martedì 12 agosto 2014

Risoluzione in Commissione Finanze alla Camera per iniziative a sostegno degli esercenti impianti di distribuzione di carburanti e rivendite di generi di monopolio in relazione all'obbligo di accettare pagamenti per l'acquisto di beni e servizi attraverso carte di debito.



Atto Camera

Risoluzione conclusiva 8-00070
presentato da
PAGLIA Giovanni
testo di
Martedì 29 luglio 2014 in Commissione VI (Finanze)
7-00378 Paglia

TESTO APPROVATO DELLA RISOLUZIONE
  La VI Commissione,
   premesso che:
    diversi studi dimostrano come un ricorso più diffuso ai pagamenti elettronici permetterebbe, da un lato, attraverso la tracciabilità delle transazioni, di coadiuvare le azioni di contrasto all'evasione fiscale ed al riciclaggio di denaro, di compliancefiscale, favorendo quindi l'emersione di ricchezza sommersa, e, dall'altro, di ridurre il costo di gestione del denaro contante a tutto vantaggio dell'economia italiana, aspetto, quest'ultimo, spesso sottovalutato dagli esercenti stessi, ma che, secondo dati diffusi dalla Banca d'Italia, sfiorerebbe, anche a causa dell'eccessiva rigidità della filiera del trasporto e della contazione del denaro, gli 8 miliardi di euro all'anno, che corrispondono allo 0,5 per cento del PIL, il 49 per cento dei quali sarebbe sostenuto da banche ed infrastrutture per l'offerta dei servizi di pagamento, mentre il restante 51 per cento sarebbe a carico delle imprese;
    alcune direttive europee e norme interne spingono in questa direzione, nella convinzione che tutto il sistema economico e finanziario tragga vantaggi da questa innovazione: al fine di dare un impulso importante alla maturazione del mercato italiano dei pagamenti elettronici ed avvicinarlo così agli standard europei, nell'ultimo anno Governo e Parlamento hanno varato, accanto ad una serie di misure restrittive sull'uso del denaro contante e dei mezzi di pagamento al portatore e di definizione dell'ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito, anche una norma per la quale, dal 30 giugno 2014, diviene operativo l'obbligo di accettare da privati pagamenti per acquisti di prodotti e prestazioni di servizi di importo superiore a 30 euro a mezzo del cosiddetto POS (Point of Sale);
    inoltre, nell'ambito di una regolamentazione unitaria della disciplina dei pagamenti effettuati a mezzo di strumenti elettronici da armonizzare con quella più ampia della trasparenza del costo delle commissioni, è stato emanato un decreto interministeriale recante il «Regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante», che entrerà in vigore dal 29 luglio 2014 e che cancella la gratuità prevista, sia per l'acquirente sia per il venditore, delle transazioni regolate con carte di pagamento (quali bancomat o carte di credito) presso gli impianti di distribuzione di carburanti, ponendo così fine ad una previsione equivoca, molto spesso ignorata dagli istituti bancari o volutamente disattesa dagli stessi per trasferire sul sistema altri costi, come ad esempio quelle dei canoni per il noleggio dei terminali POS;
    invero, il suddetto regime di gratuità aveva un limite temporale, essendo vincolato all'applicazione dell'articolo 12, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto-legge Salva Italia), che affidava all'ABI, a Poste italiane, al consorzio bancomat, alle associazioni dei prestatori dei servizi di pagamento ed alle imprese che gestiscono i circuiti di pagamento, la definizione, peraltro mai completata, delle regole per l'applicazione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza;
    il ritorno all'applicazione delle commissioni sul rifornimento del carburante, disincentivando il pagamento a mezzo di moneta elettronica, riapre l'annosa questione di garantire la sicurezza ad una categoria, quella dei gestori di impianti di rifornimento, quotidianamente esposta al rischio di rapine, rischio che si eleva proporzionalmente in presenza di maggiore circolazione del contante;
    d'altra parte, i costi di commissione e quelli di gestione, come il canone di noleggio, del cosiddetto POS, obbligatorio, come detto, dal 30 giugno 2014, che si aggiungono ai recenti rincari delle accise su benzina e gasolio, in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2014, riducendo in misura significativa il margine di guadagno degli stessi gestori, porterà questi ultimi a rifiutare, come già avvenuto in passato, tutte quelle transazioni effettuate con mezzi di pagamento elettronici;
    un'altra categoria che, al pari di quella dei gestori di impianti di distribuzione di carburanti, si oppone all'applicazione della commissione sulle transazioni è quella dei tabaccai, che, negli anni, accanto alla distribuzione e vendita dei prodotti da fumo e alla rivendita di valori bollati e postali, si sono visti attribuire l'erogazione, attraverso i circuiti «Lottomatica» e «Sisal», di molti servizi di pubblica utilità, quali l'attività di certificazione e riscossione di tributi locali, tasse automobilistiche, o di pagamento di multe, canoni e bollette, e la funzione di raccolta di giochi come lotto, superenalotto e lotterie istantanee, il tutto a fronte di «aggi» fissi e predeterminati, in percentuale, rispetto ai volumi conseguiti;
