lunedì 29 settembre 2014

Risposta del Governo sui lavoratori di Crotone della società Getek Information Comunication Technology


Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 24 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-03436
L'atto di sindacato degli onorevoli Rizzetto ed altri, si riferisce alla vicenda occupazionale dell'impresa Getek Information Technology Srl, avente sede legale in Roma ed operante sul mercato internazionale dell’information technology, con specifico riferimento al sito operativo di Crotone.
Preliminarmente, è opportuno ricordare – ai fini di un corretto inquadramento della vicenda – che, nell'estate del 2005, la Getek Information Technology Srl (allora denominata Gepin Spa) è risultata aggiudicataria – insieme ad un consorzio capitanato da Poste Italiane Spa – di una gara ad evidenza pubblica per la gestione di un contact center integrato INPS/INAIL.
L'attività di contact center si è svolta, in particolare, presso la sede operativa di Crotone mediante l'utilizzo della tecnologiapredictive dialing, largamente diffusa, e con l'impiego di 73 lavoratori, formati direttamente dall'INPS, aventi una specifica competenza in diritto e pratica della previdenza ed assistenza sociale obbligatoria.
Nell'ottobre del 2008, a seguito della scadenza del contratto di appalto del 2005, l'INPS e l'INAIL hanno bandito una nuova gara di appalto a procedura ristretta, all'esito della quale – nel novembre del 2009 – la gestione del servizio di contact center integrato INPS/INAIL è stata affidata alla società Transcom Worldwide Spa, con sede legale in L'Aquila, che subentrava così ai precedenti fornitori capitanati da Poste Italiane Spa, tra i quali, per l'appunto, la Getek Information Technology Srl.
Nel giugno del 2010 – mentre la Transcom Worldwide Spa iniziava le attività di formazione dei propri lavoratori, – la Getek Information Technology Srl otteneva una proroga che la impegnava ad effettuare, in via esclusiva, il servizio di contact centerintegrato INPS/INAIL fino al 25 settembre 2010.
Allo scadere del termine, la Getek Information Technology Srl ha dato avvio ad una serie di iniziative finalizzate al reimpiego dei lavoratori nella medesima attività ma senza alcun esito positivo.
La Getek Information Technology Srl ha quindi dovuto ricorrere al trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO), relativamente al periodo dal 4 ottobre 2010 al 1o ottobre 2011. Successivamente – con decreto direttoriale del 13 gennaio 2012 – i competenti uffici del Ministero che rappresento hanno provveduto ad approvare il programma di cassa integrazione guadagni straordinaria finalizzato alla cessazione dell'attività, con contestuale concessione – per il periodo dal 3 ottobre 2011 fino al 2 ottobre 2012 – del trattamento straordinario di cassa integrazione guadagni (CIGS) nei confronti di un massimo di 73 unità lavorative occupate presso il sito di Crotone.
Diversi sono stati – ma senza alcun esito positivo – i tentativi effettuati dalla Provincia di Crotone e della Regione al fine di coinvolgere i 73 lavoratori crotonesi nella società Transcom Worldwide Spa mediante un allargamento della commessa ovvero attraverso un processo di riorganizzazione dell'INPS. Da ultimo, nello scorso mese di luglio, presso l'Assessorato al lavoro della Provincia di Crotone si è tenuta una riunione – cui ha preso parte anche l'INPS – al fine precipuo di sollecitare l'Istituto al recupero delle predette maestranze.
Nel corso dell'incontro, i rappresentanti dell'istituto – alla luce delle potenziali complessive implementazioni del servizio – hanno confermato l'impegno di farsi parte attiva con la società aggiudicataria per consentire il reimpiego presso la stessa dei 73 lavoratori, al fine di non disperdere la professionalità dagli stessi acquisita.
In siffatto contesto, nel rilevare che, ad oggi, non è stato richiesto dalle parti sociali alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale in argomento, sono comunque in condizione di garantire la massima attenzione del Ministero che rappresento in ordine alla vicenda rappresentata dagli onorevoli interroganti con il presente atto parlamentare, nonché di valutare, qualora richiesto, ogni possibile soluzione diretta a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie, tenuto anche conto degli strumenti di tutela finora attivati.
Massimo Cassano – Sottosegretario di Stato Lavoro e Politiche Sociali


Postel spa, maggiore trasparenza e sensibilità per i trasferimenti. Interrogazione alla Camera.

