ATTO CAMERA
INTERPELLANZA URGENTE 2/00464
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura : 17
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Seduta di annuncio : 192 del 18/03/2014
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Firmatari:
Primo firmatario: GALAN GIANCARLO
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Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' -
BERLUSCONI PRESIDENTE
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Data firma: 18/03/2014
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Cofirmatario
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Gruppo
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Data firma
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BRUNETTA RENATO
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FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI
PRESIDENTE
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18/03/2014
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BERGAMINI DEBORAH
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FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI
PRESIDENTE
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18/03/2014
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Destinatari:
Ministero destinatario :
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MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
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Attuale delegato a rispondere e data delega :
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MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
18/03/2014
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TESTO ATTO
Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00464
Interpellanza urgente 2-00464
presentato da
GALAN Giancarlo
testo di
Martedì 18 marzo 2014, seduta n. 192
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro
dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
Poste italiane spa è il fornitore del servizio postale universale in Italia, il cui capitale è posseduto al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;
il Gruppo Poste italiane ha cambiato anima nell'ultimo decennio e si presenta, oggi, come un conglomerato di numerose attività diversificate, con oltre 24 miliardi di fatturato; tuttavia, soltanto 4,6 miliardi provengono dal settore storico dei servizi postali e commerciali; 13,8 miliardi vengono infatti dai servizi assicurativi – con il gigante PosteVita – e altri 5,3 miliardi dai servizi finanziari, attraverso BancoPosta Fondi; il Gruppo controlla, inoltre, una corposa lista di società attive nella telefonia, nei fondi immobiliari, nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e adesso si è «lanciato» nel business del trasporto aereo, ovvero nell'ennesima operazione di salvataggio della compagnia di bandiera;
come noto e certificato da istituti di ricerca e dalla stessa Corte dei conti, Poste ha potuto usufruire negli anni di una peculiare posizione di privilegio e vantaggio competitivo nei diversi segmenti di mercato; in particolare nel segmento tradizionale, quello postale, l'ex monopolista gode di un beneficio fiscale senza precedenti in Europa, vale a dire l'esenzione del pagamento dell'IVA per i prodotti di posta massiva (la fetta più importante di mercato), nonostante sia la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 23 aprile 2009 (C-357/07), sia l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato italiana abbiano sostanzialmente rilevato l'illegittimità di tale asimmetria legislativa;
inoltre, lo Stato paga a Poste gli oneri per la gestione del servizio universale e una serie di rimborsi per le tariffe agevolate su alcuni prodotti postali speciali (spedizioni elettorali, invii in capo alle Onlus, servizi editoriali, e altro) per un totale di circa 320 milioni di euro all'anno;
purtroppo non si tratta degli unici fondi pubblici che i cittadini italiani pagano al Gruppo: ad una lettura più attenta dei dati macroaggregati del bilancio dello Stato, pubblicati annualmente nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale, risulta che lo Stato effettua una pluralità di trasferimenti movimentando diverse voci del bilancio pubblico. Di questi trasferimenti, alcuni sono effettuati direttamente verso Poste – il cui bilancio riflette tali compensi per simmetria, dandone evidenza, come nel caso degli oneri per il servizio universale. Altri trasferimenti, invece, non transitano per la contabilità di Poste e costituiscono partite interne di contabilità pubblica di cui tuttavia Poste è beneficiario indiretto;