    tale evoluzione ha fatto sì che le tabaccherie assumessero sempre più un valore ad alto contenuto sociale ma, al contempo, gli incassi giornalieri ed i beni presenti all'interno dei locali, che costituiscono dei veri e propri valori (tabacchi, ricariche telefoniche, tagliandi delle lotterie, e altro), hanno reso le rivendite di generi di monopolio una delle categorie maggiormente esposte agli attacchi della criminalità: l'ultimo Rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria segnala infatti una recrudescenza delle rapine in tabaccheria con un andamento annuo costante pari a +5,9 per cento;
    a tale ultimo riguardo occorre evidenziare inoltre come oltre il 90 per cento del denaro che transita nelle tabaccherie deve essere riversato allo Stato o ai concessionari: per questo motivo il singolo rivenditore vittima delle attenzioni della criminalità paga in prima persona i danni subiti;
    per le stesse ragioni, anche la suddetta categoria ha espresso il suo malcontento, poiché, in ragione di un obbligo ad esercitare una funzione pubblica impostole per legge, rischia di subire un danno derivante da un calo di redditività, soprattutto quando il margine di guadagno dell'operazione di pagamento è inferiore a quello del costo medio da sostenere per la transazione elettronica: in tale contesto la categoria minaccia soprattutto di uscire dal mercato, rifiutandosi di offrire, nello specifico, alcuni servizi di pagamento all'utenza;
    sia gli impianti di distribuzione di carburanti sia le rivendite di generi di monopolio, come le tabaccherie, sono incaricati di un pubblico servizio, tant’è vero che sono anche disciplinati dalla legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali: infatti, ad esempio, la distribuzione di prodotti energetici per autotrazione è un'attività diretta alla prestazione di un servizio indispensabile e non può essere intesa come fine a se stessa, ma finalizzata alla concreta realizzazione di un diritto costituzionale garantito, come quello alla mobilità, per la realizzazione del quale è necessario il ricorso a tali prodotti;
    se, da una parte, l'uso di strumenti di pagamento elettronici consente di limitare, se non eliminare, la presenza di denaro contante nei suddetti esercizi, riducendone in misura significativa l'esposizione al rischio di rapine, dall'altro esso riduce ulteriormente quei già esigui margini di guadagno imposti per legge che, quasi sempre, non superano il 2 per cento del prezzo finale: basti pensare che nel caso del carburante le accise gravano per il 52 per cento sul prezzo complessivo per litro, mentre l'IVA grava su tale prezzo per il 16,67 per cento;
    le società di acquiring, che svolgono le attività relative alla gestione dell'accettazione delle carte di pagamento ed alla negoziazione delle transazioni, hanno fino ad oggi aggirato la gratuità delle transazioni effettuate mediante pagamenti elettronici, proponendo, anzi imponendo, ai gestori delle pompe di benzina una sorta di canone fisso calcolato sulla media delle operazioni, soluzione che ha comunque finito con il riversare gli effetti sull'utente finale, in termini di aumento del prezzo del carburante;
    tra tutte le suddette società spicca in senso negativo il comportamento di Setefi, che detiene un abbondante 20 per cento del mercato, la quale, nel periodo di vigenza del regime di gratuità delle transazioni, ha comunicato l'interruzione del servizio ed il recesso dal contratto per sopraggiunta maggiore onerosità, proponendo nuovi contratti con costi assolutamente proibitivi per qualsiasi gestore, a partire dal pagamento di un canone mensile per l'uso del POS correlato al fatturato oscillante da un minimo di 500 euro, per un fatturato annuo pari a 500.000 euro, ad un massimo di 11.000 euro, per un fatturato annuo oltre a 36.000.000 di euro;
    in Italia i costi complessivi legati al mantenimento ed all'uso del POS sono più alti del 50 per cento rispetto alla media europea; lainterchange fee rappresenta circa il 70-90 per cento dell'importo della commissione che viene applicata nel rapporto fra banca dell'esercente e banca del consumatore nel momento della transazione con carte di pagamento; in tale contesto nel luglio del 2013 la Commissione europea, nell'ambito della revisione della direttiva sui servizi di pagamento (PSD), ha presentato una proposta di limitazione dell’interchange fee che prevede un tetto dello 0,2 per cento della transazione per le carte di debito e dello 0,3 per cento della transazione per le carte di credito, tetto che per i primi 22 mesi sarà in vigore solo per le transazioni internazionali e successivamente entrerà in vigore anche per quelle nazionali: la stessa UE si aspetta che da questa riduzione derivi una parallela riduzione delle commissioni finali sugli acquisti,
impegna il Governo:
   ad assicurare un abbattimento dei costi fissi del terminale POS, eventualmente anche mediante forme di defiscalizzazione che contemplino il riconoscimento di un credito d'imposta;
   ad assumere iniziative per prevedere la completa gratuità, per ulteriori 12 mesi, delle transazioni effettuate presso impianti di distribuzione di carburante e presso le rivendite di tabacchi per servizi prestati dalle stesse, per conto dello Stato, all'utenza, in attesa della completa abrogazione della commissione applicata.
(8-00070) PagliaPaganiMontroniPetittiSandra SavinoFragomeli.

