Atto Camera
Ordine del Giorno 9/4865-AR/67
presentato da
AMEDEO LABOCCETTA
testo di
giovedì 26 gennaio 2012, seduta n.577
La Camera,
premesso che:
l'articolo 21 reitera la proroga in vigore sin dal 1998 dei comandi in atto per il personale di Poste Italiane SpA presso pubbliche amministrazioni e enti;
a questo personale sono applicabili le norme vigenti che ne prevedono l'inquadramento nei ruoli delle amministrazioni dello Stato presso cui presta servizio;
l'inquadramento di tale personale nei ruoli della pubblica amministrazione consoliderebbe situazioni occupazionali che si protraggono da lungo tempo e consentirebbe la più efficace utilizzazione delle professionalità nel frattempo acquisite e maturate;
indubbi sarebbero i vantaggi derivanti dall'inquadramento in termini di gestione dei rapporti tra Poste italiane SpA e le amministrazioni dello Stato presso le quali presta attività lavorativa tale personale;
dall'inquadramento non deriverebbero nuovi o maggiori oneri per l'Erario perché le amministrazioni già sopportano i costi per il personale in posizione di comando
impegna il Governo
ad adottare ogni più adeguato intervento volto ad assicurare l'inquadramento del personale di Poste Italiane SpA nei ruoli delle amministrazioni dello Stato e degli enti presso i quali presta servizio in posizione di comando, in applicazione della vigente normativa.
9/4865-AR/67.Laboccetta.
venerdì 27 gennaio 2012
Camera dei Deputati: l'Ordine del Giorno 9/4865-AR/67 nella seduta del 26 gennaio 2012 impegna il Governo ad adottare ogni più adeguato intervento volto ad assicurare l'inquadramento del personale di Poste Italiane SpA nei ruoli delle amministrazioni dello Stato e degli enti presso i quali presta servizio in posizione di comando, in applicazione della vigente normativa.
giovedì 26 gennaio 2012
IL 24 GENNAIO SCORSO E' STATA PRESENTATA UN' INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA PRESSO LA CAMERA DEI DEPUTATI SUI GRAVI DISSERVIZI POSTALI DI POSTE ITALIANE CAUSATI DALLA CATTIVA GESTIONE E DALLA MANCANZA DI PERSONALE
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02039
presentata da
RENZO LUSETTI
martedì 24 gennaio 2012, seduta n.575
LUSETTI, GALLETTI, MEREU, COMPAGNON, BONCIANI, ANNA TERESA FORMISANO, CICCANTI, NARO e VOLONTÈ. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
da mesi in diverse parti di Italia i cittadini segnalano disservizi nella consegna della posta da parte di Poste italiane s.p.a.;
i ritardi possono causare ingenti danni economici al cittadino, con la scadenza di bollette della luce e del gas, di fatture, di polizze assicurative e altro e con l'immancabile invio di solleciti e richieste di pagamento, incorrendo in sanzioni con il pagamento della mora;
le conseguenze per i cittadini sono quelle di dover aggiungere al costo il pagamento degli interessi di mora, pur non avendo alcuna colpa nella mancata consegna della corrispondenza;
dalle segnalazioni e dalle valutazioni delle organizzazioni sindacali risulta che i ritardi non sono dovuti a imperizia o a scarsa produttività dei portalettere, spesso costretti a turni di lavoro molto pesanti, ma da cattiva gestione e mancanza di personale;
tali ritardi violano i principi della Carta della qualità dei prodotti postali, emanata con decreto del Ministro delle comunicazioni del 26 febbraio 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 74 del 29 marzo 2004);
nel novembre 2011 l'Unione nazionale consumatori ha denunciato le numerose segnalazioni ricevute dagli utenti riguardo ai disservizi del servizio postale;
nello stesso mese il Codacons di Chieti ha deciso di lanciare un'azione di classe contro Poste italiane s.p.a., rivendicando il diritto dei cittadini a ricevere con puntualità la corrispondenza loro indirizzata;
risulta dal sito internet della Cisl Veneto che nei primi giorni di gennaio 2012 si sono verificati disagi e ritardi nella consegna della corrispondenza, nonostante i carichi di lavoro elevati dei portalettere, negli uffici postali della Riviera del Brenta, dovuti ad ammassamento di materiale presso il centro di smistamento di Mestre;
da un articolo de Il Corriere del Mezzogiorno del 10 gennaio 2012 risulta che la procura di Palermo ha aperto un'indagine conoscitiva sui ritardi nella consegna postale nella città di Palermo, avviata dopo la segnalazione di Cisl Slp di 12 tonnellate di corrispondenza e 13 mila raccomandate in giacenza nei cinque centri di recapito di Palermo;
da un articolo di stampa del 10 gennaio 2012 de Il Giornale di Ragusa risultano gravi ritardi nella consegna della posta, che creano un profondo disagio ai cittadini di alcuni comuni montani;
risulta da fonti di stampa un grave disservizio creato da Poste italiane s.p.a. ai cittadini di Gaeta, con un servizio recapito completamente assente, con interruzione di venti, venticinque giorni;
da un articolo de Il Centro del 22 gennaio 2012 risultano disservizi legati al mancato recapito postale nei comuni della Val Pescara;
con decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, che ha soppresso l'Agenzia nazionale di regolamentazione del servizio postale, la competenza in materia è passata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni -:
se intenda verificare la natura e la causa dei problemi che creano disservizi alla cittadinanza e quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda adottare nei confronti Poste italiane s.p.a. per evitare il ripetersi di simili problematiche al fine di garantire un servizio regolare ai cittadini. (3-02039)
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02039
presentata da
RENZO LUSETTI
martedì 24 gennaio 2012, seduta n.575
LUSETTI, GALLETTI, MEREU, COMPAGNON, BONCIANI, ANNA TERESA FORMISANO, CICCANTI, NARO e VOLONTÈ. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
da mesi in diverse parti di Italia i cittadini segnalano disservizi nella consegna della posta da parte di Poste italiane s.p.a.;
