venerdì 30 maggio 2014

POSTE: Postino si frega la fontina, postina si tiene i soldi di una multa

Due postini infedeli di due diversi uffici postali sono stati scoperti e denunciati dai carabinieri di Aosta.
In un caso, un giovane portalettere doveva consegnare un voluminoso pacco e lo ha aperto per controllare il contenuto, scoprendo che conteneva prodotti tipici valdostani. Ha tolto 2 chili di fontina e ha richiuso l'involucro pensando che nessuno se ne sarebbe accorto. Sono stati i carabinieri di Aosta a denunciarlo per il reato di sottrazione e soppressione di corrispondenza (in questo caso quanto mai prelibata...).
La persona che aveva spedito il pacco dopo qualche tempo aveva telefonato all'amico per chiedere se la fontina era piaciuta, scoprendo che il tradizionale formaggio valdostano non era mai arrivato a destinazione. Si era quindi rivolto ai carabinieri che hanno scoperto e denunciato il giovane corriere.
Una postina aostana di 53 anni da pochi mesi in pensione è stata invece denunciata per peculato. Poco prima del pensionamento aveva ritirato la somma di 53 euro da una sudamericana residente in Valle, offrendosi di pagare per suo conto una contravvenzione stradale ma invece di registrare l’avvenuto pagamento con il sistema telematico, si è intascata i soldi ed ha scritto a penna 'Pagato' sul bollettino postale, riconsegnandolo alla donna, che qualche tempo dopo si è vista recapitare una più salata ingiunzione di pagamento per la multa mai pagata. La sudamericana si è rivolta ai carabinieri che hanno scoperto il trucco utilizzato dall’infedele postina.

AostaCronaca.it

Cronaca 23 maggio 2014

giovedì 29 maggio 2014

I lavoratoti delle Poste Italiane sono soggetti a stress e rischio di infarto - Interrogazione al Senato



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02247
presentata da
MONICA CASALETTO
martedì 27 maggio 2014, seduta n.248

CASALETTO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
lo stress è un problema che colpisce il 22 per 100 dei lavoratori dell'Unione europea, e si stima che le malattie cardiovascolari siano dovute per il 16 per cento negli uomini e il 22 per cento nelle donne allo stress legato all'attività lavorativa con costi sanitari che in tutta Europa sono pari a 20 miliardi di euro;
considerato che emerge da un'indagine accreditata una grave condizione presso coloro che lavorano presso gli sportelli delle Poste italiane, a causa delle situazioni difficili in cui lavorano; si ritrovano davanti a cittadini esasperati dai lunghi tempi di attesa e dal fatto che le postazioni sono spesso visibilmente vuote; i portalettere sono continuamente chiamati ad effettuare prestazioni straordinarie per sostituire il personale mancante;
rilevato che:
i lavoratori soggetti a stress soffrono di insonnia, disturbi allo stomaco, insofferenza verso gli altri e se stessi, tensione. Ne soffre un lavoratore su quattro di Poste italiane delle categorie degli sportellisti e dei portalettere;
molti di loro fanno ricorso a psicofarmaci per dormire o comunque uscire dalla situazione di stress;
molte assenze sul lavoro sono legate proprio a queste patologie;
è alto per loro il rischio di infarto;
ritenuto che occorre mettere in atto strategie affinché i lavoratori sportellisti ed i portalettere abbiano condizioni di lavoro meno stressanti,
si chiede di conoscere:
se i Ministri in indirizzo intendano attivarsi, nei limiti di propria competenza, affinché la società Poste italiane attui strategie per rendere più sostenibile l'attività dei lavoratori addetti agli sportelli, ad esempio suddividendo gli sportelli secondo operazioni specifiche e omogenee;
se intendano assumere iniziative di competenza al fine di promuovere un rasserenamento del clima di lavoro nell'azienda, perché la salute dei lavoratori non ne risenta.
(4-02247)

mercoledì 28 maggio 2014

Buonuscita di sei milioni di euro all'Ing. Massimo Sarmi ex A.D. di Poste Italiane S.p.A. ? - Interrogazione a risposta in commissione alla Camera



