venerdì 7 settembre 2012

Camera dei Deputati: Interessante mozione all'ordine del giorno nella seduta n.682 di lunedì 10 settembre 2012 concernente iniziative a favore della Regione Calabria


TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 682 di Lunedì 10 settembre 2012
 

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                            MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE A FAVORE DELLA CALABRIA
  La Camera, 
   premesso che: 
    la crisi finanziaria globale e la crisi fiscale dello Stato italiano hanno avuto un profondo impatto sulle economie regionali. Un'approfondita analisi territoriale di inizio 2012 de Il Sole 24 Ore - Centro Studi Sintesi, attraverso la combinazione di otto rilevanti indicatori economici (propensione all’export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze sui crediti di imprese, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese) ha determinato una graduatoria delle regioni italiane basata su un indice sintetico di performance che ha collocato la Calabria all'ultimo posto, con un valore dell'indice pari a 11,71 (economia statica), significativamente distante dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla Sardegna (40,99); 
    la Calabria, come si evince dalla drammaticità e dalla crudezza del dato statistico, confermato da altri autorevoli centri di ricerca istituzionali, evidenzia sul piano socio-economico una drammatica specificità negativa, continuando inesorabilmente a declinare in un lento processo di separazione anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno; 
    secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez), a fronte di un dato nazionale di 25.583 euro, il prodotto interno lordo pro capite nel 2010 ha registrato divari regionali sempre più marcati (fonte: rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno): la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro pro capite. Nel Mezzogiorno la regione con il prodotto interno lordo pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro), mentre all'ultimo posto si colloca la Calabria (16.657 euro); 
    le più recenti previsioni della Svimez indicano, per il 2012, un quadro congiunturale assai più negativo nel Mezzogiorno, dove il prodotto interno lordo fa segnare una flessione del 2,9 per cento, a fronte del -1,4 per cento del Centro-Nord. In un simile contesto recessivo, su cui incide nelle regioni meridionali il maggior impatto delle manovre di finanza pubblica approvate nel 2010 e 2011, la regione Calabria dovrebbe far registrare una flessione del 3,2 per cento del prodotto interno lordo nel 2012; 
    secondo i dati Unioncamere-InfoCamere su Movimprese, in Calabria anche nel primo semestre 2012, così come nel 2011 e 2010, il saldo demografico delle imprese industriali è risultato nuovamente negativo per 207 unità; 
    l'occupazione nel primo trimestre del 2012, secondo l'Istat, è diminuita in Calabria del 4,9 per cento rispetto al valore medio del 2011, proseguendo ilpesante trend in atto dal 2007. La diminuzione degli occupati riguarda in misura più accentuata la componente femminile (-7 per cento rispetto alla media del 2011); 
    l'assoluta specificità della Calabria è evidenziata anche dal dato sul tasso di disoccupazione complessivo, che nel primo trimestre 2012 ha raggiunto il 19,5 per cento (17,8 per cento per gli uomini, 22,4 per cento per le donne), contro il 10 per cento della media italiana e il 17,7 per cento del Mezzogiorno, con il dato relativo ai giovani compresi tra i 15 ed i 24 anni salito nel primo trimestre del 2012 al 35,9 per cento, in aumento di 6,3 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2011; 
    tuttavia, il tasso di disoccupazione ufficiale - secondo la Svimez - fotografa una realtà in parte alterata «per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine»: il tasso di disoccupazione reale, se si considera questa componente, raggiungerebbe in Calabria addirittura il 26 per cento; 
    a livello settoriale, l'agricoltura è estremamente importante per l'economia calabrese, dove il peso del primario, rispetto agli altri settori produttivi, è più marcato rispetto al resto d'Italia: in termini di occupazione e di reddito è pari, infatti, a circa il doppio di quello nazionale; 
    l'agricoltura calabrese contribuisce allo sviluppo rurale e territoriale più che in ogni altra regione. I dati provvisori del censimento agricolo per il 2010 (pubblicati dal Rapporto 24 Calabria de Il Sole 24 Ore del 28 marzo 2012) collocano la Calabria al terzo posto in Italia per il numero di aziende, oltre 137mila (8,5 per cento del totale nazionale); 
