7 MARZO, 2013 by in CURIOSITÀ
C’è il postino che bussa sempre due volte e quello che invece viene atteso invano dal cittadino utente, ignaro del fatto che la propria corrispondenza, anziché arrivare a destinazione, finiva direttamente in casa di un portalettere disonesto e con poca voglia di lavorare.
L’infedele dipendente dell’ufficio postale di Agosta, in provincia di Roma, aveva escogitato un sistema che gli consentiva di sbrigare anticipatamente il giro delle consegne e di poter rientrare comodamente a casa diverse ore prima di terminare il proprio turno di lavoro. L’uomo, un cinquantenne originario di Subiaco del quale non sono state rese note le generalità, selezionava con cura la posta affidatagli, mettendo da parte la corrispondenza commerciale. Si occupava quindi di distribuire soltanto bollette e raccomandate, per evitare di incorrere in lamentele o nelle segnalazioni di disservizio.
Poi occultava i plichi non consegnati nella propria abitazione salvo poi scaricarli, con cautela, nei bidoni della spazzatura. Un escamotage che si è prolungato per circa tre anni, durante i quali il postino di Agosta l’ha sempre passata liscia.
Ma un giorno l’eccesso di sicurezza l’ha spinto a commettere una grave imprudenza. Insieme alla corrispondenza non consegnata ha infatti scaricato nell’immondizia anche alcuni sacchi recanti il marchio di Poste Italiane, casualmente rinvenuti dai carabinieri.
I militari dell’arma, insospettiti da quell’inconsueto ritrovamento, hanno focalizzato l’attenzione sull’incauto portalettere. Pochi giorni di pedinamenti sono stati sufficienti a scoprire la verità circa il comportamento disonesto del dipendente postale. Nel corso di una perquisizione i carabinieri hanno rinvenuto circa duecento chili di plichi non consegnati custoditi all’interno dell’abitazione del postino. L’uomo è stato denunciato per violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza mentre la posta non recapitata è stata affidata all’Ufficio Postale di Subiaco che provvederà adesso a smistarla. Meglio tardi che mai.
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