i ritardi possono causare ingenti danni economici al cittadino, con la scadenza di bollette della luce e del gas, di fatture, di polizze assicurative e altro e con l'immancabile invio di solleciti e richieste di pagamento, incorrendo in sanzioni con il pagamento della mora;
le conseguenze per i cittadini sono quelle di dover aggiungere al costo il pagamento degli interessi di mora, pur non avendo alcuna colpa nella mancata consegna della corrispondenza;
dalle segnalazioni e dalle valutazioni delle organizzazioni sindacali risulta che i ritardi non sono dovuti a imperizia o a scarsa produttività dei portalettere, spesso costretti a turni di lavoro molto pesanti, ma da cattiva gestione e mancanza di personale;
tali ritardi violano i principi della Carta della qualità dei prodotti postali, emanata con decreto del Ministro delle comunicazioni del 26 febbraio 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 74 del 29 marzo 2004);
nel novembre 2011 l'Unione nazionale consumatori ha denunciato le numerose segnalazioni ricevute dagli utenti riguardo ai disservizi del servizio postale;
nello stesso mese il Codacons di Chieti ha deciso di lanciare un'azione di classe contro Poste italiane s.p.a., rivendicando il diritto dei cittadini a ricevere con puntualità la corrispondenza loro indirizzata;
risulta dal sito internet della Cisl Veneto che nei primi giorni di gennaio 2012 si sono verificati disagi e ritardi nella consegna della corrispondenza, nonostante i carichi di lavoro elevati dei portalettere, negli uffici postali della Riviera del Brenta, dovuti ad ammassamento di materiale presso il centro di smistamento di Mestre;
da un articolo de Il Corriere del Mezzogiorno del 10 gennaio 2012 risulta che la procura di Palermo ha aperto un'indagine conoscitiva sui ritardi nella consegna postale nella città di Palermo, avviata dopo la segnalazione di Cisl Slp di 12 tonnellate di corrispondenza e 13 mila raccomandate in giacenza nei cinque centri di recapito di Palermo;
da un articolo di stampa del 10 gennaio 2012 de Il Giornale di Ragusa risultano gravi ritardi nella consegna della posta, che creano un profondo disagio ai cittadini di alcuni comuni montani;
risulta da fonti di stampa un grave disservizio creato da Poste italiane s.p.a. ai cittadini di Gaeta, con un servizio recapito completamente assente, con interruzione di venti, venticinque giorni;
da un articolo de Il Centro del 22 gennaio 2012 risultano disservizi legati al mancato recapito postale nei comuni della Val Pescara;
con decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, che ha soppresso l'Agenzia nazionale di regolamentazione del servizio postale, la competenza in materia è passata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni -:
se intenda verificare la natura e la causa dei problemi che creano disservizi alla cittadinanza e quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda adottare nei confronti Poste italiane s.p.a. per evitare il ripetersi di simili problematiche al fine di garantire un servizio regolare ai cittadini. (3-02039)
sabato 21 gennaio 2012
Gruppo Lega Nord Padania della Camera dei Deputati chiede garanzie per il futuro di 225 dipendenti delle Poste Italiane della provincia di Bergamo
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-14531
presentata da
GIACOMO STUCCHI
mercoledì 18 gennaio 2012, seduta n.572
STUCCHI, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
gli effetti delle manovre del Governo si ripercuotono pesantemente anche sui dipendenti dell'azienda Poste italiane;
il decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, cosiddetto «Salva Italia», convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, ha aperto un buco contributivo per 225 lavoratori bergamaschi di Poste italiane;
molti di loro hanno, infatti, sottoscritto con l'azienda un piano di esodo anticipato con accompagnamento alla pensione e si trovano ora, per effetto, del decreto «Salva Italia» a fare i conti con uno stravolgimento completo dei requisiti di accesso e, dunque, con un buco contributivo;
nella sola provincia di Bergamo tali ripercussioni riguardano circa 225 dipendenti postali che hanno sottoscritto negli ultimi mesi l'accordo con Poste italiane, con cui il lavoratore acconsente a presentare le dimissioni volontarie ma gli viene garantito l'accompagnamento fino alla maturazione del requisito per la pensione;
al momento della sottoscrizione del piano di esodo con Poste italiane, i lavoratori - che a livello nazionale sono circa 5.000 - avevano una previsione di maturazione dei requisiti alla pensione tra il 2012 e il 2013 con meccanismi differenti: chi per il raggiungimento dei 40 anni di lavoro e chi per effetto dell'età;
il citato decreto-legge ha scardinato completamente le aspettative di pensionamento di questi lavoratori, che si ritrovano così senza un lavoro e con un buco contributivo che impedisce il raggiungimento dei requisiti minimi per l'accesso alla pensione;
Poste italiane spa fino ad ora, nonostante ripetute richieste sindacali di affrontare urgentemente la questione, non ha dato segnali di reale interessamento e, dopo la convocazione di un incontro sul tema fatta per il 14 dicembre 2011, ha rinviato la discussione a data da destinarsi;
con grande disinvoltura prima Poste italiane invita i propri dipendenti ad uscite «volontarie» anticipate dall'azienda, poi li «dimentica» quando questi vengono travolti da provvedimenti, secondo gli interroganti, iniqui;
lo stesso Governo non sembra dedicare attenzione alcuna alla problematica sopra esposta -:
se il Governo non ritenga doveroso assumere urgenti iniziative per rivedere le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 201 del 2011, al fine di applicare a tutti i lavoratori interessati alle procedure di dimissioni volontarie con accompagnamento alla pensione le norme e gli accordi siglati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge medesimo;
se il Governo intenda, in subordine, convocare con urgenza un tavolo istituzionale con l'azienda Poste italiane e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro.