    in questi mesi a Bruxelles si sta discutendo il futuro della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 e si annunciano pessime notizie: secondo le prime proiezioni, la Calabria perderà il 43 per cento delle risorse dei pagamenti diretti (il cosiddetto primo pilastro), mentre sul secondo pilastro, il programma di sviluppo rurale, c’è totale incertezza. È ormai noto, infatti, che la nuova politica agricola comune per il periodo 2014-2020 porterà alla redistribuzione dei pagamenti diretti, che significa l'abbandono del riferimento storico per passare alla regionalizzazione, ovvero un pagamento uniforme su tutta la superficie; 
    la Banca d'Italia nel volume «Le Infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione» (Banca d'Italia-Eurosistema, aprile 2011, n.7) evidenzia come tutte le province calabresi, in merito agli indici di dotazione infrastrutturale basati sui tempi di trasporto stradale per camion, nel 2008 si collocavano agli ultimi posti della graduatoria delle province italiane; 
    il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale; 
    a peggiorare la situazione vanno ricordate le scelte pesanti del precedente Governo che, per assicurare la copertura finanziaria del taglio dell'imposta comunale sugli immobili sulla prima casa, apportò circa 400 milioni di euro di tagli ai finanziamenti alla viabilità regionale calabrese; il medesimo Esecutivo assestò un altro duro colpo alla viabilità della Calabria, cancellando 450 milioni di euro (150 milioni l'anno, per gli anni 2007, 2008 e 2009) che la legge finanziaria per il 2007 varata dal Governo Prodi aveva previsto, in via straordinaria, ai fini del potenziamento della viabilità provinciale calabrese; 
    la situazione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria continua a registrare persistenti difficoltà dei cantieri: l'assenza di un progetto esecutivo e di finanziamenti che riguardano ben il 15 per cento dell'A3 testimonia tutti i limiti di una politica infrastrutturale nazionale; 
    la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina continua a sollevare, soprattutto a livello europeo, fortissimi dubbi, come si evince dalle parole di Desiree Oen, consigliere del Commissario europeo per i trasporti, che ha definito le notizie sulla realizzazione del ponte «confuse e contraddittorie»; 
    le scelte di Trenitalia hanno condotto alla soppressione di molti treni a lunga percorrenza, ponendo la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico; 
    in merito allo sviluppo del turismo della Calabria, una variabile determinante è la salubrità e la cristallinità del mare e dei fiumi della regione. L'esperienza e le fonti ufficiali dicono che lo stato complessivo delle coste e la salubrità delle acque della Calabria presentano tratti di significativa emergenza: nel 2012, su 116 depuratori, esattamente tutti quelli presenti sulle coste regionali, 94 non hanno autorizzazione allo scarico, 23 sono stati sequestrati, 13 sono inattivi, 54 non sono conformi alle norme nazionali, 47 hanno gravi problemi manutentivi (fonte: guardia costiera); 
    il quadro di analisi testé delineato impone una immediata e netta ridefinizione dell'agenda del Governo mirante all'urgente riduzione dei divari territoriali ed all'implementazione di una politica di investimenti produttivi destinati alle regioni meridionali, in generale ed alla Calabria in particolare, la quale continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, soprattutto in termini di capacità di produrre reddito e occupazione e di risposta alla crisi, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità; 
    sul piano dell'elaborazione di possibili strategie di risposta, si tenga presente che la Commissione europea ha deciso recentemente di procedere alla modifica di alcune modalità di funzionamento dei fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse. In seguito all'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale, dal 50 al 25 per cento, l'Italia potrà contare su ben otto miliardi di euro di risorse europee aggiuntive per i propri investimenti; 
    occorre intervenire urgentemente, sulle macro-variabili strategiche di sviluppo regionale e sui nodi irrisolti del ritardo infrastrutturale della Calabria, tenendo presente che le politiche di crescita impongono una programmazione di medio-lungo periodo: si tratta, innanzitutto, di creare un ambiente favorevole allo sviluppo, poiché la sicurezza, l'impegno per la legalità, l'azione di prevenzione e contrasto alla mafia costituiscono un «prerequisito» di ogni efficace politica di risanamento e crescita,
impegna il Governo:
   con riguardo all'area relativa agli investimenti produttivi e alle politiche del lavoro: 