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06158

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 298 del 25/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: BIANCHI NICOLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/09/2014
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 25/09/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06158
presentato da
BIANCHI Nicola
testo di
Giovedì 25 settembre 2014, seduta n. 298
NICOLA BIANCHIDE LORENZIS e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Postel spa, società con socio unico del gruppo Poste italiane, operante nel settore dei servizi di comunicazione destinati alle aziende e alla pubblica amministrazione, ha recentemente attuato il trasferimento di 17 lavoratori dalla sede di Pomezia (via Campobello n. 43) alla sede di Roma di viale Europa n. 175;
tale trasferimento è avvenuto a poco più di due anni di distanza dallo spostamento, alla fine del 2011, di 77 risorse di Postel spa presso la suddetta sede di Pomezia dagli uffici di Roma siti in via Massaia n. 31, in seguito al rilascio dell'immobile che ospitava complessivamente 284 lavoratori. I restanti 207 lavoratori di via Massaia, invece, sono stati contestualmente trasferiti nello stabile di viale Europa 175 Roma;
lo spostamento collettivo del 2011 da Roma a Pomezia, ad avviso degli interroganti, non ha in alcun modo agevolato né logisticamente né strategicamente le attività aziendali. Dopo poco tempo, infatti, l'azienda ha ritenuto opportuno riunire le strutture tecnico-operative;
per i dipendenti di Postel, inoltre, non esisterebbe una graduatoria di mobilità interna di accesso alla capogruppo Poste Italiane;
risulta agli interroganti almeno una domanda di trasferimento per gravi e comprovati motivi familiari, cui si sono aggiunti motivi di salute, ancora non accolta, a fronte di altre domande evase, ad avviso degli interroganti, con tempistiche e modalità che appaiono talvolta non trasparenti;
la signora E.C., come già esposto nell'interrogazione a risposta in Commissione n. 5/01907, è dipendente a tempo indeterminato dal 2008 della società Postel e nel 2010 ha presentato domanda di trasferimento o telelavoro in Puglia;
la richiesta di specie non è stata accolta nonostante la stessa, per caratteristiche ampiamente documentate (famiglia monoparentale e requisiti come da legge n. 104 del 1992), rivesta carattere di urgenza;
l'indisponibilità al trasferimento, o al telelavoro, nega un preciso diritto del lavoratore, non ponendo in essere i criteri minimi di pari opportunità nella gestione delle risorse umane –:
di quali elementi i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, dispongano in merito a quanto esposto in premessa;
se non intendano intervenire per favorire, nei limiti di competenza, una maggiore trasparenza e una maggiore sensibilità per le problematiche esposte in premessa presso imprese, come Poste italiane spa, a totale partecipazione dello Stato. (4-06158)

venerdì 26 settembre 2014

Presentata una Risoluzione in Commissione Finanze e Attività Produttive alla Camera dei Deputati per promuovere accordi fra il sistema bancario e le associazioni imprenditoriali, volti all'abbattimento dei costi di gestione dei POS (Point of sale/ punto di vendita – dispositivo elettronico per pagamenti elettronici ), prevedendo forme di defiscalizzazione degli oneri connessi all'installazione ed alla gestione dei dispositivi sotto forma di credito d'imposta.