Interrogazione al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per garantire la tutela della salute, dell'igiene e della sicurezza di circa 700 lavoratori nel Centro di Meccanizzazione Postale di Napoli.



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02605
presentata da
PEPPE DE CRISTOFARO
mercoledì 6 agosto 2014, seduta n.301
DE CRISTOFARO, BAROZZINO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
nel centro di meccanizzazione postale di Napoli, che impiega attualmente circa 700 lavoratori suddivisi in reparti risulta, a giudizio dei lavoratori, che non siano garantite le misure minime a tutela della salute, dell'igiene e della sicurezza;
nel mese di giugno 2014 e fino alle prime settimane di luglio, in alcuni reparti i lavoratori hanno svolto la loro attività con l'impianto di climatizzazione fuori uso, in una situazione di notevole disagio e di grave rischio per la salute;
alle richieste dei lavoratori di rispettare i requisiti minimi di sicurezza, l'azienda risponde con vere e proprie intimidazioni, come quella adottata contro un lavoratore, il signor A. D., che si è visto imputare un provvedimento disciplinare pesantissimo, senza prove certe;
il lavoratore, che aveva più volte segnalato ai dirigenti la situazione insopportabile dovuta alla mancanza di climatizzatore nel suo reparto, il giorno 10 giugno era stato colto da malore e il capo turno aveva chiesto l'intervento del 118; il personale paramedico intervenuto aveva deciso il trasporto in ospedale per ulteriori accertamenti; come risulta dal referto medico, veniva diagnosticata una "vertigine con astenia" dovuta a colpo di calore, diretta conseguenza dell'attività lavorativa svolta in quelle condizioni;
al rientro in azienda, il lavoratore si era ritrovato nella medesima situazione e, seguendo il consiglio dei medici, è stato costretto ad allontanarsi dalla sua postazione ai primi sintomi di vertigine per bere e bagnarsi i polsi;
in una di queste pause gli sarebbe stato contestato l'abbandono del posto di lavoro e conseguentemente sarebbe stato adottato nei suoi confronti un provvedimento disciplinare gravissimo, nella misura di 10 giorni di sospensione senza retribuzione, per aver pregiudicato "oltre la regolarità del servizio anche l'immagine della Società Poste Italiane",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga, proprio in considerazione di quella pubblica rilevanza del servizio svolto da Poste italiane, di dover verificare quanto esposto e attivarsi verso la dirigenza del medesimo centro di meccanizzazione, affinché siano rispettati tutti i requisiti previsti per garantire la sicurezza e il benessere, anche psicologico, dei lavoratori.
(4-02605)