(4-14531)
Interrogazione a risposta scritta 4-14531
presentata da
GIACOMO STUCCHI
mercoledì 18 gennaio 2012, seduta n.572
STUCCHI, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
gli effetti delle manovre del Governo si ripercuotono pesantemente anche sui dipendenti dell'azienda Poste italiane;
il decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, cosiddetto «Salva Italia», convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, ha aperto un buco contributivo per 225 lavoratori bergamaschi di Poste italiane;
molti di loro hanno, infatti, sottoscritto con l'azienda un piano di esodo anticipato con accompagnamento alla pensione e si trovano ora, per effetto, del decreto «Salva Italia» a fare i conti con uno stravolgimento completo dei requisiti di accesso e, dunque, con un buco contributivo;
nella sola provincia di Bergamo tali ripercussioni riguardano circa 225 dipendenti postali che hanno sottoscritto negli ultimi mesi l'accordo con Poste italiane, con cui il lavoratore acconsente a presentare le dimissioni volontarie ma gli viene garantito l'accompagnamento fino alla maturazione del requisito per la pensione;
al momento della sottoscrizione del piano di esodo con Poste italiane, i lavoratori - che a livello nazionale sono circa 5.000 - avevano una previsione di maturazione dei requisiti alla pensione tra il 2012 e il 2013 con meccanismi differenti: chi per il raggiungimento dei 40 anni di lavoro e chi per effetto dell'età;
il citato decreto-legge ha scardinato completamente le aspettative di pensionamento di questi lavoratori, che si ritrovano così senza un lavoro e con un buco contributivo che impedisce il raggiungimento dei requisiti minimi per l'accesso alla pensione;
Poste italiane spa fino ad ora, nonostante ripetute richieste sindacali di affrontare urgentemente la questione, non ha dato segnali di reale interessamento e, dopo la convocazione di un incontro sul tema fatta per il 14 dicembre 2011, ha rinviato la discussione a data da destinarsi;
con grande disinvoltura prima Poste italiane invita i propri dipendenti ad uscite «volontarie» anticipate dall'azienda, poi li «dimentica» quando questi vengono travolti da provvedimenti, secondo gli interroganti, iniqui;
lo stesso Governo non sembra dedicare attenzione alcuna alla problematica sopra esposta -:
se il Governo non ritenga doveroso assumere urgenti iniziative per rivedere le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 201 del 2011, al fine di applicare a tutti i lavoratori interessati alle procedure di dimissioni volontarie con accompagnamento alla pensione le norme e gli accordi siglati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge medesimo;
se il Governo intenda, in subordine, convocare con urgenza un tavolo istituzionale con l'azienda Poste italiane e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro.
(4-14531)
martedì 17 gennaio 2012
5000 dipendenti delle Poste Italiane senza lavoro e senza pensione: il Gruppo Misto della Camera dei Deputati ha presentato il 16 gennaio 2012 una Interrogazione al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-14496
presentata da
GIUSEPPE FALLICA
lunedì 16 gennaio 2012, seduta n.570
FALLICA, GRIMALDI, TERRANOVA, PUGLIESE, IAPICCA, MICCICHÈ, STAGNO D'ALCONTRES, MISITI e SOGLIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.- Per sapere - premesso che:
la riforma delle pensioni contenuta nella manovra «Salva Italia» del Governo Monti ha creato non pochi scompensi nel sistema pensionistico e lavorativo italiano: in particolare alcune categorie di lavoratori sono state pesantemente discriminate;
non sono stati tutelati, infatti, tra gli altri, i lavoratori delle aziende che, prima della manovra, sono stati avviati verso il cosiddetto «esodo volontario anticipato incentivato» e che con i nuovi requisiti previsti dalla legge si trovano in una posizione ambigua: sono ufficialmente fuori dalle aziende, perché «esodati» o in termini tecnici «soprannumerari», e nello stesso tempo, non ricevono alcuna indennità pensionistica perché non hanno più i requisiti per andare in pensione subito e dovranno aspettare diversi anni prima di poterlo fare; sono in pratica dei disoccupati;
tra questi lavoratori abbandonati al loro destino, in una condizione di particolare disagio si trovano quelli di Poste Italiane. L'azienda ha incentivato, infatti, negli ultimi tempi, un nutrito esodo dei suoi dipendenti più anziani che, adesso, con la nuova normativa, si troveranno senza lavoro e senza pensione; sono più di 5000;
la tutela dei diritti dei lavoratori è un valore inestimabile per la nostra democrazia e non può essere derogato in nessun modo, nemmeno in tempo di crisi economica -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per ristabilire un ordine e un equilibrio in questo settore e se abbia intenzione di proporre una norma transitoria che permetta ai lavoratori soprannumerari delle varie aziende di riacquisire le proprie prerogative. (4-14496)
Interrogazione a risposta scritta 4-14496
presentata da
GIUSEPPE FALLICA
lunedì 16 gennaio 2012, seduta n.570
FALLICA, GRIMALDI, TERRANOVA, PUGLIESE, IAPICCA, MICCICHÈ, STAGNO D'ALCONTRES, MISITI e SOGLIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.- Per sapere - premesso che:
la riforma delle pensioni contenuta nella manovra «Salva Italia» del Governo Monti ha creato non pochi scompensi nel sistema pensionistico e lavorativo italiano: in particolare alcune categorie di lavoratori sono state pesantemente discriminate;
non sono stati tutelati, infatti, tra gli altri, i lavoratori delle aziende che, prima della manovra, sono stati avviati verso il cosiddetto «esodo volontario anticipato incentivato» e che con i nuovi requisiti previsti dalla legge si trovano in una posizione ambigua: sono ufficialmente fuori dalle aziende, perché «esodati» o in termini tecnici «soprannumerari», e nello stesso tempo, non ricevono alcuna indennità pensionistica perché non hanno più i requisiti per andare in pensione subito e dovranno aspettare diversi anni prima di poterlo fare; sono in pratica dei disoccupati;
