Alessandro Alfano |
L'Unità
13 settembre 2013
di Bianca Di Giovanni
Un posto alle Poste non si
nega a nessuno. Si diceva così durante la prima Repubblica. Epoca finita ormai
un ventennio fa, ma forse le abitudini di allora hanno resistito al terremoto
dei primi anni ’90. Almeno a guardare gli ultimi arrivi nella linea direttiva
del gigante postale. Una decina di giorni fa a sbarcare tra i dirigenti di
Postecom (la società dei servizi internet di Poste italiane) è stato Alessandro
Alfano, fratello minore del più celebre Angelino, vicepremier e ministro
dell’Interno nel governo delle larghe intese. Nulla da ridire, per carità.
Formalmente un dirigente può essere «nominato» senza alcun concorso, senza
selezione: in un giorno si può anche accedere all’incarico di direttore
commerciale di una controllata del Tesoro, dove lo stipendio medio per una
figura apicale può arrivare a 200mila euro annui.
Succede, ma certamente non è proprio il massimo dell’eleganza. Tanto più se si tratta di un gruppo in cui il vertice è in scadenza - è il caso di Massimo Sarmi - dopo un decennio di riconferme durante l’era targata Letta-Tremonti-Grilli.
Succede, ma certamente non è proprio il massimo dell’eleganza. Tanto più se si tratta di un gruppo in cui il vertice è in scadenza - è il caso di Massimo Sarmi - dopo un decennio di riconferme durante l’era targata Letta-Tremonti-Grilli.
Il «giovane» Alfano è già
finito sulle pagine di giornale diverse volte nelle ultime settimane. Era stato
accusato di aver falsificato alcuni esami per ottenere la laurea in Economia,
ma dopo gli accertamenti la Procura di Palermo ha archiviato il caso. Nel
frattempo Alfano junior aveva partecipato al concorso per diventare segretario
generale della Camera di commercio di Trapani. Anche su quella selezione sono
stati avanzati dubbi, tanto che le forze dell’ordine avevano sequestrato la
documentazione, dopo alcune segnalazioni su scritti anonimi che prevedevano in
largo anticipo la nomina di Alfano. Alla fine si è dimesso, lasciando una
poltrona a cui aveva aspirato per parecchio tempo e dove ha tentato di essere
riammesso, ma l’ente se n’è guardato bene. Il caso è stato sollevato anche in
Parlamento, da un’interrogazione del deputato Sel, Erasmo Palazzotto. Il quale
nella sua interrogazione ha parlato anche della laurea triennale di Alfano in
Economia, titolo non idoneo a ricoprire un ruolo apicale all’interno della
pubblica amministrazione.
Quel titolo di studio
triennale è stato conseguito nel 2009, quando il giovane Alfano aveva già
raggiunto l’età di 34 anni. Certo, anche in questo caso non c’è nulla di grave
odi illegale: non è mai troppo tardi per studiare. Ma se poi dopo la laurea si
aprono inchieste e interrogazioni su possibili compravendite di titoli,
spuntano interrogazioni, sorgono dubbi, allora ci si chiede se tra i tanti
giovani che non riescono a trovare un lavoro adatto al loro livello di studio,
magari la pubblica amministrazione potrebbe trovare di meglio.
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