lunedì 11 agosto 2014

Interpellanza urgente alla Camera sulla società per azioni Poste Italiane. L'azienda ha proceduto alla stipula di contratti di somministrazione attraverso agenzie del lavoro interinale eludendo nei fatti l'avviso pubblico, lasciando nella disillusione migliaia di giovani che avevano avanzato la candidatura attraverso il portale. In Sicilia circa settanta contratti sono stati trasformati a tempo indeterminato.



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00656
presentato da
RIBAUDO Francesco
testo di
Giovedì 7 agosto 2014, seduta n. 281
  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Poste italiane, al momento società per azioni pubblica il cui capitale è al 100 per cento dello stato italiano, agli inizi di quest'anno ha diramato un avviso pubblico, attraverso il proprio sito web con questa notizia di «assunzione per 1070 unità (di cui 835 portalettere 235 addetti allo smistamento) per la primavera estate 2014»;
   nello stesso avviso erano state riportate le sedi di lavoro, dislocate in tutta Italia, nonché le procedure e modalità come far pervenire le candidature, prevedendo altresì che i candidati inviassero un proprio curriculum vitae, al sito webaziendale del gruppo poste nella sezione «lavora con noi»;
   da notizie apprese per via informale, risulta che Poste italiane in questi mesi ha proceduto alla stipula di contratti di somministrazione attraverso agenzie di lavoro interinale eludendo nei fatti l'avviso pubblico, lasciando nella disillusione migliaia di giovani che avevano avanzato la candidatura attraverso il portale;
   la notizia più grave che lascia, ancora una volta, più indignati è che le assunzioni ancora oggi, nell'era del cambiamento guidata dal presidente del consiglio Renzi, si fanno con vecchio metodi ad avviso degli interpellanti assai discutibile;
   andrebbe chiarito perché il Gruppo PosteItaliane ha preferito stipulare dei contratti di somministrazione a tempo determinato con agenzie interinali, così è avvenuto nell'anno 2012 e 2013 dove le assunzioni per somministrazione ammontano rispettivamente ad un totale di 157 unità per l'anno 2012, ed un totale di 182 unità per l'anno 2013 –:
   se codesto Ministero sia a conoscenza che solo per l'anno 2014, nella sola Sicilia, ne risultano una settantina, parte dei quali sono stati trasformati a tempo indeterminato;
   quale sia il numero complessivo di assunzioni fatte nel primo semestre 2014 e in quali regioni siano state effettuate le assunzioni in questione;
   quali siano le ragioni tecnico-organizzative che hanno previsto la stipula di questi contratti, e quali siano le qualifiche professionali richieste per l'attivazione di tali contratti;
   quale sia il numero di contratti trasformati a tempo indeterminato;
   quali iniziative intenda assumere per porre fine a quella che gli interpellanti ritengono una procedura che eludendo le normali selezioni concorsuali, denota una gestione della risorsa personale e delle assunzioni con metodi che mortificano le aspettative di tanti giovani preparati che non trovano lavoro.
(2-00656) «RibaudoCulottaCrivellariVentricelli,AlbanellaRomaniniCardinaleCapodicasa,ScuveraPellegrinoMoscattD'ArienzoMura,MognatoIaconoTino IannuzziChaouki,LauricellaLodoliniVecchioRabinoRampiPorta,Giuditta PiniRocchiQuartapelle ProcopioRigoni,VeriniCocciaAlbiniMelillaAmoddioSchirò,Villecco CalipariLa MarcaBonomo».