tra questi lavoratori abbandonati al loro destino, in una condizione di particolare disagio si trovano quelli di Poste Italiane. L'azienda ha incentivato, infatti, negli ultimi tempi, un nutrito esodo dei suoi dipendenti più anziani che, adesso, con la nuova normativa, si troveranno senza lavoro e senza pensione; sono più di 5000;
la tutela dei diritti dei lavoratori è un valore inestimabile per la nostra democrazia e non può essere derogato in nessun modo, nemmeno in tempo di crisi economica -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per ristabilire un ordine e un equilibrio in questo settore e se abbia intenzione di proporre una norma transitoria che permetta ai lavoratori soprannumerari delle varie aziende di riacquisire le proprie prerogative. (4-14496)
venerdì 13 gennaio 2012
POSTE ITALIANE: IL FUTURO DI 11 UFFICI POSTALI IN FRIULI VENEZIA GIULIA E' A RISCHIO DI CHIUSURA - INTERROGAZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Interrogazione a risposta scritta 4-14455
presentata da
CARLO MONAI
giovedì 12 gennaio 2012, seduta n.569
MONAI, COMPAGNON, STRIZZOLO, FOLLEGOT, FEDRIGA, DI CENTA e GOTTARDO. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
il futuro di undici uffici postali in Friuli Venezia Giulia è a rischio di chiusura; altri quindici uffici si avviano all'orario ridotto. Poste Italiane spa pare abbia in corso un progetto aziendale di chiusura e di «razionalizzazione» degli uffici postali della regione;
tale prospettiva è molto grave, in ragione delle specificità territoriali perché le chiusure e le riduzioni d'orario colpiscono in modo particolarmente pesante le zone collinari e la pedemontana;
l'elenco degli uffici destinati a chiudere definitivamente sono, in provincia di Pordenone, quelli di Casiacco e Pielungo (Vito d'Asio), Chievolis (Tramonti di Sopra), Dardago (Budoia), Solimbergo (Sequals) e Toppo (Travesio); in provincia di Udine chiuderanno gli uffici di Cornino e Flagogna (Forgaria), Madonna e Urbignacco (Buja), Mels (Colloredo di Monte Albano), Rivarotta (Teor), Plasencis (Mereto di Tomba), Romans (Varmo), San Tommaso (Majano), Socchieve, Torsa (Pocenia) e Trava (Lauco);
sono previste riduzioni d'orario che, in concreto, comporteranno il funzionamento su due, massimo tre giorni alla settimana, per gli uffici di Medea in provincia di Gorizia; Fagnigola (Azzano Decimo), Giais (Aviano), San Leonardo Valcellina (Montereale Valcellina) e San Martino Campagna (Aviano) in provincia di Pordenone; Comeglians, Forni Avoltri, Montenars, Ospedaletto, Ravascletto, Resiutta, San Leonardo, San Vito al Torre, Sauris e Vedronza (Lusevera) in provincia di Udine;
la riduzione o soppressione di tali servizi sta avvenendo in modo repentino ed unilaterale, con inconcludenti relazioni sindacali e senza alcuna trattativa né concertazione con le amministrazioni dei comuni interessati, le quali stanno manifestando in modo deciso e motivato la loro contrarietà e intendono anche promuovere delle azioni legali;
va infine segnalata la frequente mancata consegna della posta in alcune delle zone citate, in particolare a Tramonti di Sopra e di Sotto -:
se il Ministro intenda intervenire con opportune iniziative al fine di evitare i contrasti istituzionali in atto tra Poste Italiane spa e gli enti locali, favorendo il mantenimento e garantendo l'efficienza dell'essenziale servizio pubblico nelle aree disagiate colpite dagli imminenti provvedimenti di chiusura o di riduzione delle aperture dei citati sportelli postali. (4-14455)
presentata da
CARLO MONAI
giovedì 12 gennaio 2012, seduta n.569
MONAI, COMPAGNON, STRIZZOLO, FOLLEGOT, FEDRIGA, DI CENTA e GOTTARDO. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
il futuro di undici uffici postali in Friuli Venezia Giulia è a rischio di chiusura; altri quindici uffici si avviano all'orario ridotto. Poste Italiane spa pare abbia in corso un progetto aziendale di chiusura e di «razionalizzazione» degli uffici postali della regione;
tale prospettiva è molto grave, in ragione delle specificità territoriali perché le chiusure e le riduzioni d'orario colpiscono in modo particolarmente pesante le zone collinari e la pedemontana;
l'elenco degli uffici destinati a chiudere definitivamente sono, in provincia di Pordenone, quelli di Casiacco e Pielungo (Vito d'Asio), Chievolis (Tramonti di Sopra), Dardago (Budoia), Solimbergo (Sequals) e Toppo (Travesio); in provincia di Udine chiuderanno gli uffici di Cornino e Flagogna (Forgaria), Madonna e Urbignacco (Buja), Mels (Colloredo di Monte Albano), Rivarotta (Teor), Plasencis (Mereto di Tomba), Romans (Varmo), San Tommaso (Majano), Socchieve, Torsa (Pocenia) e Trava (Lauco);
sono previste riduzioni d'orario che, in concreto, comporteranno il funzionamento su due, massimo tre giorni alla settimana, per gli uffici di Medea in provincia di Gorizia; Fagnigola (Azzano Decimo), Giais (Aviano), San Leonardo Valcellina (Montereale Valcellina) e San Martino Campagna (Aviano) in provincia di Pordenone; Comeglians, Forni Avoltri, Montenars, Ospedaletto, Ravascletto, Resiutta, San Leonardo, San Vito al Torre, Sauris e Vedronza (Lusevera) in provincia di Udine;
la riduzione o soppressione di tali servizi sta avvenendo in modo repentino ed unilaterale, con inconcludenti relazioni sindacali e senza alcuna trattativa né concertazione con le amministrazioni dei comuni interessati, le quali stanno manifestando in modo deciso e motivato la loro contrarietà e intendono anche promuovere delle azioni legali;
va infine segnalata la frequente mancata consegna della posta in alcune delle zone citate, in particolare a Tramonti di Sopra e di Sotto -:
se il Ministro intenda intervenire con opportune iniziative al fine di evitare i contrasti istituzionali in atto tra Poste Italiane spa e gli enti locali, favorendo il mantenimento e garantendo l'efficienza dell'essenziale servizio pubblico nelle aree disagiate colpite dagli imminenti provvedimenti di chiusura o di riduzione delle aperture dei citati sportelli postali. (4-14455)
lunedì 9 gennaio 2012
POSTE ITALIANE: INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE SULLA CHIUSURA DI 38 UFFICI POSTALI IN PROVINCIA DI BRESCIA DAL 24 AL 31 DICEMBRE 2011 - ATTO CAMERA DEI DEPUTATI DEL 30 DICEMBRE 2011.