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02880
presentato da
CATALANO Ivan
testo di
Lunedì 26 maggio 2014, seduta n. 233
  CATALANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'ingegnere Massimo Sarmi, dal 2002 alla guida di Poste italiane spa non è stato riconfermato amministratore delegato di Poste italiane, e il Governo ha nominato, in sua sostituzione, Francesco Caio;
   come si evince da numerosi organi di stampa (Il Fatto Quotidiano del 14 aprile 2014, Il Giornaledel 17 maggio 2014, il Corriere della Sera del 14 maggio 2014), si pone la questione dell'entità della somma da riconoscersi all'ingegner Sarmi in conseguenza della cessazione del rapporto;
   secondo l'ultima delle fonti citate, tale somma potrebbe raggiungere i sei milioni di euro;
   durante la gestione dell'ingegner Sarmi, Poste italiane ha perseguito la strada, invero già in parte intrapresa dal suo predecessore, della diversificazione delle attività, sviluppando, in particolare, servizi in campo bancario e della telefonia mobile;
   risulta all'interrogante che, anche in ragione di tale sviluppo, la società abbia conti stabili e in utile;
   tuttavia, con numerose interrogazioni (ex pluribus, 4-04662, 4-04077, 4-04064, 4-03950, 4-02495, 4), rimaste, invero, tuttora prive di risposta, sono state denunciate gravi situazioni verificatesi all'interno di Poste italiane spa, durante il periodo nel quale l'ingegner Sarmi ricopriva la carica di amministratore delegato;
   in particolare, è stata denunciata la gestione delle strutture di tutela aziendale e dell'Atta Sud 1 affidate, rispettivamente, a Stefano Grassi e Salvatore Malerba;
   sono stati, altresì, denunciati gravi fenomeni di riciclaggio di denaro attraverso il circuito bancario della società, fenomeni oggetto di importanti inchieste giudiziarie quali l’operazione Lost Pay e l’operazione Tibet;
   è stata denunciata, infine, una gestione delle risorse umane priva di trasparenza, che porta a sollevare dubbi non manifestamente infondati, laddove si apprende di assunzioni e promozioni di familiari di politici (qual è il caso dell'assunzione di Alessandro Alfano), o di personaggi coinvolti nelle inchieste relative alla cosiddetta P4 (qual è l'ex ufficiale della Guardia di finanza Stefano Grassi);
   al di là di qualsiasi valutazione giudiziaria, che non compete a questa istituzione, e indipendentemente dall'esito delle inchieste coinvolgenti personale, anche dirigenziale, diPoste italiane, l'amministratore delegato, in ragione delle proprie funzioni apicali, deve assumersi la responsabilità di garantire il buon andamento della società;
   non si pretende, certamente, di affermare la responsabilità dell'amministratore delegato per ogni singolo fatto pregiudizievole alla società accaduto nella sua gestione;
   si pretende, invece, che l'amministratore delegato vigili sul generale andamento della gestione e compia tutte le operazioni necessarie ad impedire fatti pregiudizievoli, ovvero ad eliminare o ridurne le conseguenze dannose;
   anche in ragione della reiterata, mancata risposta ai rilievi via via sollevati, l'interrogante ritiene necessario che la gestione dell'ingegner Sarmi venga attentamente valutata, a livello pubblico e politico, in riferimento a tutte le criticità verificatesi –:
   se quanto rappresentato corrisponda al vero;
   quali disposizioni contrattuali regolino l'entità e la spettanza delle somme eventualmente da corrispondere a Massimo Sarmi in conseguenza della cessazione del rapporto;
   se il Governo ritenga di avere a disposizione tutti gli elementi necessari a valutare la passata gestione di Poste italiane spa;
   quale sia, in caso affermativo, la motivata valutazione del Governo sull'operato del cessato amministratore delegato;
   se esistano dei criteri certi per valutare l'operato dei dirigenti di società pubbliche;
   se detti criteri siano formalizzati in qualche atto normativo o regolamentare;
   se il Governo, infine, ritenga opportuno un intervento normativo finalizzato a delineare i criteri di valutazione dell'operato dei dirigenti in questione. (5-02880)

mercoledì 21 maggio 2014

Interrogazione alla Camera sul doppio incarico del Presidente di Poste Italiane S.p.A.

