Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha riconosciuto
lo stato di malattia professionale e con esso i benefici economici previsti
dalla legge
La Filiale di Poste Italiane SPA di Caserta era divenuta l'ambiente
nocivo che aveva fatto ammalare Silvio D'Andrea, dipendente con funzioni
direttive che, probabilmente a seguito di un'azione per comportamento
antisindacale che lo aveva visto vittorioso nei confronti dell'azienda, è stato
fatto scivolare nel 2001 da mansioni di responsabile del servizio sportelli a
quelle di dattilografia e archivista. Il lavoratore, assistito dal
giuslavorista avvocato Domenico Carozza, ha promosso un ricorso al giudice del
lavoro presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere perché gli venisse
riconosciuto lo stato di malattia professionale e con esso i benefici economici
previsti dalla legge. Sette anni di impegno e, con una sentenza di pochi
giorni fa, destinata a rivoluzionare il panorama della giurisprudenza in
materia, il giudice del lavoro dottoressa Rosa Del Prete ha ritenuto che anche
una disfunzione organizzativa del lavoro consistente nel demansionamento del lavoratore
può essere riconosciuta come malattia professionale. Non soltanto si punisce il
datore di lavoro per aver posto in essere una condotta dequalificante del
lavoratore, condannandolo al pagamento del risarcimento del danno, ma si
amplia, nei fatti, il campo dei fattori che consentono di ottenere ristori
dall'INAIL. "Si è trattato - ha dichiarato l'avvocato Carozza - di
un'iniziativa innovativa nel panorama degli infortuni sul lavoro e delle
malattie professionali. E il risultato ottenuto - che il demansionamento possa
essere considerato origine di una malattia professionale contratta sul posto di
lavoro - è di straordinaria importanza anche per i giudizi futuri e per altre
iniziative a tutela dei lavoratori".
Venerdì 28 febbraio 2014
Interno 18 - Redazione Cronaca
Laboratorio di Informazione
Caserta
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