mercoledì 15 gennaio 2014

Privatizzazione di Poste Italiane, alcune considerazioni sull'operazione


Tra poco verrà messe sul mercato il 40% delle azioni di Poste Italiane per una parziale privatizzazione.

Poste Italiane privatizzate o quasi: la vendita delle azioni dell'azienda fondata nel 1862 riguarderà non oltre il 40% del totale, di cui la metà circa sarà riservata agli investitori istituzionali. 
Mettendo sul mercato una parte delle Poste, lo Stato vuole incassare senza perdere il controllo dell'azienda, come viene detto dal governo. Il 9 gennaio c'è stata una riunione per esaminare il piano di parziale privatizzazione di Poste Italiane a cui hanno partecipato l'ad del gruppo Massimo Sarmi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Filippo Patrini Griffi, il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà: è emerso tra l'altro che non saranno messe in vendita le controllate Poste Vita (assicurazioni) e BancoPosta (conti correnti, mutui, prestiti).
Alcune stime dicono che Poste Italiane, o meglio il totale delle azioni di Poste Italiane, che appunto è una Spa, sia di oltre 10 miliardi, dunque al Tesoro (attuale proprietario dell'azienda) andrebbero oltre 4 miliardi da questa vendita.
Della privatizzazione di Poste Italiane si sente parlare dal 2005, quindi non è certo una novità, ma nel corso degli ultimi nove anni non si è mosso nulla: questa volta sembra che si procederà spediti verso la vendita, seppur di solo una parte minoritaria e lasciando fuori i gioielli Poste Vita e BancoPosta (dunque chi ha un'assicurazione, libretti postali e conti correnti BancoPosta, o deve rimborsare un mutuo o un prestito BancoPosta, non vedrà cambiare alcunchè), così come si è già fatto in Germania ed in Gran Bretagna.
E forse sarà anche la volta buona che i servizi postali classici, come l'invio di pacchi, lettere e raccomandate, verranno migliorati, come anche la gestione degli uffici postali (ricordate lo scorso anno il caos derivante da un crash del sistema informatico delle Poste e che paralizzò gli uffici per una settimana?).
C'è dunque curiosità di vedere quali saranno i gruppi, le aziende, i fondi di investimento che entreranno in Poste Italiane come nuovi soci dello Stato, tenendo conto comunque che il progetto è di favorire gli investitori istituzionali su quelli retail, riservando loro il 50% o anche il 60% delle azioni in vendita; tra il 2% ed il 5% invece andrà ai dipendenti, a titolo gratuito.
Di certo Poste Italiane è un gruppo sano e che interessa a molti, come dimostra il successo della collocazione del bond da 750 milioni di euro nel giugno 2013, con richieste da oltre 350 investitori istituzionali. D'altra parte stiamo parlando del quarto operatore mondiale nella logistica, di un'azienda che con le controllate BancoPosta e Poste Vita ha milioni di clienti, del principale punto di riferimento per il risparmio gestito degli italiani (libretti postali, buoni fruttiferi e quant'altro), di un'azienda attiva anche nelle telecomunicazioni con la compagnia telefonica virtuale PosteMobile.
Blasting.News
13 gennaio 2014

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