Luisa Todini

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04893
presentato da
BALDASSARRE Marco
testo di
Lunedì 19 maggio 2014, seduta n. 231
  BALDASSARRE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il 14 aprile 2014 Luisa Todini è stata nominata presidente di Poste italiane;
   da organi di stampa si apprende che Luisa Todini, oltre all'incarico suddetto, siede anche nel consiglio di amministrazione di Rai;
   dal sito web Dagospia.it si apprende che in qualità di presidente di Poste italiane, la Todini, guadagnerebbe 238 mila euro lordi, oltre ai 66 mila che guadagnerebbe in qualità di consigliere Rai;
   nel sito suddetto appare una dichiarazione della stessa Todini in merito ad equilibri interni alla Rai – in cui siede come Direttore Generale Luigi Gubitosi – che l'interrogante riporta testualmente: «Se mi dimetto da Viale Mazzini saltano gli equilibri»;
   a parere dell'interrogante non dovrebbero sussistere «equilibri» interni alla Rai, in quanto azienda pubblica volta a garantire l'imparzialità dell'informazione, al di fuori dei soliti «giochi di potere» –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri fosse a conoscenza degli incarichi ancora in essere di Luisa Todini nel momento della nomina a presidente di Poste italiane;
   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga inopportuna la nomina della Todini ad un incarico di tale responsabilità e impegno alla luce degli altri incarichi di notevole rilievo che la stessa svolge;
   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza degli «equilibri» interni alla Rai, dichiarata dalla stessa Todini – e riportati dal sito di informazione Dagospia.it – e se possa altresì sconfessare tale dichiarazioni al fine di proteggere la trasparenza nelle scelte che dovrebbe avere una azienda di informazione pubblica quale è la Rai. (4-04893)

lunedì 19 maggio 2014

Poste Italiane - Il dipendente pubblico o l'incaricato di pubblico servizio rischia una condanna per omissione di atti d’ufficio


TAIBON (Belluno)

IL GAZZETTINO - Martedì 13 Maggio 2014,

Si è rifiutato di consegnare una raccomandata al figlio della destinataria della lettera, nonostante questi fosse munito di delega. Quel giorno, all’ufficio postale di Taibon arrivarono perfino i carabinieri per convincere l’impiegato delle Poste a compiere il suo lavoro fino in fondo.
      Ora la procura chiede il rinvio a giudizio dell’uomo dopo aver chiuso le indagini su M.C., 53 anni, residente a Belluno.
      L’uomo è accusato di rifiuto di atti di ufficio.
      Il fatto risale al 14 dicembre scorso ed ebbe luogo nell’ufficio postale di Taibon dove R.F., un cittadino del paese agordino, si presentò per ritirare una raccomandata destinata alla madre invalida, munito di regolare delega.
      L’addetto allo sportello raccomandate si rifiutò però di consegnargli la lettera affermando che quella delega non fosse regolare.
      Fu richiesto addirittura l’intervento di una pattuglia dei carabinieri, per diramare la questione. Ma l’impiegato fu irremovibile.
      Al cittadino allora non rimase altro che sporgere denuncia contro il solerte impiegato. La missiva conteneva fra l’altro atti giudiziari relativi ad un procedimento civile nel quale era coinvolta la donna che aveva bisogno di essere tenuta dunque al corrente in tempo reale relativamente ai passaggi.
      L’uomo aveva spiegato che la madre era invalida e che non poteva presentarsi personalmente allo sportello.
      Dopo una veloce indagine il caso è stato chiuso e il procuratore Francesco Saverio Pavone ha chiesto al giudice per le indagini preliminari il rinvio a giudizio dell’impiegato, per rifiuto e omissione di atti di ufficio.
      L’uomo, difeso dall’avvocato Pierluigi Cesa, in caso di processo e condanna, rischia una pena da sei mesi a due anni di reclusione, quanto previsto all’articolo 328 del codice penale per il reato di rifiuto e omissione di atti di ufficio.

Art. 328 del Codice Penale

Rifiuto di atti d'ufficio. Omissione.

Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l'atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a euro 1.032. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa.