Atto Camera
Interrogazione a risposta in Commissione 5-05868
presentata da
DAVIDE CAPARINI
venerdì 30 dicembre 2011, seduta n.566
CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
dal 24 al 31 dicembre 2011 Poste Italiane ha deciso la chiusura per un'intera settimana, con modalità non precisate, degli uffici postali di: Botticino Mattina, Brescia succursale 18, Calcinatello, Calino, Calvagese della Riviera, Castelletto di Leno, Coniolo, Corticelle Pieve, Ludriano, Mazzano, Padernello Bresciano, Remedello Sotto, San Martino della Battaglia, San Pancrazio di Palazzolo, Virle Treponti, Bagolino, Berzo Demo, Cerveno, Clusane, Cogno, Cogozzo, Collio, Erbanno di Darfo, Gratacasolo, Incudine, Lumezzane Sant'Apollonio, Monno, Navazzo, Ossimo Inferiore, Ponte Caffaro, Preseglie, Provaglio Valsabbia, San Vigilio di Concesio, Saviore dell'Adamello, Sonico, Viene, Zanano e Zone;
la notizia pubblicata dalla stampa locale ha provocato malumori per l'evidente disagio che ricadrà sugli utenti;
Poste Italiane, a pochi giorni dalla paventata chiusura dei 38 uffici oggetto del provvedimento, non ha ancora comunicato le modalità con cui gli uffici in elenco chiuderanno a giorni alterni ovvero saranno aperti in unico turno fino alle 14 o, ancora, non apriranno le porte per un'intera settimana;
i sindacati Cisl/Slp, Uil Poste, Confsal e Ugl Comunicazioni oltre ad essersi fatti carico dell'informativa hanno posto seri dubbi sul futuro stesso degli uffici oggetto dello stop festivo. «Che si tratti di prove generali per il definitivo abbandono di questi uffici da parte di Poste Italiane?». Questa è la preoccupazione di fondo espressa nel comunicato diffuso dalle rappresentanze dei lavoratori. «La tempistica di queste chiusure - si legge nella nota - è del tutto inopportuna, visto che con l'approssimarsi di fine mese vanno effettuati diversi pagamenti. Non ci sono a dicembre le vacanze in massa del periodo estivo e fare conto sul calo del numero di operazioni per giustificare questa scelta è decisamente fuori luogo». «Certo, se l'obiettivo vero è un altro - e cioè verificare la reazione dei cittadini nel vedersi chiuso l'ufficio postale per l'intera settimana - non c'è periodo migliore di questo». «Anzi, l'Azienda prende due piccioni con una fava. Visto che la cronica carenza di personale porta i dipendenti alla impossibilità di godere delle ferie, con lo stop di una settimana risolve il problema, a spese dei cittadini ovviamente». Nel resto della nota si legge che «Ormai non resta che l'indignazione della popolazione, visto che Poste Italiane ha trovato il modo di sterilizzare la protesta dei sindaci. Alla Prefettura, infatti, demanda di fatto le questioni della sicurezza degli uffici, mentre da azienda privata ha trovato nella Regione il partner a cui far gestire la patata bollente del piano di accorpamenti e chiusure, tanto che ieri nella sede del Pirellino di Brescia sono stati convocati i sindaci di quei Comuni che verranno privati dell'ufficio postale o dove verrà ridotto il servizio. Sarà interessante conoscere con quali "incentivi" la Regione spianerà la strada a Poste Italiane» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per mantenere i servizi e gli attuali livelli occupazionali. (5-05868)
Interrogazione a risposta in Commissione 5-05868
presentata da
DAVIDE CAPARINI
venerdì 30 dicembre 2011, seduta n.566
CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
dal 24 al 31 dicembre 2011 Poste Italiane ha deciso la chiusura per un'intera settimana, con modalità non precisate, degli uffici postali di: Botticino Mattina, Brescia succursale 18, Calcinatello, Calino, Calvagese della Riviera, Castelletto di Leno, Coniolo, Corticelle Pieve, Ludriano, Mazzano, Padernello Bresciano, Remedello Sotto, San Martino della Battaglia, San Pancrazio di Palazzolo, Virle Treponti, Bagolino, Berzo Demo, Cerveno, Clusane, Cogno, Cogozzo, Collio, Erbanno di Darfo, Gratacasolo, Incudine, Lumezzane Sant'Apollonio, Monno, Navazzo, Ossimo Inferiore, Ponte Caffaro, Preseglie, Provaglio Valsabbia, San Vigilio di Concesio, Saviore dell'Adamello, Sonico, Viene, Zanano e Zone;
la notizia pubblicata dalla stampa locale ha provocato malumori per l'evidente disagio che ricadrà sugli utenti;
Poste Italiane, a pochi giorni dalla paventata chiusura dei 38 uffici oggetto del provvedimento, non ha ancora comunicato le modalità con cui gli uffici in elenco chiuderanno a giorni alterni ovvero saranno aperti in unico turno fino alle 14 o, ancora, non apriranno le porte per un'intera settimana;
i sindacati Cisl/Slp, Uil Poste, Confsal e Ugl Comunicazioni oltre ad essersi fatti carico dell'informativa hanno posto seri dubbi sul futuro stesso degli uffici oggetto dello stop festivo. «Che si tratti di prove generali per il definitivo abbandono di questi uffici da parte di Poste Italiane?». Questa è la preoccupazione di fondo espressa nel comunicato diffuso dalle rappresentanze dei lavoratori. «La tempistica di queste chiusure - si legge nella nota - è del tutto inopportuna, visto che con l'approssimarsi di fine mese vanno effettuati diversi pagamenti. Non ci sono a dicembre le vacanze in massa del periodo estivo e fare conto sul calo del numero di operazioni per giustificare questa scelta è decisamente fuori luogo». «Certo, se l'obiettivo vero è un altro - e cioè verificare la reazione dei cittadini nel vedersi chiuso l'ufficio postale per l'intera settimana - non c'è periodo migliore di questo». «Anzi, l'Azienda prende due piccioni con una fava. Visto che la cronica carenza di personale porta i dipendenti alla impossibilità di godere delle ferie, con lo stop di una settimana risolve il problema, a spese dei cittadini ovviamente». Nel resto della nota si legge che «Ormai non resta che l'indignazione della popolazione, visto che Poste Italiane ha trovato il modo di sterilizzare la protesta dei sindaci. Alla Prefettura, infatti, demanda di fatto le questioni della sicurezza degli uffici, mentre da azienda privata ha trovato nella Regione il partner a cui far gestire la patata bollente del piano di accorpamenti e chiusure, tanto che ieri nella sede del Pirellino di Brescia sono stati convocati i sindaci di quei Comuni che verranno privati dell'ufficio postale o dove verrà ridotto il servizio. Sarà interessante conoscere con quali "incentivi" la Regione spianerà la strada a Poste Italiane» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per mantenere i servizi e gli attuali livelli occupazionali. (5-05868)
sabato 7 gennaio 2012
L'AUTORITA' GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO INVIA SEGNALAZIONE PER LA PROPOSTA DI RIFORMA CONCORRENZIALE DEL SERVIZIO POSTALE
SEGNALAZIONE
ai sensi degli artt. 21 e 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287
in merito a:
Proposte di riforma concorrenziale
ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2012
Inviata al
Presidente del Senato della Repubblica Presidente della Camera dei Deputati Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro per lo Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
SERVIZI POSTALI
La delimitazione dell’ambito del servizio universale
Il settore postale è stato oggetto di numerose segnalazioni e di vari interventi istruttori da parte dell’Autorità nel corso degli ultimi anni, tutti finalizzati ad assicurare l’effettiva apertura alla concorrenza dei relativi mercati in un contesto normativo e regolamentare ritenuto per molti aspetti incoerente con tale obiettivo e spesso non conforme al relativo quadro comunitario di liberalizzazione.