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00465
presentato da
CAPEZZONE Daniele
testo di
Martedì 23 settembre 2014, seduta n. 296
  Le Commissioni VI e X,
   premesso che:
    il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha ridotto, all'articolo 12, il limite di utilizzo del contante e dei titoli al portatore, con decorrenza dal 6 dicembre 2011 ad un importo inferiore ad euro 1.000; ha altresì previsto, all'articolo 12, comma 9, che l'Associazione bancaria italiana, le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, la società Poste italiane spa, il Consorzio bancomat, le imprese che gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale dovessero definire entro il 1o giugno 2012, ed applicare entro i tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza;
    non essendosi pervenuto, secondo le modalità e nei termini previsti dal citato articolo 12, comma 9, del decreto-legge n. 201, all'elaborazione delle suddette regole condivise, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del medesimo decreto-legge n. 201, la loro definizione è stata demandata a un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
    il comma 4 dell'articolo 15 del decreto-legge n. 179 del 2012, ha stabilito che, a decorrere dal 1o gennaio 2014, i soggetti che effettuano l'attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, fossero tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito;
    il successivo comma 5 del medesimo articolo 15 ha stabilito che, con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, venissero disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini, anche in relazione ai soggetti interessati, per l'attuazione della disposizione previste dal citato comma 4: con i medesimi decreti poteva essere disposta l'estensione degli obblighi a ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili;
    successivamente, al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi alle nuove disposizioni normative, è intervenuto l'articolo 9, comma 15-bis, del decreto-legge n. 150 del 2013 (cosiddetto decreto «Milleproroghe»), con il quale è stato prorogato al 30 giugno 2014 il termine di entrata in vigore dell'obbligo di accettazione dei pagamenti mediante carte di debito;
    ai sensi dell'articolo 15, comma 5, del decreto-legge n. 179 del 2013 è stato emanato il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che, all'articolo 2, comma 2, stabiliva che, in sede di prima applicazione e fino al 30 giugno 2014, l'obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito si applicasse a tutti i pagamenti di importo superiore a trenta euro e limitatamente ai pagamenti effettuati a favore degli esercenti il cui fatturato dell'anno precedente a quello nel corso del quale è effettuato il pagamento fosse superiore a duecentomila euro; tale disposizione, per effetto della proroga introdotta dal citato decreto-legge «Milleproroghe», è stata tuttavia vanificata;
    successivamente è stato adottato il decreto 14 febbraio 2014 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, recante il regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento: tale provvedimento si limita ad enunciare alcuni principi di carattere generale, dettando regole solamente in materia di trasparenza e di pubblicità; in particolare, l'articolo 4 del decreto ministeriale stabilisce una maggiore pubblicità delle commissioni d'interscambio imponendo ai gestori dei circuiti «di rendere noti e aggiornati in maniera chiara, completa, trasparente attraverso il proprio sito internet le eventuali commissioni d'interscambio applicate alle operazioni di pagamento», l'articolo 5 prescrive «la confrontabilità delle commissioni» per gli esercenti obbligati dal 30 giugno di avere una apparecchio POS (Point of Sale) in negozi, aziende e studi, mentre l'articolo 6 stabilisce una revisione periodica almeno annuale delle commissioni, correlate al volume e al valore delle operazioni;
    a pochi mesi dall'entrata in vigore dell'obbligo di dotarsi del POS il meccanismo stenta a decollare e, contestualmente, l'applicazione delle previste disposizioni normative sta creando notevoli disagi a commercianti, artigiani e liberi professionisti, in quanto i costi di installazione e gestione delle apparecchiature incidono in maniera significativa sul fatturato e rischiano di essere, in questa congiuntura economica, proibitivi per molti piccoli e medi imprenditori, come denunciato anche dalle associazioni di categoria: in particolare, il provvedimento del Governo avrebbe dovuto incentivare l'utilizzo della moneta elettronica sia dal punto di vista dei consumatori sia da quello delle imprese, evitando che uno strumento introdotto per la condivisibile lotta all'evasione si trasformi in un balzello aggiuntivo per artigiani, commercianti e i liberi professionisti; non è infatti in discussione il diritto del consumatore di pagare come meglio crede i propri acquisti, ma il fatto che sia la legge ad imporre agli imprenditori un costo aggiuntivo insostenibile, determinando anche ripercussioni negative nel rapporto fiduciario tra venditore e acquirente;
    in tale contesto va inoltre ricordato che i costi per l'installazione dei POS presentano una componente fissa e una variabile: i costi fissi coprono la disponibilità dell'apparecchiatura POS e dipendono dalle diverse funzionalità che il terminale può offrire e dal tipo di tecnologia utilizzata per il collegamento; i costi variabili sono, invece, legati al numero e all'ammontare delle transazioni effettuate dalla clientela e dipendono dal tipo di circuito utilizzato; spesso le due componenti di costo sono fra loro collegate: a costi fissi più alti possono essere associati costi variabili più bassi (e viceversa);
    nello scorso mese di luglio, presso il Ministero dello sviluppo economico si sono tenute le prime due riunioni di uno specifico tavolo sul tema della diffusione delle transazioni con carte di pagamento: a questi incontri hanno preso parte i rappresentanti dell'ABI, dell'Aiip (Associazione italiana istituti di pagamento e di moneta elettronica), del Consorzio Pagobancomat, dei gestori dei circuiti internazionali Visa e MasterCard e di alcuni operatori di mercato dei pagamenti elettronici; nelle prossime settimane, il tavolo proseguirà con la convocazione delle organizzazioni delle imprese e dei professionisti;
    gli interventi normativi di questi ultimi anni si inquadrano nella dichiarata intenzione del legislatore di modernizzare il sistema di pagamenti del nostro Paese ed avvicinarlo così agli standard europei, agevolando ed incrementando la diffusione e l'utilizzo della moneta elettronica in funzione di una sensibile riduzione dei costi legati alla gestione del contante da parte delle imprese, di un più efficace contrasto all'evasione fiscale, al riciclaggio e alla corruzione, garantendo una maggiore tracciabilità dei pagamenti; di una semplificazione della contabilità di banche, imprese e pubblica amministrazione, senza considerare la riduzione dei costi sociali legati a furti, scippi e rapine;