Commento:
Non voglio adesso entrare nel merito della questione, dico e osservo come i dipendenti delle Poste Italiane spa hanno un contratto di lavoro privato e devono rispettare ed eseguire le scelte del potere discrezionale del loro dirigente di riferimento e contestualmente, lo stesso dipendente, durante il proprio lavoro, ha la funzione di incaricato di pubblico servizio ed è punito con l’art. 328 del codice penale in caso di rifiuto di atti d’ufficio o omissioni. Spero che quanto prima si possa applicare l’art. 328 del codice penale anche ai dirigenti della società per azioni di Poste Italiane.



venerdì 9 maggio 2014

Mozione alla Camera sulla crisi dei call-center



Atto Camera

Mozione 1-00457
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Giovedì 8 maggio 2014, seduta n. 225
  La Camera,
   premesso che:
    la crisi del settore dei call-center in Italia non è più sostenibile e senza adeguate misure di contenimento si aprirà a breve un problema molto serio di tenuta occupazionale;
    secondo i dati forniti dai sindacati, infatti, nei prossimi sei mesi potrebbero chiudere alcuni grandi imprese di call center con la conseguente perdita di oltre 10.000 posti di lavoro;
    del resto, gare al massimo ribasso, non solo nel privato ma anche nel pubblico, delocalizzazioni selvagge e procedure di dumping sui mercati esteri stanno mettendo in ginocchio un settore presso il quale operano circa 80.000 persone, tra cui giovani e donne, su tutto il territorio nazionale ed in particolare nel Sud del Paese;
    i problemi principali del settore dei call center derivano, in particolare, dal ricorso frequente al sistema del massimo ribasso nelle gare di appalto che il più delle volte spingono le imprese a delocalizzare la propria attività produttiva in quei Paesi del mondo in cui il costo della manodopera e, come noto, di gran lunga inferiore;
    le gare al massimo ribasso, per altro, oltre a penalizzare la qualità dei servizi di call center nel settore pubblico e privato, non consentono neanche un reale risparmio per la collettività e, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, rappresenta un grave errore continuare a non considerare che i prezzi praticati dalle imprese debbano tenere conto dei costi reali del personale e non solo degli eventuali sgravi eventualmente ottenibili da parte dell'impresa stessa;
    le delocalizzazioni all'estero delle attività produttive di call center, inoltre, avvengono molto spesso senza che venga rispettata la legislazione vigente, tanto da aver spinto le organizzazioni sindacali a denunciare o segnalare tale situazione alla magistratura e segnalare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Garante dellaprivacy e all'Antitrust;
    purtroppo, infatti, accade spesso che le aziende che gestiscono i call center non osservino le norme previste dall'articolo 24-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, recante «Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nell'attività svolta da call center»;
    in particolare il comma 2 dell'articolo 24-bisstabilisce che, qualora un'azienda decida di spostare l'attività di call center fuori dal territorio nazionale, debba darne comunicazione, almeno centoventi giorni prima del trasferimento, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali indicando i lavoratori coinvolti, e all'Autorità garante per la protezione dei dati personali, indicando quali misure vengano adottate per il rispetto della legislazione nazionale, in particolare del codice in materia di protezione dei dati personali e del registro delle opposizioni;
    il comma 3 dell'articolo 24-bis stabilisce, inoltre, che in attesa di procedere alla ridefinizione del sistema degli incentivi all'occupazione nel settore dei call center, i benefici previsti dall'articolo 8 della legge 29 dicembre 1990, n. 407, in materia di contratti di formazione e lavoro e assunzioni a tempo indeterminato, non possano essere erogati ad aziende che delocalizzano attività in Paesi esteri;
    purtuttavia, nonostante la presenza e l'incontestabile chiarezza di tali norme, alcune aziende che gestiscono call center non osservano le predette disposizioni e godono comunque degli incentivi pubblici pur delocalizzando;
