venerdì 14 settembre 2012

Interessante Interrogazione presentata dal Sen. Elio Lannutti mercoledì 12 settembre 2012 sugli sprechi dell' Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) con oltre «150 milioni di euro l'anno per 300 dipendenti e uno stuolo di consulenti, 10 milioni e passa di fitti passivi a Propaganda Fide e Caltagirone»



Sen. Elio Lannutti


Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08175
presentata da
ELIO LANNUTTI
mercoledì 12 settembre 2012, seduta n.791
LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:
Ria Pennarola per la rivista la "Voce delle Voci" scrive sugli sprechi dell' Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) con oltre «150 milioni di euro l'anno per 300 dipendenti e uno stuolo di consulenti, 10 milioni e passa di fitti passivi a Propaganda Fide e Caltagirone», autorità «su cui oggi potrebbe arrivare un nuovo, pesantissimo j'accuse per l'omessa vigilanza sul binomio milionario camorra-tv private, che dilaga nel napoletano ed oltre»;
si legge nell'articolo citato: «Concorso esterno in associazione mafiosa e favoreggiamento. Sarebbe questa la pesante ipotesi accusatoria nei confronti dell'Agcom contenuta in una denuncia che potrebbe essere presentata nelle prossime settimane da alcune imprese televisive danneggiate dal dilagare del perverso binomio tv private-camorra, venuto ancor più alla luce negli ultimi mesi grazie all'azione incisiva della Direzione distrettuale antimafia partenopea. Il fenomeno è balzato alle cronache nazionali in tutta la sua pervasività grazie anche alla puntata di Uno Mattina del 6 giugno scorso cui ha preso parte l'avvocato Lucio Varriale, consulente del networkJulie-Telelibera, l'unico circuito partenopeo che la guerra aperta ai clan camorristici l'ha dichiarata fin dagli anni novanta e la combatte ancora oggi a caro prezzo (l'ennesimo sabotaggio di tutte le postazioni è di appena un mese fa). Varriale, che l'accusa di concorso esterno l'ha rivolta in Procura contro diverse emittenti in forte odor di camorra, nel corso del programma di Rai 1 ha minuziosamente documentato il business criminale che avvelena i cieli partenopei da decenni, distorce il mercato delle frequenze e costringe gli operatori onesti a pagare il pizzo se intendono mantenere intatte le loro apparecchiature. Esperienza raccontata in diretta anche da Alessandro De Pascale, autore del recentissimoTelecamorra (Lantana Editore) e da Bruno De Vita, patron di Teleambiente, costretto dai clan a rinunciare alle frequenze legittimamente acquisite per estendere alla Campania la sua popolarissima emittente romana»;
a quanto risulta all'interrogante numerose retate stanno mettendo a nudo buona parte del sistema canoro-malavitoso. Un modo per far girare il denaro provento di reati, ma anche per controllare la mentalità delle nuove leve, nonché per evadere il fisco, con conseguente perdita da parte dell'erario di centinaia di migliaia di euro, irradiando da anni, continuamente ed esclusivamente, programmazione di cantanti neomelodici rigorosamente al nero;
l'articolo prosegue: «Pur trattandosi di fenomeni che rientrano nelle sue competenze, l'Autorità ha finora ignorato del tutto la questione, benché i fatturati delle tv vicine ai clan si siano ingrossati a dismisura proprio in ragione di crimini come l'evasione fiscale, il riciclaggio e - fattispecie riscontrata più di recente dai pm della Dda - anche istigazione alla delinquenza di stampo mafioso. "Eppure - spiegano gli esperti - in base alla legge istitutiva del 1999, ma anche secondo il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, l'Agcom è tenuta al monitoraggio costante di tutte le trasmissioni televisive, ad assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e a tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini nel settore delle telecomunicazioni, dell'editoria, dei mezzi di comunicazione di massa". Senza contare il fatto che i titolari di emittenti private, per poter trasmettere, sono obbligati a presentare all'Agcom anche il certificato antimafia. Invece si è andati avanti nel segno dell'illegalità, senza che finora l'Autorità o il Corecom territoriale ad essa connesso abbiano avuto nulla da eccepire. Ma le operazioni messe a segno dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea negli ultimi mesi la dicono lunga sull'estensione del fenomeno malavitoso in un settore che, fra l'altro, sta condizionando in maniera negativa modelli e stili di vita soprattutto nei giovani. Per un giro d'affari in nero non inferiore ai 2 milioni di euro l'anno, con un'evasione fiscale globale calcolata in circa 80 milioni di euro»;
