Italia da parte di Poste italiane, non comportino una limitazione di diritti dei cittadini di alcune aree del Paese e non limitino la capacità di mantenere degli standard minimi di qualità per il servizio universale, e quali azioni intenda intraprendere per far sì che Posteitaliane garantisca i suddetti standard minimi.
(4-06673)

martedì 21 ottobre 2014

INTERPELLANZA URGENTE SU POSTE ITALIANE E ALITALIA


ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00721

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 313 del 20/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: MINNUCCI EMILIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/10/2014
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 20/10/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00721
presentato da
MINNUCCI Emiliano
testo di
Lunedì 20 ottobre 2014, seduta n. 313
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il trasporto aereo costituisce un elemento significativo per il sistema economico nazionale con un impatto diretto sull'economia, tale da renderlo determinante per lo sviluppo ed il rilancio del Paese;
il traffico aereo internazionale, nonostante la congiuntura economica globale, già nel 2011, è tornato a crescere del 6,5 per cento (circa 150 milioni di passeggeri) e secondo le previsioni della IATA (fine 2012) negli anni a venire si dovrebbe avere un incremento annuo del 5,3 per cento;
l'Italia, con circa 800 mila passeggeri settimanali, si pone come uno dei più grandi mercati all'interno dell'Unione europea; tuttavia, nel 2012 ha subito una decrescita del 4,7 per cento di passeggeri;
i passeggeri movimentati nel 2012 dal traffico aereo negli aeroporti romani è pari a 36 milioni per Fiumicino e di 5 milioni per Ciampino. Roma da sola movimenta circa il 30 per cento del traffico nazionale;
nel nostro Paese la crisi economica ed industriale ha determinato un aggravio della già incerta situazione del trasporto aereo nazionale a causa della carenza di specifiche ed efficienti politiche industriali e gli attuali investimenti strutturali appaiono frammentari e non all'interno di un organico ed efficace sistema coordinato da una cabina di regia dalla quale avere una visione complessiva;
per quanto concerne la società Alitalia-CAI, l'intesa con Poste italiane ed Etihad, che apre uno scenario nuovo e di sviluppo per tutto il sistema aeroportuale italiano, non ha però avuto l'epilogo sperato sulla gestione degli esuberi. L'accordo separato del 13 luglio 2014 tra Alitalia-CAI e le organizzazioni sindacali pone infatti in mobilità circa 2000 unità; di queste circa 681 verranno ricollocate con «possibili» processi di esternalizzazione, altre 616 con ricollocazione interne alla nuova Alitalia per circa 900 unità è stata prevista la sola mobilità con la sperimentazione dei «contratti di ricollocazione» di cui manca tutta la parte attuativa e organizzativa;
la vertenza Groundcare che vede il fallimento della società di handler e che coinvolge 850 lavoratori, è un ulteriore segnale delle possibili conseguenze di un'implosione del sistema di trasporto aereo italiano –:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di:
a) continuare il confronto sul trasporto aereo riattivando, al più presto, il tavolo nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per affrontare le principali questioni riguardanti il settore, ossia regole, authority, politiche industriali, indirizzi di sistema, investimenti infrastrutturali e, in particolare, insieme alla regione Lazio, per aprire un particolare confronto sul sistema aeroportuale romano;
b) esplicitare le esternalizzazioni annunciate dall'accordo ministeriale tra Alitalia – CAI e organizzazioni sindacali del 13 luglio 2014 in tutte le loro parti all'interno di una logica industriale, dando finalmente delle certezze ai tanti lavoratori coinvolti su tempi, azienda di trasferimento e condizioni contrattuali;
c) definire il ruolo di Poste Italiane nell'acquisizione di servizi e infrastrutture ICT di Alitalia e nel relativo e auspicato passaggio di personale – 77 unità – da Alitalia a Poste, come indicato dall'accordo del 13 luglio 2014 e come si evince da dichiarazioni dello stesso Ministro interpellato;
d) chiarire, in particolare, il ruolo di Atitech nell'acquisizione di attività di manutenzione a medio e lungo raggio di Alitalia nel relativo e auspicato passaggio di personale, 200 unità, in Atitech, come indicato dall'accordo del 13 luglio 2014 e dallo stesso Ministro interpellato con dichiarazioni alla stampa;
e) dare delucidazioni e rassicurazioni sul futuro del polo manutentivo dell'aeroporto di Fiumicino;
f) definire i tempi della concretizzazione dei contratti di ricollocazione,chiarendo il ruolo dell'ENAC e della regione Lazio.
(2-00721) «MinnucciGiulianiBoccadutriMiccoliVenittelliMelilliTariccoPrinaPaolo RossiBenamatiChaoukiPetitti,D'OttavioMazzoliCausiTideiMarroniGregoriPlanggerCatalanoMarco Di StefanoCosciaSimoniArgentinCassano,CardinaleZoggiaBonaccorsiTarantoMassaGrassiFassinaBoccuzzi».