    inoltre, per quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo, nessun operatore che chiama da altri Paesi chiederebbe all'utente italiano se intenda accettare o meno una chiamata dall'estero, con la conseguenza di creare non pochi problemi di tutela dei dati sensibili dei cittadini, considerato che in diversi casi l'utente comunica i propri dati personali e gli estremi della propria carta di credito a operatori che spesso lavorano in Paesi Extra Ue;
    secondo le organizzazioni sindacali, nel 2013, il settore dei call center in outsourcingoccupava 43.000 operatori in bound, in calo rispetto ai 45.000 del 2012, a fronte di 33.500 operatori out bound, in flessione rispetto ai 35.000 del 2012. Il 63 per cento dei lavoratori è concentrato nelle aree del Sud, il 37 per cento al Centro Nord. Il 62 per cento degli operatori in bound è rappresentato da donne, l'83 per cento con contratto part time. Gli operatori out boundvengono assunti con contratti a progetto. L'età media del settore è 30 anni;
    nell'ultimo anno e mezzo è aumentato drasticamente il ricorso a esuberi, cassa in deroga e contratti di solidarietà da parte delle aziende in Italia che, in numerosi casi, affidandosi all’outsourcing, continuano tuttavia a fruire degli incentivi previsti dalla legge n. 407 del 1990;
    sempre secondo fonti sindacali negli ultimi tre anni, fra sgravi procedure di cassa integrazione in deroga e mobilità, mancato versamento contributi, incentivi e quanto altro, le imprese deicall center hanno incassato dallo Stato circa 480 milioni di euro, senza creare nessun nuovo posto di lavoro. Anzi, perdendone piuttosto 15.000;
    si considera un'anomalia del tutto inconcepibile che il Governo, pur dichiarando di adoperarsi per facilitare l'inclusione dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro, rimanga inerme di fronte alla sostanziale distruzione in atto di un comparto che impiega circa 80.000 lavoratori, ovverosia più di quanti operano attualmente in Italia presso altre grandi aziende come la Fiat, l'Enel, Telecom Italia, le Ferrovie dello Stato spa;
    uno dei casi più eclatanti in tal senso è rappresentato da Almaviva Contact che fa parte del Gruppo Almaviva, leader italiano nell’information & communication technology e opera a livello globale con 35 sedi e 27.000 persone. È presente anche in Brasile, Tunisia e Cina. In Italia è presente nelle seguenti città: Trento, Milano, Padova, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Rende (Cosenza), Palermo, Catania;
    il Gruppo Almaviva attualmente occupa circa 13.000 persone in Italia e per quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo, pur non avendo avviato procedure di delocalizzazione, lamenta comunque come causa della situazione di crisi aziendale e della drastica diminuzione dei volumi di lavoro l'elevato costo degli operatori italiani di Almaviva stessa, rispetto a quello di altricompetitor che hanno delocalizzato all'estero ed anche rispetto ad altri call center italiani che inquadrano i lavoratori al primo e secondo livello non rispettando il contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni;
    di tale criticità risente inevitabilmente Almaviva Contact che, come si è detto, fa parte del Gruppo Almaviva;
    Almaviva Contact è leader di mercato in Italia per aziende private ed enti pubblici nell’outsourcing di servizi. Propone una gamma estesa e innovativa di soluzioni ad alto valore aggiunto come consulting and process reengineering, inbound and outbound services, back office & document management, market analysis, adaptive front-end, multichannel customer solutions e case management & quality monitoring per aiutare i propri clienti a sviluppare una strategia di Customer Experience di successo;
    l'elemento distintivo dell'offerta di Almaviva Contact è l'utilizzo di innovative tecnologie semantiche Almawave, che consentono il riconoscimento del linguaggio naturale per ottimizzare i processi operativi;
    gli operatori di Contact Center, infatti, diventano esperti nella gestione della singola problematica attraverso la valorizzazione dell'informazione destrutturata e grazie al presidio integrato di tutti i canali di contatto;
    i principali clienti di Almaviva Contact sono: Alitalia, Poste Italiane, American Express, Comune di Milano, Comune di Roma, Enel, ENI, Fastweb, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, INPDAP, INPS, Leasys, Mediaset, Tim, Equitalia, Sky, Vodafone e Wind;
