Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03579
presentato daInterrogazione a risposta immediata in commissione 5-03579
BRUNO BOSSIO Vincenza
testo di
Giovedì 18 settembre 2014, seduta n. 293
BRUNO BOSSIO, TULLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
nel contratto di programma che Poste Italiane spa ha stipulato con lo Stato il servizio universale è definito con alcuni criteri minimi che vanno dalla garanzia di recapito della corrispondenza in un massimo di 5 giorni, all'apertura di almeno 18 ore settimanali degli uffici postali, a standard minimi di servizio durante i mesi estivi, alla presenza di almeno un ufficio postale in ogni comune;
con decreto ministeriale del 7 ottobre 2008 il Ministero dello sviluppo economico approvava le condizioni generali per l'espletamento del servizio postale universale i cui criteri di distribuzione degli uffici postali legavano la presenza dei punti di accesso alla rete alla percentuale dei residenti e quindi in evidente contrasto con la direttiva dell'Unione europea 6/2008, recepita nel diritto interno con il decreto legislativo n. 58 del 2011;
nella direttiva europea 6/2008 si riconosce, infatti, che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree;
nel luglio del 2012 Poste Italiane spa annunciava la chiusura di 1156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
le motivazioni della chiusura venivano individuate nella scarsa redditività di questi uffici, per lo più situati in zone montane, rurali o scarsamente popolate al fine di operare una «razionalizzazione» della rete;
successivamente, il piano di razionalizzazione di Poste Italiane spa riduceva il numero degli uffici da sopprimere a 1096 in tutta Italia e ad 89 nella sola Calabria;
il 21 marzo 2013 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emanava una delibera (236/13/CONS) che avviava «un procedimento istruttorio volto a valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica previsti dalla normativa attualmente in vigore»;
con sentenza n. 1117 del 29 gennaio 2014, il TAR del Lazio interveniva su ricorso del comune di San Pietro in Guarano (CS) avverso alla chiusura dell'ufficio postale della frazione di Redipiano;
la sentenza di accoglimento del ricorso recita che «la direttiva comunitaria ed il decreto legislativo (in particolare articolo 3, comma 5, lettera c) del decreto legislativo n. 261 del 1999 come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011), hanno posto un particolare accento anche sulle esigenze degli utenti, in particolare delle zone rurali e di quelle scarsamente popolate; esigenze che non sarebbero rispettate col solo criterio di ragionevolezza basato sull'equilibrio economico come presupposto per la permanenza di uffici postali in territori particolarmente disagiati» e che «è quasi superfluo rilevare come nell'ambito di un servizio pubblico l'equilibrio economico non possa assumere la stessa determinante rilevanza che assume nella gestione di una impresa privata»;
il TAR del Lazio, pertanto, richiamava Poste Italiane spa ad operare scelte organizzative che seguano innanzitutto il principio della garanzia del «pubblico servizio» sottolineando che anche in periodi di spending review gli interessi sociali non possono essere sottomessi all'esasperata ricerca dell'utile;
un altro ricorso al TAR per un caso analogo pare sia stato presentato dal comune di Aprigliano (CS) ed è in attesa di definizione;
per citare un altro esempio nel mese di giugno del 2013 veniva chiuso l'ufficio postale di Rocca Imperiale (CS) situato nel centro del comune;
alla data attuale a Rocca Imperiale è attivo un solo ufficio postale situato nella frazione Marina a 4 chilometri dal centro;
la chiusura è intervenuta nonostante l'ufficio di Rocca Imperiale centro fosse dotato di locali idonei, a norma e di recente costruzione e servisse una popolazione residente composta principalmente da anziani che, allo stato attuale, subiscono notevoli disagi nel recarsi all'ufficio della Marina molto distante dalle loro residenze, anche perché non esistono servizi di trasporto pubblico adeguati a garantire collegamenti con la frazione della Marina –:
se il Ministro interrogato non ritenga che, in seguito alle recenti numerose chiusure di uffici postali in tutta Italia, non si siano, nei fatti, limitati i diritti dei cittadini di alcune aree ad avere un servizio efficace ed efficiente, in evidente contrasto con il contratto di programma sottoscritto da Poste Italiane spa con lo Stato e quali azioni intenda intraprendere per richiamare Poste Italiane spa, società interamente finanziata dallo Stato, alla sua mission fondamentale di erogatrice di un servizio di pubblica utilità, anche alla luce del pronunciamento del TAR del Lazio citato in premessa. (5-03579)
Poste Italiane spa è un'azienda di totale proprietà dello Stato tenuta a garantire il servizio universale fino al 2026 attraverso la sua rete di uffici distribuiti su tutto il territorio nazionale;
nel contratto di programma che Poste Italiane spa ha stipulato con lo Stato il servizio universale è definito con alcuni criteri minimi che vanno dalla garanzia di recapito della corrispondenza in un massimo di 5 giorni, all'apertura di almeno 18 ore settimanali degli uffici postali, a standard minimi di servizio durante i mesi estivi, alla presenza di almeno un ufficio postale in ogni comune;
con decreto ministeriale del 7 ottobre 2008 il Ministero dello sviluppo economico approvava le condizioni generali per l'espletamento del servizio postale universale i cui criteri di distribuzione degli uffici postali legavano la presenza dei punti di accesso alla rete alla percentuale dei residenti e quindi in evidente contrasto con la direttiva dell'Unione europea 6/2008, recepita nel diritto interno con il decreto legislativo n. 58 del 2011;
nella direttiva europea 6/2008 si riconosce, infatti, che le reti postali anche se in zone rurali e scarsamente popolate soddisfano interessi pubblici rilevanti, consentono l'integrazione degli operatori economici con l'economia globale ed anzi, per il loro contributo alla coesione sociale, sono più necessari proprio in quelle aree;
nel luglio del 2012 Poste Italiane spa annunciava la chiusura di 1156 uffici postali in tutta Italia, di cui 100 nella sola regione Calabria, un taglio in proporzione al numero degli abitanti assai più consistente rispetto ad altre regioni d'Italia se si considera che si prevedeva la chiusura di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia e 96 in Campania;
le motivazioni della chiusura venivano individuate nella scarsa redditività di questi uffici, per lo più situati in zone montane, rurali o scarsamente popolate al fine di operare una «razionalizzazione» della rete;
successivamente, il piano di razionalizzazione di Poste Italiane spa riduceva il numero degli uffici da sopprimere a 1096 in tutta Italia e ad 89 nella sola Calabria;
il 21 marzo 2013 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emanava una delibera (236/13/CONS) che avviava «un procedimento istruttorio volto a valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica previsti dalla normativa attualmente in vigore»;
con sentenza n. 1117 del 29 gennaio 2014, il TAR del Lazio interveniva su ricorso del comune di San Pietro in Guarano (CS) avverso alla chiusura dell'ufficio postale della frazione di Redipiano;
la sentenza di accoglimento del ricorso recita che «la direttiva comunitaria ed il decreto legislativo (in particolare articolo 3, comma 5, lettera c) del decreto legislativo n. 261 del 1999 come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011), hanno posto un particolare accento anche sulle esigenze degli utenti, in particolare delle zone rurali e di quelle scarsamente popolate; esigenze che non sarebbero rispettate col solo criterio di ragionevolezza basato sull'equilibrio economico come presupposto per la permanenza di uffici postali in territori particolarmente disagiati» e che «è quasi superfluo rilevare come nell'ambito di un servizio pubblico l'equilibrio economico non possa assumere la stessa determinante rilevanza che assume nella gestione di una impresa privata»;
il TAR del Lazio, pertanto, richiamava Poste Italiane spa ad operare scelte organizzative che seguano innanzitutto il principio della garanzia del «pubblico servizio» sottolineando che anche in periodi di spending review gli interessi sociali non possono essere sottomessi all'esasperata ricerca dell'utile;
un altro ricorso al TAR per un caso analogo pare sia stato presentato dal comune di Aprigliano (CS) ed è in attesa di definizione;
per citare un altro esempio nel mese di giugno del 2013 veniva chiuso l'ufficio postale di Rocca Imperiale (CS) situato nel centro del comune;