prosegue l'articolo: «a questo punto è lecito domandarsi, anche alla luce di quello che sta succedendo a Napoli, quanto costa ogni anno agli italiani la sua vigilanza sui mezzi di comunicazione. Partiamo dagli immobili, (..) solo di fitti, l'Agcom ci costa oltre ventisettemila euro al giorno, il doppio di quanto guadagna un lavoratore medio in 12 mesi. La spesa appostata nel bilancio 2011 per i canoni di locazione è infatti pari alla bellezza di 8 milioni e 64mila euro: tanto costa l'affitto delle due mastodontiche sedi di Roma e Napoli, cui si aggiungono, sempre su base annua, 1 milione e 219mila euro per "pulizie, traslochi, facchinaggio e smaltimenti rifiuti", ed un altro milione e 133mila euro per spese di "portierato e vigilanza privata". Totale: la stratosferica cifra di 10 milioni 418mila e rotti (contro i 4 milioni e mezzo del 2008), solo per consentire ai dirigenti e al personale dell'Autorità per le Garanzie delle comunicazioni di mettere piede ogni mattina negli sterminati uffici. In tempo di spending review, ma soprattutto con le restrizioni da lacrime e sangue che stanno letteralmente decimando le fasce deboli della popolazione italiana, mentre i prelievi sulle pensioni o l'Imu alle stelle impediscono ad anziani e pensionati anche l'acquisto dei farmaci salvavita, l'ultimo bilancio reso noto dall'Agcom suona come un autentico schiaffo in pieno viso agli italiani. Considerando soprattutto che - a dire dei redattori del documento contabile - sarebbero stati già eseguiti i "tagli" previsti dall'ex ministro Tremonti. E che, se anche fosse, si tratta pur sempre di spese alle stelle, quasi sempre in favore di privati. Senza contare il fatto che a tutto il 22 agosto 2012 non era ancora comparso sul sito ufficiale dell'Agenzia il bilancio chiuso al 31 dicembre 2011, nonostante il richiamo ufficiale in tal senso del Dipartimento Funzione pubblica. "Di sicuro - dice chi ha spulciato fra quelle carte - il documento contabile si è chiuso con avanzo zero. Il che significa che negli ultimi tre anni è stato bruciato un avanzo pregresso pari a circa 19 milioni di euro". Soldi nostri, ovviamente. Ma torniamo ai fitti d'oro, magna pars di quel bilancio spendaccione. Se a Roma il palazzone di via Isonzo che ospita il quartier generale dell'Agenzia fa capo a Propaganda Fide (spesa per l'affitto: circa 4 milioni e mezzo l'anno), a Napoli il canone da capogiro (circa 1 milione e 200mila) per Torre Francesco va nelle casse del Gruppo Caltagirone, proprietario del grattacielo del centro direzionale, originariamente destinato ad ospitare circa 1000 dipendenti ed ora riservato ai 111 "sopravvissuti" del capoluogo partenopeo, che si aggirano come fantasmi dentro le smisurate quadrature di ben 12 piani, "per una media - dice sardonico un frequentatore di quelle stanze - di 9 persone a piano". E recentemente a dettare i suoi nomi per i nuovi vertici Agcom è stato proprio uno stretto congiunto del "padrone di casa" Francesco Caltagirone (...) Nessun pudore, anche su questo strategico versante, per un'Autorità capace di spendere ogni anno oltre 150 milioni di euro per mantenere circa 300 dipendenti, uno stuolo di consulenti e una nomenklatura apicale retribuita a peso d'oro. Andiamo con ordine e partiamo dalle nomine»;
