venerdì 31 agosto 2012

Uffici a rischio, le Poste disertano l'incontro


IL CASO. Nessun rappresentante dell'azienda si è presentato al tavolo tecnico organizzato in Broletto per discutere i tagli: monta la rabbia delle istituzioni e dei sindaci. L'assessore provinciale Maisetti: «È la seconda volta che succede». E le parti in causa puntano il dito contro l'assenza di concertazione
31/08/2012
C'erano tutti. C'erano i rappresentanti della Prefettura, i sindaci dei numerosi Comuni della provincia interessati, i delegati delle organizzazioni sindacali del comparto postale, l'assessore provinciale alla Sicurezza, Mario Maisetti, le Comunità montane di Valle Camonica e Sabbia e l'Unione Comuni Alta Valle Camonica. C'erano tutti ed erano pronti a confrontarsi con i rappresentanti di Poste italiane sulla razionalizzazione degli uffici postali più «inefficienti», il cui saldo tra costi e ricavi è in negativo. Ma nessuno delle Poste si è presentato. «Impegni imprevisti e inderogabili», fanno sapere dall'azienda. Ma l'assenza ha scatenato la rabbia degli intervenuti. LA QUESTIONE dei tagli riguarda 15 uffici postali sparsi per la Provincia, più quello di Lamarmora. L'elenco è contenuto in una lista di circa mille uffici postali italiani, redatta dalle Poste su richiesta dell'Autorità per le comunicazioni. Per quanto riguarda la provincia di Brescia, la spada di Damocle della chiusura riguarda gli sportelli di Lumezzane Pieve, Pilzone (Iseo), San Pancrazio (Palazzolo sull'Oglio), Ludriano (Roccafranca), Coniolo (Orzinuovi), Corticelle Pieve (Dello), Remedello, Calvagese della Riviera, Ponte Zanano (Sarezzo), San Colombano (Collio), Campione del Garda (Tremosine), Gorzone (Darfo Boario Terme), Nozza (Vestone), Bogliaco e Navazzo (entrambi a Gargnano), oltre all'ufficio Brescia 19, ovvero quello situato in via Lamarmora, in città. L'INCONTRO DI IERI avrebbe dovuto chiarire la posizione di Poste italiane, che ha sempre sostenuto come gli uffici «a rischio» non verranno chiusi, ma solo riorganizzati per diventare centri multiservizi, dedicati per esempio all'erogazione di certificati anagrafici, al pagamento dei ticket sanitari o al rinnovo dei permessi di soggiorno. Ma i sindacati e i primi cittadini dei Comuni interessati vogliono vederci chiaro, perché temono che i residenti possano trovarsi, da un giorno all'altro, privati di un servizio essenziale come quello postale. Ciò che più infastidisce le parti in causa - come si legge anche nella nota diramata dalla Prefettura - è che «la razionalizzazione programmata da Poste italiane non sia stata preceduta da una fase di consultazione di tutti gli attori coinvolti che consentisse di conoscere le ragioni della riduzione e permettesse di rendere meno traumatico l'impatto sul territorio». MOLTO CRITICO anche l'assessore Maisetti, che ha rimarcato come «è già la seconda volta che l'incontro salta per l'assenza di Poste Italiane. Togliendo un servizio pubblico come gli sportelli postali si creerebbero gravi disagi alla popolazione residente, soprattutto nei paesi di montagna: le Poste devono garantire questo servizio sociale». Maisetti, esprimendo totale vicinanza agli enti locali da parte della Provincia, ha anche sottolineato che «se la logica è quella di far saltare il tavolo o di dividere istituzioni e sindacati, è del tutto sbagliata. Si parla tanto di concertazione: andrebbe messa in pratica sul serio e si risolverebbero molti problemi». Dopo le reazioni di sindaci e rappresentanti sindacali, nel tardo pomeriggio le Poste hanno fatto sapere che sono disponibili a un nuovo incontro nei prossimi giorni per discutere della situazione. La speranza di chi sta lottando per difendere la qualità dei servizi del proprio Comune è che al nuovo incontro, questa volta, partecipino davvero tutti.
Manuel Venturi
Quotidiano BresciaOggi 31 agosto 2012

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