venerdì 17 ottobre 2014

Poste Italiane: risposta del governo sulla società Kipoint srl


Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 15 ottobre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-02112
La Società Kipoint srl, interamente partecipata da Poste Italiane Spa, nasce alla fine del 2002, quale franchisor di una rete di negozi per la fornitura di servizi di spedizione (urbani, nazionali ed internazionali), di gestione documentale (dai servizi di fotocopisteria alla stampa digitale), di domiciliazione postale e di rivendita di prodotti nel settore della telefonia, della cancelleria, della cartoleria e di prodotti per ufficio.
La società Poste Italiane al riguardo ha comunicato che tra il 2002 ed il 2005 la Società Kipoint srl ha sottoscritto 112 contratti difranchising. Prima della fine del 2005, Kipoint srl confluisce, tramite fusione per incorporazione, in PosteShop Spa, interamente controllata da Poste Italiane Spa.
La Divisione Franchising Kipoint di Poste Shop ha sottoscritto, tra il 2005 ed il 2010, altri 70 ulteriori contratti di franchising che si aggiungono ai 112 e, in tale arco di tempo, le chiusure anticipate rispetto alla data di scadenza sono state 81.
Nel corso del 2010, Poste Shop spa cede il ramo d'azienda Divisione Franchising Kipoint alla neo costituita Kipoint Spa che, fino al mese di marzo 2014, ha firmato 43 nuovi contratti, a fronte di 16 chiusure avvenute prima della scadenza e di 6 avvenute alla regolare scadenza dei relativi contratti.
A tal riguardo. Poste Italiane ha rappresentato che la motivazione delle citate chiusure, concordate consensualmente con il franchisor Kipoint, è da ricercare nella maggior parte dei casi, nell'insorgenza di problemi a carattere personale ed imprenditoriale del singolo franchise.
Ciò premesso, in merito a quanto richiesto dagli On.li interroganti circa i requisiti che hanno consentito alla società Kipoint di figurare tra i franchisor convenzionati con l'allora Sviluppo Italia, si rappresenta quanto comunicato dall'Agenzia Invitalia al riguardo.
La valutazione cui è sottoposta una rete in franchising si basa sulle informazioni che vengono fornite dal franchisor al momento della presentazione della domanda di accreditamento, al fine di verificare la coerenza della rete con i parametri di valutazione adottati dall'Agenzia e comunicati sul proprio sito, nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge 129/2004 sull'affiliazione commerciale.
Kipoint è stata accreditata con convenzione sottoscritta nell'aprile 2006 e, pertanto, la valutazione ha riguardato le seguenti aree:
1 – Valutazione del patrimonio di conoscenze possedute dal franchisor. Nel caso in oggetto Kipoint ha prodotto 2 diversi manuali operativi (Manuale operativo ed il Kipoint starter kit) ritenuti entrambi sufficientemente analitici e nel rispetto di quanto previsto dalla legge 129/2004, Al momento della sottoscrizione della convenzione, inoltre, la società aveva realizzato una organizzazione interna in grado di garantire il presidio territoriale e di dare attuazione all'affiancamento al franchisee beneficiario delle agevolazioni.
2 – Valutazione del franchisor e dello sviluppo della rete commerciale. Kipoint, come già detto, è una società costituita nell'ambito del Gruppo Poste Italiane quale divisione di PTSHOP S.p.A. che aveva registrato una crescita del fatturato nel biennio 2003/2004. Presentava un discreto equilibrio della liquidità nel triennio 2002/2004 e dopo un primo anno di indebitamento contenuto, la società ne ha incrementato il valore attenendosi su livelli caratteristici del settore.
3 – Valutazione del mercato di riferimento. All'epoca dell'accreditamento risultava con un trend crescente. Kipoint è una rete in franchising attiva nel campo dei servizi alle spedizioni e il mercato di riferimento era sia quello connesso con le imprese (BtoB) che il mercato consumer. Kipoint, del Gruppo Poste Italiane poteva beneficiare di significative economie di scala e soprattutto di accesso a forniture di spedizionieri a prezzi concorrenziali. Non ultimo si stava avviando la liberalizzazione dei servizi postali con l'ingresso di operatori privati nel campo delle spedizioni postali (direttiva 97/67/CE).
4 – Valutazione del piano di sviluppo presentato e impregno del franchisor. A fronte del numero di punti vendita in franchising già attivi obiettivo della rete era di realizzare nel triennio 2006/2009 ulteriori 120 punti vendita di cui 13 in affiliazione con beneficiari della misura agevolativa 185/2000 – Titolo II, in coerenza con il potenziale allora dimostrato ed in linea con i concorrenti del mercato di riferimento (il principale concorrente all'epoca aveva una rete di oltre 250 punti vendita). Si ricorda inoltre che per la specificità del rapporto ed in coerenza con gli obiettivi della legge si richiedeva un impegno fideiussorio ai franchisor per garantire il rispetto dei piani di sviluppo e finalizzato ad evitare proposte di incremento del numero punti vendita non coerenti con le proprie capacità di crescita.
5 – Valutazione del costo di realizzazione del punto vendita. All'epoca il valore complessivo degli investimenti (totalmente finanziato dall'Agenzia) aveva un valore medio di circa euro 70.000 (per un negozio di 70 mq.) comprensivo della fee di ingresso stabilita dalfranchisor in euro 15.000, pertanto coerente con quanto previsto dalla normativa di riferimento ed aderente alla realizzazione di un punto vendita di servizi analoghi.
Secondo quanto comunicato dall'agenzia Invitalia, nel periodo di riferimento sono state presentate e valutate 47 domande di cui 35 non hanno ottenuto il finanziamento; le restanti 12 sono state ammesse per un importo complessivo di fondi stanziati pari ad euro 700.000 per investimenti (con un valore medio di circa euro 59.000 inferiore a quanto previsto per la realizzazione del punto vendita medio).
Il numero dei punti vendita finanziati è risultato coerente con quanto previsto dal piano di sviluppo.
In vista del termine di scadenza della Convenzione conclusa con Kipoint, l'Agenzia ha avviato le operazione per verificare l'opportunità di rinnovare l'accordo con il franchisor. In particolare, la procedura di rinnovo prevede la richiesta di riscontri oggettivi ai franchisee finanziati: a fronte dell'invio di questionari ai franchisee finanziati sono giunte risposte ritenute non adeguate a dar seguito alla Convenzione stipulata a suo tempo.
De Vincenti Claudio - Vice Ministro Sviluppo Economico

sabato 4 ottobre 2014

Poste Italiane, il Governo conferma che i Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura.


Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03579
presentato da
BRUNO BOSSIO Vincenza
testo di
Giovedì 18 settembre 2014, seduta n. 293
BRUNO BOSSIOTULLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
nel contratto di programma che Poste Italiane spa ha stipulato con lo Stato il servizio universale è definito con alcuni criteri minimi che vanno dalla garanzia di recapito della corrispondenza in un massimo di 5 giorni, all'apertura di almeno 18 ore settimanali degli uffici postali, a standard minimi di servizio durante i mesi estivi, alla presenza di almeno un ufficio postale in ogni comune;
con decreto ministeriale del 7 ottobre 2008 il Ministero dello sviluppo economico approvava le condizioni generali per l'espletamento del servizio postale universale i cui criteri di distribuzione degli uffici postali legavano la presenza dei punti di accesso alla rete alla percentuale dei residenti e quindi in evidente contrasto con la direttiva dell'Unione europea 6/2008, recepita nel diritto interno con il decreto legislativo n. 58 del 2011;
nella direttiva europea 6/2008 si riconosce, infatti, che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree;
nel luglio del 2012 Poste Italiane spa annunciava la chiusura di 1156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
le motivazioni della chiusura venivano individuate nella scarsa redditività di questi uffici, per lo più situati in zone montane, rurali o scarsamente popolate al fine di operare una «razionalizzazione» della rete;
successivamente, il piano di razionalizzazione di Poste Italiane spa riduceva il numero degli uffici da sopprimere a 1096 in tutta Italia e ad 89 nella sola Calabria;
il 21 marzo 2013 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emanava una delibera (236/13/CONS) che avviava «un procedimento istruttorio volto a valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica previsti dalla normativa attualmente in vigore»;
con sentenza n. 1117 del 29 gennaio 2014, il TAR del Lazio interveniva su ricorso del comune di San Pietro in Guarano (CS) avverso alla chiusura dell'ufficio postale della frazione di Redipiano;
la sentenza di accoglimento del ricorso recita che «la direttiva comunitaria ed il decreto legislativo (in particolare articolo 3, comma 5, lettera c) del decreto legislativo n. 261 del 1999 come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011), hanno posto un particolare accento anche sulle esigenze degli utenti, in particolare delle zone rurali e di quelle scarsamente popolate; esigenze che non sarebbero rispettate col solo criterio di ragionevolezza basato sull'equilibrio economico come presupposto per la permanenza di uffici postali in territori particolarmente disagiati» e che «è quasi superfluo rilevare come nell'ambito di un servizio pubblico l'equilibrio economico non possa assumere la stessa determinante rilevanza che assume nella gestione di una impresa privata»;
il TAR del Lazio, pertanto, richiamava Poste Italiane spa ad operare scelte organizzative che seguano innanzitutto il principio della garanzia del «pubblico servizio» sottolineando che anche in periodi di spending review gli interessi sociali non possono essere sottomessi all'esasperata ricerca dell'utile;
un altro ricorso al TAR per un caso analogo pare sia stato presentato dal comune di Aprigliano (CS) ed è in attesa di definizione;
per citare un altro esempio nel mese di giugno del 2013 veniva chiuso l'ufficio postale di Rocca Imperiale (CS) situato nel centro del comune;
alla data attuale a Rocca Imperiale è attivo un solo ufficio postale situato nella frazione Marina a 4 chilometri dal centro;
la chiusura è intervenuta nonostante l'ufficio di Rocca Imperiale centro fosse dotato di locali idonei, a norma e di recente costruzione e servisse una popolazione residente composta principalmente da anziani che, allo stato attuale, subiscono notevoli disagi nel recarsi all'ufficio della Marina molto distante dalle loro residenze, anche perché non esistono servizi di trasporto pubblico adeguati a garantire collegamenti con la frazione della Marina –:
se il Ministro interrogato non ritenga che, in seguito alle recenti numerose chiusure di uffici postali in tutta Italia, non si siano, nei fatti, limitati i diritti dei cittadini di alcune aree ad avere un servizio efficace ed efficiente, in evidente contrasto con il contratto di programma sottoscritto da Poste Italiane spa con lo Stato e quali azioni intenda intraprendere per richiamare Poste Italiane spa, società interamente finanziata dallo Stato, alla sua mission fondamentale di erogatrice di un servizio di pubblica utilità, anche alla luce del pronunciamento del TAR del Lazio citato in premessa. (5-03579)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 18 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-03579
Con riferimento alla richiesta formulata dall'onorevole interrogante, sentita anche l'Autorità Garante nelle Comunicazioni, rappresento quanto segue.
Il decreto legislativo del 22 luglio 1999, attribuisce all'Autorità Garante nelle Comunicazioni una competenza specifica nella «determinazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio».
La società Poste Italiane è tenuta, sulla base del Contratto di programma stipulato con il Ministero dello sviluppo economico e in conformità al decreto ministeriale 7 ottobre 2008, a trasmettere all'Autorità, entro l'inizio di ogni anno di riferimento, un elenco delle strutture di recapito «che non garantiscono condizioni di equilibrio economico», un piano di intervento e i relativi criteri per la razionalizzazione della loro gestione.
Ciò premesso, il piano di razionalizzazione 2012, citato nell'atto in esame, risultava conforme ai criteri di distribuzione degli uffici postali che il Ministero dello sviluppo economico, allora competente, aveva stabilito al fine di garantire sul territorio nazionale, un congruo numero di punti di accesso alla rete postale.
Nello specifico della regione Calabria, Poste italiane ha informato che a fronte di n. 89 chiusure di uffici postali previste dal succitato Piano di razionalizzazione, a seguito dei confronti con le organizzazioni sindacali le istituzioni locali interessate, sono state effettivamente attuate, nel periodo 2012-2013, n. 39 chiusure.
Per la chiusura dell'ufficio postale «Rocca Imperiale» sito nell'omonimo comune nella provincia di Cosenza, Poste Italiane ha comunicato che lo stesso fu inserito nel Piano delle chiusure relativo all'anno 2012, a causa dell'esiguità dei flussi di traffico che da tempo presentava e che non permetteva il raggiungimento di una situazione di equilibrio tra domanda e offerta di servizi, nel rispetto dei vincoli normativi previsti dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008.
Nel mese di giugno 2013 l'ufficio è stato definitivamente chiuso. Poste italiane ha assicurato che l'operatività del predetto ufficio è stata assorbita senza criticità di sorta dall'ufficio di «Rocca Imperiale Marina», ubicato nel medesimo Comune, aperto dal lunedì al sabato.
Su tale delicata materia, tuttavia, l'Autorità ha avviato con propria delibera n. 236/13/CONS, un'apposita istruttoria finalizzata a valutare la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti di accesso.
Tale istruttoria si è conclusa con l'adozione di una ulteriore delibera n. 342/14/CONS, da parte dell'Autorità medesima con la quale la stessa ha integrato i criteri di distribuzione degli uffici postali di cui all'articolo 2 del decreto del 7 ottobre 2008, attraverso l'introduzione di specifiche previsioni di garanzia a tutela degli utenti residenti nelle zone remote del Paese, qualificando come tali, da un lato, i comuni rurali che rientrano anche nella categoria di comuni totalmente montani, dall'altro, le isole minori.
Tengo a far presente che gli uffici citati nell'atto, situati nei Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani (secondo l'elenco di Comuni italiani pubblicato dall'lSTAT a giugno 2013) e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura nei limiti di quanto previsto dall'articolo 2 della suddetta delibera.
L'Autorità Garante nelle Comunicazioni ha sottolineato, tuttavia, come tale divieto non abbia, chiaramente, efficacia retroattiva e si applichi a far data dall'entrata in vigore della delibera.
Giacomelli Antonello – Sottosegretario di Stato Sviluppo Economico

Poste Italiane, risposta del Governo sulla chiusura dell'ufficio di Santa Barbara di Caltanissetta

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 23 settembre 2014
nell'allegato B della seduta n. 296
4-03872
presentata da
CANCELLERI Azzurra Pia Maria
Risposta— Si risponde all'atto in esame sulla base delle informazioni acquisite presso la società Poste Italiane la quale ha rappresentato che l'ufficio postale «Villaggio Santa Barbara», il 20 dicembre 2013, durante l'orario di chiusura, è stato oggetto di un tentativo di effrazione che, come emerso dagli accertamenti effettuati, ha provocato seri danni alla struttura dell'immobile, compromettendone la sicurezza.
Si è pertanto resa inevitabile l'immediata chiusura dello stesso e la ricerca di nuovi locali, peraltro già individuati, e per i quali sono in corso i consueti controlli finalizzati a verificarne l'idoneità alla destinazione d'uso.
Poste Italiane ha assicurato, infine, che per garantire la continuità del servizio alla clientela, l'operatività dell'ufficio è stata inizialmente trasferita presso l'ufficio postale «Caltanissetta Leone», distante circa 5 km da Villaggio Santa Barbara e, dal mese di aprile 2014, in attesa della realizzazione della nuova sede, è stato attivato un ufficio provvisorio di tipo «
container», posizionato in prossimità dell'ufficio postale della citata frazione. 
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economicoAntonello Giacomelli.

mercoledì 1 ottobre 2014

Interrogazione rivolta al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per intraprendere iniziative affinchè l’INPS informi preventivamente agli aventi diritto, che, al raggiungimento dell’età utile per la pensione di vecchiaia o per l’assegno sociale possono avanzare domanda per la liquidazione e l’erogazione mensile della pensione.