la giornalista continua con le recenti elezioni: «A fine luglio si è insediata la quaterna dei superconsiglieri andati a sostituire gli otto membri delle precedenti legislature». L'articolo si sofferma innanzitutto su Francesco Posteraro. «Un'investitura, quella di Posteraro, sicuramente gradita anche al presidente uscente dell'Agcom Corrado Calabrò, visto che entrambi figurano nell'organizzazione chiamata C3. Niente a che vedere con P3, P4 o P2, benché alcuni fra i vip che popolano la sigla per i calabresi illustri nel mondo siano più volte incappati nel mirino di indagini condotte su questi o analoghi consessi al limite dell'illegalità. Per chi non lo ricordasse (la Voce ne aveva scritto un anno fa, a settembre 2011) la C3, anzi, "il" C3, dicono loro, che aggiungono anche l'aggettivo "International" - è il Centro Culturale Calabrese fondato 23 anni fa da Giuseppe Accroglianò, grand commis della Dc calabrese, che dalla sede romana del sodalizio dichiara oggi di contare su 70mila iscritti. Di sicuro, nel comitato d'onore del C3 siedono fior di magistrati, vertici istituzionali e vip della politica nazionale. Nel passato di Accroglianò solo un'ombra, tuttora presente negli archivi di Repubblica. Che il 4 luglio del 1995, nell'ambito di un articolo di Pantaleone Sergi su "Donna Gina", zarina della 'ndrangheta jonica, dava conto delle minuziose indagini in corso e concludeva ricordando "l'elenco dei coinvolti eccellenti: con gli «avvisati» Amedeo Matacena jr deputato di Forza Italia, Attilio Bastianini e Salvatore Frasca ex sottosegretario, c'è anche, indagato, l'ex consigliere regionale Giuseppe Accroglianò, del Ppi, mentre suo fratello, Antonio, è stato arrestato a Roma". Tutto risolto, probabilmente. Ma il nome di Giuseppe Accroglianò sbuca più di recente fra le carte delle inchieste condotte a Catanzaro dall'allora pm Luigi de Magistris, per le sue telefonate con il generale della Guardia di finanza Walter Cretella Lombardo. Un altro incomparabile trait d'union, il generale, tra il Centro Culturale Calabrese e l'Authority per le Comunicazioni. Cretella Lombardo, infatti, è stato a lungo capo del nucleo delle Fiamme Gialle operante a Torre Francesco. E contemporaneamente siede nel Comitato d'Onore della C3. Indagato nell'ambito delle inchieste Why Not e Poseidone, prima che la sua posizione venisse archiviata, Cretella proviene dai Servizi segreti dell'era Nicolò Pollari. E così torniamo a Posteraro (...), che nel parterre de roi messo su da Accroglianò e compagni siede già da tempo. [...] Non meno velenose le polemiche che hanno accompagnato la sua investitura quando si è scoperto, all'indomani della nomina, che suo figlio, Paolo Posteraro, era già membro del Corecom Calabria, organismo controllato per legge dalla stessa Agcom. Risultato: il beau geste di Posteraro junior, che presenta le dimissioni. E l'ancor più eroica iniziativa di Franco Talarico, presidente del Consiglio regionale calabrese, che prontamente le respinge. A Francesco Posteraro, che in Agcom va a guidare la Commissione Servizi e Prodotti, va un emolumento annuo di 264.293 euro lordi. Altri 264.293 euro (il compenso dei quattro consiglieri è identico) se ne andranno per il commissario Agcom prescelto dal partito di Pier Luigi Bersani. Si tratta di Maurizio Decina, docente di ingegneria al Politecnico di Milano». Quali benemerenze o competenze specifiche per la guida dell'Autorità, a parte quelle accademiche, potrà avere il professore gradito al Pd? "Beh - spiega un vecchio funzionario del partito - forse basta ricordare che Maurizio Decina è stato socio di Claudio Velardi in Reti". (...) Con Velardi e Decina, nel parterre di Reti, anche il migliorista di lungo corso Antonio Napoli e il tesoriere di quegli anni di sfrenato dalemismo, il fedelissimo di Velardi Massimo Micucci. Una buona credenziale di inossidabile fede Pd, questa, tanto per cominciare. Nè può considerarsi trascurabile il fatto che il professor Decina sia stato per un certo periodo fra i docenti ai master superiori organizzati dal Consorzio Elis, colosso formativo delle elites giovanili targate Opus Dei. Correva l'anno 2005 e nel comitato scientifico dei corsi Elis per le tecnologie informatiche, accanto a Maurizio Decina, sedeva fra