    l'esigenza di promuovere in Italia l'uso di questi sistemi di pagamento è confermata dall'evidenza che il sistema italiano dei pagamenti si caratterizza per una maggiore incidenza delle transazioni regolate attraverso il contante, ben oltre P80 per cento del controvalore totale, rispetto agli altri principali Paesi europei, dove non si supera il 60 per cento;
    a livello europeo, l'Unione europea ha approvato, ad oggi, la direttiva sui sistemi di pagamento del 2007 (2007/64/CE), anche nota come PSD – Payment services directive, che definisce un quadro giuridico comunitario per i servizi di pagamento elettronici e quella sulla moneta elettronica del 2009 (2009/110/CE), concernente l'avvio, l'esercizio e la vigilanza prudenziale dell'attività degli istituti di moneta elettronica; la direttiva PSD è stata recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 11 del 2010, la seconda direttiva con il decreto legislativo n. 45 del 2012: entrambe le direttive non prendono in considerazione gli aspetti di policylegati agli obiettivi di diffusione degli strumenti di pagamento elettronico, limitandosi agli aspetti formali legati alla armonizzazione finanziaria della disciplina dei relativi mercati di riferimento, lasciando ampie possibilità di deroga ai singoli Stati membri; il quadro normativo comunitario mantiene margini confusi e criticità tali da aver indotto la Commissione europea ad elaborare e a pubblicare il 24 luglio 2013 un pacchetto di proposte (COM (2013)547 def.) per facilitare l'uso dei pagamenti via Internet, che aggiorna le disposizioni delle citate direttive sui sistemi di pagamento (2007/64/CE) e sulla moneta elettronica (2009/110/CE);
    il 3 aprile 2014 il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura una proposta di regolamento che prevede un tetto sulle commissioni interbancarie con carte di credito e di debito (interchange fee) dello 0,2 per cento della transazione per le carte di debito e dello 0,3 per cento della transazione per le carte di credito; per i primi 22 mesi il tale tetto alle commissioni sarà in vigore solo per le transazioni internazionali, successivamente, entro due anni dalla data di pubblicazione del provvedimento, entrerà in vigore anche per quelle domestiche;
    secondo la relazione allegata alla proposta della Commissione europea, il calo dell’interchange fee dovrebbe ridurre i costi a carico dei commercianti di circa sei miliardi di euro all'anno e rilanciare l'uso del pagamento elettronico; attualmente, la commissione pagata dalla banca del commerciante alla banca del consumatore, può essere addirittura pari all'1,5 per cento del totale della transazione; si calcola che la media europea sia dello 0,9 per cento;
    la maggiore diffusione degli strumenti di moneta elettronica rappresenta inoltre un elemento imprescindibile per lo sviluppo del commercio elettronico e dei servizi online, il quale a sua volta può costituire un notevole elemento di crescita e di modernizzazione del Paese, in primo luogo sotto il profilo economico ed occupazionali, ma anche sotto quello sociale;
    appare necessario colmare in Italia il ritardo tecnologico e infrastrutturale che attualmente penalizza i consumatori e le imprese italiane rispetto all'accesso alla banda larga, costituendo un freno allo sviluppo e agli investimenti produttivi nel settore;
    in tale contesto si inseriscono le iniziative con la quale la Commissione europea ha indicato una serie di azioni concrete volte a raddoppiare entro il 2015 la quota di e-commerce delle vendite al dettaglio, nonché la percentuale del PIL europeo complessivo prodotto dall'economia online,
impegnano il Governo:
   a proseguire celermente nelle convocazione e nella tenuta dei tavoli tecnici presso il Ministero dello sviluppo economico, al fine di promuovere accordi fra sistema bancario e le associazioni imprenditoriali, volti all'abbattimento dei costi di gestione dei POS, prevedendo anche forme di defiscalizzazione degli oneri connessi all'installazione ed alla gestione dei dispositivi sotto forma di credito d'imposta;
   a prevedere l'innalzamento dell'importo minimo oltre il quale si applica l'obbligo di accettare pagamenti elettronici (50 euro) o l'esclusione temporanea dal provvedimento dei settori di attività a basso margine di redditività, individuati attraverso apposito tavolo cui partecipino il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e le parti sociali;
   ad assumere iniziative volte a incrementare la trasparenza delle diverse proposte commerciali delle banche, anche attraverso la pubblicizzazione dei valori della commissioni interbancarie della diverse banche e sviluppando un indice sintetico di costo che consenta agli operatori una facile comparazione delle diverse offerte;
   a dare attuazione, nell'ambito della riforma del sistema fiscale, al principio di delega stabilito dall'articolo 9, comma 1, lettera f), della legge n. 23 del 2014, con particolare attenzione alle forme incentivanti l'utilizzo della moneta elettronica;
   a verificare lo stato della diffusione dei POS presso le pubbliche amministrazioni;
   a provvedere a tenere costantemente e tempestivamente informate le commissioni parlamentari competenti sugli sviluppi dei tavoli di lavoro presso il Ministero dello sviluppo economico sull'andamento del monitoraggio degli effetti del decreto sul mercato, sia in termini di volumi sia di prezzi;
   a definire e attuare ogni utile iniziativa per sostenere e diffondere le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, allo scopo di sfruttarne al meglio il potenziale di sviluppo, superando il cosiddetto digital divide e ponendo le imprese e i cittadini nelle condizioni di utilizzare appieno e in condizioni di parità sull'intero territorio nazionale tutte le possibilità, non solo economiche, ma anche sociali, informative e culturali, offerte daInternet;
   ad accompagnare e sostenere le imprese, in particolare le piccole e medie imprese, in quel processo di crescita dimensionale e di modernizzazione produttiva, tecnologica e organizzativa, che costituisce una condizione importante per consentire loro di operare e competere efficacemente sui mercati online;
   a sostenere in particolare lo sviluppo dell’e-commerce, in una prospettiva di innovazione, sostegno alla crescita economica e la competitività, superando i ritardi che ancora caratterizzano, anche sotto questo aspetto, il tessuto economico nazionale;
   a rafforzare i sistemi di contrasto delle frodi telematiche nel settore dell’e-commerce, assicurando ai consumatori un più elevato livello di sicurezza, con specifica attenzione ai profili di trasparenza e chiarezza delle informazioni commerciali, alla garanzia dei prodotti venduti e dei servizi offerti.
(7-00465) «CapezzoneAbrignaniSandra Savino,PolidoriLaffrancoMarti».