ATTO SENATO

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02734

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 320 del 30/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: DI BIAGIO ALDO
Gruppo: PER L'ITALIA
Data firma: 30/09/2014
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 30/09/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02734
presentata da
ALDO DI BIAGIO
martedì 30 settembre 2014, seduta n.320
DI BIAGIO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
la pensione di vecchiaia è una prestazione economica erogata dall'INPS in favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, che ne facciano domanda e che abbiano raggiunto l'età stabilita dalla legge e perfezionato l'anzianità contributiva e assicurativa richiesta;
a decorrere dal 1° gennaio 2012 i soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia esclusivamente in presenza di un'anzianità contributiva minima pari a 20 anni, costituita da contributi versati o accreditati a qualsiasi titolo;
i lavoratori dipendenti del settore privato possono andare in pensione dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 con l'età di 65 anni e 3 mesi e con 66 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2020, requisito adeguato alla aspettativa di vita;
tutti i lavoratori, dipendenti ed autonomi, in mancanza dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ma in condizioni di basso reddito devono fare domanda all'INPS per ricevere l'assegno sociale al compimento dei 65 anni, che viene liquidato dopo una verifica dei requisiti;
ad oggi la misura massima dell'assegno è pari a 447,61 euro per 13 mensilità e il limite di reddito è pari ad 5.818,93 euro annui per soggetto non coniugato e 11.637,86 per coniugato;
al raggiungimento dei 65 anni di età l'interessato deve inoltrare una richiesta all'INPS esclusivamente per via telematica;
dai dati raccolti dal segretario generale dell'organizzazione sindacale Federazione italiana lavoratori postali, Giuseppe Giordano, è notevole il numero delle persone in Italia che pur avendo compiuto i 65 anni ed in presenza dei requisiti di legge non presentano o non hanno presentato la domanda per la pensione in quanto non sono a conoscenza della procedura;
il lavoratore italiano che ha svolto un lungo periodo di lavoro all'estero, invece, riceve, anche nel proprio domicilio in Italia, la comunicazione ufficiale prima del raggiungimento dell'età pensionabile dallo Stato estero dove ha lavorato e dove può presentare la domanda per la pensione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, per quanto di sua competenza, intenda intraprendere iniziative affinché l'INPS informi preventivamente con comunicazione ufficiale gli aventi diritto, che, al raggiungimento dell'età utile per la pensione di vecchiaia o per l'assegno sociale possono avanzare domanda per la liquidazione e l'erogazione mensile della pensione.
(4-02734)

lunedì 29 settembre 2014

Risposta del Governo sui lavoratori di Crotone della società Getek Information Comunication Technology


Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 24 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-03436
L'atto di sindacato degli onorevoli Rizzetto ed altri, si riferisce alla vicenda occupazionale dell'impresa Getek Information Technology Srl, avente sede legale in Roma ed operante sul mercato internazionale dell’information technology, con specifico riferimento al sito operativo di Crotone.
Preliminarmente, è opportuno ricordare – ai fini di un corretto inquadramento della vicenda – che, nell'estate del 2005, la Getek Information Technology Srl (allora denominata Gepin Spa) è risultata aggiudicataria – insieme ad un consorzio capitanato da Poste Italiane Spa – di una gara ad evidenza pubblica per la gestione di un contact center integrato INPS/INAIL.
L'attività di contact center si è svolta, in particolare, presso la sede operativa di Crotone mediante l'utilizzo della tecnologiapredictive dialing, largamente diffusa, e con l'impiego di 73 lavoratori, formati direttamente dall'INPS, aventi una specifica competenza in diritto e pratica della previdenza ed assistenza sociale obbligatoria.
Nell'ottobre del 2008, a seguito della scadenza del contratto di appalto del 2005, l'INPS e l'INAIL hanno bandito una nuova gara di appalto a procedura ristretta, all'esito della quale – nel novembre del 2009 – la gestione del servizio di contact center integrato INPS/INAIL è stata affidata alla società Transcom Worldwide Spa, con sede legale in L'Aquila, che subentrava così ai precedenti fornitori capitanati da Poste Italiane Spa, tra i quali, per l'appunto, la Getek Information Technology Srl.
Nel giugno del 2010 – mentre la Transcom Worldwide Spa iniziava le attività di formazione dei propri lavoratori, – la Getek Information Technology Srl otteneva una proroga che la impegnava ad effettuare, in via esclusiva, il servizio di contact centerintegrato INPS/INAIL fino al 25 settembre 2010.
Allo scadere del termine, la Getek Information Technology Srl ha dato avvio ad una serie di iniziative finalizzate al reimpiego dei lavoratori nella medesima attività ma senza alcun esito positivo.
La Getek Information Technology Srl ha quindi dovuto ricorrere al trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO), relativamente al periodo dal 4 ottobre 2010 al 1o ottobre 2011. Successivamente – con decreto direttoriale del 13 gennaio 2012 – i competenti uffici del Ministero che rappresento hanno provveduto ad approvare il programma di cassa integrazione guadagni straordinaria finalizzato alla cessazione dell'attività, con contestuale concessione – per il periodo dal 3 ottobre 2011 fino al 2 ottobre 2012 – del trattamento straordinario di cassa integrazione guadagni (CIGS) nei confronti di un massimo di 73 unità lavorative occupate presso il sito di Crotone.
Diversi sono stati – ma senza alcun esito positivo – i tentativi effettuati dalla Provincia di Crotone e della Regione al fine di coinvolgere i 73 lavoratori crotonesi nella società Transcom Worldwide Spa mediante un allargamento della commessa ovvero attraverso un processo di riorganizzazione dell'INPS. Da ultimo, nello scorso mese di luglio, presso l'Assessorato al lavoro della Provincia di Crotone si è tenuta una riunione – cui ha preso parte anche l'INPS – al fine precipuo di sollecitare l'Istituto al recupero delle predette maestranze.
Nel corso dell'incontro, i rappresentanti dell'istituto – alla luce delle potenziali complessive implementazioni del servizio – hanno confermato l'impegno di farsi parte attiva con la società aggiudicataria per consentire il reimpiego presso la stessa dei 73 lavoratori, al fine di non disperdere la professionalità dagli stessi acquisita.
In siffatto contesto, nel rilevare che, ad oggi, non è stato richiesto dalle parti sociali alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale in argomento, sono comunque in condizione di garantire la massima attenzione del Ministero che rappresento in ordine alla vicenda rappresentata dagli onorevoli interroganti con il presente atto parlamentare, nonché di valutare, qualora richiesto, ogni possibile soluzione diretta a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie, tenuto anche conto degli strumenti di tutela finora attivati.
Massimo Cassano – Sottosegretario di Stato Lavoro e Politiche Sociali


Postel spa, maggiore trasparenza e sensibilità per i trasferimenti. Interrogazione alla Camera.

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06158

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 298 del 25/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: BIANCHI NICOLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/09/2014
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 25/09/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06158
presentato da
BIANCHI Nicola
testo di
Giovedì 25 settembre 2014, seduta n. 298
NICOLA BIANCHIDE LORENZIS e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Postel spa, società con socio unico del gruppo Poste italiane, operante nel settore dei servizi di comunicazione destinati alle aziende e alla pubblica amministrazione, ha recentemente attuato il trasferimento di 17 lavoratori dalla sede di Pomezia (via Campobello n. 43) alla sede di Roma di viale Europa n. 175;
tale trasferimento è avvenuto a poco più di due anni di distanza dallo spostamento, alla fine del 2011, di 77 risorse di Postel spa presso la suddetta sede di Pomezia dagli uffici di Roma siti in via Massaia n. 31, in seguito al rilascio dell'immobile che ospitava complessivamente 284 lavoratori. I restanti 207 lavoratori di via Massaia, invece, sono stati contestualmente trasferiti nello stabile di viale Europa 175 Roma;
lo spostamento collettivo del 2011 da Roma a Pomezia, ad avviso degli interroganti, non ha in alcun modo agevolato né logisticamente né strategicamente le attività aziendali. Dopo poco tempo, infatti, l'azienda ha ritenuto opportuno riunire le strutture tecnico-operative;
per i dipendenti di Postel, inoltre, non esisterebbe una graduatoria di mobilità interna di accesso alla capogruppo Poste Italiane;
risulta agli interroganti almeno una domanda di trasferimento per gravi e comprovati motivi familiari, cui si sono aggiunti motivi di salute, ancora non accolta, a fronte di altre domande evase, ad avviso degli interroganti, con tempistiche e modalità che appaiono talvolta non trasparenti;
la signora E.C., come già esposto nell'interrogazione a risposta in Commissione n. 5/01907, è dipendente a tempo indeterminato dal 2008 della società Postel e nel 2010 ha presentato domanda di trasferimento o telelavoro in Puglia;
la richiesta di specie non è stata accolta nonostante la stessa, per caratteristiche ampiamente documentate (famiglia monoparentale e requisiti come da legge n. 104 del 1992), rivesta carattere di urgenza;
l'indisponibilità al trasferimento, o al telelavoro, nega un preciso diritto del lavoratore, non ponendo in essere i criteri minimi di pari opportunità nella gestione delle risorse umane –:
di quali elementi i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, dispongano in merito a quanto esposto in premessa;
se non intendano intervenire per favorire, nei limiti di competenza, una maggiore trasparenza e una maggiore sensibilità per le problematiche esposte in premessa presso imprese, come Poste italiane spa, a totale partecipazione dello Stato. (4-06158)

