martedì 18 settembre 2012

Poste, licenziato in tronco il “furbetto della Panda”

MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2012
Altri due dipendenti se la sono cavata con un richiamo e sanzioni meno gravi
Utilizzare l’auto di servizio per motivi personali è costato caro a un dipendente delle Poste balzato alla cronaca come “il furbetto della Panda”. L’uomo sarebbe stato licenziato senza appello dall’azienda. Se la sarebbero cavata invece con una sospensione i due colleghi che avevano ammesso la leggerezza, scusandosi per quanto accaduto.
Poste Italiane, al momento, non rilascia dichiarazioni sull’argomento. In base a quanto emerso nelle scorse ore l’azienda avrebbe interrotto il rapporto di lavoro  con il dipendente accusato di aver percorso con l’auto di servizio, per motivi personali, circa 2.400 km al mese per alcuni mesi.
Il caso era esploso ad aprile. Secondo quanto riferito da alcuni colleghi, il dipendente, senza averne alcun diritto, avrebbe percorso migliaia di chilometri con la Panda di Poste Italiane per motivi di carattere esclusivamente personale. Il tutto interamente a spese dell’azienda, compresi i rifornimenti di carburante. Anche altri due dipendenti avrebbero usato impropriamente la vettura aziendale.
La situazione anomala ha portato all’apertura di un’inchiesta interna. Di recente, terminati gli accertamenti, sono arrivati anche i provvedimenti disciplinari. Come detto, per i due dipendenti che sembra abbiano ammesso subito il comportamento scorretto, peraltro limitato rispetto al “furbetto della Panda”, l’azienda ha optato per una sospensione temporanea.
È andata decisamente peggio al terzo dipendente che non solo non avrebbe ammesso le proprie responsabilità, ma avrebbe anzi cercato di far ricadere le colpe su altri colleghi.
Un atteggiamento che è costato al “furbetto della Panda” il posto di lavoro.
L’azienda avrebbe interrotto il rapporto nei giorni scorsi con il dipendente infedele, senza possibilità di appello. Nessun commento, almeno per il momento, su un fatto che aveva comunque suscitato parecchio scalpore.
La vicenda, per quanto scoperta e denunciata soltanto nello scorso mese di aprile, in base a quanto accertato proseguiva addirittura dall’ottobre del 2011. L’impiegato, secondo quanto accertato, per recarsi in ufficio usava la Panda aziendale, macchina che, ogni sera, l’uomo usava anche per tornare a casa, percorrendo complessivamente circa 70 km al giorno. 
Considerando che in media un impiegato lavora 20 giorni al mese, significa che l’uomo, per il solo tragitto casa-ufficio, avrebbe percorso, senza averne diritto, almeno 1.400 chilometri al mese a spese di Poste Italiane. 
A questo si sarebbero aggiunti ulteriori spostamenti, fino a un conteggio complessivo di circa 2.400 km al mese. 
Tradotto in moneta sonante, si tratta di un benefit “rubato” di almeno 300 euro al mese.

Anna Campaniello
Corriere di Como.it

Nessun commento:

Posta un commento