    l'attuale situazione di crisi economica generale e le problematiche che affliggono il mercato specifico come la crisi dei principali settori di riferimento, la contrazione dei volumi, l'abbattimento delle tariffe con riduzione dei margini, la delocalizzazione delle attività al di fuori del territorio italiano, hanno comportato da parte dell'azienda e delle organizzazioni sindacali una continua ricerca di maggiore efficienza e produttività sia attraverso specifici accordi, sia tramite l'identificazione di più adeguate soluzioni logistiche;
    in questo senso sono stati sottoscritti da azienda e sindacati importanti accordi a livello nazionale che hanno consentito sino ad ora di affrontare le criticità senza ricorrere a misure traumatiche nei confronti dell'organico e della salvaguardia dei livelli occupazionali;
    in particolare il 30 maggio 2013 a Roma, presso la Sede di Confindustria Roma, la società Almaviva Contact S.p.A. e le organizzazioni sindacali unitamente alle RSU delle unità produttive di Almaviva Contact hanno sottoscritto un accordo che prevedeva l'utilizzo dello strumento del contratto di solidarietà difensivo al fine di evitare il ricorso a strumenti di intervento più traumatico e gestire al contempo le eccedenze complessivamente dichiarate pari a 2.000 lavoratori;
    tale accordo prevedeva, inoltre, che l'applicazione del suddetto ammortizzatore sociale riguardasse tutti i dipendenti occupati nei siti produttivi di Almaviva Contact spa, inclusi i lavoratori con orario di lavoro a tempo parziale, che hanno carattere strutturale, e prevedesse una riduzione dell'orario di lavoro, articolata per ogni sito produttivo;
    le parti hanno convenuto che il contratto di solidarietà dovesse avere una durata prevedibile di 24 mesi, con decorrenza dal 1o giugno 2013 e sino al 31 maggio 2015;
    nei periodi di sospensione, inoltre, si è stabilito che sarebbero stati attivati tutti i percorsi di riqualificazione necessari per la mobilità tra commesse anche con la pianificazione di ulteriori interventi formativi finalizzati a rafforzare le competenze tipiche di mestiere;
    l'azienda e le organizzazioni sindacali, insieme alle RSU avrebbero poi valutato congiuntamente la possibilità di attivare progetti di formazione continua anche avvalendosi delle diverse forme di finanziamento disponibili;
    il 30 aprile 2014 le Segreterie nazionali del settore telecomunicazioni di SLC CGIL, FISTel CISL e UILCOM UIL hanno chiesto al Ministero dello sviluppo economico l'apertura di un tavolo di confronto inerente le problematiche relative il comparto dei call center e, nello specifico, quelle riferite alla società Almaviva Contact spa;
    nel testo della missiva inviata al Governo e per conoscenza al prefetto di Palermo, all'assessore regionale attività produttive Sicilia, A Confindustria Palermo e ad Almaviva Contact spa si legge che per quanto riguarda il sito di Palermo, nel quale vi è concentrato il più consistente numero di addetti (4065), nei mesi scorsi si è assistito all'apertura di una interlocuzione concertata tra azienda, parti sociali ed istituzioni locali al fine di ricercare una soluzione adeguata in merito alla logistica della sede stessa;
    il Governo dovrebbe adoperarsi con maggiore incisività per trovare una soluzione legislativa tesa contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni e del mancato rispetto dei contratti nazionali di lavoro in materia di inquadramento che costringerà a breve alla chiusura di buona parte dei siti produttivi italiani o ad una gara al ribasso in tema di diritti, salario e occupazione;
    potrebbe essere utile intraprendere urgenti iniziative legislative per impedire la delocalizzazione delle attività delle imprese italiane anche alla stregua delle linee tracciate dalla cosiddetta «legge Flonrange» approvata recentemente in Francia ove si prevede che le aziende con almeno mille dipendenti non possano chiudere e delocalizzarsi, prima di avere trovato un acquirente per garantire la continuità aziendale e produttiva. Nel caso di mancato rispetto dell'obbligo, le aziende devono restituire gli aiuti pubblici ottenuti negli ultimi due anni e saranno multate fino al 2 per cento del fatturato;
