sabato 22 settembre 2012

Interrogazione al Senato sul piano di riorganizzazione aziendale presentato da Poste Italiane S.p.A. che prevede una diversa presenza sul territorio degli uffici postali e una conseguente diversa distribuzione dei portalettere



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08243
presentata da
RITA GHEDINI
giovedì 20 settembre 2012, seduta n.799
GHEDINI, NEROZZI, VITALI, SANGALLI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
Sen. Rita Ghedini
il piano di riorganizzazione aziendale presentato da Poste italiane SpA il 17 aprile 2012 e già inviato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni prevede una diversa presenza sul territorio degli uffici postali e una conseguente diversa distribuzione dei portalettere;
in particolare, si ipotizza la chiusura di 1.156 sportelli presenti sul territorio nazionale, la razionalizzazione di 638 uffici con una riduzione dei giorni e degli orari di apertura e la soppressione di 1.410 zone di recapito;
secondo le organizzazioni sindacali, il piano determinerebbe il licenziamento di 1.765 lavoratori nel 2012 nelle sole regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Basilicata, mentre con l'estensione del provvedimento a tutto il territorio nazionale nel 2013, la perdita di posti di lavoro potrebbe essere dell'ordine di 10-12.000 unità con la chiusura di circa 2.000 uffici postali e una riduzione del 50 per cento degli appalti;
considerato che:
appare del tutto incomprensibile come l'azienda, nel definire il numero e la tipologia degli uffici di cui è stata prevista la chiusura e comunque la riorganizzazione, non abbia tenuto conto del contesto territoriale, sociale e orografico in cui tali uffici operano;
particolarmente penalizzata risulta essere la regione Emilia-Romagna;
qui 120 uffici postali su 849 attivi rischiano la chiusura e 39 il ridimensionamento, mentre il taglio di 429 zone di recapito comporta il licenziamento di 466 portalettere e la riduzione del numero degli addetti anche dei centri di movimentazione postale, con evidenti conseguenze sulla qualità del servizio erogato, in particolare nelle zone del territorio più disagiate quali i comuni montani o a bassa densità abitativa;
tra le province più colpite vi sono quelle di Bologna, con 137 tagli di zona (eliminato il 21 per cento delle zone di consegna, contro una media regionale del 15 per cento), Modena con 73, Parma con 50, Piacenza e Ravenna con 32, Ferrara con 31, Reggio Emilia 30, Forlì 24 e Rimini con 22;
nella sola provincia di Bologna sarebbero chiusi 20 uffici nei comuni di San Benedetto Val di Sambro, Vergato, Castiglione dei Pepoli, Lizzano in Belvedere, Budrio, Mordano, Camugnano, Gaggio montano, Granaglione, Grizzana Morandi, Medicina, Castel d'Aiano, Molinella;
considerato altresì che:
gli esuberi determinati da questa riorganizzazione, sia per quanto riguarda Poste italiane SpA che le aziende appaltanti, saranno particolarmente gravosi in un periodo di crisi economica che non risparmia alcuna regione;
gli effetti negativi del piano appaiono ancor più impattanti sulla popolazione e sui lavoratori in considerazione del fatto che coinvolgono indistintamente aree metropolitane e piccoli comuni, compresi quelli colpiti dal sisma dello scorso maggio;
le determinazioni assunte, oltre a gravare di preoccupazione migliaia di lavoratori a rischio di licenziamento, sono potenzialmente foriere di peggioramento delle modalità di erogazione dei servizi, con notevoli disagi agli utenti - si pensi soprattutto ai residenti anziani, che si troverebbero a non poter usufruire agevolmente di servizi essenziali, quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a frequenti e difficili spostamenti;
così come concepito, il piano di riorganizzazione parrebbe mettere in discussione il carattere universale del servizio di recapito postale e certamente comporterà una riconsiderazione in termini negativi degli standard qualitativi dettati dai tempi di consegna definiti anche dal contratto di programma vigente con l'azienda;
rilevato che:
gli uffici di cui sarebbe stata prevista la chiusura totale o parziale sarebbero quelli che Posteitaliane SpA ritiene che operino al di sotto dei parametri di economicità;
la prevista riorganizzazione, che si somma alle altre intraprese dal 2006, si pone in stridente contrasto con la situazione economica di Poste italianeSpA, considerato che il giorno successivo alla presentazione dello stesso piano, Poste ha annunciato i risultati di bilancio 2011 che, come nei precedenti 8 anni, sono positivi (846 milioni di utili e un risultato operativo pari a un miliardo e 641 milioni): per redditività la società si colloca, infatti, di gran lunga al primo posto al mondo rispetto ai principali operatori internazionali;