venerdì 26 settembre 2014

Presentata una Risoluzione in Commissione Finanze e Attività Produttive alla Camera dei Deputati per promuovere accordi fra il sistema bancario e le associazioni imprenditoriali, volti all'abbattimento dei costi di gestione dei POS (Point of sale/ punto di vendita – dispositivo elettronico per pagamenti elettronici ), prevedendo forme di defiscalizzazione degli oneri connessi all'installazione ed alla gestione dei dispositivi sotto forma di credito d'imposta.



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00465
presentato da
CAPEZZONE Daniele
testo di
Martedì 23 settembre 2014, seduta n. 296
  Le Commissioni VI e X,
   premesso che:
    il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha ridotto, all'articolo 12, il limite di utilizzo del contante e dei titoli al portatore, con decorrenza dal 6 dicembre 2011 ad un importo inferiore ad euro 1.000; ha altresì previsto, all'articolo 12, comma 9, che l'Associazione bancaria italiana, le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, la società Poste italiane spa, il Consorzio bancomat, le imprese che gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale dovessero definire entro il 1o giugno 2012, ed applicare entro i tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza;
    non essendosi pervenuto, secondo le modalità e nei termini previsti dal citato articolo 12, comma 9, del decreto-legge n. 201, all'elaborazione delle suddette regole condivise, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del medesimo decreto-legge n. 201, la loro definizione è stata demandata a un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
    il comma 4 dell'articolo 15 del decreto-legge n. 179 del 2012, ha stabilito che, a decorrere dal 1o gennaio 2014, i soggetti che effettuano l'attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, fossero tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito;
    il successivo comma 5 del medesimo articolo 15 ha stabilito che, con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, venissero disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini, anche in relazione ai soggetti interessati, per l'attuazione della disposizione previste dal citato comma 4: con i medesimi decreti poteva essere disposta l'estensione degli obblighi a ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili;
    successivamente, al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi alle nuove disposizioni normative, è intervenuto l'articolo 9, comma 15-bis, del decreto-legge n. 150 del 2013 (cosiddetto decreto «Milleproroghe»), con il quale è stato prorogato al 30 giugno 2014 il termine di entrata in vigore dell'obbligo di accettazione dei pagamenti mediante carte di debito;
    ai sensi dell'articolo 15, comma 5, del decreto-legge n. 179 del 2013 è stato emanato il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che, all'articolo 2, comma 2, stabiliva che, in sede di prima applicazione e fino al 30 giugno 2014, l'obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito si applicasse a tutti i pagamenti di importo superiore a trenta euro e limitatamente ai pagamenti effettuati a favore degli esercenti il cui fatturato dell'anno precedente a quello nel corso del quale è effettuato il pagamento fosse superiore a duecentomila euro; tale disposizione, per effetto della proroga introdotta dal citato decreto-legge «Milleproroghe», è stata tuttavia vanificata;
    successivamente è stato adottato il decreto 14 febbraio 2014 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, recante il regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento: tale provvedimento si limita ad enunciare alcuni principi di carattere generale, dettando regole solamente in materia di trasparenza e di pubblicità; in particolare, l'articolo 4 del decreto ministeriale stabilisce una maggiore pubblicità delle commissioni d'interscambio imponendo ai gestori dei circuiti «di rendere noti e aggiornati in maniera chiara, completa, trasparente attraverso il proprio sito internet le eventuali commissioni d'interscambio applicate alle operazioni di pagamento», l'articolo 5 prescrive «la confrontabilità delle commissioni» per gli esercenti obbligati dal 30 giugno di avere una apparecchio POS (Point of Sale) in negozi, aziende e studi, mentre l'articolo 6 stabilisce una revisione periodica almeno annuale delle commissioni, correlate al volume e al valore delle operazioni;
    a pochi mesi dall'entrata in vigore dell'obbligo di dotarsi del POS il meccanismo stenta a decollare e, contestualmente, l'applicazione delle previste disposizioni normative sta creando notevoli disagi a commercianti, artigiani e liberi professionisti, in quanto i costi di installazione e gestione delle apparecchiature incidono in maniera significativa sul fatturato e rischiano di essere, in questa congiuntura economica, proibitivi per molti piccoli e medi imprenditori, come denunciato anche dalle associazioni di categoria: in particolare, il provvedimento del Governo avrebbe dovuto incentivare l'utilizzo della moneta elettronica sia dal punto di vista dei consumatori sia da quello delle imprese, evitando che uno strumento introdotto per la condivisibile lotta all'evasione si trasformi in un balzello aggiuntivo per artigiani, commercianti e i liberi professionisti; non è infatti in discussione il diritto del consumatore di pagare come meglio crede i propri acquisti, ma il fatto che sia la legge ad imporre agli imprenditori un costo aggiuntivo insostenibile, determinando anche ripercussioni negative nel rapporto fiduciario tra venditore e acquirente;
    in tale contesto va inoltre ricordato che i costi per l'installazione dei POS presentano una componente fissa e una variabile: i costi fissi coprono la disponibilità dell'apparecchiatura POS e dipendono dalle diverse funzionalità che il terminale può offrire e dal tipo di tecnologia utilizzata per il collegamento; i costi variabili sono, invece, legati al numero e all'ammontare delle transazioni effettuate dalla clientela e dipendono dal tipo di circuito utilizzato; spesso le due componenti di costo sono fra loro collegate: a costi fissi più alti possono essere associati costi variabili più bassi (e viceversa);
    nello scorso mese di luglio, presso il Ministero dello sviluppo economico si sono tenute le prime due riunioni di uno specifico tavolo sul tema della diffusione delle transazioni con carte di pagamento: a questi incontri hanno preso parte i rappresentanti dell'ABI, dell'Aiip (Associazione italiana istituti di pagamento e di moneta elettronica), del Consorzio Pagobancomat, dei gestori dei circuiti internazionali Visa e MasterCard e di alcuni operatori di mercato dei pagamenti elettronici; nelle prossime settimane, il tavolo proseguirà con la convocazione delle organizzazioni delle imprese e dei professionisti;
    gli interventi normativi di questi ultimi anni si inquadrano nella dichiarata intenzione del legislatore di modernizzare il sistema di pagamenti del nostro Paese ed avvicinarlo così agli standard europei, agevolando ed incrementando la diffusione e l'utilizzo della moneta elettronica in funzione di una sensibile riduzione dei costi legati alla gestione del contante da parte delle imprese, di un più efficace contrasto all'evasione fiscale, al riciclaggio e alla corruzione, garantendo una maggiore tracciabilità dei pagamenti; di una semplificazione della contabilità di banche, imprese e pubblica amministrazione, senza considerare la riduzione dei costi sociali legati a furti, scippi e rapine;
