Tribunanovarese
28 agosto 2012
Poste Italiane taglia 100 posti di lavoro. E il servizio per gli utenti è a rischio
Novara - Da un
mese presidiano giorno e notte il piazzale davanti all’ingresso del Cmp di
Novara. O meglio: di quello che era fino a poche settimane fa uno dei
centri di eccellenza del servizio corrispondenza di Poste Italiane. Il secondo
centro in Italia per qualità e servizi offerti dopo quello di Padova. Un
gioiello, inaugurato una quindicina di anni fa, per il quale la stessa azienda
ha investito solo negli ultimi anni la bellezza di 8 milioni di euro. Soldi che
ora rischiano di venire bruciati dalla decisione di ridurre drasticamente gli
occupati dell’(ex) Cmp di Novara. «L’obiettivo aziendale è di
ridurre i costi facendo una semplice riduzione di 100 addetti qui a Novara che
si dovranno spostare negli altri centri postali: a cominciare da quello
lombardo di Roserio. Peccato che quello stesso centro sia destinato a chiudere
entro 700 giorni, come ha già annunciato l’azienda. E quindi? Noi siamo
qui per difendere il nostro lavoro, il Cmp di Novara e anche per difendere il
servizio offerto ai cittadini. Questi tagli scellerati, inspiegabili a fronte
del recentissimo investimento sul centro, avranno conseguenze negative sulla
consegna della posta ai novaresi».
Sotto il gazebo a
parlare sono i rappresentanti di tutti gli addetti del centro novarese che dal
prossimo 3 settembre potrebbero venire “spediti” (come la posta che gestiscono
ogni giorno) a lavorare in un altro centro. E nel frattempo vengono lasciati completamente
all’oscuro sul proprio destino: ancora nessuna traccia dei colloqui personali
che l’azienda si era impegnata ad attuare prima di decidere ogni spostamento
del personale. «Già da agosto la posta di Vercelli e Biella viene
lavorata a Torino – hanno spiegato i lavoratori – Qui rimane solo quella nostra
novarese e quella del Vco. Tra pochi giorni perderemo anche il servizio stampa.
Anche in questo caso viene accentrato a Torino. Perderemo più della metà dei
prodotti postali finora gestiti. Con il paradosso che già oggi succede che se
Torino non riesce a smaltire il carico di lavoro in più, ci chiedono di
intervenire noi di Novara. E’ assurdo e non ha una logica in termini di
risparmio aziendale…».
Di lavoratori ce ne sono tanti: quasi
tutti hanno garantito la loro presenza al gazebo offrendo la loro presenza
oltre l’orario di lavoro, sprecando tempo libero e tempo per le rispettive
famiglie. C’erano, tra gli altri, Domenico Chiesa, Cesare Bacchetta, Stanislao
Bentrovato e Pierangela Tropea. «Anche il servizio cosiddetto di posta
pregiata, come le assicurate, è destinato ad avere tempo più lunghi
perché ogni lettera imbucata a Novara, andrà a Torino, verrà smistata e poi
restituita a Novara e da qui spedita al destinatario. Prima si facevano pochi
chilometri: oggi se ne perdono per ogni lettera 250…».
Sabato primo ottobre
lavoratori e sindacati hanno programmato un grande corteo che parte dal Cmp e
passa da via Chinotto, corso Risorgimento, viale Dante, corso della Vittoria,
corso Cavour e via F.lli Rosselli, passando per Provincia, Prefettura, Comune e
duomo. Si partirà alle 10 e lungo il percorso lavoratori e sindacati
si dicono«disponibili ad accogliere, e ben volentieri, singoli cittadini e
rappresentanti delle istituzioni perché qui si tratta di problemi quotidiani di
tutti i novaresi». Oltre al taglio di cento posti di lavoro al Cmp di
Novara, Poste Italiane ha in programma di tagliare 30 portalettere in Provincia
(9 di questi su Novara città).
Accanto alle proteste dei lavoratori, i
sindacati hanno rimarcato tutte le loro perplessità di un’azione aziendale che «ci
spaventa perché potrebbe avere come obiettivo la chiusura totale del Cmp
novarese». A parlare sono Diego Rossi, Slc-Cgil, Angelo Brocchetto,
Slp-Cisl, Giuseppe Simula, Cobas-Ptcub, Massimo Scarpetta, Rsu-Cisl, Angelo
Marino, Uil Poste e Raffaele Farinacci, Cobas-Ptcub (assente giustificato
Silvio Rea, Failp Cisal). «Non vogliamo che la decisione aziendale
venga attuata – dicono i sindacati – Novara perderà un importante centro
industriale che serviva le province del quadrante con 200 addetti su 24 ore su
24 offrendo un servizio che la stessa azienda valuta di grande qualità».
Qualcuno parla di «follia aziendale» e di «forzatura
su mandato del governo» il quale avrebbe dato il via libera alla razionalizzazione
aziendale. Lo stesso governo che ha indicato lo scorporo del settore
finanziario di Poste Italiane come prioritario per lo sviluppo del “sistema
Italia”. «Ma è invece vero il contrario: scorporando i due settori,
corrispondenza e finanzia, si vuole tenere solo la parte buona dell’azienda
dimenticando che anche nel servizio corrispondenza ci sono ampi margini di
investimento, come per la gestione pacchi. Ma l’azienda non ci vuole sentire…».
E fanno una controproposta per il Cmp di Novara che passa «dalla
riattivazione del servizio di videocodifica in remoto, dal servizio giacenza
per Equitalia e dal progetto Bari legato alla gestione ottimale per i
portalettere: qui i margini di sviluppo ci sono, non buttiamo via tutto».
Il corteo di sabato sarà l’ennesima
occasione per i lavoratori di far sentire la propria voce, sollecitando (ancora
una volta) l’interessamento di politici e istituzioni. Da parte sua il vescovo
ha già dato la sua disponibilità ad ascoltare i lavoratori fuori dal duomo.
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