gli altri Adamo Bove, "suicidato" alla vigilia della sua deposizione chiave dinanzi ai pm partenopei nell'ambito delle indagini sugli spioni di casa Telecom. Circostanze che capitano, indubbiamente, nel corso di una lunga carriera accademica come quella del professor Decina. (...) Di certo resta il fatto che nel Pd i fan del professor Decina l'hanno spuntata rispetto ai sostenitori di Antonio Sassano, che avrebbero visto nella nomina di quest'ultimo un segnale di rigore e di moralizzazione. "Sassano - spiega infatti una fonte interna - è già da lungo tempo consulente esterno dell'Agcom con retribuzioni che si aggirano intorno ai 60mila euro e passa ogni anno. La sua investitura avrebbe consentito di tagliare quelle somme per consulenza, riconvertendole nel fatidico emolumento dei consiglieri in carica, i 264 mila euro e passa". Niente da fare: Sassano resta superconsulente e Decina va a ricoprire la casella del Pd nell'organigramma di vertice. Poco da segnalare, poi, sugli altri due neoconsiglieri, entrambi in quota Pdl. Il primo, Antonio Preto, è capo di Gabinetto del vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, altro fedelissimo del Cavaliere. Per il secondo, il berlusconiano d'acciaio Antonio Martusciello, si tratta in realtà di una riconferma, visto che il Pdl lo aveva piazzato su quella poltrona fin dalla scorsa legislatura, all'indomani della defenestrazione di Giancarlo Innocenzi Botti, colpito dalle indagini della magistratura di Trani sulle pressioni ricevute per far sospendere il programma di Michele Santoro. Napoletano del Vomero, una carriera tutta in Publitalia, Fininvest e Pdl, Antonio Martusciello è fratello del consigliere regionale Fulvio, dato in rampa di lancio per un assessorato alla Regione Campania del governatore Stefano Caldoro. Non resta al palo nemmeno sua moglie, la bionda Valeria Licastro Scardino, piazzata nella commissione per i finanziamenti statali al cinema dal ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan un attimo prima che cadesse il governo Berlusconi, a novembre dello scorso anno. La giostra di incarichi, milioni, posti e onorificenze, insomma, continua, alla faccia di quegli italiani che si suicidano per debiti da poche migliaia di euro con Equitalia. "Il fatto è - sbotta un esperto di telecomunicazioni - che nei prossimi mesi l'Agcom dovrà gestire alcune partite vitali per il Paese e per il suo destino"»; tra queste: «il braccio di ferro che vede contrapposti il gigante Telecom, da un lato, e sul versante opposto gli altri operatori di telefonia, che attualmente pagano un canone salato al monopolista Telecom per utilizzare il tratto finale (definito appunto "ultimo miglio") delle reti telefoniche italiane»; «l'approvazione degli atti di gara del cosiddetto Beauty Contest, i cinque multiplex di frequenze ancora tutti da assegnare (pari a 25 canali nazionali sul digitale terrestre), con Mediaset ben intenzionata a fare la parte del leone e, dall'altra parte, una società ad hoc con 1 miliardo di euro in dote messa su recentemente da Telecom Italia (attraverso La 7) e Sky per contendere il primato alla corazzata berlusconiana»; «le competenze di vigilanza sui servizi postali, compresa la corazzata PosteItaliane, passate in carico all'Agcom dal 1 gennaio 2012. "La nuova direzione - dicono al desolato quartier generale del centro direzionale partenopeo - appena creata è stata subito spostata nella sede romana". E a dirigerla è andato Claudio Lorenzi, molto vicino al segretario generale Agcom Roberto Viola, quest'ultimo ora in partenza per la direzione comunicazioni dell'Unione Europea. Con quella per i servizi postali le direzioni all'Authority sono diventate cinque. Le altre quattro sono rispettivamente guidate da Vincenzo Lobianco (Reti e servizi), Laura Aria (Media), Antonio Perrucci (ai Mercati, ma è dato in partenza per la nuova Autorità per i trasporti) e Federico Flaviano (Consumatori). Cinque anche i direttori dei Servizi: Carmine Spinelli (affari generali), Fabio Tortora (servizio giuridico), Nicola Sansalone (Corecom), Giulietta Gamba (organizzazione e bilancio) e il magistrato Maria Antonietta Garzia (risorse umane)»;