Con l’avvenuto recepimento, ad opera del D.Lgs n. 58/2011, della terza direttiva postale (Direttiva 2008/6/CE che modifica la Direttiva 97/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari), il quadro normativo nazionale ha trovato in questo settore il proprio assetto definitivo. L’Autorità riscontra, tuttavia, il permanere in esso di alcune criticità sotto il profilo concorrenziale, risolvibili attraverso opportune modifiche delle norme vigenti. Solo attuando le modifiche proposte, che si collocano in un rapporto di assoluta coerenza con le relative disposizioni comunitarie, si potranno garantire i necessari presupposti per una reale liberalizzazione del settore, assicurando, senza scalfire le garanzie di universalità e accessibilità dei servizi postali, adeguato spazio per la concorrenza.
In primo luogo, l’Autorità ritiene necessario che, analogamente a quanto avvenuto in altri Stati membri, sia opportuno, per favorire l’aumento di competitività e l’ingresso nel mercato di nuovi operatori, ridefinire l’ambito del servizio universale limitandolo esclusivamente a quei servizi essenziali che l’utente non sarebbe altrimenti in grado di acquistare a titolo individuale. In tal senso, dovrebbe escludersi dall’ambito del servizio universale la cosiddetta bulk mail, ossia gli invii di corrispondenza in grandi quantità, che costituisce un servizio già reso da diversi operatori concorrenti a Poste Italiane e nell’ambito del quale potrebbe svilupparsi una vivace concorrenza a favore di tutta la collettività.
In secondo luogo, in un’ottica concorrenziale sarebbe più proficuo, rispetto allo stato attuale, lasciare aperta la possibilità che il servizio universale sia modulato in maniera flessibile, prevedendo un obbligo di valutazione, secondo criteri di efficienza e qualità del servizio, anche in aree geografiche disagiate, in sede regolatoria. Con una maggiore concorrenza e possibilità di scelta dovrebbe, infatti, potersi disporre di maggiore flessibilità – in termini di suddivisione per aree geografiche e/o per prodotti/servizi - per
determinare il meccanismo più efficiente e appropriato per garantire l’offerta del servizio universale.
Le modalità di affidamento del servizio universale e gli interventi di regolazione
Ciò premesso in relazione alla necessità di ridefinire l’area e alla struttura del
servizio universale, l’Autorità ha già espresso in passato ampie riserve sulle modalità di affidamento del servizio prescelte a livello nazionale. La Direttiva 97/67/CE così come modificata dalla Direttiva 2008/6/CE, consente, infatti, di modulare il servizio universale al fine di renderlo accessibile agli operatori concorrenti e di utilizzare forme di affidamento pienamente competitive come quelle dell’evidenza pubblica. La previsione di affidare, in via diretta, il servizio universale a Poste Italiane per un periodo di 15 anni, appare quindi incoerente, almeno quanto alla sua durata, con l’approccio comunitario di liberalizzazione del settore e non garantisce l’auspicabile minimizzazione del costo netto del finanziamento dello stesso servizio universale.
Sarebbe pertanto opportuno prevedere un affidamento più breve, al fine di consentire il futuro svolgimento di una procedura ad evidenza pubblica che metta a gara tutto o parte del servizio universale per tutto o parte del territorio nazionale, consentendo così l’accesso alla fornitura di questo servizio anche da parte di operatori già presenti sul mercato o potenziali nuovi entranti, e attivando forme di concorrenza comparativa.
Sotto il profilo della regolazione di settore nel suo nuovo assetto liberalizzato, l’Autorità riscontra positivamente l’attribuzione delle competenze ad una Autorità di regolazione settoriale, dotata delle richieste caratteristiche di indipendenza e competenza tecnica. Tale scelta risolve il problema, più volte sollevato da questa Autorità e oggetto in passato di una procedura di infrazione comunitaria, del mancato rispetto, nella situazione precedentemente vigente in cui le funzioni di regolazione erano svolte dal Governo a fronte della natura pubblica di Poste Italiane, del requisito richiesto dall’ordinamento comunitario di assoluta indipendenza del soggetto regolatore dal soggetto regolato.
Ciò detto, con riguardo alle funzioni svolte dalla nuova Autorità di regolazione, l’Autorità ritiene che, per una maggior efficacia dell’espletamento dei compiti di promozione della concorrenza che essa si troverà a svolgere, sarebbe necessario prevedere esplicitamente la regolazione di particolari modalità e condizioni di accesso, da parte degli
operatori concorrenti, alla rete dell’operatore dominante, l’utilizzo della quale appare indispensabile per la fornitura in concorrenza dei servizi sui mercati finali.
Il regime IVA sui servizi postali
Con riguardo infine a disposizioni vigenti che determinano distorsioni concorrenziali nel settore, l’Autorità osserva che, con riferimento alla normativa di esenzione dall’IVA applicabile ai servizi postali, l’art. 10, comma 1, n. 16, del d.P.R. n. 633/72, così come riformulato dall’art 2, comma 4-bis, D.L. n. 40/2010, recepisce solo parzialmente i principi comunitari in materia, come risultanti dalla sentenza della Corte di Giustizia
23 aprile 2009, causa C/357/07. Il giudice comunitario, in particolare, ha chiarito che l’esenzione dall’IVA opera nei confronti degli operatori, pubblici e privati, che forniscono servizi postali rispondenti ai bisogni essenziali della popolazione, in modo cioè da assicurare, in uno Stato membro, la totalità o una parte del servizio postale universale, specificando, quindi, che l’esenzione non si applica ai servizi specifici, scindibili dal servizio di interesse pubblico, rispondenti alle esigenze specifiche degli utenti, quali in particolare, le prestazioni le cui condizioni siano state negoziate individualmente dagli utenti interessati.
Si osserva, a tale riguardo, che la disposizione italiana sopra richiamata appare viceversa considerare un ambito di applicabilità più esteso di quello previsto dal giudice comunitario, non escludendo, in altri termini, i servizi offerti a tariffa negoziata; mantenendosi così a favore dell’operatore postale universale un ingiustificato vantaggio competitivo nei confronti dei suoi concorrenti, distorsione di particolare gravità nell’attuale fase di liberalizzazione del settore e che richiede una pronta soluzione in via normativa attuabile attraverso una corretta e integrale trasposizione dei principi comunitari in materia.
