lunedì 8 aprile 2013

Poste, 5.800 esuberi e chiusure uffici servizi a rischio: l’Autorità indaga

Il Messaggero.it/Economia
di Roberta Amoruso

ROMA - Le Poste si preparano a un’altra cura dimagrante. Ma questa volta l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni vuole vederci chiaro: vuole essere sicura che il nuovo taglio di uffici postali messi in cantiere dal gruppo non metta a rischio «la fruibilità del servizio postale universale», quello che deve essere garantito a tutti i cittadini, dalle «isole minori» alle «zone rurali e montane».
L’elenco dettagliato degli sportelli anti-economici è nel piano di razionalizzazione finito sul tavolo dell’Autorità di settore, dopo che già l’anno scorso la decisione di chiudere i battenti di oltre 1.000 uffici postali aveva sollevato non poche proteste in giro per l’Italia: «numerose segnalazioni dei Comuni interessati dagli interventi di chiusura e/o rimodulazione oraria degli uffici postali», spiega l’Authority, che manifestavano «dissenso» e lamentavano «le ripercussioni negative in termini di fruibilità del servizio postale universale».
Si vedrà. Intanto non c’è dubbio che il gruppo guidato da Massimo Sarmi abbia imboccato la strada di una rivoluzione organizzativa che punta dritto all’e-commerce, anche con l’obiettivo di rilanciare i servizi tradizionali di consegna dei pacchi rilanciato negli ultimi anni dal successo di colossi come Amazon, ebay e Google.

I numeri chiave sono nell’accordo raggiunto con i principali sindacati, che vede oltre 5.800 «eccedenze» da ricollocare con diverse mansioni. Un’intesa che prevede un investimento di 600.000 ore di formazione per i dipendenti da dirottare verso i cosiddetti «settori innovativi». Ma anche risparmi di spesa, ovviamente. Un obiettivo, quello della spending review, dettato non solo dalla crisi economica, ma anche dalla «crescente e significativa contrazione dei volumi della corrispondenza», determinata anche dalla grande diffusione della e-mail, spiega il verbale di accordo con i sindacati (firmato il 28 febbraio scorso con Slc-Cgil, Slp-Cisl e Failp-Cisal e ratificato dalle assemblee dei lavoratori con l'85% dei sì).

In sostanza cambieranno lavoro quasi 6.000 persone, poco più della metà di quello che l’azienda aveva proposto all’inizio della trattativa, e ciò 9.273 eccedenze. Nell’ambito della stessa intesa, inoltre, è previsto anche uno schema di prepensionamenti: ogni 100 lavoratori che andranno via, ne verranno assunti 20 in part time e altrettanti vedranno il proprio contratto passare dal part time al full time. Condizioni non digerite dalla Uil Poste, che lamenta «l’assenza di una credibile prospettiva di sviluppo del settore postale» e «il costante ricorso alla logica dell’efficienza senza coniugarla con innovazione produttiva e organizzativa».

Ora a mettersi di traverso è anche l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che di fronte alla nuova prospettiva di riorganizzazione del gruppo vuole «valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale».

Domenica 07 Aprile 2013 - 11:10
Ultimo aggiornamento: Lunedì 08 Aprile - 17:36

Nessun commento:

Posta un commento