    sul tema delle delocalizzazioni è intervenuta recentemente anche la legge di stabilità 2014 (comma 60, dell'articolo 1, della legge n. 147 del 2013) ove si prevede che la delocalizzazione di attività in paesi extra-Unione europea fa perdere il diritto ai contributi pubblici in conto capitale ricevuti al fine di salvaguardare il mercato del lavoro e la produzione locale. Detta norma si applica alle aziende che delocalizzano le attività produttive apportando una riduzione del personale pari al 50 per cento;
    sempre la legge di stabilità 2014 ha disposto per l'anno 2014 uno stanziamento di 50 milioni di euro volto al finanziamento dei trattamenti di integrazione salariale per i contratti di solidarietà;
    tale disposizione, a differenza degli ultimi interventi in materia, non ha, però, previsto la proroga della norma che consentiva l'innalzamento dell'integrazione salariale del 20 per cento, prescrivendo un aumento limitato – nella misura del 10 per cento – che attesta l'ammontare dell'importo al 70 per cento del trattamento perso a seguito della riduzione dell'orario di lavoro;
    tale scelta provocherà ricadute negative su migliaia di lavoratori già coinvolti da procedure di diminuzione del reddito;
    anche le ultime modifiche introdotte dal cosiddetto «Decreto Lavoro» (decreto-legge n. 34 del 2014) in materia di contratti di solidarietà non possono considerarsi del tutto soddisfacenti in tal senso, considerato che vengono incrementate le risorse finanziarie per tale finalità, a decorrere dal 2014, con un limite di spesa di soli 15 milioni di euro,
impegna il Governo:
   a convocare immediatamente presso la Presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un tavolo di confronto con tutte le parti interessate finalizzato ad affrontare in modo energico le problematiche sottese alla crisi dei call center in Italia per dare finalmente risposte ai circa 80.000 lavoratori che operano in tale comparto nel nostro Paese e valutare l'adozione di possibili provvedimenti normativi per regolamentare diversamente il settore in questione;
   ad aprire con urgenza presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo specificamente dedicato ad Almaviva al fine di trovare una soluzione positiva alla crisi produttiva di un gruppo particolarmente significativo nel nostro Paese considerati gli effetti particolarmente pregiudizievoli che si potrebbero determinare in termini occupazionali per circa 13.000 lavoratori;
   a fornire dati certi in merito alle attività di delocalizzazione che hanno interessato, fino ad oggi, i servizi di call-center;
   a verificare se tali attività siano avvenute nel rispetto dell'obbligo di cui all'articolo 24-bis, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;
   ad adottare ogni iniziativa di competenza finalizzata ad assicurare le condizioni di pieno e univoco rispetto della normativa di cui all'articolo 24 del decreto-legge n. 83 del 2012 e ad avviare le opportune iniziative di competenza finalizzate ad assicurare la tutela dei dati sensibili dei cittadini alla luce delle considerazioni espresse nelle premesse precedenti;
   a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a rivedere la disciplina del massimo ribasso nelle gare di appalto;
   a informare il Parlamento circa gli effetti derivanti dall'applicazione della legge di stabilità 2014 (comma 60, dell'articolo 1, della legge n. 147 del 2013) in materia di delocalizzazioni valutandone la piena estensione anche nel comparto dei servizi di call center;
   a valutare l'opportunità di adottare urgenti iniziative per impedire il fenomeno della delocalizzazione anche ispirandosi ai principi previsti dalla cosiddetta «legge Flonrange» approvata recentemente in Francia, ove si stabilisce che le aziende con almeno mille dipendenti non possano chiudere e delocalizzarsi, prima di avere trovato un acquirente per garantire la continuità aziendale pena la restituzione degli aiuti pubblici ottenuti negli ultimi due anni e il versamento di una sanzione amministrativa fino al 2 per cento del fatturato;
   ad adottare urgenti iniziative finalizzate a salvaguardare il reddito dei lavoratori interessati dai contratti di solidarietà, anche mediante la previsione di disposizioni che, incrementando l'ammontare del trattamento di integrazione salariale e ripristinando la percentuale di riferimento prevista antecedentemente all'approvazione della legge di stabilità 2014, tengano conto concretamente delle esigenze dei lavoratori.
(1-00457) «PalazzottoMiglioreDi SalvoAiraudo,FerraraBoccadutriPiazzoniLacquanitiNicchi,ScottoDurantiFranco BordoCostantino,PannaraleMatarrelliZanRicciatti».

