Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03068
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03068
presentato da
DE LORENZIS Diego
testo di
Martedì 24 giugno 2014, seduta n. 251
DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI, LIUZZI,DELL'ORCO, SPESSOTTO, CRISTIAN IANNUZZI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo
economico. — Per sapere – premesso che:
sulla base del decreto legislativo n. 58 del 2011 Poste Italiane S.p.A. risulta affidataria per quindici anni e quindi fino al 2026 del servizio universale postale che comprende, ai sensi del disposto dell'articolo 3 comma 2 del decreto legislativo n. 261 del 1999 e ss.mm.: «a) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg; b) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione dei pacchi postali fino a 20 kg; c) i servizi relativi agli invii raccomandati ed agli invii assicurati»;
la vigilanza sull'attività di Poste Italianes.p.a. nell'espletamento dei propri compiti di servizio universale è affidata al Ministero dello sviluppo economico e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo diversi ambiti di rispettiva competenza;
ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del citato decreto legislativo le prestazioni rientranti nel servizio universale devono essere fornite «permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane»;
secondo quanto disposto dal comma 5 dell'articolo 3 dello stesso decreto legislativo il servizio universale deve essere «prestato in via contributiva per tutta la durata dell'anno» assicurando «l'attivazione di un congruo numero di punti di accesso» sulla base di criteri di ragionevolezza, al fine di tener conto delle esigenze dell'utenza;
ai sensi dell'articolo 2, comma 4, lettera c)del decreto legislativo n. 261 del 1999 la «fissazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio» spetta all'Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale (l'AGCOM), attraverso l'adozione di provvedimenti di natura regolatoria;
AGCOM non ha ancora adottato tali provvedimenti ma si trova ancora in una fase istruttoria del relativo procedimento, avendo avviato, con delibera 49/14/CONS del 30 gennaio 2014 che integra la delibera n. 236/13/CONS del 21 marzo 2013, una nuova «Consultazione pubblica sui criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica»;
nel quadro descritto, i criteri in vigore per l'individuazione dei punti del territorio nazionale sono determinati quindi, dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 ottobre 2008 e recepiti nel Contratto di programma 2009-2011 stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico ePoste italiane S.p.A., approvato con legge n. 183/2011 e integrato nell'efficacia dalla decisione della Commissione europea del 20 novembre 2012;
tali criteri, elaborati prima del recepimento della direttiva comunitaria 2008/6/CE sul mercato interno dei servizi postali comunitari e che, quindi, non tengono conto della stessa, attribuiscono rilievo determinante all'economicità della gestione dei singoli uffici postali nonché a dati meramente geografici quali le distanze chilometriche tra gli stessi;
l'adozione di tali criteri, unitamente all'elaborazione di un piano di razionalizzazione dei punti di accesso da parte di Poste italiane s.p.a. nel 2012, ha determinato la chiusura di oltre 1.000 sportelli in tutto il territorio nazionale e la riduzione dell'orario e dei giorni di apertura per circa 600 uffici postali, con grave nocumento per le popolazioni interessate in particolare in aree periferiche del Paese;
nel 2014 con diverse decisioni gli organi della Giustizia amministrativa (da ultimo il Consiglio di Stato con sentenza sul ricorso n. 790 del 6 giugno 2014), sui ricorsi presentati dai comuni oggetto della chiusura o limitazione dell'attività degli uffici di Poste italiane s.p.a., hanno denunciato i diversi profili di illegittimità del decreto ministeriale del 2008 rilevando, da un lato, come fosse del tutto arbitrario «considerare il solo dato economico [come] esclusivo parametro di riferimento sulla base del quale disporre la chiusura o la modifica dell'orario di apertura» degli uffici e, sotto altro e concorrente profilo, che Poste Italiane s.p.a. pur conservando la propria autonomia imprenditoriale ha l'obbligo di assicurare a garanzia del servizio universale che le proprie scelte «siano frutto di un ragionevole ed equilibrato bilanciamento tra il dato economico e le esigenze degli utenti, specie di quanti si trovano in condizioni più disagiate, a tutela della coesione sociale e territoriale» –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato – nell'ambito delle competenze del proprio Ministero – per porre rimedio alla situazione descritta assicurando che Poste italiane s.p.a. adempia agli obblighi di servizio universale postale prescritti dalla disciplina in vigore.