alla data attuale a Rocca Imperiale è attivo un solo ufficio postale situato nella frazione Marina a 4 chilometri dal centro;
la chiusura è intervenuta nonostante l'ufficio di Rocca Imperiale centro fosse dotato di locali idonei, a norma e di recente costruzione e servisse una popolazione residente composta principalmente da anziani che, allo stato attuale, subiscono notevoli disagi nel recarsi all'ufficio della Marina molto distante dalle loro residenze, anche perché non esistono servizi di trasporto pubblico adeguati a garantire collegamenti con la frazione della Marina –:
se il Ministro interrogato non ritenga che, in seguito alle recenti numerose chiusure di uffici postali in tutta Italia, non si siano, nei fatti, limitati i diritti dei cittadini di alcune aree ad avere un servizio efficace ed efficiente, in evidente contrasto con il contratto di programma sottoscritto da Poste Italiane spa con lo Stato e quali azioni intenda intraprendere per richiamare Poste Italiane spa, società interamente finanziata dallo Stato, alla sua mission fondamentale di erogatrice di un servizio di pubblica utilità, anche alla luce del pronunciamento del TAR del Lazio citato in premessa. (5-03579)
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Giovedì 18 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-03579
Risposta scritta pubblicata Giovedì 18 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-03579
Con riferimento alla richiesta
formulata dall'onorevole interrogante, sentita anche l'Autorità Garante nelle
Comunicazioni, rappresento quanto segue.
Il decreto legislativo del 22 luglio 1999, attribuisce all'Autorità Garante nelle Comunicazioni una competenza specifica nella «determinazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio».
La società Poste Italiane è tenuta, sulla base del Contratto di programma stipulato con il Ministero dello sviluppo economico e in conformità al decreto ministeriale 7 ottobre 2008, a trasmettere all'Autorità, entro l'inizio di ogni anno di riferimento, un elenco delle strutture di recapito «che non garantiscono condizioni di equilibrio economico», un piano di intervento e i relativi criteri per la razionalizzazione della loro gestione.
Ciò premesso, il piano di razionalizzazione 2012, citato nell'atto in esame, risultava conforme ai criteri di distribuzione degli uffici postali che il Ministero dello sviluppo economico, allora competente, aveva stabilito al fine di garantire sul territorio nazionale, un congruo numero di punti di accesso alla rete postale.
Nello specifico della regione Calabria, Poste italiane ha informato che a fronte di n. 89 chiusure di uffici postali previste dal succitato Piano di razionalizzazione, a seguito dei confronti con le organizzazioni sindacali le istituzioni locali interessate, sono state effettivamente attuate, nel periodo 2012-2013, n. 39 chiusure.
Per la chiusura dell'ufficio postale «Rocca Imperiale» sito nell'omonimo comune nella provincia di Cosenza, Poste Italiane ha comunicato che lo stesso fu inserito nel Piano delle chiusure relativo all'anno 2012, a causa dell'esiguità dei flussi di traffico che da tempo presentava e che non permetteva il raggiungimento di una situazione di equilibrio tra domanda e offerta di servizi, nel rispetto dei vincoli normativi previsti dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008.
Nel mese di giugno 2013 l'ufficio è stato definitivamente chiuso. Poste italiane ha assicurato che l'operatività del predetto ufficio è stata assorbita senza criticità di sorta dall'ufficio di «Rocca Imperiale Marina», ubicato nel medesimo Comune, aperto dal lunedì al sabato.
Su tale delicata materia, tuttavia, l'Autorità ha avviato con propria delibera n. 236/13/CONS, un'apposita istruttoria finalizzata a valutare la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti di accesso.
Tale istruttoria si è conclusa con l'adozione di una ulteriore delibera n. 342/14/CONS, da parte dell'Autorità medesima con la quale la stessa ha integrato i criteri di distribuzione degli uffici postali di cui all'articolo 2 del decreto del 7 ottobre 2008, attraverso l'introduzione di specifiche previsioni di garanzia a tutela degli utenti residenti nelle zone remote del Paese, qualificando come tali, da un lato, i comuni rurali che rientrano anche nella categoria di comuni totalmente montani, dall'altro, le isole minori.