    a) a finanziare, tenuto conto del nesso molto stretto tra sviluppo economico-territoriale e legalità, il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, approvato all'unanimità della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella seduta del 25 gennaio 2012; 
    b) ad utilizzare i fondi nazionali aggiuntivi, derivanti dall'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale in materia di fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse, per realizzare investimenti e misure di fiscalità di vantaggio in Calabria: una soluzione a costo zero e dai notevoli effetti moltiplicativi, soprattutto in considerazione dell'attuale quadro di crisi fiscale dello Stato; 
    c) a promuovere presso i grandi gruppi imprenditoriali nazionali (Eni, Enel, Ferrovie dello Stato ed altri) un'efficace politica di investimenti e di innovazione in Calabria; 
    d) a sostenere, a fronte della grave crisi occupazionale della regione, urgenti politiche attive di reimpiego per i lavoratori in mobilità, i licenziati e per i giovani e le donne disoccupati e neet (not in education, employment or training), ossia coloro che non stanno ricevendo un'istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili e che non stanno cercando un'occupazione); 
    e) a favorire, per quanto di sua competenza, la patrimonializzazione dei consorzi fidi, che rappresentano l'unico sostegno di garanzia per il sistema delle imprese nei confronti delle banche, e la costituzione di filiere, reti e cluster di imprese nei diversi settori di attività economica, con particolare riferimento all'artigianato, ai fini dell'innovazione e dell'internazionalizzazione dei mercati; 
    f) ad agevolare la promozione dell'energia alternativa basata sui piccoli impianti utilizzabili da singoli fabbricati e/o gruppi di fabbricati;
   con riguardo all'area relativa alle infrastrutture e alla viabilità: 
    a) a promuovere la costituzione di un tavolo tecnico nazionale pubblico-privato per il miglioramento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale; 
    b) a predisporre un piano governativo per colmare i deficit infrastrutturali dello sviluppo logistico, potenziando i nodi di scambio e le intermodalità regionali, a tal fine prevedendo investimenti per estendere l'alta capacità anche alla tratta Napoli-Reggio Calabria; 
    c) ad abbandonare definitivamente il progetto del ponte sullo stretto, puntando invece su un sistema infrastrutturale centrato sul porto di Gioia Tauro e sul sistema portuale calabrese ad esso collegato: a tal fine, è necessario sciogliere la società Stretto di Messina e destinare le risorse ad un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture viarie calabresi e siciliane (a partire dai lavori di completamento della Salerno-Reggio Calabria, di ammodernamento della strada statale 106 Jonica e di miglioramento della viabilità provinciale regionale);
   con riguardo all'area relativa all'assetto del territorio e alla riqualificazione urbanistica: 
    a) a definire, in sintonia con la programmazione regionale, un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico; 
    b) a promuovere la riqualificazione dei centri storici agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico); 
    c) a verificare, ai fini di una sua accelerazione, lo stato della bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura interessate da un elevato livello di contaminazione da metalli pesanti del suolo e delle acque di falda, dove insistono opere civiche nella cui costruzione sono stati impiegati materiali inerti provenienti dagli scarti delle lavorazioni industriali dei tre citati stabilimenti e, in questa direzione, a sollecitare la conferma dell'impegno dell'Eni nell'opera di bonifica ambientale del territorio crotonese che ha scontato un pesante impatto ambientale in decenni di industrializzazione spinta;
   con riguardo all'area relativa all'agricoltura e alla pesca: 
    a) a sostenere, per le regioni dell'obiettivo convergenza, nell'ambito dei negoziati per la riforma della politica agricola comune, una riforma non penalizzante dei pagamenti diretti, favorendo l'inserimento nel greening anche dell'olivicoltura e dell'agrumicoltura; 
    b) a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta; 
    c) ad adottare ogni iniziativa utile, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, a ridurre il prezzo del gasolio agricolo; 
    d) a promuovere in sede comunitaria l'accelerazione della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;
   con riguardo all'area relativa al turismo, al commercio e all'artigianato: 