(5-03068)
sulla base del decreto legislativo n. 58 del 2011 Poste Italiane S.p.A. risulta affidataria per quindici anni e quindi fino al 2026 del servizio universale postale che comprende, ai sensi del disposto dell'articolo 3 comma 2 del decreto legislativo n. 261 del 1999 e ss.mm.: «a) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg; b) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione dei pacchi postali fino a 20 kg; c) i servizi relativi agli invii raccomandati ed agli invii assicurati»;
la vigilanza sull'attività di Poste Italianes.p.a. nell'espletamento dei propri compiti di servizio universale è affidata al Ministero dello sviluppo economico e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo diversi ambiti di rispettiva competenza;
ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del citato decreto legislativo le prestazioni rientranti nel servizio universale devono essere fornite «permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane»;
secondo quanto disposto dal comma 5 dell'articolo 3 dello stesso decreto legislativo il servizio universale deve essere «prestato in via contributiva per tutta la durata dell'anno» assicurando «l'attivazione di un congruo numero di punti di accesso» sulla base di criteri di ragionevolezza, al fine di tener conto delle esigenze dell'utenza;
ai sensi dell'articolo 2, comma 4, lettera c)del decreto legislativo n. 261 del 1999 la «fissazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio» spetta all'Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale (l'AGCOM), attraverso l'adozione di provvedimenti di natura regolatoria;
AGCOM non ha ancora adottato tali provvedimenti ma si trova ancora in una fase istruttoria del relativo procedimento, avendo avviato, con delibera 49/14/CONS del 30 gennaio 2014 che integra la delibera n. 236/13/CONS del 21 marzo 2013, una nuova «Consultazione pubblica sui criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica»;
nel quadro descritto, i criteri in vigore per l'individuazione dei punti del territorio nazionale sono determinati quindi, dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 ottobre 2008 e recepiti nel Contratto di programma 2009-2011 stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico ePoste italiane S.p.A., approvato con legge n. 183/2011 e integrato nell'efficacia dalla decisione della Commissione europea del 20 novembre 2012;
tali criteri, elaborati prima del recepimento della direttiva comunitaria 2008/6/CE sul mercato interno dei servizi postali comunitari e che, quindi, non tengono conto della stessa, attribuiscono rilievo determinante all'economicità della gestione dei singoli uffici postali nonché a dati meramente geografici quali le distanze chilometriche tra gli stessi;
l'adozione di tali criteri, unitamente all'elaborazione di un piano di razionalizzazione dei punti di accesso da parte di Poste italiane s.p.a. nel 2012, ha determinato la chiusura di oltre 1.000 sportelli in tutto il territorio nazionale e la riduzione dell'orario e dei giorni di apertura per circa 600 uffici postali, con grave nocumento per le popolazioni interessate in particolare in aree periferiche del Paese;
nel 2014 con diverse decisioni gli organi della Giustizia amministrativa (da ultimo il Consiglio di Stato con sentenza sul ricorso n. 790 del 6 giugno 2014), sui ricorsi presentati dai comuni oggetto della chiusura o limitazione dell'attività degli uffici di Poste italiane s.p.a., hanno denunciato i diversi profili di illegittimità del decreto ministeriale del 2008 rilevando, da un lato, come fosse del tutto arbitrario «considerare il solo dato economico [come] esclusivo parametro di riferimento sulla base del quale disporre la chiusura o la modifica dell'orario di apertura» degli uffici e, sotto altro e concorrente profilo, che Poste Italiane s.p.a. pur conservando la propria autonomia imprenditoriale ha l'obbligo di assicurare a garanzia del servizio universale che le proprie scelte «siano frutto di un ragionevole ed equilibrato bilanciamento tra il dato economico e le esigenze degli utenti, specie di quanti si trovano in condizioni più disagiate, a tutela della coesione sociale e territoriale» –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato – nell'ambito delle competenze del proprio Ministero – per porre rimedio alla situazione descritta assicurando che Poste italiane s.p.a. adempia agli obblighi di servizio universale postale prescritti dalla disciplina in vigore.
(5-03068)
Risposta scritta pubblicata Mercoledì 25 giugno 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX
5-03068
Il settore postale, a
livello nazionale e comunitario, è stato interessato negli ultimi anni da
profondi cambiamenti che hanno riguardato la normativa, la concorrenzialità dei
mercati e l'evoluzione delle esigenze della clientela.
Il Servizio Postale Universale, com’è noto, da sempre è garantito dalla normativa comunitaria e dalla normativa nazionale di recepimento, e dalla regolamentazione di settore.
In particolare, il Decreto MISE del 7 ottobre 2008 impone specifici vincoli di presenza di Poste Italiane al fine di garantire la fruibilità e la continuità del servizio, anche nelle realtà territoriali più remote e disagiate, prescindendo, a tal fine, da valutazioni di tipo economico.
Il citato Decreto, oltre a stabilire le distanze massime dagli uffici postali per percentuali di popolazione residente, nonché l'obbligo di operatività di almeno un ufficio postale nel 96 per cento dei Comuni italiani, sancisce, altresì, l'espresso divieto di soppressione di uffici postali presidio unico sul territorio comunale (articolo 2, comma 4), anche in ipotesi di una situazione di insanabile diseconomia.
A tal fine che Poste Italiane spa è tenuta a trasmettere all'AGCOM all'inizio di ogni anno, l'elenco delle strutture che non garantiscono condizioni di equilibrio economico, unitamente al piano degli interventi per la loro progressiva razionalizzazione corredato della quantificazione dei minori costi.
Relativamente all'affermazione dell'Interrogante di una intervenuta modifica della normativa comunitaria che non renderebbe attuali i criteri di cui al c.d. Decreto Scajola, va evidenziato che la terza Direttiva postale non sembra aver apportato alcuna modifica sul punto. Poiché la distribuzione dei punti di accesso è da sempre rapportata alle esigenze dell'utenza secondo criteri di ragionevolezza.
