lunedì 25 marzo 2013

Diabete. Le Poste italiane rifiutano l’assunzione di un giovane malato


È accaduto in provincia di Bergamo ad un 22enne a cui è stata rifiutata l’assunzione come postino. Questa la motivazione addotta dalla responsabile del locale ufficio PT: “I certificati medici confermano che potrebbe lavorare, ma per la tutela del ragazzo abbiamo creduto opportuno non assumerlo”.


A Calcinate, un paesino della provincia di Bergamo, ad un giovane di 22 anni è stata rifiutata l’assunzione per un lavoro come postino per tre mesi. Motivo?  Il suo diabete. “I certificati medici del giovane confermano che potrebbe lavorare, ma per la tutela del ragazzo abbiamo creduto opportuno non assumerlo”. Questa l’assurda motivazione addotta dalla responsabile del locale ufficio PT per giustificare la mancata assunzione.

Il ‘difetto’ del nostro aspirante postino precario è infatti quello di essere affetto da diabete di tipo 1 dal 2008. E a nulla sono valse le dichiarazioni del suo diabetologo dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la certificazione che il giovane non abbia alcun problema particolare e possa dunque svolgere qualsiasi lavoro perché in buone condizioni di salute. Ironia della sorte, il ragazzo è in trattamento con un microinfusore, una sorta di lettore di MP3, come lui stesso lo definisce, che si porta appeso alla cintura e che gli eroga sottocute le unità di insulina di cui ha bisogno durante il giorno. Si tratta di una delle terapie più avanzate per il diabete, frutto di tecnologie sofisticate e molto avanzate. Evidentemente lo stigma e il pregiudizio hanno ancora la meglio sulla ragione e sulla scienza.

“Siamo nel 2013, a più di 25 anni - ha ricordato Stefano Del Prato, presidente della Società italiana di diabetologia - dalla pubblicazione della legge 115/87 a tutela della persona con diabete. Quella tutela è stata ulteriormente rafforzata dalla recente indagine conoscitiva promossa dal Senato sul diabete in Italia e dalla promulgazione del Piano Nazionale del Diabete. Duole e indigna pertanto leggere di tali ingiustificate, deprecabili discriminazioni”.
“È ormai scientificamente dimostrato che la persona con diabete può, proprio grazie all’insulina e agli altri eventuali farmaci, svolgere qualsiasi attività. Tra le 250.000 persone con diabete di tipo 1 vi sono atleti, scalatori, ciclisti, calciatori professionisti, top manager, Senatori e Deputati della Repubblica. Ognuna di queste 250.00 persone affronta quotidianamente, come ogni altro cittadino, il proprio lavoro, la famiglia, la vita sociale -ha spiegato - le discriminazioni per lo stato di salute non sono diverse dalle discriminazioni per motivi di sesso, di razza, di lingua, di religione e di opinione politica. Sarebbe opportuno che chi ha preso questa infausta decisione venisse semplicemente rimandato alla lettura dell’art. 3 della nostra Costituzione”.

25 marzo 2013
quotidianosanità.it

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