venerdì 1 giugno 2012
Che vergogna, una sola e semplice interrogazione a risposta scritta per chiedere al Ministro della Giustizia di non chiudere il Tribunale di Lamezia Terme
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-15861
presentata da
GIUSEPPE GALATI
giovedì 3 maggio 2012, seduta n.627
GALATI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ottica del risanamento dei conti pubblici e soprattutto della riduzione del debito pubblico, la messa in campo della cosiddetta «spending review» è necessaria per armonizzare l'apparato economico dello Stato. Nel tenere conto di tale inderogabile necessità, non bisogna altresì dimenticare le necessità e i bisogni di alcuni enti locali che in alcune materie fondamentali, come la giustizia, potrebbero trovare un vulnus nelle loro esigenze di sicurezza e legalità. Si fa soprattutto riferimento alla riforma preannunciata dal Ministro interrogato che, alla luce della attuazione della revisione della spesa pubblica, ha individuato specifiche aree di spesa da razionalizzare e possibili metodi per recuperare risorse tra cui: nuovi programmi di spesa e uffici e attività da sopprimere o razionalizzare; individuazione di inefficienze; segnalazioni di leggi di finanziamento microsettoriali potenzialmente eliminabili. Nelle 44 pagine della relazione del «gruppo di studio» del Ministero della giustizia, anche se in maniera molto tecnica, e non esplicitamente, viene spiegato che «attenendosi alla tecnica del minimo mezzo per realizzare l'obiettivo dell'efficiente allocazione delle risorse giudiziarie senza diminuirne oltre misura la naturale frammentazione territoriale, sembra funzionale escludere la necessità di permanenza degli uffici che contano meno di 20 unità di organico, ma non anche di quelli con organico superiore ancorché minore di 28». Secondo tali principi gli uffici del tribunale di Lamezia Terme, quindi, dovrebbero essere accorpati in quanto «titolari» di meno di 20 unità di organico. Tale relazione però non può non tener nella dovuta considerazione il ruolo che alcuni tribunali «svolgono» in alcune zone del Paese sia in termini di servizio, vista la vocazione del territorio, sia in termini di calmiere di situazioni sociali «pericolose». È questo il caso di Lamezia Terme (Catanzaro). In particolare, si tratta della terza città della Calabria per numero di abitanti e, soprattutto, si tratta di un territorio che, vista la forte vocazione commerciale, necessita addirittura di un intensificarsi delle misure di sicurezza. Sono sotto gli occhi di tutti i fenomeni generati da molteplici guerre di mafia. Tale territorio risulta spesso crocevia di criminalità organizzata. Sono dell'ultimo periodo le lettere di minacce indirizzate alla stessa procura lametina quasi a definire situazioni di sfida intimidatoria. Il territorio lametino è stato sottoposto al vaglio del giudizio severo e garantista dello Stato, prevedendone per ben due volte, nel corso degli ultimi due decenni, lo scioglimento del civico consesso, il cui processo di risanamento finalizzato alla riaffermazione dei principi di buon andamento e legalità deve potersi consolidare. Questa attenzione dello Stato stride dunque con una possibile riorganizzazione degli uffici giudiziari, la cui «soppressione» rappresenterebbe il venir meno della presenza dello Stato di cui il palazzo di giustizia costituisce l'emblema tangibile. In un territorio con tali tipi di problematiche è necessario, quindi, che i cittadini sentano forte la presenza dello Stato;
l'efficiente allocazione delle risorse non può non tenere nella giusta considerazione questi dati oggettivi, a cui occorre aggiungere la posizione baricentrica di Lamezia Terme nel contesto regionale, crocevia dei più importanti mezzi di comunicazione, dal trasporto aereo a quello su strade o ferrovie. Una realtà che possiede, inoltre, l'area industriale più grande della Calabria che, nonostante la crisi economica in corso, sta investendo le sue migliori risorse per lo sviluppo in nuovi insediamenti produttivi oltre a quelli già esistenti. È fondamentale, all'uopo, garantire un continuo e sicuro presidio di legalità che sappia proteggere i distretti economici dalle insidie della malavita organizzata che potrebbero intorbidire e rendere vano tutto l'impegno della società civile e delle istituzioni locali per lo sviluppo socio-economico. Di fronte a queste considerazioni sembra all'interrogante alquanto miope che la politica non aggiusti il tiro e non ponga alla base della sua decisione criteri oggettivi i quali non possono essere disconosciuti da semplicistiche basi statistiche elaborate sulla carta -:
se il ministro, alla luce di una riorganizzazione e revisione delle circoscrizioni giudiziarie, intenda tenere conto, di tutti gli elementi sopra citati, affinché si possano rimodulare i criteri adottati, mantenendo lo status quo giudiziario (tribunale di Lamezia Terme) nella città di Lamezia Terme che ha necessariamente bisogno della presenza dello Stato con il suo presidio di legalità. (4-15861)
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