    l'esigenza di promuovere in Italia l'uso di questi sistemi di pagamento è confermata dall'evidenza che il sistema italiano dei pagamenti si caratterizza per una maggiore incidenza delle transazioni regolate attraverso il contante, ben oltre P80 per cento del controvalore totale, rispetto agli altri principali Paesi europei, dove non si supera il 60 per cento;
    a livello europeo, l'Unione europea ha approvato, ad oggi, la direttiva sui sistemi di pagamento del 2007 (2007/64/CE), anche nota come PSD – Payment services directive, che definisce un quadro giuridico comunitario per i servizi di pagamento elettronici e quella sulla moneta elettronica del 2009 (2009/110/CE), concernente l'avvio, l'esercizio e la vigilanza prudenziale dell'attività degli istituti di moneta elettronica; la direttiva PSD è stata recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 11 del 2010, la seconda direttiva con il decreto legislativo n. 45 del 2012: entrambe le direttive non prendono in considerazione gli aspetti di policylegati agli obiettivi di diffusione degli strumenti di pagamento elettronico, limitandosi agli aspetti formali legati alla armonizzazione finanziaria della disciplina dei relativi mercati di riferimento, lasciando ampie possibilità di deroga ai singoli Stati membri; il quadro normativo comunitario mantiene margini confusi e criticità tali da aver indotto la Commissione europea ad elaborare e a pubblicare il 24 luglio 2013 un pacchetto di proposte (COM (2013)547 def.) per facilitare l'uso dei pagamenti via Internet, che aggiorna le disposizioni delle citate direttive sui sistemi di pagamento (2007/64/CE) e sulla moneta elettronica (2009/110/CE);
    il 3 aprile 2014 il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura una proposta di regolamento che prevede un tetto sulle commissioni interbancarie con carte di credito e di debito (interchange fee) dello 0,2 per cento della transazione per le carte di debito e dello 0,3 per cento della transazione per le carte di credito; per i primi 22 mesi il tale tetto alle commissioni sarà in vigore solo per le transazioni internazionali, successivamente, entro due anni dalla data di pubblicazione del provvedimento, entrerà in vigore anche per quelle domestiche;
    secondo la relazione allegata alla proposta della Commissione europea, il calo dell’interchange fee dovrebbe ridurre i costi a carico dei commercianti di circa sei miliardi di euro all'anno e rilanciare l'uso del pagamento elettronico; attualmente, la commissione pagata dalla banca del commerciante alla banca del consumatore, può essere addirittura pari all'1,5 per cento del totale della transazione; si calcola che la media europea sia dello 0,9 per cento;
    la maggiore diffusione degli strumenti di moneta elettronica rappresenta inoltre un elemento imprescindibile per lo sviluppo del commercio elettronico e dei servizi online, il quale a sua volta può costituire un notevole elemento di crescita e di modernizzazione del Paese, in primo luogo sotto il profilo economico ed occupazionali, ma anche sotto quello sociale;
    appare necessario colmare in Italia il ritardo tecnologico e infrastrutturale che attualmente penalizza i consumatori e le imprese italiane rispetto all'accesso alla banda larga, costituendo un freno allo sviluppo e agli investimenti produttivi nel settore;
    in tale contesto si inseriscono le iniziative con la quale la Commissione europea ha indicato una serie di azioni concrete volte a raddoppiare entro il 2015 la quota di e-commerce delle vendite al dettaglio, nonché la percentuale del PIL europeo complessivo prodotto dall'economia online,
impegnano il Governo:
   a proseguire celermente nelle convocazione e nella tenuta dei tavoli tecnici presso il Ministero dello sviluppo economico, al fine di promuovere accordi fra sistema bancario e le associazioni imprenditoriali, volti all'abbattimento dei costi di gestione dei POS, prevedendo anche forme di defiscalizzazione degli oneri connessi all'installazione ed alla gestione dei dispositivi sotto forma di credito d'imposta;
   a prevedere l'innalzamento dell'importo minimo oltre il quale si applica l'obbligo di accettare pagamenti elettronici (50 euro) o l'esclusione temporanea dal provvedimento dei settori di attività a basso margine di redditività, individuati attraverso apposito tavolo cui partecipino il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e le parti sociali;
   ad assumere iniziative volte a incrementare la trasparenza delle diverse proposte commerciali delle banche, anche attraverso la pubblicizzazione dei valori della commissioni interbancarie della diverse banche e sviluppando un indice sintetico di costo che consenta agli operatori una facile comparazione delle diverse offerte;
   a dare attuazione, nell'ambito della riforma del sistema fiscale, al principio di delega stabilito dall'articolo 9, comma 1, lettera f), della legge n. 23 del 2014, con particolare attenzione alle forme incentivanti l'utilizzo della moneta elettronica;
   a verificare lo stato della diffusione dei POS presso le pubbliche amministrazioni;
   a provvedere a tenere costantemente e tempestivamente informate le commissioni parlamentari competenti sugli sviluppi dei tavoli di lavoro presso il Ministero dello sviluppo economico sull'andamento del monitoraggio degli effetti del decreto sul mercato, sia in termini di volumi sia di prezzi;
   a definire e attuare ogni utile iniziativa per sostenere e diffondere le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, allo scopo di sfruttarne al meglio il potenziale di sviluppo, superando il cosiddetto digital divide e ponendo le imprese e i cittadini nelle condizioni di utilizzare appieno e in condizioni di parità sull'intero territorio nazionale tutte le possibilità, non solo economiche, ma anche sociali, informative e culturali, offerte daInternet;
   ad accompagnare e sostenere le imprese, in particolare le piccole e medie imprese, in quel processo di crescita dimensionale e di modernizzazione produttiva, tecnologica e organizzativa, che costituisce una condizione importante per consentire loro di operare e competere efficacemente sui mercati online;
   a sostenere in particolare lo sviluppo dell’e-commerce, in una prospettiva di innovazione, sostegno alla crescita economica e la competitività, superando i ritardi che ancora caratterizzano, anche sotto questo aspetto, il tessuto economico nazionale;
   a rafforzare i sistemi di contrasto delle frodi telematiche nel settore dell’e-commerce, assicurando ai consumatori un più elevato livello di sicurezza, con specifica attenzione ai profili di trasparenza e chiarezza delle informazioni commerciali, alla garanzia dei prodotti venduti e dei servizi offerti.
(7-00465) «CapezzoneAbrignaniSandra Savino,PolidoriLaffrancoMarti».

giovedì 18 settembre 2014

Poste Italiane: interrogazione immediata in Commissione alla Camera sulla vendita dei biglietti "gratta e vinci"