relativamente agli stipendi d'oro percepiti dai magistrati fuori ruolo passati all'Agcom, si legge ancora nel citato articolo «"solo in parte ha posto rimedio, nel marzo scorso, il decreto salva-Italia di Monti"»; «Quanto alla dottoressa Garzia, dopo la permanenza in Corte d'Appello a Latina, era passata tra i fuori ruolo: prima per dirigere il gabinetto dell'ex ministro per la Gioventù Giorgia Meloni e poi, nel 2008, per guidare l'ufficio pareri dell'Agcom. A marzo 2012, dopo un parere pilatesco del Csm, la vecchia dirigenza Calabrò ha nominato la Garzia alla direzione del servizio risorse umane. "Oggi però - fanno notare al Centro direzionale - il comando di cinque anni sta per scadere". Oltre alla Garzia, che dovrà tornare nei ranghi della magistratura, per analoghe scadenze sono dati in imminente partenza anche Bruno Tagliaferri (ex di Finmeccanica, poi capo della segreteria di Adolfo Urso, sempre area An), il viceprefetto Sabrina Agresta e lo stesso Carmine Spinelli, tutti prossimi alla "scadenza" quinquennale. Resta e avanza, invece, la già ricordata Giulietta Gamba, vincitrice di un recente concorso interno per entrare in ruolo su cui pendono quattro ricorsi al Tar. Nei quali si ricorda, inoltre, che l'altro concorrente si era ritirato all'ultimo momento, pur chiamandosi Andrea Patroni Griffi e pur essendo il fratello di un ministro in carica dell'esecutivo Monti. Misteri dell'Agcom. Qualche altro ricorda che è stato proprio su iniziativa della dottoressa Gamba che la tesoreria dell'Autorità è stata appena spostata da Napoli a Roma ed affidata all'agenzia BNL a due passi dal quartier generale di via Isonzo, "benché - fa notare un funzionario, leggi alla mano - per la pubblica amministrazione sia stato istituito e reso obbligatorio fin dal 2011 il sevizio di tesoreria unica". Restano al loro posto, infine, anche i componenti della commissione di garanzia: è composta da Fulvio Balsamo, Francesco Caringella e Mario Piovano, retribuiti originariamente con 25mila euro a testa ogni anno, spese a parte. Stesso discorso per il Comitato etico: circa 40 mila euro l'anno ciascuno a Riccardo Chieppa e Franco Bile, mentre ha lasciato l'incarico il magistrato Pasquale De Lise, nominato circa un mese fa al vertice della nuova Authority dei trasporti. Con oltre 300 persone alle sue dipendenze, senza contare la nomenklatura di vertice, l'Autorità non trova di meglio che elargire ogni anno grosse somme per consulenze esterne. A parte il caso di Antonio Sassano, scorrendo l'elenco dei fortunati destinatari di questi incarichi ecco i 35mila euro ad Umberto Maiello per "consulenza ed assistenza giuridica" e gli altrettanti, stessa motivazione, a Michele Buonauro, consigliere del Tar Campania e figlio d'un ex sindaco di Nola. 30mila ciascuno a Maria Grazia Battistoni e Claudia Bello, esperte di assistenza fiscale, 24 mila a Patrizia Chiodo per assistenza al comitato NGN Italia, non determinato il compenso all'avvocato Franco Scoca per assistenza legale. Dal bilancio di previsione 2011, che contiene ulteriori dettagli sulle parcelle pagate ai consulenti, apprendiamo che lo stesso Sassano, oltre ai 60 e passa mila euro del periodo 2011-2012, aveva ricevuto nel solo 2009 quasi 110mila euro per "pareri su modelli di evoluzione delle reti e delle tecnologie nel settore radio". Lo stesso anno tal Augusto Preta riceveva 26.400 euro per soli otto mesi di "indagine conoscitiva sui contenuti nel settore comunicazioni", più altri 20.000 per la proroga di altri sei mesi della stessa indagine»;