risulta all'interpellante che nel periodo finanziario 2008-2013 siano stati effettuati i seguenti trasferimenti pubblici per il trattamento di quiescenza del personale dipendente di Poste Italiane (Capitolo 1620 – «Spese Obbligatorie»): negli anni 2008, 2009 e 2010 sono stati assegnati all'Istituto Postelegrafonici (IPOST) 810 milioni di euro all'anno, mentre nel periodo compreso tra il 2011 e il 2013 sono stati erogati 990 milioni di euro all'INPS, per un totale, ad oggi, di circa 5 miliardi di euro;
a occuparsi del trattamento previdenziale del personale postale è stato, fino a maggio 2010, l'Istituto Postelegrafonici (Ipost), costituito con decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1953, che ha visto confermato il proprio ruolo anche in seguito alla trasformazione delle Poste italiane in ente pubblico economico nel 1994 e in società per azioni (Poste italiane spa) nel 1997. Il legislatore italiano, con decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, ha successivamente disposto la soppressione dell'Ipost, trasferendo tutte le sue funzioni all'INPS, che ne ha ereditato i rapporti attivi e passivi, compresi i trasferimenti statali per il trattamento previdenziale del personale;
è di immediata evidenza come i trasferimenti in questione siano costanti negli anni, il che induce a escludere una correlazione tra le dinamiche previdenziali, per loro natura cangianti nel tempo in funzione di diversi fattori, e gli importi corrisposti a Poste italiane. Al contrario, i trasferimenti appaiono come importi forfettari, tali da configurare un passivo di bilancio relativo all'ex gestione previdenziali dei postelegrafonici;
parte dell'onore relativo al trattamento pensionistico del personale del Gruppo pare gravare sui cittadini italiani, e il Ministero dell'economia e delle finanze ripiana questo «buco» in assenza di qualsivoglia politica di trasparenza e pubblicità degli atti, che sono stati resi noti soltanto da alcuni articoli di stampa;
a livello europeo, la Commissione dell'Unione europea, nell'ambito della valutazione degli aiuti di Stato compatibili con il mercato interno, ha avviato il 29 gennaio 2011, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, un procedimento contro il Regno Unito (C-07/07), contestando un pacchetto di aiuti alla Royal Mail (Poste inglesi), che avrebbe portato lo Stato britannico a farsi carico di ben 9 miliardi di sterline di deficit accumulato dal colosso postale inglese, in quanto l’«abbuono» di debiti pensionistici mediante accollo degli stessi da parte dello Stato è chiaramente incompatibile con le norme comunitarie;
il commissario alla concorrenza Joacquin Almunia ha dichiarato che è necessaria un'indagine approfondita sulla vicenda, lamentandosi del fatto che i servizi della Commissione non siano mai stati informati su tali tipologia di trasferimenti –:
se il Governo intenda chiarire i profili che appaiono all'interpellante di illegittimità anticoncorrenziale dei trasferimenti pubblici in capo a Poste italiane spa per i trattamenti di quiescenza e, al di là del piano di privatizzazione avviato dal precedente esecutivo, se intenda promuovere un piano di riforme in un'ottica di piena liberalizzazione del settore postale, in linea con le pronunce adottate dall'Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
(2-00464) «Galan, Brunetta, Bergamini».
Poste italiane spa è il fornitore del servizio postale universale in Italia, il cui capitale è posseduto al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;
il Gruppo Poste italiane ha cambiato anima nell'ultimo decennio e si presenta, oggi, come un conglomerato di numerose attività diversificate, con oltre 24 miliardi di fatturato; tuttavia, soltanto 4,6 miliardi provengono dal settore storico dei servizi postali e commerciali; 13,8 miliardi vengono infatti dai servizi assicurativi – con il gigante PosteVita – e altri 5,3 miliardi dai servizi finanziari, attraverso BancoPosta Fondi; il Gruppo controlla, inoltre, una corposa lista di società attive nella telefonia, nei fondi immobiliari, nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e adesso si è «lanciato» nel business del trasporto aereo, ovvero nell'ennesima operazione di salvataggio della compagnia di bandiera;
come noto e certificato da istituti di ricerca e dalla stessa Corte dei conti, Poste ha potuto usufruire negli anni di una peculiare posizione di privilegio e vantaggio competitivo nei diversi segmenti di mercato; in particolare nel segmento tradizionale, quello postale, l'ex monopolista gode di un beneficio fiscale senza precedenti in Europa, vale a dire l'esenzione del pagamento dell'IVA per i prodotti di posta massiva (la fetta più importante di mercato), nonostante sia la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 23 aprile 2009 (C-357/07), sia l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato italiana abbiano sostanzialmente rilevato l'illegittimità di tale asimmetria legislativa;