Interrogazione e risposta del Governo della tutela aziendale, del fraud management e della gestione delle risorse umane di Poste italiane spa.



Camera dei Deputati


ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/02742

Dati di presentazione dell'atto

Legislatura : 17
Seduta di annuncio : 223 del 06/05/2014

Firmatari:

Primo firmatario: CATALANO IVAN
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 06/05/2014
 
CofirmatarioGruppoData firma
BRUNO FRANCOMISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)06/05/2014

Commissione assegnataria:

Commissione IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)

Destinatari:

Ministero destinatario :
  MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere e data delega :
  MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 06/05/2014

Partecipanti allo svolgimento/discussione :

ILLUSTRAZIONE07/05/2014
  CATALANO IVANMISTO
 
RISPOSTA GOVERNO07/05/2014
  GIACOMELLI ANTONELLOSOTTOSEGRETARIO DI STATO SVILUPPO ECONOMICO
 
REPLICA07/05/2014
  CATALANO IVANMISTO

Fasi iter :

DISCUSSIONE IL 07/05/2014
SVOLTO IL 07/05/2014
CONCLUSO IL 07/05/2014

TESTO ATTO

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02742
presentato da
CATALANO Ivan
testo di
Martedì 6 maggio 2014, seduta n. 223
 CATALANO e BRUNO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con numerose interrogazioni a risposta scritta (fra le quali, non esaustivamente, la n. 4-01963, 4-02295, 4-02485, 4-02854, 4-03405, 4-03655, 4-04159, 4-04483, 4-04662) è stata richiamata l'attenzione del Governo su diverse criticità relative all'attività di Poste italiane spa nell'ambito territoriale della regione Sicilia;
   tali criticità riguardano, in particolare, gli ambiti della tutela aziendale, del fraud management e della gestione delle risorse umane di Poste italiane spa;
   la gestione di tale area territoriale non pare conforme ai princìpi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione di cui all'articolo 97 della Costituzione;
   ad oggi, il Governo è rimasto totalmente inerte, omettendo di dare una qualsiasi forma di riscontro ai fatti, anche circostanziati, portati alla sua attenzione dall'interrogante in sede di sindacato ispettivo;
   Poste italiane spa con ordine di servizio 5/12, port. 9/2012 entrato in vigore con decorrenza immediata istituì l'area territoriale tutela aziendale Lombardia allo scopo di rafforzare il presidio territoriale della sicurezza aziendale e del sistema di prevenzione e gestione dei rischi, aventi funzioni di sicurezza sul lavoro fraud management e sicurezza fisica –:
   se il Ministro intenda intervenire, eventualmente assumendo iniziative affinché si pervenga alla creazione di un ATTA Sud separato per la regione siciliana, analogamente a quanto verificatosi in Lombardia, al fine di garantire la regolarità e il buon andamento dell'attività di Poste italiane spa in detta area. (5-02742)

RISPOSTA ATTO

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 7 maggio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-02742

  Premetto, all'inizio, che il quesito posto nell'interrogazione non è di precipua competenza del Ministero dello sviluppo economico e, pertanto, mi limiterò a fornire dati in merito allo svolgimento del Servizio Universale nell'ambito della Regione Sicilia.
  Ricordo, innanzitutto, che l'attuale quadro normativo impone al fornitore del servizio postale universale, ai sensi del decreto ministeriale 7 ottobre 2008, (cosiddetto Decreto Scajola), puntuali obblighi di presenza territoriale, garantendo la fruibilità e la continuità del servizio anche nelle realtà territoriali più remote e disagiate, a prescindere da valutazioni di tipo economico e anche da scelte organizzativo-gestionale di specifica competenza della società Poste italiane S.p.A.
  In particolare, nella Regione Sicilia si contano 390 comuni in ognuno dei quali è presente almeno un ufficio postale, per un totale di 793 punti di accesso che assicurano lo svolgimento del servizio universale.
  Nel territorio di interesse, inoltre, risultano pienamente rispettati i vincoli di cui al citato decreto ministeriale 7 ottobre 2008, riguardanti i criteri di distribuzione degli uffici postali rispetto alla percentuale di popolazione residente.
  Contestualmente, è stata posta particolare attenzione allo sviluppo di servizi innovativi, che sono legati ad un sempre maggiore utilizzo delle potenzialità offerte dalla disponibilità del computer palmare da parte dei portalettere ed alla possibilità di offrire servizi cosiddetti «in mobilità», su appuntamento, quali ad esempio: accettazione a domicilio delle raccomandate, pagamento di tutte le tipologie di bollettini, tracciatura – anche georeferenziata – della corrispondenza fino al momento della consegna, notifica degli atti esattoriali.
  Nel territorio di interesse, il Servizio Universale viene garantito attraverso una rete logistico distributiva costituita da n. 2 centri di smistamento (cosiddetti CMP) ubicati a Catania e Palermo, che effettuano sia le attività di smistamento di tutta la corrispondenza destinata ai cittadini residenti nella Regione, sia le attività di smistamento primario della corrispondenza destinata al territorio nazionale, nonché n. 203 centri di recapito (cosiddetti centri di distribuzione).
  Con riferimento agli obiettivi di qualità AGCOM comunica che, solo per la posta prioritaria, gli obiettivi sono fissati a livello regionale oltre che nazionale: a livello regionale è infatti richiesto che almeno l'85 per cento degli invii sia consegnato un giorno dopo il deposito, mentre a livello nazionale l'obiettivo è fissato all'89 per cento.
  A tal riguardo, si rappresenta che per gli anni 2012 e 2013, tali obiettivi per la regione Sicilia sono stati conseguiti, risultando pari al 95,94 per cento nel primo anno e al 90,4 per cento nel secondo.