considerato che nel maggio 2012 si legge sul blog"anso.it": «Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni Unite ha ufficialmente chiesto che sia adottata trasparenza nelle nomine per il rinnovo dei componenti delle autorità pubbliche di controllo. Fra queste l'AGCOM; (...) il processo di nomina dei (...) membri AGCOM sembrerebbe tutt'altro che cristallino, la richiesta delle Nazioni Unite sarebbe quella di poter inviare» in Italia «un loro rappresentante (...) come osservatore affinché tutto si svolga con correttezza e trasparenza. La stessa trasparenza che chiede l'Open Media Coalition (OMC) di cui ANSO è fra i promotori. La coalizione, che sta portando avanti la campagna informativa "Vogliamo Trasparenza", ha avuto un ruolo preciso e incisivo affinché questo passo fosse fatto da oltreoceano». OMC ha inviato una lettera «al Primo Ministro Monti (...) in merito alla necessità di avere un osservatore ONU garante di imparzialità e correttezza come Frank La Rue per le prossime nomine in AGCOM. La modalità più opportuna a garanzia di imparzialità, trasparenza e pluralismo, sarebbe quella di consultazioni pubbliche che coinvolgano la società civile: necessaria la pubblicazione dei curricula dei candidati a far parte dell'AGCOM (...) L'intervento dell'ONU, diretto all'esecutivo italiano, la dice lunga sulla situazione italiana e su quanto sia importante assicurare che, per i prossimi anni, le decisioni in merito a temi critici come banda larga, frequenze, diritto d'autore online e molto altro ancora, siano prese senza opacità e da persone competenti. Soprattutto con equidistanza e imparzialità»,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se risulti quali iniziative abbia adottato e come abbia vigilato su tali vicende l'Agcom, che proprio a Napoli ha la sua sede principale ormai da oltre dieci anni, considerato che i fatturati delle televisioni vicine ai clan si sono ingrossati a dismisura proprio in ragione di crimini come l'evasione fiscale, il riciclaggio nonché l'istigazione alla delinquenza di stampo mafioso;
quali siano le ragioni per cui, proprio in un momento così delicato per la Nazione, mentre tutte le forze politiche e sociali chiedono di perseguire l'evasione fiscale e si preparano provvedimenti di prelievo fiscale a cittadini già vessati, milioni di euro evasi, come in questo caso, non vengono recuperati, ma piuttosto favoriti, come sembra all'interrogante, con persistenti omissioni;
se risulti corrispondente al vero che negli ultimi tre anni l'Autorità avrebbe mandato in fumo un avanzo pregresso di circa 19 milioni di euro;
se il Governo non ritenga che le ingenti somme destinate alla gestione dell'Agcom arrechino un grave pregiudizio agli equilibri di bilancio;
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di porre un freno a quelli che ad avviso dell'interrogante costituiscono sperperi e sprechi, quando di contro aziende ed enti pubblici tagliano e licenziano per far quadrare i conti;
se non ritenga che, in un momento di crisi come quello che sta attraversando il Paese, con manovre "lacrime e sangue" che costeranno in media 2.103 euro all'anno a famiglia, con incrementi di imposte, tasse e tariffe a loro carico, peraltro destinati ad aumentare ulteriormente, sia doveroso intraprendere le opportune misure al fine garantire un taglio alla spesa pubblica, a partire dagli sprechi e dalle spese inutili, garantendo comunque la spesa sociale insopprimibile;
quali urgenti iniziative intenda intraprendere per impedire che siano sempre i cittadini a pagare i costi della crisi, ed evitare che lavoratori e pensionati, oltre al danno, debbano subire perfino la beffa di prediche ed esortazioni al risparmio, quando ci sono categorie privilegiate a cui sembra sia tutto dovuto;
se risulti corrispondente al vero che la tesoreria dell'Autorità è stata spostata da Napoli a Roma ed affidata alla Banca Nazionale del Lavoro, benché per la pubblica amministrazione sia stato istituito e reso obbligatorio fin dal 2011 il sevizio di tesoreria unica;
se il Governo intenda promuovere le opportune iniziative di carattere normativo affinché i membri dell'Agcom possano assicurare all'Autorità efficienza, trasparenza, facendo venir meno quelle che ad avviso dell'interrogante appaiono pratiche clientelari nocive alla credibilità di una tra le più importanti istituzioni di garanzia dei diritti di consumatori ed utenti.
(4-08175)

Nessun commento:

Posta un commento