giovedì 18 settembre 2014

Poste Italiane: interrogazione immediata in Commissione alla Camera sulla vendita dei biglietti "gratta e vinci"



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03580
presentato da
LIUZZI Mirella
testo di
Mercoledì 17 settembre 2014, seduta n. 292
LIUZZIDELL'ORCODE LORENZISSPESSOTTOCRISTIAN IANNUZZIPAOLO NICOLÒ ROMANO e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il fenomeno delle vendite di biglietti «Gratta e Vinci» all'interno degli uffici postali è una sperimentazione iniziata il 7 febbraio 2011 mediante un accordo tra Lottomatica Group spa e Poste italiane. Questo avvenimento ha generato un problema di regolamentazione e le autorità competenti non sono ancora intervenute per la sua risoluzione;
secondo parte della giurisprudenza di diritto del lavoro il problema è anche di discriminare le attività strettamente connesse al servizio universale postale (o perlomeno attinenti il recapito della corrispondenza) rispetto a quelle di natura commerciale-finanziaria-ludica (gratta e vinci) peculiari dell'ufficio postale standard ma non destinatarie della norma speciale sui contratti a termine a-causali;
la vendita dei gratta e vinci è stata segnalata da associazioni di consumatori, impiegati delle stesse Poste e diversi sindacati. Le segnalazioni sono state comunicate all'Autorità garante della concorrenza e del mercato con l'invito ad avviare un'istruttoria che, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro;
oltre gli aspetti economici della vendita di gratta e vinci agli sportelli di Poste italiane, il risvolto più grave è quello connesso al gioco d'azzardo patologico. Il gioco d'azzardo patologico è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità e solo in Italia i giocatori patologici sono stimati tra i 700.000 ed 1 milione. Gli studi hanno evidenziato che tra i soggetti più a rischio ci sono gli anziani che sono anche tra i maggiori utenti degli uffici postali;
a detta dell'interrogante è inaccettabile che un servizio pubblico possa allo stesso tempo incentivare una piaga sociale, dato che è stato provato che la riduzione dell'offerta di gioco è l'arma più importante per combattere il gioco d'azzardo patologico. La presenza di distributori all'interno di alcuni uffici, oltre che la vendita effettuata anche in maniera esplicita dallo stesso operatore di sportello nel momento conclusivo delle operazioni postali, rappresenta una vera e propria tentazione per coloro che si trovano in attesa del proprio turno e che per ingannare il tempo vengono invitati a tentare la fortuna;
la battaglia legale sollevata per prima in Italia dall'associazione «Io Ci Sono» di Andria ed a cui hanno aderito la maggior parte dei movimenti dei consumatori ha prodotto la rimozione dei distributori automatici dagli uffici di Poste italiane della città;
la vendita di gratta e vinci all'interno degli uffici postali appare in controtendenza alla mission di Poste Italiane spa che dovrebbe essere volta a «favorire le comunicazioni, i pagamenti e gli scambi logistici, generando significativi vantaggi economici e di servizio» e porre come perno la «valorizzazione delle persone e la specializzazione delle competenze» –:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto sopra esposto, nell'ambito delle proprie competenze, non ravvisi l'opportunità di intervenire affinché, all'interno degli uffici di Poste Italiane, venga esclusa la vendita di gratta e vinci da parte di operatori, o per tramite di distributori. (5-03580)

giovedì 11 settembre 2014

Poste Italiane: negli atti parlamentari della Camera dei Deputati di lunedì 8 settembre 2014 l'on.Francesco Ribaudo comunica al Governo che si rivolgerà alla Procura della Repubblica per denunciare le assunzioni con il sistema clientelare nella società per azioni di Poste Italiane. In Sicilia sono stati dati dieci posti ai figli di sindacalisti.


CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 285 di lunedì 8 settembre 2014