Peraltro va tenuto presente che la già citata terza Direttiva postale è stata approvata il 20 febbraio 2008 mentre il decreto Scajola è stato emanato il 7 ottobre 2008. Pertanto i principi della terza Direttiva postale, anche se quest'ultima non era stata ancora recepita dal Legislatore nazionale, erano certamente ben presenti all'Autorità di Regolamentazione allora competente, che non avrebbe voluto, né potuto, «regolamentare» tale materia discostandosi da tali principi.
A riguardo comunica l'AGCOM che l'attività di vigilanza ad essa affidata si svolge sulla base delle segnalazioni pervenute ed è volta a verificare l'eventuale non conformità del Piano ai criteri indicati nel decreto richiamato e dettagliati nel Contratto di programma. Attualmente all'AGCOM non risultano violazioni della normativa sulla distribuzione dei servizi postali da parte della società Poste Italiane. Rappresenta la stessa che quest'anno ha consentito alla società Poste Italiane il rinvio della presentazione del Piano razionalizzazione relativo all'anno 2014 fino alla chiusura del procedimento istruttorio finalizzato a valutare «la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti accesso alla rete postale pubblica e la possibile modifica degli stessi». Con il richiamato procedimento, attualmente in corso di svolgimento, l'Autorità ha inteso garantire la massima partecipazione dei soggetti coinvolti al fine di assicurare una fruizione omogenea delle prestazioni rientranti nel servizio postale universale su tutto il territorio nazionale con particolare attenzione per le situazioni particolari, quali le isole minori e le zone rurali e montane.
Il procedimento istruttorio dovrebbe concludersi (secondo quanto previsto dalla delibera di avvio) entro il prossimo 4 luglio.
Il Servizio Postale Universale, com’è noto, da sempre è garantito dalla normativa comunitaria e dalla normativa nazionale di recepimento, e dalla regolamentazione di settore.
In particolare, il Decreto MISE del 7 ottobre 2008 impone specifici vincoli di presenza di Poste Italiane al fine di garantire la fruibilità e la continuità del servizio, anche nelle realtà territoriali più remote e disagiate, prescindendo, a tal fine, da valutazioni di tipo economico.
Il citato Decreto, oltre a stabilire le distanze massime dagli uffici postali per percentuali di popolazione residente, nonché l'obbligo di operatività di almeno un ufficio postale nel 96 per cento dei Comuni italiani, sancisce, altresì, l'espresso divieto di soppressione di uffici postali presidio unico sul territorio comunale (articolo 2, comma 4), anche in ipotesi di una situazione di insanabile diseconomia.
A tal fine che Poste Italiane spa è tenuta a trasmettere all'AGCOM all'inizio di ogni anno, l'elenco delle strutture che non garantiscono condizioni di equilibrio economico, unitamente al piano degli interventi per la loro progressiva razionalizzazione corredato della quantificazione dei minori costi.
Relativamente all'affermazione dell'Interrogante di una intervenuta modifica della normativa comunitaria che non renderebbe attuali i criteri di cui al c.d. Decreto Scajola, va evidenziato che la terza Direttiva postale non sembra aver apportato alcuna modifica sul punto. Poiché la distribuzione dei punti di accesso è da sempre rapportata alle esigenze dell'utenza secondo criteri di ragionevolezza.
Peraltro va tenuto presente che la già citata terza Direttiva postale è stata approvata il 20 febbraio 2008 mentre il decreto Scajola è stato emanato il 7 ottobre 2008. Pertanto i principi della terza Direttiva postale, anche se quest'ultima non era stata ancora recepita dal Legislatore nazionale, erano certamente ben presenti all'Autorità di Regolamentazione allora competente, che non avrebbe voluto, né potuto, «regolamentare» tale materia discostandosi da tali principi.
A riguardo comunica l'AGCOM che l'attività di vigilanza ad essa affidata si svolge sulla base delle segnalazioni pervenute ed è volta a verificare l'eventuale non conformità del Piano ai criteri indicati nel decreto richiamato e dettagliati nel Contratto di programma. Attualmente all'AGCOM non risultano violazioni della normativa sulla distribuzione dei servizi postali da parte della società Poste Italiane. Rappresenta la stessa che quest'anno ha consentito alla società Poste Italiane il rinvio della presentazione del Piano razionalizzazione relativo all'anno 2014 fino alla chiusura del procedimento istruttorio finalizzato a valutare «la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti accesso alla rete postale pubblica e la possibile modifica degli stessi». Con il richiamato procedimento, attualmente in corso di svolgimento, l'Autorità ha inteso garantire la massima partecipazione dei soggetti coinvolti al fine di assicurare una fruizione omogenea delle prestazioni rientranti nel servizio postale universale su tutto il territorio nazionale con particolare attenzione per le situazioni particolari, quali le isole minori e le zone rurali e montane.
Il procedimento istruttorio dovrebbe concludersi (secondo quanto previsto dalla delibera di avvio) entro il prossimo 4 luglio.
Giacomelli Antonello
Sottosegretario di Stato Sviluppo Economico