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03580
presentato da
LIUZZI Mirella
testo di
Mercoledì 17 settembre 2014, seduta n. 292
LIUZZIDELL'ORCODE LORENZISSPESSOTTOCRISTIAN IANNUZZIPAOLO NICOLÒ ROMANO e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il fenomeno delle vendite di biglietti «Gratta e Vinci» all'interno degli uffici postali è una sperimentazione iniziata il 7 febbraio 2011 mediante un accordo tra Lottomatica Group spa e Poste italiane. Questo avvenimento ha generato un problema di regolamentazione e le autorità competenti non sono ancora intervenute per la sua risoluzione;
secondo parte della giurisprudenza di diritto del lavoro il problema è anche di discriminare le attività strettamente connesse al servizio universale postale (o perlomeno attinenti il recapito della corrispondenza) rispetto a quelle di natura commerciale-finanziaria-ludica (gratta e vinci) peculiari dell'ufficio postale standard ma non destinatarie della norma speciale sui contratti a termine a-causali;
la vendita dei gratta e vinci è stata segnalata da associazioni di consumatori, impiegati delle stesse Poste e diversi sindacati. Le segnalazioni sono state comunicate all'Autorità garante della concorrenza e del mercato con l'invito ad avviare un'istruttoria che, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro;
oltre gli aspetti economici della vendita di gratta e vinci agli sportelli di Poste italiane, il risvolto più grave è quello connesso al gioco d'azzardo patologico. Il gioco d'azzardo patologico è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità e solo in Italia i giocatori patologici sono stimati tra i 700.000 ed 1 milione. Gli studi hanno evidenziato che tra i soggetti più a rischio ci sono gli anziani che sono anche tra i maggiori utenti degli uffici postali;
a detta dell'interrogante è inaccettabile che un servizio pubblico possa allo stesso tempo incentivare una piaga sociale, dato che è stato provato che la riduzione dell'offerta di gioco è l'arma più importante per combattere il gioco d'azzardo patologico. La presenza di distributori all'interno di alcuni uffici, oltre che la vendita effettuata anche in maniera esplicita dallo stesso operatore di sportello nel momento conclusivo delle operazioni postali, rappresenta una vera e propria tentazione per coloro che si trovano in attesa del proprio turno e che per ingannare il tempo vengono invitati a tentare la fortuna;
la battaglia legale sollevata per prima in Italia dall'associazione «Io Ci Sono» di Andria ed a cui hanno aderito la maggior parte dei movimenti dei consumatori ha prodotto la rimozione dei distributori automatici dagli uffici di Poste italiane della città;
la vendita di gratta e vinci all'interno degli uffici postali appare in controtendenza alla mission di Poste Italiane spa che dovrebbe essere volta a «favorire le comunicazioni, i pagamenti e gli scambi logistici, generando significativi vantaggi economici e di servizio» e porre come perno la «valorizzazione delle persone e la specializzazione delle competenze» –:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto sopra esposto, nell'ambito delle proprie competenze, non ravvisi l'opportunità di intervenire affinché, all'interno degli uffici di Poste Italiane, venga esclusa la vendita di gratta e vinci da parte di operatori, o per tramite di distributori. (5-03580)

giovedì 11 settembre 2014

Poste Italiane: negli atti parlamentari della Camera dei Deputati di lunedì 8 settembre 2014 l'on.Francesco Ribaudo comunica al Governo che si rivolgerà alla Procura della Repubblica per denunciare le assunzioni con il sistema clientelare nella società per azioni di Poste Italiane. In Sicilia sono stati dati dieci posti ai figli di sindacalisti.


CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 285 di lunedì 8 settembre 2014

