Il Secolo XIX/Genova
di Bruno Viani
Genova - Se vai via, ti assumo il figlio. La rivoluzione delle Poste passa anche attraverso una proposta che può essere difficile da respingere per un genitore. In questi giorni l’offerta (figlia dell’accordo nazionale dello scorso anno e già collaudata altrove e indirizzata a tutti i 5mila dipendenti) sta arrivando ai dipendenti del Cmp , il centro meccanizzato di smistamento dell’aeroporto dove il personale sarà decurtato.
Ma anche per un centinaio di portalettere che oggi lavorano con contratto trimestrale a tempo, le speranze di vedere una stabilizzazione sembrano destinate a tramontare: i numeri dell’azienda dicono che il traffico postale è diminuito del 27%. A fronte di questa realtà, oggi i portalettere sono 670 per 601 “zone”, ovvero tasselli del mosaico che compone il territorio della Liguria. E (nell’era delle mai le della libera concorrenza) sono considerati troppi.
A livello nazionale, i sindacati delle poste hanno ottenuto un risultato considerato positivo dagli interessati: da una richiesta iniziale di 9mila esuberi si è scesi a 5mila e il taglio dovrà avvenire senza alcun nessun licenziamento, ma attraverso una riorganizzazione dei servizi. Di fatto, si tratta di comporre un mosaico complesso che prevede la ricollocazione di chi oggi presta servizi sempre meno necessari, incrementando all’opposto i settori emergenti. Meno lettere e meno bollettini agli sportelli e più servizi bancari e offerte diverse che spaziano dalle consegne personalizzate al pagamento a domicilio dei conti correnti. La proposta aziendale prevede un taglio di circa 188 “zone” (l’area dove opera ogni portalettere) su Genova, Imperia, La Spezia, Savona.
Il confronto tra i sindacati e l’azienda è arrivato in Liguria al momento cruciale, entro la fine della settimana verranno definite la caselle della ristrutturazione delle attività, come dire uffici e servizi. La prossima settimana si inizierà invece a parlare di numeri e persone. Obiettivo: rendere quanto più possibile indolore la ristrutturazione per il personale e contenere i disagi di un’utenza che (secondo i sindacati) potrebbe pagare con maggiori ritardi della corrispondenza tradizionale il taglio dei portalettere. E già oggi è costretta ad affrontare lunghe code per il pagamento dei bollettini postali e il ritiro delle raccomandate inevase, servizi sempre più marginali in un’azienda che fa anche la banca e accorcia l’attesa in coda a chi è correntista a scapito di chi non lo è, vende libri e gadget e invita a sfidare la sorte con i gratta e vinci
I primi a cadere saranno i trimestrali. Ma non solo.
«Ci sono 159 persone, tra quelle che oggi lavorano al Centro meccanizzato dell’aeroporto , che certamente non saranno più utilizzate in quella sede - dice Claudio Donatini per la Cisl- una trentina di posti potrebbero essere liberati con forme di prepensionamenti e la proposta di assumere al loro posto i figli, per le altre non si sa se saranno destinate a nuovi servizi o agli sportelli».
Le proposte di assunzione “in famiglia” partono dall’azienda ai singoli lavoratori, fuori da una intesa generale che su questo punto i sindacati non sono riusciti a raggiungere. Si va avanti con accordi individuali che (per incentivare l’uscita di dipendenti a fine carriera o impiegati in settori non più strategici) fanno leva sul cuore di mamma e di papà: prevedono un pensionamento anticipato, o anche le dimissioni, rinunciando a una parte del trattamento di fine rapporto.in cambio dell’assunzione part-time del figli con un contratto di apprendistato che può durare anche 36 mesi prima del passaggio al tempo indeterminato. Ovviamente, la collocazione sarà in posti che rispondono alle nuove esigenze di Poste italiane.
Daniele Gadaleta, Cgil: «L’assunzione dei figli dei dipendenti, che devono avere i requisiti di studio e di età necessari per la qualifica che andranno a coprire, avviene all’interno di un accordo nazionale molto articolato che tenta di gestire un numero di esuberi che è stato quasi dimezzato rispetto al piano iniziale». Da “esuberi”, con una finezza lessicale, sono diventati “ eccedenze”. Di fatto, si parla di prepensionamenti con un incentivo a costo zero.
14 maggio 2013
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