Separazione societaria dell’attività di BancoPosta
Al fine di garantire il realizzarsi di una effettiva liberalizzazione del settore postale e consentire altresì l’esplicarsi di condizioni di maggior concorrenza nel settore bancario risulta necessario intervenire sulla struttura societaria di Poste Italiane S.p.A., prevedendo la separazione societaria dell’attività di BancoPosta dalle attività postali tradizionali così da determinare, una volta che la stessa abbia acquisito tutti i requisiti di un operatore bancario a pieno titolo, la presenza di BancoPosta quale concorrente effettivo nel settore
bancario. Allo stato, infatti, BancoPosta è un’attività priva di una veste societaria distinta da Poste Italiane S.p.A. che non è qualificabile alla stregua degli operatori bancari soggetti alla regole di vigilanza dell’Autorità competente, né è in grado di svolgere attività di finanziamento in proprio sul mercato, né opera in piena integrazione con le banche nel sistema dei pagamenti. Ciò appare tanto più rilevante con riguardo ad un operatore che, essendo incaricato della prestazione di una pluralità di servizi, è soggetto a specifiche regole contabili nell’allocazione dei costi comuni, regole che tuttavia non appaiono sufficienti. In tale contesto, la mera separazione contabile non appare adeguata allo scopo di garantire una piena trasparenza nell’allocazione di tali ingenti costi comuni e per assicurare che non si alterino le condizioni concorrenziali dei mercati nei quali è attivo il gruppo Poste Italiane. In considerazione, inoltre, della circostanza che Poste Italiane è incaricata dello svolgimento del servizio universale e che per tale attività risulta destinataria dei fondi che lo Stato attribuisce al suo finanziamento, la separazione societaria appare lo strumento più idoneo al fine di rendere trasparente l’allocazione dei risorse pubbliche alle attività strettamente connesse allo svolgimento del servizio universale.
L’obiettivo concorrenziale che tale intervento potrebbe conseguire sarebbe,
inoltre, quello di addivenire alla individuazione di un soggetto che abbia tutte le caratteristiche di un operatore bancario e che come tale sia tenuto al rispetto dei requisiti relativi all’adeguatezza patrimoniale e più in generale all’osservanza delle pertinenti disposizioni dell’Autorità di vigilanza del settore. Ciò consentirà di raggiungere nel settore bancario un contesto competitivo più trasparente, nonché l’auspicata effettiva interoperabilità tra rete bancaria e rete di BancoPosta nell’ambito dei sistemi di pagamento.
ai sensi degli artt. 21 e 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287
in merito a:
Proposte di riforma concorrenziale
ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2012
Inviata al
Presidente del Senato della Repubblica Presidente della Camera dei Deputati Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro per lo Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
SERVIZI POSTALI
La delimitazione dell’ambito del servizio universale
Il settore postale è stato oggetto di numerose segnalazioni e di vari interventi istruttori da parte dell’Autorità nel corso degli ultimi anni, tutti finalizzati ad assicurare l’effettiva apertura alla concorrenza dei relativi mercati in un contesto normativo e regolamentare ritenuto per molti aspetti incoerente con tale obiettivo e spesso non conforme al relativo quadro comunitario di liberalizzazione.
Con l’avvenuto recepimento, ad opera del D.Lgs n. 58/2011, della terza direttiva postale (Direttiva 2008/6/CE che modifica la Direttiva 97/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari), il quadro normativo nazionale ha trovato in questo settore il proprio assetto definitivo. L’Autorità riscontra, tuttavia, il permanere in esso di alcune criticità sotto il profilo concorrenziale, risolvibili attraverso opportune modifiche delle norme vigenti. Solo attuando le modifiche proposte, che si collocano in un rapporto di assoluta coerenza con le relative disposizioni comunitarie, si potranno garantire i necessari presupposti per una reale liberalizzazione del settore, assicurando, senza scalfire le garanzie di universalità e accessibilità dei servizi postali, adeguato spazio per la concorrenza.
In primo luogo, l’Autorità ritiene necessario che, analogamente a quanto avvenuto in altri Stati membri, sia opportuno, per favorire l’aumento di competitività e l’ingresso nel mercato di nuovi operatori, ridefinire l’ambito del servizio universale limitandolo esclusivamente a quei servizi essenziali che l’utente non sarebbe altrimenti in grado di acquistare a titolo individuale. In tal senso, dovrebbe escludersi dall’ambito del servizio universale la cosiddetta bulk mail, ossia gli invii di corrispondenza in grandi quantità, che costituisce un servizio già reso da diversi operatori concorrenti a Poste Italiane e nell’ambito del quale potrebbe svilupparsi una vivace concorrenza a favore di tutta la collettività.
In secondo luogo, in un’ottica concorrenziale sarebbe più proficuo, rispetto allo stato attuale, lasciare aperta la possibilità che il servizio universale sia modulato in maniera flessibile, prevedendo un obbligo di valutazione, secondo criteri di efficienza e qualità del servizio, anche in aree geografiche disagiate, in sede regolatoria. Con una maggiore concorrenza e possibilità di scelta dovrebbe, infatti, potersi disporre di maggiore flessibilità – in termini di suddivisione per aree geografiche e/o per prodotti/servizi - per
determinare il meccanismo più efficiente e appropriato per garantire l’offerta del servizio universale.
Le modalità di affidamento del servizio universale e gli interventi di regolazione
Ciò premesso in relazione alla necessità di ridefinire l’area e alla struttura del
servizio universale, l’Autorità ha già espresso in passato ampie riserve sulle modalità di affidamento del servizio prescelte a livello nazionale. La Direttiva 97/67/CE così come modificata dalla Direttiva 2008/6/CE, consente, infatti, di modulare il servizio universale al fine di renderlo accessibile agli operatori concorrenti e di utilizzare forme di affidamento pienamente competitive come quelle dell’evidenza pubblica. La previsione di affidare, in via diretta, il servizio universale a Poste Italiane per un periodo di 15 anni, appare quindi incoerente, almeno quanto alla sua durata, con l’approccio comunitario di liberalizzazione del settore e non garantisce l’auspicabile minimizzazione del costo netto del finanziamento dello stesso servizio universale.
Sarebbe pertanto opportuno prevedere un affidamento più breve, al fine di consentire il futuro svolgimento di una procedura ad evidenza pubblica che metta a gara tutto o parte del servizio universale per tutto o parte del territorio nazionale, consentendo così l’accesso alla fornitura di questo servizio anche da parte di operatori già presenti sul mercato o potenziali nuovi entranti, e attivando forme di concorrenza comparativa.