On. Francesco Ribaudo
(Chiarimenti in ordine alla stipula di contratti di somministrazione a tempo determinato da parte del gruppo Poste italiane – n. 2-00656)
  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ribaudo n. 2-00656, concernente chiarimenti in ordine alla stipula di contratti di somministrazione a tempo determinato da parte del gruppo Poste italiane (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Ribaudo se intenda illustrare la sua interpellanza.
  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, come sappiamo Poste italiane è una società per azioni a totale capitale pubblico. Poste italiane quest'anno, il 22 marzo, ha pubblicato sul proprio sito un avviso pubblico per reclutare 1.070 lavoratori, che dovevano servire per il periodo primavera-estate 2014. Aveva anche individuato il numero e le qualifiche: 835 portalettere e 235 addetti allo smistamento. Poi aveva anche individuato le procedure. Nell'avviso, ancora oggi presente sul sito, ogni giovane, ogni lavoratore, ogni cittadino, poteva presentare il proprio curriculum.
  Migliaia di giovani hanno presentato la propria candidatura. Fatto sta che ho appreso qualche mese fa che Poste italiane, ancora una volta, si rivolge alle agenzie interinali per le assunzioni. La cosa grave è che l'ha fatto nel 2011, l'ha fatto nel 2012 e l'ha fatto nel 2013. Tuttavia, in presenza quest'anno, nel marzo 2014, dell'avviso pubblico, che motivo c’è di ricorrere alle agenzie interinali
? Il motivo c’è, ce lo siamo spiegati. E il motivo è semplicemente che, con le agenzie interinali, si può aggirare l'avviso pubblico. E così è avvenuto. Infatti, da notizie che ho io, informali, ma anche dettagliate, che oggi qui non elencherò per ragioni pure di privacy e di rispetto delle singole persone, c’è uno scandalo in atto: diversi sindacalisti, appartenenti a diverse sigle sindacali, hanno assunto i propri figli attraverso le agenzie interinali, eludendo quello che è il bando, l'avviso pubblico; avviso pubblico che ha dato speranza, ha dato prospettiva a tanti giovani che hanno pensato: chissà, forse, il vento di cambiamento, il rinnovamento, forse si potrà accedere alla pubblica amministrazione. Infatti, per quanto mi riguarda, Poste italiane, anche se è una società per azioni, è una società a capitale pubblico e, quindi, in quella struttura, i singoli ragazzi, i singoli cittadini, le persone vedono una società pubblica, vedono lo Stato, lo Stato che ti fa un'offerta di lavoro. Questa offerta viene elusa. Io credo che vi sia un danno da questo punto di vista, un danno enorme che viene fatto a discapito dei ragazzi, dei giovani che hanno creduto, ancora una volta, alla possibilità che si potesse accedere alla pubblica amministrazione senza raccomandazioni. E invece no, Poste italiane ha eluso. 
  Questo è solo un aspetto della questione perché poi, andando in fondo, vi è la cosa più grave, per la quale l'interpellanza chiede al Governo alcune risposte, ossia se sia vero, se corrisponde a verità che alcuni di questi contratti sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato. E, cosa peggiore, ancora più grave, ciò avviene in zone, in regioni del Paese dove addirittura c’è un esubero di personale e, quindi, è stato fatto probabilmente un lavoro senza una pianificazione, senza vedere dove vi erano posti liberi, quali qualifiche erano disponibili e, soprattutto, ledendo quello che è l'articolo 23 dello stesso contratto nazionale dei lavoratori postali. In altre parole, prima di procedere ad assunzione, vi sono le graduatorie di tanti lavoratori delle Poste che, per tanti anni, sono stati inseriti in graduatoria per la mobilità per chiedere poi la mobilità e della stessa poi non ne hanno potuto fruire perché, appunto, adesso i posti vengono coperti con questa scelta, con questo metodo che è, a dir poco, veramente aberrante. 
  Allora, noi abbiamo chiesto al Governo – e io mi auguro che ci siano queste risposte – intanto di avere dei numeri certi perché i dati che ho io indubbiamente li ho avuti tramite organizzazioni e informazioni, ma voglio la certezza. Infatti, se il quadro è questo, è un quadro veramente allarmante. Voglio rappresentare al sottosegretario, anche se non è lei la sottosegretaria al ramo, ma rappresenta il Governo in questo momento, che l'interpellanza è stata sottoscritta da una quarantina di parlamentari, tantissimi dei quali di partiti di destra, della maggioranza e dell'opposizione. Pertanto, il Parlamento sta attenzionando questo fatto. Ci sono stati addirittura alcuni parlamentari che avevano chiesto persino una Commissione d'inchiesta. Non siamo a questo. Io attendo la risposta, poi mi riservo di fare ulteriori valutazioni.
  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato Teresa Bellanova ha facoltà di rispondere.
  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, si risponde all'interpellanza in esame esclusivamente sulla base delle notizie che il Ministero dello sviluppo economico ha acquisito presso la società Poste italiane, non rientrando la materia delle procedure di assunzione del personale nelle competenze del citato Dicastero. 
  Ciò premesso, la società Poste Italiane Spa ha comunicato che la modalità di reclutamento tramite «avviso pubblico», diramata attraverso il proprio sito web, alla quale si fa riferimento nell'atto in esame, è un comune sistema di reclutamento, realizzato con la pubblicazione di annunci di ricerca di personale. Detta modalità, molto diffusa nelle aziende, è spesso adottata per determinate figure professionali anche da Poste Italiane, che utilizza a tal fine lo spazio «lavora con noi», sul sito aziendale www.poste.it. 