    a) a favorire, in conformità con la programmazione regionale, una fase innovativa di politiche del turismo dirette all'implementazione di sistemi distrettuali omogenei ad elevata vocazione turistico-recettiva, promuovendo insieme alla riorganizzazione del demanio marittimo una specifica fiscalità di vantaggio, nonché strumenti di sburocratizzazione amministrativa; 
    b) ad incentivare la costituzione di sistemi distrettuali di offerta turistica in grado di attuare efficaci strategie di posizionamento nella competizione globale tra i territori regionali, soprattutto attraverso la creazione e la messa in rete di una serie di servizi reali alle piccole e medie imprese, ed il finanziamento di interventi formativi di carattere manageriale ed imprenditoriale; 
    c) a sollecitare l'inserimento di piani di sviluppo archeologici per accrescere l'offerta turistica, anche attraverso il potenziamento dei servizi di accoglienza dei siti archeologici di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton (con l'istituzione di un parco archeologico relativo alla vecchia polis crotoniate e all'area sacra di Capo Colonna); 
    d) a promuovere, per quanto di sua competenza, la realizzazione di un piano organico straordinario di controllo e di depurazione delle acque marine e fluviali calabresi (in sintonia con la legislazione e la programmazione regionale), avente, tra gli altri, l'obiettivo di rinnovare e potenziare i depuratori e gli impianti fognari costieri esistenti e di individuare risorse da destinare al potenziamento e/o all'acquisizione di sistemi aerei e di mezzi tecnologici di controllo dall'alto della costa, dei corsi d'acqua e dell'entroterra, ai fini della prevenzione dell'inquinamento e della criminalità ambientale; 
    e) a far sì, per quanto di competenza, che la programmazione commerciale regionale preservi la pluralità e la multicanalità del sistema commerciale, lasciando spazi adeguati sia alla grande che alla piccola impresa, sostenendo gli imprenditori indipendenti e i piccoli esercizi nei centri più svantaggiati, qualificando il commercio su aree pubbliche, investendo sulle nuove forme commerciali e promuovendo l'innovazione con l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione; 
    f) a promuovere l'elaborazione di specifiche linee di indirizzo per una razionale programmazione urbanistica e per stimolare le aree commerciali delle città a strutturarsi sempre più come centri commerciali naturali, favorendo anche l'integrazione di settori economici e funzioni urbane diverse (commercio, agroalimentare tipico, cultura, turismo, artigianato artistico, trasporti ed altre), per migliorare la forza di attrazione commerciale e di animazione sociale dei centri urbani e di quelli turistici; 
    g) ad elaborare misure in grado di innalzare la competitività dell'artigianato sia attraverso piattaforme produttive di medie dimensioni e di ultima generazione (di cui in larga parte è sfornita la Calabria, soprattutto in alcune province, dove sono presenti vecchie aree industriali prive di servizi base), sia attraverso il consolidamento di misure di sostegno per la formazione e il trasferimento dei saperi alle nuove generazioni, e per l'accesso al credito degli artigiani;
   con riguardo all'area relativa alla cultura, all'università, alla ricerca, all'innovazione tecnologica, all'alta formazione e all'istruzione: 
    a) a potenziare il sistema universitario regionale e gli investimenti nella ricerca applicata, con l'obiettivo di soddisfare la domanda di ricerca del sistema produttivo; 
    b) a sostenere iniziative nel settore dell'alta formazione per il potenziamento e la permanenza in Calabria dei ricercatori e l'arricchimento del bagaglio formativo dei giovani laureati, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese; 
    c) a incentivare iniziative finalizzate a potenziare il Consiglio nazionale delle ricerche in Calabria; 
    d) a programmare investimenti per realizzare edifici scolastici moderni e sicuri, muniti di biblioteche, laboratori e palestre, in sostituzione di un patrimonio di edilizia scolastica superato e insicuro, rilanciando così l'accordo di programma quadro «Istruzione»; 
    e) a potenziare, d'intesa con la regione Calabria, la rete dei musei, delle biblioteche e dei teatri, con particolare riferimento ai musei e alle biblioteche nazionali. 
(1-01118) 
«Bersani, Franceschini, Ventura, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno, Laratta, Lo Moro, Marini, Oliverio, Bressa, Ferranti, Tempestini, Rugghia, Baretta, Fluvi, Coscia, Mariani, Meta, Lulli, Damiano, Miotto, Gozi». 
(31 luglio 2012).

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