inoltre, lo Stato paga a Poste gli oneri per la gestione del servizio universale e una serie di rimborsi per le tariffe agevolate su alcuni prodotti postali speciali (spedizioni elettorali, invii in capo alle Onlus, servizi editoriali, e altro) per un totale di circa 320 milioni di euro all'anno;
purtroppo non si tratta degli unici fondi pubblici che i cittadini italiani pagano al Gruppo: ad una lettura più attenta dei dati macroaggregati del bilancio dello Stato, pubblicati annualmente nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale, risulta che lo Stato effettua una pluralità di trasferimenti movimentando diverse voci del bilancio pubblico. Di questi trasferimenti, alcuni sono effettuati direttamente verso Poste – il cui bilancio riflette tali compensi per simmetria, dandone evidenza, come nel caso degli oneri per il servizio universale. Altri trasferimenti, invece, non transitano per la contabilità di Poste e costituiscono partite interne di contabilità pubblica di cui tuttavia Poste è beneficiario indiretto;
risulta all'interpellante che nel periodo finanziario 2008-2013 siano stati effettuati i seguenti trasferimenti pubblici per il trattamento di quiescenza del personale dipendente di Poste Italiane (Capitolo 1620 – «Spese Obbligatorie»): negli anni 2008, 2009 e 2010 sono stati assegnati all'Istituto Postelegrafonici (IPOST) 810 milioni di euro all'anno, mentre nel periodo compreso tra il 2011 e il 2013 sono stati erogati 990 milioni di euro all'INPS, per un totale, ad oggi, di circa 5 miliardi di euro;
a occuparsi del trattamento previdenziale del personale postale è stato, fino a maggio 2010, l'Istituto Postelegrafonici (Ipost), costituito con decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1953, che ha visto confermato il proprio ruolo anche in seguito alla trasformazione delle Poste italiane in ente pubblico economico nel 1994 e in società per azioni (Poste italiane spa) nel 1997. Il legislatore italiano, con decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, ha successivamente disposto la soppressione dell'Ipost, trasferendo tutte le sue funzioni all'INPS, che ne ha ereditato i rapporti attivi e passivi, compresi i trasferimenti statali per il trattamento previdenziale del personale;
è di immediata evidenza come i trasferimenti in questione siano costanti negli anni, il che induce a escludere una correlazione tra le dinamiche previdenziali, per loro natura cangianti nel tempo in funzione di diversi fattori, e gli importi corrisposti a Poste italiane. Al contrario, i trasferimenti appaiono come importi forfettari, tali da configurare un passivo di bilancio relativo all'ex gestione previdenziali dei postelegrafonici;
parte dell'onore relativo al trattamento pensionistico del personale del Gruppo pare gravare sui cittadini italiani, e il Ministero dell'economia e delle finanze ripiana questo «buco» in assenza di qualsivoglia politica di trasparenza e pubblicità degli atti, che sono stati resi noti soltanto da alcuni articoli di stampa;
a livello europeo, la Commissione dell'Unione europea, nell'ambito della valutazione degli aiuti di Stato compatibili con il mercato interno, ha avviato il 29 gennaio 2011, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, un procedimento contro il Regno Unito (C-07/07), contestando un pacchetto di aiuti alla Royal Mail (Poste inglesi), che avrebbe portato lo Stato britannico a farsi carico di ben 9 miliardi di sterline di deficit accumulato dal colosso postale inglese, in quanto l’«abbuono» di debiti pensionistici mediante accollo degli stessi da parte dello Stato è chiaramente incompatibile con le norme comunitarie;
il commissario alla concorrenza Joacquin Almunia ha dichiarato che è necessaria un'indagine approfondita sulla vicenda, lamentandosi del fatto che i servizi della Commissione non siano mai stati informati su tali tipologia di trasferimenti –:
se il Governo intenda chiarire i profili che appaiono all'interpellante di illegittimità anticoncorrenziale dei trasferimenti pubblici in capo a Poste italiane spa per i trattamenti di quiescenza e, al di là del piano di privatizzazione avviato dal precedente esecutivo, se intenda promuovere un piano di riforme in un'ottica di piena liberalizzazione del settore postale, in linea con le pronunce adottate dall'Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
(2-00464) «Galan, Brunetta, Bergamini».
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