Azzerato il gruppo di lavoro che ha
permesso alla società pubblica di archiviare l'esercizio 2013 in utile per
oltre un miliardo
Squadra che vince non si cambia. Ma non in Poste Italiane dove nei giorni scorsi trenta
dirigenti della struttura manageriale centrale si sono visti consegnare
altrettante lettere di licenziamento.
Si tratta di un vero e proprio azzeramento del gruppo di lavoro che ha permesso
alla società guidata da Massimo Sarmi di archiviare l’esercizio 2013 in
utile per oltre un miliardo grazie allo sviluppo delle attività
della compagnia assicurativa Poste Vita. Che
ci fosse aria di ristrutturazione era già chiaro ad inizio febbraio quando il
governo di Enrico Letta ha iniziato a parlare con insistenza
di privatizzazione.
Ed è stato proprio nel momento in cui si
iniziavano a delineare i dettagli del collocamento in Borsa che i manager hanno
iniziato a tremare. Il riassetto delle poltrone
manageriali, che alle Poste va di pari passo con una forte precarizzazione del personale meno
specializzato,
ha però di recente subito una accelerazione in seguito al cambio di governo e
all’arrivo del premier Matteo Renzi.
Con il colpo di scena dei trenta licenziamenti in blocco tra le fila
dirigenziali. Non resta che chiedersi se Sarmi, che con Letta aveva stretto un
patto di ferro legato a doppio filo con l’adesione di Poste al salvataggio Alitalia, non
sia lui stesso in uscita. Con Mario Greco,
attuale amministratore delegato delle Generali,
indicato anche dal Sole 24 Ore come possibile successore.
Il fatto Quotidiano
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