  Al riguardo, la società ha precisato di effettuare la ricerca e la selezione del personale sulla base di regole precise, disciplinate da un'apposita procedura aziendale, elaborata ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, che prevede differenti modalità operative a seconda dei profili professionali di interesse. In particolare, Poste Italiane ha evidenziato che i fabbisogni di nuove competenze vengono soddisfatti sia attraverso processi discouting interno, con speciale attenzione ai profili delle maestranze qualificate già presenti in azienda sia ricorrendo al mercato del lavoro tramite differenti modalità di reclutamento. 
  Nel caso specifico, la ricerca pubblicata sul sito www.poste.it, alla quale si fa riferimento nell'atto in esame, riguardava candidati da assumere con contratti di lavoro a tempo determinato nelle strutture territoriali del recapito e dello smistamento. Tale modalità di ricerca non esclude il ricorso ad altre procedure di reclutamento per differenti tipologie di fabbisogno, così come nel citato caso dei contratti di somministrazione, volti a rafforzare il settore commerciale all'interno degli uffici postali. A tal proposito, la società ha, altresì, precisato che nel primo semestre 2014 sono stati attivati nel territorio nazionale 108 contratti di somministrazione, di cui 25 consolidati, così ripartiti: 2 in Campania, 2 in Emilia Romagna, 12 nel Lazio, 1 in Liguria, 3 in Sicilia, 4 in Toscana e 1 nel Veneto. 
  In particolare, nella regione Sicilia, nel semestre d'interesse, sono stati attivati 5 contratti di somministrazione di cui, come già riferito, 3 sono stati consolidati.
  PRESIDENTE. Il deputato Ribaudo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, non sono soddisfatto non semplicemente per la risposta che, in realtà, non sarebbe completa alle domande che avevo fatto. E comunque in parte la risposta dà ragione alle questioni che avevo sollevato, cioè a dire che ci sono stati alcuni contratti che sono stati trasformati a tempo indeterminato, che sono stati consolidati, come li definisce il sottosegretario, probabilmente tutto questo senza capire e senza avere un piano di stabilizzazione e un piano di fabbisogno. I numeri che ho io sono molto diversi. Parliamo di 70 assunzioni che sono state fatte soltanto in Sicilia. Ripeto, 70 assunzioni. E in tutta Italia mi risulta che sia stato fatto un certo numero di assunzioni. 
  Il senso dell'interpellanza urgente, che, secondo me, è stata presa un po’ sottogamba e in maniera anche superficiale dal Governo (credo e spero non volutamente), era quello di capire se si vuole continuare in questo modo; se il rinnovamento, il cambiamento in questo Paese vuole arrivare anche dentro quelli che sono i rami, le braccia dello Stato oppure, come il sottosegretario ha detto all'inizio della risposta, lo Stato è una cosa e noi non c'entriamo sulla vicenda Poste. 
  Guardate, qui non c’è un problema semplicemente di norme, anzi poi annuncerò una cosa. Non è un problema di elusione di norme, come dire, di reato perché alcune norme non sono state osservate. C’è un problema di comportamento, c’è un problema di etica e di opportunità. Dire: sì io ho il portale però utilizzo anche la somministrazione
! È ovvio che se non utilizzo il portale, che è lo strumento pubblico, quando circa 70 mila persone si sono iscritte in quel portale e vado all'agenzia interinale, c’è un motivo. A parte il fatto che costa di più, perché l'agenzia interinale, come sapete, si paga. C’è un 20 per cento in più. 
  E il motivo qual è
? Il motivo è che stanno cambiando i vertici, sono stati cambiati anche i vertici in Poste, cambiano le persone, cambiano gli uomini, ma il metodo è sempre lo stesso: è il metodo degli anni precedenti, è il metodo che è stato utilizzato nel passato, è il metodo di cui tutti parliamo e sappiamo. Questo metodo lo dobbiamo smontare, perché se noi cambiamo alcuni suonatori e, poi, non cambiamo la musica e lo spartito è lo stesso, il cambiamento diverso, il cambiamento del nostro Governo, del mio Governo che io sostengo, non lo avremo.
  Allora, io mi aspettavo qui il Governo: ripeto, è stata presa sotto gamba, non me ne voglia il sottosegretario, conosco l'ottimo lavoro che sta facendo nel suo ramo e, quindi, veramente, credo che non c'entri molto, è stata delegata a rispondere, e la rispetto come tale, perché rappresenta il Governo in questo momento, ma avrei voluto qui il Ministro, avrei voluto anche il sottosegretario delegato per questa funzione. Perché il rischio è il seguente, e la nostra storia recente è sotto gli occhi di tutti: i consorzi, le municipalizzate, quando li abbiamo trasformati in Spa, hanno semplicemente implementato il numero di assunzioni, hanno implementato le spese per il personale in maniera sconsiderata, e conosciamo anche il sistema clientelare, a partire da quello di Roma. 
  Noi dobbiamo cambiare pagina e io aspettavo il Governo in questo. Certo, la normativa del decreto n. 231 la conosco, ma voglio concludere con un'osservazione. Io ve lo dico: ho i nomi e i cognomi di almeno dieci – la sottosegretaria parlava di cinque contratti –, io vi dico che quest'anno, in Sicilia, almeno dieci posti di lavoro sono stati dati a figli di sindacalisti, rappresentanti di categoria, di CISL, di UIL, del sindacato autonomo; forse, solo la CGIL non è entrata nel sistema. Allora, io ho i nomi, non li faccio qui, però nei prossimi giorni andrò in procura e li farò in procura. Non so se il magistrato rileverà reati tali da essere perseguiti e se sono state infrante le leggi. Non lo so. Io sono sicuro, però, del danno, del danno morale, all'etica, che è stato fatto con questa operazione, ancora una volta. Il danno a tutti quei giovani che, quest'anno, avevano creduto che la musica potesse cambiare, che era cambiato qualcosa. Quello è un danno ancora peggiore, quello è un danno ancora più rilevante. 
  Dunque, volevo che il Governo – la politica – in questo prendesse posizione. Io andrò dal magistrato, ma vorrei, una volta tanto – concludo e mi scuso anche del tono –, che la politica, se possibile, il Governo – lo dico al sottosegretario qui presente affinché lo riporti al Governo – potesse arrivare anche prima del magistrato.