a fronte della chiusura in positivo del bilancio 2011, Poste italiane SpA potrebbe investire sulla consegna dei pacchi e dei corrieri espressi, settore che non risente del calo di corrispondenza dovuto alle nuove tecnologie e dove ha solo il 15-20 per cento della quota di mercato;
il piano di ristrutturazione di Poste italiane SpA, invece, non sembra considerare strategico il settore della logistica, non cogliendo le numerose opportunità offerte dal mercato in espansione che la configurano come nuova fattispecie di un moderno recapito;
inoltre, il piano di riorganizzazione di Posteitaliane SpA, un'azienda di servizi a totale capitale dello Stato e che, come tale, deve rendere conto ai cittadini dei servizi erogati, è stato deciso senza il coinvolgimento delle istituzioni locali;
sulla questione è intervenuta anche l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) che, in più occasioni, ha sottolineato quanto sia necessario che il Piano di riorganizzazione aziendale previsto avvenga in collaborazione con gli enti interessati;
rilevato altresì che:
l'intervento di razionalizzazione può determinare rilevanti effetti negativi sia sull'occupazione che sulla regolarità del servizio, compromettendo una delle funzioni proprie della società Poste e il concetto stesso del servizio universale per il quale lo Stato riconosce i relativi contributi proprio per assicurare la capillarità e la qualità del recapito postale;
infatti, ogni intervento nella riorganizzazione dei servizi deve tener conto del diritto universale dei cittadini a poterne usufruire, senza distinzioni di età, di situazione sociale o territoriale, nonché della primaria esigenza della qualità dei servizi stessi per livelli sostenibili di convivenza civile;
dietro una corretta razionalizzazione delle risorse e degli uffici postali, sebbene concomitante ad un periodo di crisi e di revisione della spesa, non può celarsi un impoverimento di un servizio importante per il territorio ed essenziale per i cittadini, specie quelli più deboli: anziani, malati e persone a ridotta mobilità,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del piano di razionalizzazione dei servizi postali del territorio e della conseguente riduzione del personale e se ritengano di condividere le linee strategiche ed organizzative adottate da Posteitaliane SpA, soprattutto in riferimento al previsto piano di chiusura di numerose filiali sull'intero territorio nazionale e alle conseguenze occupazionali che tale piano comporta;
se non ritengano di intervenire al fine di salvaguardare il livello occupazionale e la qualità del servizio reso che non disattenda il principio della solidarietà sociale, in particolare nelle zone più disagiate quali i piccoli comuni e quelli delle aree montane;
se ritengano che il piano di esuberi possa conciliarsi con l'avvenuta indizione, da parte diPoste italiane SpA, pochi mesi fa, di un concorso nazionale per reclutare ben 6.000 unità con contratti a tempo determinato, mentre pare essere intenzione dell'azienda disfarsi di personale qualificato e a tempo indeterminato;
in quale modo intendano intervenire, attraverso le strutture preposte dei propri Dicasteri e per quanto di propria competenza, al fine di assicurare un'adeguata concertazione fra il responsabile dell'area territoriale Centro-Nord di Poste italianeSpA, la Regione Emilia-Romagna, le amministrazioni locali e le parti sociali, volta ad individuare le soluzioni più opportune per la definizione delle strategie future di una società pubblica che svolge un ruolo cruciale sul piano economico e sociale, per evitare che decisioni unilaterali assunte dall'azienda arrechino seri disagi agli abitanti dei Comuni dell'Emilia-Romagna e, in particolare, per garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto del contratto di servizio postale universale;
se ritengano che si configuri una violazione della normativa disciplinante la fornitura del servizio universale, dato in concessione a Poste italianeSpA e finanziato per una parte attraverso trasferimenti posti a carico dello Stato, secondo quanto disposto dall'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, come da ultimo modificato dall'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 31 marzo 2011, n. 58.
(4-08243)

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