Tengo a far presente che gli uffici citati nell'atto, situati nei Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani (secondo l'elenco di Comuni italiani pubblicato dall'lSTAT a giugno 2013) e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura nei limiti di quanto previsto dall'articolo 2 della suddetta delibera.
L'Autorità Garante nelle Comunicazioni ha sottolineato, tuttavia, come tale divieto non abbia, chiaramente, efficacia retroattiva e si applichi a far data dall'entrata in vigore della delibera.
Il decreto legislativo del 22 luglio 1999, attribuisce all'Autorità Garante nelle Comunicazioni una competenza specifica nella «determinazione dei criteri di ragionevolezza funzionali alla individuazione dei punti del territorio nazionale necessari a garantire una regolare ed omogenea fornitura del servizio».
La società Poste Italiane è tenuta, sulla base del Contratto di programma stipulato con il Ministero dello sviluppo economico e in conformità al decreto ministeriale 7 ottobre 2008, a trasmettere all'Autorità, entro l'inizio di ogni anno di riferimento, un elenco delle strutture di recapito «che non garantiscono condizioni di equilibrio economico», un piano di intervento e i relativi criteri per la razionalizzazione della loro gestione.
Ciò premesso, il piano di razionalizzazione 2012, citato nell'atto in esame, risultava conforme ai criteri di distribuzione degli uffici postali che il Ministero dello sviluppo economico, allora competente, aveva stabilito al fine di garantire sul territorio nazionale, un congruo numero di punti di accesso alla rete postale.
Nello specifico della regione Calabria, Poste italiane ha informato che a fronte di n. 89 chiusure di uffici postali previste dal succitato Piano di razionalizzazione, a seguito dei confronti con le organizzazioni sindacali le istituzioni locali interessate, sono state effettivamente attuate, nel periodo 2012-2013, n. 39 chiusure.
Per la chiusura dell'ufficio postale «Rocca Imperiale» sito nell'omonimo comune nella provincia di Cosenza, Poste Italiane ha comunicato che lo stesso fu inserito nel Piano delle chiusure relativo all'anno 2012, a causa dell'esiguità dei flussi di traffico che da tempo presentava e che non permetteva il raggiungimento di una situazione di equilibrio tra domanda e offerta di servizi, nel rispetto dei vincoli normativi previsti dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008.
Nel mese di giugno 2013 l'ufficio è stato definitivamente chiuso. Poste italiane ha assicurato che l'operatività del predetto ufficio è stata assorbita senza criticità di sorta dall'ufficio di «Rocca Imperiale Marina», ubicato nel medesimo Comune, aperto dal lunedì al sabato.
Su tale delicata materia, tuttavia, l'Autorità ha avviato con propria delibera n. 236/13/CONS, un'apposita istruttoria finalizzata a valutare la congruità dei vigenti criteri di distribuzione dei punti di accesso.
Tale istruttoria si è conclusa con l'adozione di una ulteriore delibera n. 342/14/CONS, da parte dell'Autorità medesima con la quale la stessa ha integrato i criteri di distribuzione degli uffici postali di cui all'articolo 2 del decreto del 7 ottobre 2008, attraverso l'introduzione di specifiche previsioni di garanzia a tutela degli utenti residenti nelle zone remote del Paese, qualificando come tali, da un lato, i comuni rurali che rientrano anche nella categoria di comuni totalmente montani, dall'altro, le isole minori.
Tengo a far presente che gli uffici citati nell'atto, situati nei Comuni di San Pietro in Guarano, Aprigliano e Rocca Imperiale, rientrano nella categoria delle zone remote, in quanto Comuni rurali e totalmente montani (secondo l'elenco di Comuni italiani pubblicato dall'lSTAT a giugno 2013) e in quanto tali sono ora tutelati dal divieto di chiusura nei limiti di quanto previsto dall'articolo 2 della suddetta delibera.
L'Autorità Garante nelle Comunicazioni ha sottolineato, tuttavia, come tale divieto non abbia, chiaramente, efficacia retroattiva e si applichi a far data dall'entrata in vigore della delibera.
Giacomelli Antonello –
Sottosegretario di Stato Sviluppo Economico
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