venerdì 5 settembre 2014

Poste Italiane, interrogazione alla Camera sul crescente disservizio nella consegna della corrispondenza nella provincia di Avellino



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05906
presentato da
GIORDANO Giancarlo
testo di
Giovedì 4 settembre 2014, seduta n. 283
  GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   da diverso tempo e in modo sempre più diffuso si registra nella provincia di Avellino e più in generale nell'intera regione Campania, un crescente disservizio nella consegna da parte di Poste Italiane spa della corrispondenza sia ordinaria che commerciale;
   il suddetto cattivo funzionamento interessa le famiglie, che si vedono recapitare in forte ritardo importanti documenti come bollette di utenza, notifiche di pagamenti, comunicazioni legali, avvisi concorsuali, informative mediche che comportano gravi conseguenze di ordine giuridico e amministrativo nonché finanziario; le aziende, enti e liberi professionisti, penalizzati a loro volta nello svolgimento dell'attività imprenditoriale arrecando un considerevole danno economico e gestionale con l'impossibilità di rivalsa da parte dell'utenza in quanto «Poste spa» da tempo non appone più i timbri della «datazione certa» sia di spedizione che di ricezione ordinaria;
   il disservizio sovente interessa anche quella corrispondenza, come le spedizioni di plichi, pacchi e raccomandate che pur collocate nella categoria dei prodotti «sicuri» non risponde più ai suddetti canoni di garanzia e celerità;
   per molti comuni della provincia l'ufficio di zona per il ritiro delle spedizioni inesitate «a firma» è situato a notevole distanza provocando in tal modo un considerevole disagio soprattutto alla popolazione più anziana essendo queste zone sprovviste di un'adeguata rete di collegamento di trasporto pubblico; in particolare nella città capoluogo queste difficoltà sono state percepite in modo più evidente soprattutto in conseguenza del trasferimento del suddetto Centro di ritiro dalle poste centrali, collocate nel centro cittadino, alla zona periferica di Pianodardine, distante diversi chilometri, anch'essa priva di un adeguato servizio di trasporto pubblico;
   diversi uffici delle Poste spa in particolare quelle centrali della città di Avellino, risultano privi di un adeguamento funzionale relativo all'abbattimento delle barriere architettoniche penalizzando fortemente gli utenti diversamente abili che, attraverso le stesse associazioni di volontariato hanno ripetutamente rappresentato, anche di recente, questa sfavorevole condizione;
   il fenomeno si amplifica in particolare nei periodi interessati dall'utilizzo da parte degli operatori postali di ferie e congedi senza che si ponga rimedio attraverso l'impiego di un adeguato numero di personale sostitutivo;
   questo disagio è stato più volte ripreso dagli organi di informazione, dai sindacati, dalle organizzazioni di categoria, da singoli operatori economici e semplici cittadini, nonché dalle associazioni dei consumatori da sempre impegnati su questo versante dei diritti di cittadinanza;
   «Poste Italiane spa» è un'azienda che si occupa della gestione del servizio postale in Italia ma è anche una delle più rilevanti società italiane di servizi logistici e finanziari, il cui capitale è detenuto al 100 per cento dallo Stato italiano tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, che ne ha anche la responsabilità del controllo e della sorveglianza, per cui è tenuta a erogare il cosiddetto «servizio universale», assicurandone compiutamente quelli come la consegna della corrispondenza, riconosciuti come «essenziali» dallo Stato italiano e dall'Unione europea –:
   quali iniziative celeri e concrete si intendono porre in essere per risolvere tale incresciosa situazione che si registra oramai da tempo nell'intera regione della Campania e in particolare in Irpinia, per ciò che concerne le dirette responsabilità di «Poste italiane spa». (4-05906)