On. Francesco Ribaudo
(Chiarimenti in ordine alla stipula di contratti di somministrazione a tempo determinato da parte del gruppo Poste italiane – n. 2-00656)
  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ribaudo n. 2-00656, concernente chiarimenti in ordine alla stipula di contratti di somministrazione a tempo determinato da parte del gruppo Poste italiane (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Ribaudo se intenda illustrare la sua interpellanza.
  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, come sappiamo Poste italiane è una società per azioni a totale capitale pubblico. Poste italiane quest'anno, il 22 marzo, ha pubblicato sul proprio sito un avviso pubblico per reclutare 1.070 lavoratori, che dovevano servire per il periodo primavera-estate 2014. Aveva anche individuato il numero e le qualifiche: 835 portalettere e 235 addetti allo smistamento. Poi aveva anche individuato le procedure. Nell'avviso, ancora oggi presente sul sito, ogni giovane, ogni lavoratore, ogni cittadino, poteva presentare il proprio curriculum.
  Migliaia di giovani hanno presentato la propria candidatura. Fatto sta che ho appreso qualche mese fa che Poste italiane, ancora una volta, si rivolge alle agenzie interinali per le assunzioni. La cosa grave è che l'ha fatto nel 2011, l'ha fatto nel 2012 e l'ha fatto nel 2013. Tuttavia, in presenza quest'anno, nel marzo 2014, dell'avviso pubblico, che motivo c’è di ricorrere alle agenzie interinali
? Il motivo c’è, ce lo siamo spiegati. E il motivo è semplicemente che, con le agenzie interinali, si può aggirare l'avviso pubblico. E così è avvenuto. Infatti, da notizie che ho io, informali, ma anche dettagliate, che oggi qui non elencherò per ragioni pure di privacy e di rispetto delle singole persone, c’è uno scandalo in atto: diversi sindacalisti, appartenenti a diverse sigle sindacali, hanno assunto i propri figli attraverso le agenzie interinali, eludendo quello che è il bando, l'avviso pubblico; avviso pubblico che ha dato speranza, ha dato prospettiva a tanti giovani che hanno pensato: chissà, forse, il vento di cambiamento, il rinnovamento, forse si potrà accedere alla pubblica amministrazione. Infatti, per quanto mi riguarda, Poste italiane, anche se è una società per azioni, è una società a capitale pubblico e, quindi, in quella struttura, i singoli ragazzi, i singoli cittadini, le persone vedono una società pubblica, vedono lo Stato, lo Stato che ti fa un'offerta di lavoro. Questa offerta viene elusa. Io credo che vi sia un danno da questo punto di vista, un danno enorme che viene fatto a discapito dei ragazzi, dei giovani che hanno creduto, ancora una volta, alla possibilità che si potesse accedere alla pubblica amministrazione senza raccomandazioni. E invece no, Poste italiane ha eluso. 
  Questo è solo un aspetto della questione perché poi, andando in fondo, vi è la cosa più grave, per la quale l'interpellanza chiede al Governo alcune risposte, ossia se sia vero, se corrisponde a verità che alcuni di questi contratti sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato. E, cosa peggiore, ancora più grave, ciò avviene in zone, in regioni del Paese dove addirittura c’è un esubero di personale e, quindi, è stato fatto probabilmente un lavoro senza una pianificazione, senza vedere dove vi erano posti liberi, quali qualifiche erano disponibili e, soprattutto, ledendo quello che è l'articolo 23 dello stesso contratto nazionale dei lavoratori postali. In altre parole, prima di procedere ad assunzione, vi sono le graduatorie di tanti lavoratori delle Poste che, per tanti anni, sono stati inseriti in graduatoria per la mobilità per chiedere poi la mobilità e della stessa poi non ne hanno potuto fruire perché, appunto, adesso i posti vengono coperti con questa scelta, con questo metodo che è, a dir poco, veramente aberrante. 
  Allora, noi abbiamo chiesto al Governo – e io mi auguro che ci siano queste risposte – intanto di avere dei numeri certi perché i dati che ho io indubbiamente li ho avuti tramite organizzazioni e informazioni, ma voglio la certezza. Infatti, se il quadro è questo, è un quadro veramente allarmante. Voglio rappresentare al sottosegretario, anche se non è lei la sottosegretaria al ramo, ma rappresenta il Governo in questo momento, che l'interpellanza è stata sottoscritta da una quarantina di parlamentari, tantissimi dei quali di partiti di destra, della maggioranza e dell'opposizione. Pertanto, il Parlamento sta attenzionando questo fatto. Ci sono stati addirittura alcuni parlamentari che avevano chiesto persino una Commissione d'inchiesta. Non siamo a questo. Io attendo la risposta, poi mi riservo di fare ulteriori valutazioni.
  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato Teresa Bellanova ha facoltà di rispondere.
  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, si risponde all'interpellanza in esame esclusivamente sulla base delle notizie che il Ministero dello sviluppo economico ha acquisito presso la società Poste italiane, non rientrando la materia delle procedure di assunzione del personale nelle competenze del citato Dicastero. 
  Ciò premesso, la società Poste Italiane Spa ha comunicato che la modalità di reclutamento tramite «avviso pubblico», diramata attraverso il proprio sito web, alla quale si fa riferimento nell'atto in esame, è un comune sistema di reclutamento, realizzato con la pubblicazione di annunci di ricerca di personale. Detta modalità, molto diffusa nelle aziende, è spesso adottata per determinate figure professionali anche da Poste Italiane, che utilizza a tal fine lo spazio «lavora con noi», sul sito aziendale www.poste.it. 
  Al riguardo, la società ha precisato di effettuare la ricerca e la selezione del personale sulla base di regole precise, disciplinate da un'apposita procedura aziendale, elaborata ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, che prevede differenti modalità operative a seconda dei profili professionali di interesse. In particolare, Poste Italiane ha evidenziato che i fabbisogni di nuove competenze vengono soddisfatti sia attraverso processi discouting interno, con speciale attenzione ai profili delle maestranze qualificate già presenti in azienda sia ricorrendo al mercato del lavoro tramite differenti modalità di reclutamento. 
  Nel caso specifico, la ricerca pubblicata sul sito www.poste.it, alla quale si fa riferimento nell'atto in esame, riguardava candidati da assumere con contratti di lavoro a tempo determinato nelle strutture territoriali del recapito e dello smistamento. Tale modalità di ricerca non esclude il ricorso ad altre procedure di reclutamento per differenti tipologie di fabbisogno, così come nel citato caso dei contratti di somministrazione, volti a rafforzare il settore commerciale all'interno degli uffici postali. A tal proposito, la società ha, altresì, precisato che nel primo semestre 2014 sono stati attivati nel territorio nazionale 108 contratti di somministrazione, di cui 25 consolidati, così ripartiti: 2 in Campania, 2 in Emilia Romagna, 12 nel Lazio, 1 in Liguria, 3 in Sicilia, 4 in Toscana e 1 nel Veneto. 
  In particolare, nella regione Sicilia, nel semestre d'interesse, sono stati attivati 5 contratti di somministrazione di cui, come già riferito, 3 sono stati consolidati.
  PRESIDENTE. Il deputato Ribaudo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, non sono soddisfatto non semplicemente per la risposta che, in realtà, non sarebbe completa alle domande che avevo fatto. E comunque in parte la risposta dà ragione alle questioni che avevo sollevato, cioè a dire che ci sono stati alcuni contratti che sono stati trasformati a tempo indeterminato, che sono stati consolidati, come li definisce il sottosegretario, probabilmente tutto questo senza capire e senza avere un piano di stabilizzazione e un piano di fabbisogno. I numeri che ho io sono molto diversi. Parliamo di 70 assunzioni che sono state fatte soltanto in Sicilia. Ripeto, 70 assunzioni. E in tutta Italia mi risulta che sia stato fatto un certo numero di assunzioni. 
  Il senso dell'interpellanza urgente, che, secondo me, è stata presa un po’ sottogamba e in maniera anche superficiale dal Governo (credo e spero non volutamente), era quello di capire se si vuole continuare in questo modo; se il rinnovamento, il cambiamento in questo Paese vuole arrivare anche dentro quelli che sono i rami, le braccia dello Stato oppure, come il sottosegretario ha detto all'inizio della risposta, lo Stato è una cosa e noi non c'entriamo sulla vicenda Poste. 
  Guardate, qui non c’è un problema semplicemente di norme, anzi poi annuncerò una cosa. Non è un problema di elusione di norme, come dire, di reato perché alcune norme non sono state osservate. C’è un problema di comportamento, c’è un problema di etica e di opportunità. Dire: sì io ho il portale però utilizzo anche la somministrazione
! È ovvio che se non utilizzo il portale, che è lo strumento pubblico, quando circa 70 mila persone si sono iscritte in quel portale e vado all'agenzia interinale, c’è un motivo. A parte il fatto che costa di più, perché l'agenzia interinale, come sapete, si paga. C’è un 20 per cento in più. 
  E il motivo qual è
? Il motivo è che stanno cambiando i vertici, sono stati cambiati anche i vertici in Poste, cambiano le persone, cambiano gli uomini, ma il metodo è sempre lo stesso: è il metodo degli anni precedenti, è il metodo che è stato utilizzato nel passato, è il metodo di cui tutti parliamo e sappiamo. Questo metodo lo dobbiamo smontare, perché se noi cambiamo alcuni suonatori e, poi, non cambiamo la musica e lo spartito è lo stesso, il cambiamento diverso, il cambiamento del nostro Governo, del mio Governo che io sostengo, non lo avremo.
  Allora, io mi aspettavo qui il Governo: ripeto, è stata presa sotto gamba, non me ne voglia il sottosegretario, conosco l'ottimo lavoro che sta facendo nel suo ramo e, quindi, veramente, credo che non c'entri molto, è stata delegata a rispondere, e la rispetto come tale, perché rappresenta il Governo in questo momento, ma avrei voluto qui il Ministro, avrei voluto anche il sottosegretario delegato per questa funzione. Perché il rischio è il seguente, e la nostra storia recente è sotto gli occhi di tutti: i consorzi, le municipalizzate, quando li abbiamo trasformati in Spa, hanno semplicemente implementato il numero di assunzioni, hanno implementato le spese per il personale in maniera sconsiderata, e conosciamo anche il sistema clientelare, a partire da quello di Roma. 
  Noi dobbiamo cambiare pagina e io aspettavo il Governo in questo. Certo, la normativa del decreto n. 231 la conosco, ma voglio concludere con un'osservazione. Io ve lo dico: ho i nomi e i cognomi di almeno dieci – la sottosegretaria parlava di cinque contratti –, io vi dico che quest'anno, in Sicilia, almeno dieci posti di lavoro sono stati dati a figli di sindacalisti, rappresentanti di categoria, di CISL, di UIL, del sindacato autonomo; forse, solo la CGIL non è entrata nel sistema. Allora, io ho i nomi, non li faccio qui, però nei prossimi giorni andrò in procura e li farò in procura. Non so se il magistrato rileverà reati tali da essere perseguiti e se sono state infrante le leggi. Non lo so. Io sono sicuro, però, del danno, del danno morale, all'etica, che è stato fatto con questa operazione, ancora una volta. Il danno a tutti quei giovani che, quest'anno, avevano creduto che la musica potesse cambiare, che era cambiato qualcosa. Quello è un danno ancora peggiore, quello è un danno ancora più rilevante. 
  Dunque, volevo che il Governo – la politica – in questo prendesse posizione. Io andrò dal magistrato, ma vorrei, una volta tanto – concludo e mi scuso anche del tono –, che la politica, se possibile, il Governo – lo dico al sottosegretario qui presente affinché lo riporti al Governo – potesse arrivare anche prima del magistrato.