Sotto il profilo della regolazione di settore nel suo nuovo assetto liberalizzato, l’Autorità riscontra positivamente l’attribuzione delle competenze ad una Autorità di regolazione settoriale, dotata delle richieste caratteristiche di indipendenza e competenza tecnica. Tale scelta risolve il problema, più volte sollevato da questa Autorità e oggetto in passato di una procedura di infrazione comunitaria, del mancato rispetto, nella situazione precedentemente vigente in cui le funzioni di regolazione erano svolte dal Governo a fronte della natura pubblica di Poste Italiane, del requisito richiesto dall’ordinamento comunitario di assoluta indipendenza del soggetto regolatore dal soggetto regolato.
Ciò detto, con riguardo alle funzioni svolte dalla nuova Autorità di regolazione, l’Autorità ritiene che, per una maggior efficacia dell’espletamento dei compiti di promozione della concorrenza che essa si troverà a svolgere, sarebbe necessario prevedere esplicitamente la regolazione di particolari modalità e condizioni di accesso, da parte degli
operatori concorrenti, alla rete dell’operatore dominante, l’utilizzo della quale appare indispensabile per la fornitura in concorrenza dei servizi sui mercati finali.
Il regime IVA sui servizi postali
Con riguardo infine a disposizioni vigenti che determinano distorsioni concorrenziali nel settore, l’Autorità osserva che, con riferimento alla normativa di esenzione dall’IVA applicabile ai servizi postali, l’art. 10, comma 1, n. 16, del d.P.R. n. 633/72, così come riformulato dall’art 2, comma 4-bis, D.L. n. 40/2010, recepisce solo parzialmente i principi comunitari in materia, come risultanti dalla sentenza della Corte di Giustizia
23 aprile 2009, causa C/357/07. Il giudice comunitario, in particolare, ha chiarito che l’esenzione dall’IVA opera nei confronti degli operatori, pubblici e privati, che forniscono servizi postali rispondenti ai bisogni essenziali della popolazione, in modo cioè da assicurare, in uno Stato membro, la totalità o una parte del servizio postale universale, specificando, quindi, che l’esenzione non si applica ai servizi specifici, scindibili dal servizio di interesse pubblico, rispondenti alle esigenze specifiche degli utenti, quali in particolare, le prestazioni le cui condizioni siano state negoziate individualmente dagli utenti interessati.
Si osserva, a tale riguardo, che la disposizione italiana sopra richiamata appare viceversa considerare un ambito di applicabilità più esteso di quello previsto dal giudice comunitario, non escludendo, in altri termini, i servizi offerti a tariffa negoziata; mantenendosi così a favore dell’operatore postale universale un ingiustificato vantaggio competitivo nei confronti dei suoi concorrenti, distorsione di particolare gravità nell’attuale fase di liberalizzazione del settore e che richiede una pronta soluzione in via normativa attuabile attraverso una corretta e integrale trasposizione dei principi comunitari in materia.
Separazione societaria dell’attività di BancoPosta
Al fine di garantire il realizzarsi di una effettiva liberalizzazione del settore postale e consentire altresì l’esplicarsi di condizioni di maggior concorrenza nel settore bancario risulta necessario intervenire sulla struttura societaria di Poste Italiane S.p.A., prevedendo la separazione societaria dell’attività di BancoPosta dalle attività postali tradizionali così da determinare, una volta che la stessa abbia acquisito tutti i requisiti di un operatore bancario a pieno titolo, la presenza di BancoPosta quale concorrente effettivo nel settore
bancario. Allo stato, infatti, BancoPosta è un’attività priva di una veste societaria distinta da Poste Italiane S.p.A. che non è qualificabile alla stregua degli operatori bancari soggetti alla regole di vigilanza dell’Autorità competente, né è in grado di svolgere attività di finanziamento in proprio sul mercato, né opera in piena integrazione con le banche nel sistema dei pagamenti. Ciò appare tanto più rilevante con riguardo ad un operatore che, essendo incaricato della prestazione di una pluralità di servizi, è soggetto a specifiche regole contabili nell’allocazione dei costi comuni, regole che tuttavia non appaiono sufficienti. In tale contesto, la mera separazione contabile non appare adeguata allo scopo di garantire una piena trasparenza nell’allocazione di tali ingenti costi comuni e per assicurare che non si alterino le condizioni concorrenziali dei mercati nei quali è attivo il gruppo Poste Italiane. In considerazione, inoltre, della circostanza che Poste Italiane è incaricata dello svolgimento del servizio universale e che per tale attività risulta destinataria dei fondi che lo Stato attribuisce al suo finanziamento, la separazione societaria appare lo strumento più idoneo al fine di rendere trasparente l’allocazione dei risorse pubbliche alle attività strettamente connesse allo svolgimento del servizio universale.
L’obiettivo concorrenziale che tale intervento potrebbe conseguire sarebbe,
inoltre, quello di addivenire alla individuazione di un soggetto che abbia tutte le caratteristiche di un operatore bancario e che come tale sia tenuto al rispetto dei requisiti relativi all’adeguatezza patrimoniale e più in generale all’osservanza delle pertinenti disposizioni dell’Autorità di vigilanza del settore. Ciò consentirà di raggiungere nel settore bancario un contesto competitivo più trasparente, nonché l’auspicata effettiva interoperabilità tra rete bancaria e rete di BancoPosta nell’ambito dei sistemi di pagamento.
mercoledì 4 gennaio 2012
Prosegue per tutto il 2012 anche in Poste Italiane la tassazione agevolata sulle componenti accessorie (premi di risultato, lavoro straordinario, notturno e festivo con i requisiti previsti).
Certificati da accordi sottoscritti il 4 gennaio 2012 fra i Sindacati e le Aziende nei termini previsti per i lavoratori di Poste Italiane S.p.a.che potranno beneficiare della tassazione agevolata delle componenti accessorie alla retribuzione destinate agli incrementi di produttività.
Nel 2012 anche in Poste Italiane sarà applicata la tassazione agevolata del 10% di irpef sulle componenti accessorie della retribuzione destinate ad incrementi di produttività (premi di risultato, lavoro straordinario, notturno e festivo).
Poste Italiane S.p.a., per tutte le Aziende del Gruppo, adesso potrà dare seguito ai previsti adempimenti per le agevolazioni fiscali (detassazione) degli emolumenti, come previsto dalla legge.
Nel 2012 anche in Poste Italiane sarà applicata la tassazione agevolata del 10% di irpef sulle componenti accessorie della retribuzione destinate ad incrementi di produttività (premi di risultato, lavoro straordinario, notturno e festivo).
Poste Italiane S.p.a., per tutte le Aziende del Gruppo, adesso potrà dare seguito ai previsti adempimenti per le agevolazioni fiscali (detassazione) degli emolumenti, come previsto dalla legge.
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